IL BLOG DI SERGIO VIVI



sabato 27 dicembre 2008

Aumento dei prezzi nel 2009

Nonostante la crisi economica con conseguente calo dei consumi, si profilano già aumenti di prezzi per il nuovo anno.
Uno dei primi al traguardo, con un aumento del 6,66% l’editore Mondadori

Da notare che l'aumento riguarda solo l'Italia. I prezzi per gli altri paesi europei rimangono invariati


Perchè arrotondare i prezzi, poi?

I Padri Fondatori dell'euro hanno previsto anche 1, 2 e 5 centesimi.


venerdì 19 dicembre 2008

La libertà individuale

«Se ci si riflette un momento, la politica e il governo si sono già impicciati abbastanza nella vita privata dei cittadini, hanno già compiuto prepotenze poco sopportabili. Hanno stabilito se e dove e quando possiamo o non possiamo fumare, guidare l’auto, possedere la patria potestà sui figli, abitare in un Paese a scelta (se appartenenti ad altra nazionalità o a nessuna nazionalità), vedere un certo film eccetera: chi compie una violazione a queste regole viene punito, la volontà personale conta proprio nulla. E perché? Perché dovremmo per forza non diventare troppo grassi, star lontani dal tabacco e dall’alcol, mettere il grembiulino in seconda elementare, morire o non morire?» così Lietta Tornabuoni
sulla Stampa
commentando l’ukase del ministro Sacconi alla Clinica di Udine.
Tanto per aggiungere qualcosa, ricordo che, in provincia di Bologna, i “sindaci democratici” hanno stabilito perfino quanti bidet puoi farti in un giorno.

Personalmente, faccio sempre più fatica a comprendere certe uscite dei politici del PDL. Il partito, apertamente neoliberista sul piano economico, mi appare sempre più come una forza conservatrice, restauratrice ed autoritaria.
Eppure nell’impasto del Popolo della Libertà ci sono dei cubetti d’ottimo lievito liberale, ma temo che, invece di toglierli dalla stagnola, siano stati ulteriormente avvolti con della carta impermeabile.
Signor Presidente del Consiglio, se non vuole dialogare con l’opposizione, ascolti almeno, qualche volta, le ragioni dei liberali. Abbia più coraggio e sia meno cinico, altrimenti sarà il caso di cambiare nome al partito: CCCP (Confederazione Conservatrice Cattolica Popolare) lo troverei più appropriato.
Come individuo sto perdendo la pazienza.


martedì 16 dicembre 2008

Il tasso alcolico

«Non si potrà più bere alcol se si vorrà guidare: basterà un tasso alcolico dello 0,2% (ora è 0,5%) per vedersi ritirare la patente!». Penso: ci risiamo. Davanti a un’emergenza, l’Italia non aumenta i controlli: inasprisce le sanzioni. L’apparenza è salva, e tutto continua come prima.
Così scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.

«Significa che se pasteggi ad acqua minerale, ma poi chiudi la cena con un goccio d’amaro, come minimo ti viene sequestrata la patente. Sicché approfittane, è l’ultimo Natale. Dopo sarà sempre Quaresima». Osserva Michele Ainis sulla Stampa.


lunedì 15 dicembre 2008

Dalla parte delle donne

Così Renata risponde a Renato



sabato 6 dicembre 2008

La questione morale

I partiti hanno occupato lo Stato.
Non c’è da sorprendersi quindi, dato che il piano era già completato nel 1984, che un imprenditore abbia colto l’opportunità, dieci anni dopo, di fondare un partito e di prendersi tutti i voti mandati in libera uscita dal protagonista di “mani pulite” (nemesi storica).
Non c’è da sorprendersi nemmeno che, negli ultimi anni, si sia cercato di eliminare la concorrenza sul mercato elettorale, riducendo i partiti soltanto a due, senza però prevedere i colpi di coda del protagonista suddetto.

Ne è conseguito, come corollario, che tutti i partiti abbiano costituito i loro comitati d’affari, PCI-PDS-DS compreso.



Lo schema seguente, che mostra il reale e diverso trattamento ricevuto dagli stakeholder coinvolti nel servizio dell’acqua potabile, non ha, comunque, alcun riferimento con i comitati d’affari suddetti.




1 - La Provincia di Bologna costituisce ATO 5 Bologna, il regolatore del servizio idrico integrato.
2 - L’assemblea di ATO 5, costituita dai sessanta sindaci della provincia, affida la gestione del servizio a Hera Spa (per il 90%?) e a Sorgea Srl (per il 10%?).

ATO 5 si rende conto, dalle statistiche, che le famiglie hanno consumato nel 2006 mediamente 137 metri cubi d’acqua potabile l’anno. Fissano per il 2009 una dotazione, ritenuta sufficiente, di 110 mc.
Ne consegue che le famiglie sprecano.

ATO 5 autorizza i gestori del servizio ad applicare tariffe punitive (non giustificate dai costi) per educare il popolo al risparmio dell’acqua.
3 – I gestori inviano ai cittadini bollette salatissime.
4 – I cittadini pagano ai gestori un sacco di euro.
5 – I gestori distribuiscono agli Enti Locali (Alcuni comuni dell’Emilia Romagna partecipano al capitale di Hera e pochi sindaci ne costituiscono il sindacato di controllo) come dividendi pochi euro. Il resto, extra gettito compreso, rimane nelle casse di Hera.

Sprecare acqua genera una questione morale.
Come si vede, i partiti la risolvono prontamente.


_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Argomenti correlati:
ATO,ATO 5 Bologna
Il costo dell'acqua


giovedì 4 dicembre 2008

ATO, ATO 5 Bologna

Questa mattina, ad Omnibus, Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano e autorevole membro del PD, rispondendo ad una domanda ha affermato –cito a memoria- che Lui non abolirebbe le province ma, piuttosto, gli enti intermedi tra provincia e comune come, ad esempio, le AATO; enti che sono soltanto dei “postifici” e che, aggiungo io, non fanno l'interesse dei cittadini.

La cosa migliore, comunque, resta quella di salvare soltanto tre livelli di governo: stato, regioni e comuni.



Alice

E’ già capitato altre volte, ma durava qualche minuto, al massimo una notte.
Questa volta, invece, da più di tre giorni non si riesce ad accedere al proprio sito in Alice.
Il 187, due giorni fa, mi ha risposto che il servizio sarebbe stato ripristinato in 48 ore. Già passate.



Stai a vedere che quel simpatico falso imbranato di Diego ha inserito la chiavetta, ha messo in folle e … ha bloccato tutto.
Per fortuna che c’è anche il FTP.


martedì 2 dicembre 2008

Le primarie del Partito Democratico a Bologna

Dire che il clima delle primarie (per eleggere il candidato-sindaco del PD) si sta arroventando è ormai un eufemismo. Il clima è quello di una rissa imminente. Piovono accuse di gioco sleale.

Il professor Pasquino si era candidato in ritardo. Non riuscendo a raccogliere le firme necessarie, le aveva avute in regalo da Delbono (vicepresidente della Regione, il predestinato alla vittoria, sarebbe il primo sindaco di provenienza non PCI, Pds, DS) e, giudicando il regalo un fatto poco nobile, alla fine aveva ritirato la candidatura.
Il professore non ha tuttavia rinunciato a denunciare la poca serietà delle primarie all’italiana.


giovedì 27 novembre 2008

Misure anticrisi

Da gennaio calano le tariffe di luce e gas. E l’acqua?
E’ la domanda che viene spontanea.
No, l’acqua non cala. Anzi, dal primo gennaio, a Bologna aumenta almeno del 10%.

Il governo ha preso le sue misure anticrisi, vantaggiose per unhappy few ma discutibili sul piano dell’efficacia. Se non si dà da bere al ceto medio, col cavolo che i consumi crescono.
E gli Enti Locali? Non sarebbe il caso che facessero, anch’essi, la loro parte per sostenere le famiglie e i consumi?

Ad esempio, perché i SESSANTA SINDACI DEMOCRATICI della provincia di Bologna, che compongono l’Assemblea di ATO 5, non tornano sulla decisione presa alla fine di maggio di aumentare le tariffe dell’acqua?

Secondo le statistiche, la quasi totalità delle famiglie della provincia, con una composizione media di due virgola pochi centesimi, consumano mediamente 135 mc d’acqua l’anno contro i 110 della dotazione base concessa. E’ inevitabile “eccedere”. Le tariffe agevolate sono una chimera. Con le tariffe “d’eccedenza” si arriva a pagare l’acqua anche OTTO VOLTE il suo costo. Se si applicasse soltanto la tariffa di base –che copre ampiamente i costi del gestore- tutti risparmierebbero.

I sindaci si sono messi in testa che è giunto il momento di stangare gli “spreconi” (siamo diventati tutti socialisti: il governo con le sue misure demagogiche ed inefficaci, i sindaci che emulano Brunetta; fino a qualche giorno fa eravamo tutti riformisti o liberali; urge fondare la ReDeL).
Soltanto che, per educare il popolo, sono ricorsi (in buona fede, certo) al trucco del “semaforo di Segrate”: hanno generosamente concesso una dotazione d’acqua del tutto insufficiente.
L’unica a guadagnarci è Hera Spa cui è stato affidato il servizio idrico integrato, società quotata in borsa il cui controllo, però, è saldamente nelle mani di pochi democratici sindaci.

Come fa il Partito Democratico a sostenere che le misure del governo non sono sufficienti, se poi i suoi uomini di governo non colgono le poche (o tante) occasioni che hanno per dimostrare “che si può fare”.


mercoledì 26 novembre 2008

Il costo dell'acqua

IL COSTO DI PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA

In questo post ho esaminato la politica dell’Agenzia d’Ambito Territoriale Ottimale di Bologna.
Mi propongo, qui, di fare una valutazione di quale possa essere il costo di produzione e di distribuzione dell’acqua a Bologna.

Mi avvalgo dei dati trovati su una pubblicazione
della EHS S.r.l. Società di Ingegneria Idraulica ed Ambientale, incaricata da Hera Spa di sviluppare il modello di ottimizzazione del sistema idrico. Leggiamo:

«Il costo unitario dell’acqua è definito in corrispondenza dei punti di consegna ed è dato dalla somma dei costi relativi agli impianti a monte, dal punto di prelievo dell’acqua, fino al punto di consegna.
La “rete primaria o di adduzione” è quella parte di rete che comprende gli impianti necessari alla captazione e alla potabilizzazione dell’acqua, diversamente dalla “rete secondaria o di distribuzione” che ha la funzione di portare l’acqua potabile alle utenze.
Il “punto di consegna” dell’acqua potabile è il confine fra reti adduzione e di distribuzione.



In Tabella 1 sono stati riportati i costi unitari di produzione delle fonti del distretto di Bologna, esclusi i costi di distribuzione locale.


Il costo unitario medio è 7,932 eurocent/mc, pari a 0,0793 euro/mc.
Il costo unitario medio dell’energia elettrica impiegata è 5,4433 eurocent/mc, pari a 0,0544 euro/mc.
Il costo medio totale di produzione, al punto di consegna, è dato dalla somma dei due costi, pari a 0,1337 euro/mc.

A questo costo di produzione occorre aggiungere il costo medio di distribuzione dal punto di consegna alle utenze. In genere questo costo è minore di quello di produzione. Ipotizzando che sia la metà, vale a dire 0,0669 euro/mc, risulta un costo totale dell’acqua di 0,201 euro/mc.

La pubblicazione dell’EHS non è datata, ma sicuramente posteriore al 2004, anno in cui Hera ha avviato il progetto di ottimizzazione denominato MIG (Modello Idraulico Gestionale). Per cui il costo nel 2007 non poteva essere tanto più alto. Di fatto, deve essere inferiore ai 0,595 euro/mc della tariffa base fissata da ATO5 per il 2008, tariffa che deve per legge coprire tutti i costi del servizio e comprendere quindi –oltre al costo di produzione- le seguenti voci:

- ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione);
- remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere;
- rimborso dei mutui contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere;
- costi di funzionamento di ATO 5»

Un secondo modo per valutare il costo di produzione e distribuzione dell’acqua è di partire dal prezzo, vale a dire dalla tariffa base di 0,595 euro/mc fissata da ATO 5.
Utilizzando la tabella 4 del bilancio sociale di ATO 5, che ci dice il peso percentuale che le diverse voci della tariffa hanno sul totale della tariffa stessa, ricaviamo la seguente tabella:



I costi operativi della prima riga comprendono oltre alla voce acquedotto anche le voci fognatura e depurazione. Applicando gli stessi pesi % alla tariffa base 0,595 (quarta colonna), si ottiene un prezzo base di 0,331 euro/mc. Supponendo che ci sia stato un ricarico del 40 % si ottiene un costo base di 0,236 euro/mc, di poco superiore al costo di 0,201 euro/mc calcolato partendo dai costi.

Ricordiamo le cinque tariffe fissate da ATO 5:
(costo base: .… 0,236 euro/mc, calcolato utilizzando fonti Hera)


Agevolata 1: …. 0,164
Agevolata 2: …. 0,353 più 49,5 % rispetto al costo base 0,236 (fonte Hera)
Base: …………….. 0,595 più 152,1 % ovvero 2,5 volte il costo base
Eccedenza 1: … 1,370 più 480,5 % ovvero 5,8 volte il c.b.
Eccedenza 2: … 2,015 più 753,8 % ovvero 8,5 volte il c.b.


Così come detta la “mission” di ATO 5:
«… e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base».


domenica 23 novembre 2008

Va dove ti porta il cuore


sabato 22 novembre 2008

Benvenuto a bordo, direttore

Benvenuto a bordo, direttore di Phastidio

Posted using ShareThis


venerdì 21 novembre 2008

Commissione di vigilanza RAI - 2

«Con un bicchiere di prosecco in mano [e un tramezzino col gorgonzola nell’altra – aggiungo io] Franco Marini, dato come l’ultimo suo referente politico, lo manda a quel paese: “E’ uno stronzo”. Anche Fioroni lo manda lì …» (la Repubblica di oggi). I due stanno tessendo le lodi del senatore della Repubblica Italiana Riccardo Villari.

Chissà se nelle università italiane s’insegna ancora che, una quadrica (esclusa la sfera) ha dodici ombelichi. E’ una delle domande che mi fecero, oltre mezzo secolo fa, all’esame di Geometria Analitica.
Questa disciplina studia, tra l’altro,
le omologie: due figure sono omologhe se esiste un'omologia che trasforma una nell'altra.

Sono piuttosto arrugginito e non so se quello che segue è un esempio appropriato. Non fa niente.
Ricordate lo scioglilingua:

Apelle, figlio di Apollo,
fece una palla di pelle di pollo,
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla di pelle di pollo
fatta da Apelle, figlio di Apollo.

Consideriamo la seguente omologia:

Apelle < --- > Apollo,
figlio < --- > padre,
palla < --- > pollo,
tutti < --- > mille

ne consegue la seguente trasformazione:

Apollo, padre di Apelle,
fece un pollo di pelle di palla,
mille pesci vennero a galla
per vedere il pollo di pelle di palla
fatto da Apollo, padre di Apelle.

Tenendo conto che si potrebbero considerare un’omologia anche le elezioni politiche, nel senso che trasformano il popolo sovrano nella sua rappresentanza politica. Tenendo conto che, attualmente, la palla che s’introduce nell’urna è stata trasformata in un pollo. Si può affermare, secondo le due figure omologhe:

a - tutti i pesci vengono a galla … e abboccano,
b – mille eletti vengono a galla … e galleggiano.

Parola di lupo marsicano.

P.S. Questa mattina ad Omnibus Antonio Padellaro ha detto che «sarà difficile scalzarlo», conoscendo le imprese di questo personaggio “uscito dal nulla”. Dal nulla un corno, dalle liste bloccate del PD.


giovedì 20 novembre 2008

Commissione di vigilanza RAI

Definito da Francesco Merlo (la Repubblica,17 novembre 2008) «un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio», il senatore Riccardo Villari non si è dimesso.
Bisogna capirlo. Se il formaggio è un bel pezzo di gorgonzola, magari di quello con tanti vermi, un bel topolone che altro può fare?


mercoledì 19 novembre 2008

Il pizzino di Latorre e la Rai



Ad Omnibus, con il successivo concorso di Striscia la notizia, è andata in scena l’ultima performance del teatrino della politica.
Altro che errore di leggerezza. Il senatore Latorre si è, di proposito, fatto vedere mentre scriveva il suggerimento, mentre passava il giornale al senatore Bocchino, mentre strappava il pizzino e mentre lo appallottolava. Poi, invece di metterselo in tasca, lo ha, di proposito, abbandonato sul tavolo.
Ieri sera Striscia ha fatto da sponda una seconda volta e, questa mattina, sempre a Omnibus, si è recitato il secondo atto: protagonisti Pirroso e Polito.

Perché il senatore Latorre si è comportato in questo modo?
Evidentemente in un partito dove è d’obbligo una finta unanimità, dove non è stato tenuto (e non si vuole tuttora tenere) nessun congresso, si finisce per dibattere ricorrendo a centomila punture di spillo.

Io credo che ai cittadini elettori, anche se purtroppo abboccano spesso l’amo gettato dai politici, interessi poco della commissione di vigilanza RAI e di chi sia il presidente.
Interesserebbe di più che fosse attuata la loro volontà, espressa con il SI nel referendum del lontano 11 giugno 1995 che sanciva la privatizzazione della RAI: votarono il 57,4% e i SI furono il 54,9%.


sabato 15 novembre 2008

ATO, AATO, ANEA, ATO 5 Bologna

ATO è l’acronimo di Ambito Territoriale Ottimale
AATO è l’acronimo di Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale
ANEA è l’acronimo di Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito
ATO 5 Bologna è il nome dell’autorità d’ambito territoriale della provincia di Bologna

Parliamo degli enti che si occupano dell’acqua (circa 4130 parole)

Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola
a me par donna


Chissà se, mentre contemplava la bellezza di Laura illuminare, con la sua presenza, tutta la natura circostante, il poeta sapeva che la famosa Fontaine de Vaucluse, è considerata la maggiore sorgente al mondo, avendo una portata di magra di 20 mc/sec, ma potendo arrivare, in piena, all'impressionante cifra di 123 mc/sec.
Certamente non poteva immaginare che “le chiare, fresche e dolci acque”, assieme ai “tepidi lavacri d'Aquisgrano”, sarebbero state oggetto, un giorno, della Direttiva europea 2000/60/CE «che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque» dal Manzanarre al Reno, dal Tago alla Vistola e al Danubio, isole comprese.

Purtroppo, non dappertutto c’è tanta ricchezza d’acqua. La terra, rispetto alla metà del 1300 - con gran disappunto dei malthusiani- si è sovrappopolata, passando da circa 500 milioni agli attuali SEI miliardi, mentre l’età media -accidenti al progresso scientifico!- si è innalzata in Europa dai 33 anni del medioevo ai 75 attuali. L’acqua è sempre più un bene prezioso, occorre limitarne il consumo e educare la gente a non sprecarla.

I MODELLI

Con lo scopo di salvaguardare le risorse ambientali e di regolare, razionalizzare, integrare i servizi idrici, i singoli stati si sono messi all’opera ricorrendo ad un criterio principale: separare la “regolamentazione” dalla “gestione”, con l’obiettivo di ridurre la pletora degli operatori e di conseguire, pertanto, economie di scala.

Da una foresta inestricabile di leggi europee, nazionali e locali sono sorti e si sono affermati in Europa alcuni modelli di “governance” che differiscono secondo la natura del regolatore e del gestore.
Nel modello inglese vi è un’unica Autorità di regolazione indipendente, mentre la proprietà e la gestione sono private (affidate soltanto a ventidue produttori e/o gestori).
In Italia, sono stati individuati 91 Ambiti Territoriali Ottimali, gli ATO.
A soprintenderli sono stati istituiti 91 regolatori pubblici, le AATO Autorità (o Agenzia) d’Ambito Territoriale Ottimale (diconsi novantuno, praticamente uno per provincia, -
qui l’elenco), mentre i gestori, pur potendo essere anche a capitale privato o misto, sono prevalentemente pubblici (le grandi multiutility che, negli ultimi anni, si sono andate affermando).

Le AATO hanno costituito l’ANEA Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito.

LA PROVINCIA DI BOLOGNA

IL REGOLATORE
ATO 5 Bologna è il nome dell’Agenzia d’Ambito Territoriale Ottimale della provincia di Bologna
Oltre al servizio idrico, regola anche il servizio dei rifiuti solidi urbani.

L’Agenzia ATO 5 è costituita dalla Provincia di Bologna e dai suoi 60 Comuni.
L'Assemblea di ATO 5 è composta dal presidente della Provincia di Bologna e dai sindaci degli enti locali associati (i 60 Comuni della provincia). Fra i suoi compiti la determinazione e la deliberazione della struttura tariffaria.
Presidente di ATO 5 dall'8 ottobre 2004 è Beatrice Draghetti, che è anche presidente della Provincia di Bologna.
L'ufficio di presidenza è composto dal presidente dell'Agenzia e da otto membri nominati dall'assemblea fra i suoi componenti in base al criterio di rappresentanza territoriale (è attualmente composto dal Sindaco di Bologna e da altri sette Sindaci di comuni). Il Comitato consultivo degli utenti è l'organo consultivo dell'Agenzia di ambito che garantisce la partecipazione degli utenti nel controllo sulla qualità dei servizi offerti. E’ composto da rappresentanti delle associazioni dei consumatori, economiche, ambientaliste e Onlus.

IL GESTORE
ATO 5 BO ha affidato –con apposite convenzioni- la gestione dei servizi acquedotto, fognatura e depurazione in 55 comuni della provincia a Hera Spa e, negli altri cinque, a Sorgea Srl. Per semplicità, nelle considerazioni che seguono faremo riferimento solo a Hera.

Il gruppo Hera, nato nel 2002 dall’unione di undici aziende di servizi pubblici dell’Emilia Romagna, nel 2007 è stata la seconda multiutulity italiana nel business idrico in termini di margine operativo lordo (119 milioni di euro) e di volumi erogati (241 milioni di metri cubi di acqua).
Anche se quotata in borsa, il controllo della Società è saldamente nelle mani dei Comuni partecipanti. Il primo azionista di Hera è il Comune di Bologna che detiene il 14,993% del capitale sociale. Il sindaco di Bologna è stato ed è ancora l’eminenza grigia del gruppo.
Nella sua mission Hera prevede «la creazione continua del valore economico dell’impresa, pur nel rispetto dei principi di responsabilità sociale» ed opera, pertanto, secondo il principio della redditività economica e la regola della mancata concorrenza.

LA TARIFFA PRO CAPITE E LA STRUTTURA TARIFFARIA

Se vivesse oggi, a Bologna, anche madonna Laura dovrebbe compilare l’apposito questionario e dichiarare quanti sono i componenti della sua famiglia e se sono residenti oppure domiciliati (non è ancora chiaro se i residenti fuori dell’Emilia Romagna potranno, o non, usufruire delle tariffe agevolate; potrebbero essere esclusi dalle agevolazioni -tanto per aiutarli- gli studenti fuori sede che, notoriamente, affittano posti letto a prezzi stracciati).

Quest’ennesimo censimento serve perché, dal 1 gennaio 2009, il gestore Hera applicherà la tariffa pro capite fissata dal regolatore ATO 5 BO.
La tariffa pro capite è stata istituita con la deliberazione n.3 del 28 maggio 2008, che è stata approvata con una maggioranza bulgara. (Sul sito di Ato 5 sono visibili cinque deliberazioni. Tutte cinque sono state approvate all’unanimità: mai neanche un astenuto. Il numero dei presenti al voto è stato di 10, 11, 13, 12, 19, su 61 consiglieri. Un deserto che neanche a Montecitorio).

Dalla “mission” del regolatore:
«La nuova tariffa pro capite del servizio idrico integrato è introdotta da ATO 5 con lo scopo di raggiungere due obiettivi principali: da un lato garantire una maggiore equità nella tariffa, riconoscendo a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile ad un prezzo agevolato; dall’altro, favorire il risparmio idrico e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base. I vantaggi sono economici e culturali perché, oltre al risparmio in bolletta, la nuova tariffa conduce ad un maggior rispetto delle risorse ambientali» (dal bilancio sociale 2006 di ATO 5).

Questi i criteri di determinazione della tariffa base:
«La tariffa del servizio idrico integrato è stabilita da ATO 5 tenendo in grande considerazione le esigenze di sostenibilità.
In base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio.
Comprende quindi le seguenti voci:
- costi operativi del gestore;
- ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione);
- remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere;
- rimborso dei mutui contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere;
- costi di funzionamento di ATO 5» (dal bilancio sociale 2006 di ATO 5).

Sono, pertanto, stabilite cinque fasce di consumo secondo la seguente tabella:

Nell’area bolognese, oltre alla quota Acquedotto (base 0,595) si paga anche una quota fognatura di 0,136 €/mc, una quota depurazione di 0,367 €/mc e una quota fissa (fino a 1200 mc/anno) di di 9,066 €/anno, che elevano la tariffa base dell’acqua in bolletta al di sopra di 1 €/mc.

< < < <> > > > DOMANDE < < < <> > > >

l limite fissato da ATO 5 tra il necessario quantitativo d’acqua e lo spreco è equo?
Il prezzo è davvero agevolato?
Aumentare sensibilmente il costo dei “consumi in eccedenza” è un sistema efficace contro lo spreco?

< < < <> > > > ? ? ? ? ? ? < < < <> > > >



UN CASO PARTICOLARE: I CONSUMI DELLA MIA FAMIGLIA

Nell’ultimo anno (ultime quattro bollette, periodo giugno 2007 – maggio 2008) abbiamo consumato nella mia famiglia (DUE persone) 178 metri cubi d’acqua. Al netto della quota fissa e della quota fognatura/depurazione abbiamo speso 136 euro. Applicando le nuove tariffe dell’area bolognese per DUE persone, avremmo speso:

agevolata 1 .… 38 mc … X 0,164 … = 6,232 €
agevolata 2 …. 36 mc … X 0,353 … = 12,708 €
base ……..……… 36 mc … X 0,595 … = 21,420 €
eccedenza 1 ... 50 mc … X 1,370 … = 68,500 €
eccedenza 2 .… 18 mc … X 2,015 … = 36,270€
TOTALE … 145,13 euro

(Rispetto alle vecchie tariffe un aumento del 6,6%)

Se l’intero consumo fosse stato fatturato applicando soltanto la tariffa base, avremmo speso:
base ………….… 178 mc … X 0,595 … = 105,91 euro

Abbiamo pagato una penalità di 39,22 euro pari al 37% dell’importo risultante applicando la sola tariffa base.

ANALISI DEI CONSUMI DEL 2006

Dalla Tabella 1 del bilancio sociale 2006 di ATO 5 risulta che l’acqua distribuita dagli acquedotti della provincia di Bologna e fatturata nell’anno 2006, per usi domestici, è stata di 59.840.707 metri cubi.

Dalla Tabella 1 sul sito “www.atlante.provincia.bologna.it” si ricavano i seguenti dati:
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 2003: 423116
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 1993: 371456
Incremento percentuale in dieci anni: 13,9% - Incremento medio annuo circa 1,4%
Popolazione della provincia al 31 dicembre 2003: 935107
Popolazione della provincia al 31 dicembre 1993: 906946
Incremento percentuale in dieci anni: 3,1% - Incremento medio annuo circa 0,3%
(fonte: Anagrafi comunali, 1993 e 2003).

In due anni è plausibile ipotizzare un incremento del numero delle famiglie pari al 2,8% e della popolazione pari allo 0,6% per questo:
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 2005: 434963
Popolazione al 31 dicembre 2005: 940718
Composizione media della famiglia: 2,16 persone.

Consideriamo la seguente tabella, dove sono riportate le percentuali delle famiglie "per numero di componenti" della provincia di Bologna (fonte Regione Emilia Romagna – Ultimo censimento 2001), e i coefficienti moltiplicatori della dotazione base in funzione del numero di componenti del nucleo familiare (fonte ATO 5 Bologna).

abbiamo visto che ATO 5 Bologna assegna una dotazione standard di 55 mc/anno per ogni componente di una famiglia di due persone.
Applicando i coefficienti moltiplicatori per nucleo familiare si ottengono le dotazioni standard per i diversi tipi di famiglia:

per famiglie di 1 componente 55 x 1,30 = 71,50 mc/anno; media per comp. 71,50
per famiglie di 2 componenti 55 x 2,00 = 110,00 mc/anno; media per comp. 55,00
per famiglie di 3 componenti 55 x 2,49 = 136,95 mc/anno; media per comp. 45,65
per famiglie di 4 componenti 55 x 2,80 = 154,00 mc/anno; media per comp. 38,50
per famiglie di 5 componenti 55 x 3,25 = 178,75 mc/anno; media per comp. 35,75
per famiglie di 6 componenti 55 x 3,78 = 207,90 mc/anno; media per comp. 34,65
per famiglie di 7 componenti 55 x 4,27 = 234,85 mc/anno; media per comp. 33,55
per famiglie di 8 componenti 55 x 4,88 = 268,40 mc/anno; media per comp. 33,55

Moltiplicando 434963 per le “percentuali di famiglie per numero di componenti” troviamo quante sono circa (l’ultimo censimento è del 2001) le famiglie con un dato numero di componenti.
Moltiplicando il numero di famiglie per la rispettiva dotazione standard si ottengono i consumi “virtuosi” che si sarebbero dovuti verificare –con le nuove regole- nella provincia di Bologna nel 2006 (tra parentesi le percentuali).

N° di famiglie con 1 comp. 434963 x 0.3105 = 135056; x 71,50 =9656504 mc (19,88%)
N° di famiglie con 2 comp. 434963 x 0,3189 = 138710; x 110,00 = 15258100 mc (31,41%)
N° di famiglie con 3 comp. 434963 x 0,2204 = 95866; x 136,95 = 13128848 mc (27,03%)
N° di famiglie con 4 comp. 434963 x 0,1160 = 50456; x 154,00 = 7770224 mc (16,00%)
N° di famiglie con 5 comp. 434963 x 0,0259 = 11265; x 178,75 = 2013619 mc (4,14%)
N° di famiglie con 6+ comp. 434963 x 0,0083 = 3610; x 207,90 = 750519 mc (1,54%)
Per una dotazione standard totale di 48.577.814 mc (100%).

Siccome il consumo effettivo nel 2006 è stato di 59.840.707 mc
la differenza è di 11.262.893 mc d’acqua.
Uno “spreco” -secondo ATO 5 Bologna- del 23,18 % rispetto alla dotazione standard.

Come suddividere questo spreco?
Hanno sprecato i “single” (19,88% del consumo virtuoso totale) o le famiglie di 6 o più componenti (5,68%)?
Hanno sprecato le famiglie intermedie (74,44%del consumo virtuoso totale)?
Non esistono statistiche in proposito (se ne ha, Ato 5 Bologna non le ha rese pubbliche).
Considerando che il consumo medio (59.840.707 mc diviso 940.718 abitanti) è stato di 63,61 mc/anno per abitante; considerando che la dotazione media per componente diminuisce fortemente all’aumentare del numero di componenti della famiglia: da 71,50 a 33,55 mc/anno;
possiamo affermare FINO A PROVA CONTRARIA che tutte le famiglie, nel 2006, hanno in qualche misura ecceduto, meritandosi così, la qualifica di SPRECONE.

Allo spreco degli utenti corrisponde il lucro del gestore.
Quanto ha lucrato Hera SpA?
In mancanza di dati supponiamo che 2/3 dello “spreco” siano stati fatturati con la “eccedenza1” ed 1/3 con la “eccedenza2”.
Nel 2006, l’incasso di Hera SpA con le tariffe 2008 sarebbe stato:

base …………. 48.577.814 mc x 0,595 €/mc … = 28.903.799 €
eccedenza1 … 7.508.595 mc x 1,370 €/mc … = 10.286.775 €
eccedenza2 … 3.754.298 mc x 2,015 €/mc … = 7.564.910 €
per un totale di 46.755.484 €

Ato 5 Bologna può vantare di avere raggiunto uno degli obiettivi della “mission”: il sensibile aumento del costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base.

Se l’intera quantità fosse stata fatturata con la tariffa base:
base ……….... 59.840.707 mc x 0,595 €/mc … = 35.605.220 €

Hera SpA ha lucrato 46.755.484 – 35.605.220 = 11.150.264 €
Il 32,44 % in più rispetto al prezzo base.
Stesso ordine di grandezza del 37 % pagato in più nel CASO PARTICOLARE.

Osserviamo che stiamo parlando del solo “componente acquedotto” e che Hera SpA lucra anche sulle altre voci della bolletta.

In base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio, ma la legge non afferma che i cittadini debbano pagare l’acqua anche otto volte il suo costo.

IL NECESSARIO QUANTITATIVO GIORNALIERO

Riassumendo:
Dividendo 59.840.707 mc per 940718 abitanti risulta un consumo medio di 63,61 mc/anno per abitante.
Moltiplicando 63,61 mc per 2 risulta un consumo medio di 127,22 mc/anno per famiglia di 2 componenti.
Dividendo 59.840.707 mc per 434963 famiglie risulta un consumo medio di 137,57 mc/anno per famiglia media di 2,16 componenti

Il consumo medio d’acqua per famiglia nel 2006 è compreso tra 125 e 140 metri cubi, ben al di sopra della dotazione base di 110 mc.

Dobbiamo concludere che la totalità delle famiglie “spreca” in un anno più di 25 mc d’acqua?

Pare evidente che il “necessario quantitativo giornaliero d’acqua potabile” riconosciuto ad ogni persona è stato volutamente sottostimato.
Le esigenze e le abitudini della gente sono le più disparate. C’è chi tiene aperto il rubinetto mentre si lava i denti, c’è chi se li lava in fabbrica al termine della pausa pranzo, c’è chi illudendosi di risparmiare allunga il vino con l’acqua, ma c’è anche l’anziano che, avendo le vene safene ormai andate, nell’attesa dell’asportazione (tempi d’attesa dell’intervento, nell’ottima sanità bolognese, dell’ordine di due anni), trova sollievo nel farsi delle docce alle gambe con l’acqua fredda, per alcuni minuti, una, due o, l’estate, anche più volte il giorno.

Appare anche incontrovertibile, al momento, che la quasi totalità delle famiglie non trae alcun vantaggio dall’esistenza delle tariffe agevolate: se pagassero l’acqua con l’unica tariffa base (che è quella che copre totalmente i costi del servizio) , spenderebbero di meno.

Non ci sono vantaggi economici per i cittadini. Non c’è il risparmio in bolletta.
Il prezzo agevolato è una finzione.
Si tratta al contrario di una di quelle ecotasse che tanto piacciono a certi politici.

Il trucco è lo stesso usato nei semafori truffaldini. Invece di tenere il giallo più corto (impossibile attraversare senza essere multati), nel nostro caso tengono troppo bassa la dotazione di base.

A prescindere dall’equità, il sistema adottato sarebbe efficace contro gli sprechi?

Sarebbe stato meglio affrontare il problema dello spreco con un approccio più graduale. Se l’asticella fosse stata fissata più in basso, in altre parole se fosse stata aumentata la dotazione base ad un livello prossimo al consumo medio attuale (137 mc per due persone), molte famiglie che una volta l’anno riuscissero a stare entro la dotazione di base, sarebbero invogliate a provarci anche la volta dopo. Il miglioramento, come c’insegna la teoria della qualità –applicabile a tutte le attività umane- avviene più facilmente se è graduale. In politica si direbbe, con una parola ormai abusata, con metodo riformista.

Non è colpendoli nel portafoglio che si educano i cittadini ad atteggiamenti responsabili. Molti osservatori ritengono che anche quando si raggiungessero dei risultati, questi sarebbero effimeri e superficiali e non provocherebbero nessun vero cambiamento.

Sono sistemi da stato etico.
Tutte le volte che sento parlare di “vantaggi culturali” mi viene in mente la “banda dei quattro”, quella che imperversava in Cina capeggiata dalla moglie di Mao. Nella fattispecie, chissà com’è, associo a quel ricordo l’immagine di un “grande timoniere” che risale la corrente delle acque in piena, nuotando nel Reno a Casalecchio, prima di ritirarsi in acquari più riposanti.


Oh Mosa errante! oh tepidi
lavacri d'Aquisgrano!
Ove,deposta l'orrida
maglia, il guerrier sovrano,
scendea del campo
a tergere
il nobile sudor!

IL BUON ESEMPIO

In ogni modo perché, per dare il buon esempio e per dimostrare che “si può fare”, ATO5 non rende pubbliche le bollette delle famiglie dei 61 componenti l’Assemblea che, anticipando i modi del Ministro Brunetta, hanno deliberato di stangare gli “spreconi”?

In quale legge, ma soprattutto in quale programma elettorale, sta scritto che l’acqua (un bene paragonabile all’energia elettrica o al gas già temi di liberalizzazione) si debba pagare anche dieci volte il suo costo di produzione.

A metà dicembre si terranno a Bologna le primarie del più importante partito di governo in Emilia Romagna. Spero che qualche giornalista porrà qualche domanda ai quattro candidati-sindaco sul problema dell’acqua (e se intendono rendere pubblici i loro consumi).

CONFLITTO D’INTERESSI

Ipotizziamo pure che la struttura tariffaria escogitata dall’ATO5, nel medio termine, risulti così efficace da indurre il 99% delle famiglie a ridurre il consumo all’interno della dotazione base. A quel punto ATO5 cosa farebbe? Siccome, «in base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio», ATO5, venendogli a mancare gli introiti delle tariffe d’eccedenza, per riuscire a coprire i costi sarebbe costretta ad abolire le tariffe agevolate.
Sarebbe contento il gestore-regolatore, di perdere un extra così facile?

Se avessero fatturato i 59.840.707 mc applicando la tariffa base i gestori avrebbero incassato 35.605.220 euro. In realtà hanno incassato una cifra ben più alta stimabile, applicando la maggiorazione del 37% ricavata nel caso preso come esempio, in 48.779.151 euro.
Un extra utile di 13.174.000 euro.

Peccato che il conflitto d’interesse invece che tra regolatore e gestore sia tra loro due e gli utenti.


UN MECCANISMO PERVERSO

Mi sembra comunque che il meccanismo, messo in piedi, funzioni pressappoco così:
Supponiamo (nel migliore dei casi, escludendo, ad esempio, che non sia impiegato dal gestore in spericolate operazioni finanziarie) che tutto l’extra utile sia reinvestito in nuove opere.
Negli anni successivi all’investimento, siccome «in base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio, compresi gli ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione) e compresa la remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere», le tariffe saranno riviste al rialzo.

Fatemi capire, investite soldi miei, in parte ho pagato io le nuove opere: me le fate pagare una seconda volta! E così per tutti i nuovi lavori a venire. Con un processo fortemente rigenerativo. Non esistono solo i “furbetti del quartierino”!

Se ATO5 e/o Hera hanno bisogno di più soldi, possono benissimo trasformare la penalizzazione in un prestito forzoso. A fronte dei 39,22 euro pagati in più mi diano in cambio l’equivalente in azioni Hera. Nel mio caso 22 azioni, essendo 1,777 euro la quotazione di venerdì 7 novembre 2008.
Così, tanto per dire che abbiamo una vera “pubblic company”.

SEPARAZIONE TRA REGOLATORE E GESTORE

L’Agenzia ATO 5 è costituita dalla Provincia di Bologna e dai suoi 60 Comuni.
Il Gruppo Hera Spa è partecipato dai Comuni delle Province di Bologna, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
«Il vero centro di potere decisionale rimane l’accordo fra i sindaci che compiono le grandi scelte strategiche prima dello stesso cda». Queste decisioni «sfuggono in realtà alla funzione di indirizzo e di controllo dei Consigli comunali».

Regolatori e gestori sono le stesse persone, i Sindaci dei comuni:
il criterio della separazione tra regolamentazione e gestione è ampiamente disatteso.

«L’ambiguità e la debolezza del regime di regolazione italiano sono ulteriormente
accentuate dal conflitto di interesse in cui versano i regolatori locali (le 91 AATO), i cui componenti sono spesso espressione degli azionisti del gestore vigilato (ciò accade nei casi frequenti di affidamenti a società miste oppure a imprese interamente pubbliche).
Ne deriva una confusione tra funzioni di regolazione e di gestione del servizio, che genera segnali distorti e contraddittori per il management. Tale confusione diviene particolarmente acuta per gli affidamenti in house a società interamente pubbliche».
(Materiali UVAL, numero 10, ANNO 2006, RISCHI, INCERTEZZE E CONFLITTI D’INTERESSE NEL SETTORE IDRICO ITALIANO: ANALISI E PROPOSTE DI RIFORMA, L. Anwandter e P. Rubino Cap. III-1.
UVAL - Unità di valutazione degli investimenti pubblici – Dipartimento per le politiche di sviluppo - 2006)

LE ECONOMIE DI SCALA

A proposito delle economie di scala, nel saggio dell’UVAL, si può leggere anche la seguente "nota 3" a piè di pagina:
«Un recente lavoro empirico, che analizza dati di costo di un gruppo di circa 20 Piani d’Ambito, trova evidenza di significative economie di scala e di densità fino ad un livello di circa 90 milioni di mc (pari a circa 1 milione di abitanti).
Vanno rilevate le consuete cautele nell’interpretazione di tali risultati, stante soprattutto il fatto che l’analisi riguarda dati teorici, tratti dai Piani d’Ambito, e non effettive rilevazioni gestionali. (cfr. Fraquelli e Moiso, 2005).
Vale comunque la pena evidenziare che solo poco più di una decina dei 91 ATO creati in Italia hanno una dimensione superiore a un milione di abitanti, il che sembrerebbe suggerire che il livello di aggregazione scelto in molte aree del Paese rimane subottimale».

Come il solito si è privilegiato il criterio della moltiplicazione delle poltrone.
Cosa impedisce di avere delle AATO regionali?

IL CONSUMO DELL’ACQUA IN ITALIA

Secondo il Living Planet Report 2008 sulla salute del pianeta, presentato intorno al 28 ottobre 2008 a Londra, l’Italia si trova al quarto posto nella classifica mondiale riguardante l’impronta idrica del consumo, che costituisce il volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti della nazione stessa, con un consumo di
2.332 metri cubi pro capite annuo.
Gli 89 mc pro capite fatturati alla mia famiglia rappresentano il 3,8% dell’impronta stessa. Vale a dire se tenessimo chiusi completamente i rubinetti di casa per un anno intero risparmieremmo il 3,8% della nostra impronta idrica, mentre se fossimo così virtuosi da rientrare nelle tariffa base, i 55 mc rappresenterebbero il 2,35% dell’impronta idrica. La differenza fra i due casi rappresenta 1,45%. Il gioco vale la candela?

Il restante 96,2 % dipende dai consumi che non escono dal rubinetto. Ad esempio, quando mangiamo del riso occorre tener conto che per farne crescere 1 kg
occorrono più di 2 mc d’acqua.

«Riflettete su
questi numeri, perchè vi lasceranno allibiti. Per coltivare un kg di riso sono necessari da 2000 a 5000 litri d'acqua, molta più di quanta ne venga consumata in una settimana in molte case.
Per un kg di farina servono 1000 litri, 500 per un kg di patate. Le cifre spaventano ancora di più se consideriamo il grano usato come foraggio dagli allevamenti per la produzione di carne o latte. Servono 11000 litri d'acqua per produrre cibo in quantità sufficiente a nutrire il bestiame e produrre un hamburger da 200 grammi, e da 2000 a 3000 per un litro di latte. Il formaggio? Ci vogliono circa 5000 litri per ottenere un kg di cheddar, brie o camembert».

Stando così le cose, mi sembra stupido accanirsi contro gli sprechi dell’acqua potabile.

Basterebbe fissare delle quote alla produzione di riso e di carne bovina (come si è fatto col latte) e convincere la gente a consumare un piatto di pasta e una bistecca il mese in meno, per consumare di colpo 50 mc in meno l’anno per famiglia, e –scusate l’OT- per diminuire nello stesso tempo l’emissione di CO2.
Insomma, basterebbe diminuire un pò le flatulenze delle mucche. Ammesso di essere ancora in tempo.
- - - - - -
Argomenti correlati:
- - - - - -
Update: il capitolo ANALISI DEI CONSUMI DEL 2006 è stato aggiunto il 17 marzo 2009


mercoledì 5 novembre 2008

Obama

Nel giugno del 2004, ipotizzando il ritorno dell’umanità al felice stato del paradiso terrestre, così farneticavo:

(Sulla terra) ci sarà un unico gruppo etnico: quello "umano". Le diverse etnie si erano fuse ed amalgamate da tempo immemorabile. Il processo era iniziato intorno al 2000 con il fenomeno chiamato Californication (da un'espressione dei Red Hot Chili Peppers). In quegli anni si potevano vedere fare jogging nei campus della California studenti nati dalle mescolanze più impensate: «nippo-americani alti un metro e 80 e con la corporatura d'un quarterback texano; ispano-americani, iraniani-italoamericani, scandinavi-sinoamericani, tedeschi-irlandesi-indiani-americani, che sfoggiavano ogni possibile gradazione di colore della pelle e ogni possibile variazione fisiognomica, in combinazioni di frequente incantevoli»
(Timothy Garton Ash su la Repubblica del 10 settembre 2003. Nell’elenco mancavano -di certo erano sottintesi- gli afro-americani).

La Californication aveva funzionato e si era estesa a tutto il mondo: e pluribus unum. In tutti i paesi un gran numero di persone di diversa provenienza razziale, etnica, religiosa e culturale si era fusa ed amalgamata mantenendo inalterata una comune cultura civica che aveva consentito alla Federazione Mondiale di sopravvivere come unione libera, democratica e sicura di sé.


sabato 1 novembre 2008

Le primarie non sono una cosa seria

In Italia, le primarie non sono mai una cosa seria.
Con liste aperte e col voto di preferenza, le primarie
sono già “embedded” nel voto.


venerdì 31 ottobre 2008

ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia

chi vuol esser lieto sia:

di doman non c'è certezza.


domenica 26 ottobre 2008

Che banca!

«Ci sono dei momenti in cui una banca … deve fare di più»


venerdì 17 ottobre 2008

Passivity rule e "soglia di comunicazione"

«C’è il rischio di Opa ostili sulle nostre aziende, le fermeremo al più presto», ha dichiarato qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Si prevede di rafforzare le norme anti-scalate abbassando l’attuale “soglia di comunicazione” dal 2% al 1% (finora chiunque rastrelli un pacchetto di azioni del 2% di una società quotata deve comunicarlo alla Consob, che rende pubblico il fatto). Questo per abbassare il livello di opacità del mercato.

La seconda misura è di allargare le maglie della cosiddetta “passivity rule”.
Attualmente, la legge impone ai manager di una società oggetto di Opa (offerta pubblica d’acquisto) di astenersi dal compiere azioni che possono contrastare il conseguimento dell’offerta, a meno che non siano autorizzate dall’assemblea ordinaria o straordinaria.
Se ci sarà una modifica normativa, i manager italiani potranno difendersi da un’Opa (senza perdere tempo a convocare assemblee) ricorrendo a contromisure come la conversione di azioni di risparmio in azioni ordinarie, oppure la cessione di asset ed altre ancora.

* * * * * *
Le “nostre aziende” sono veramente nostre?
Tempo fa, tanto per fare un esempio, calcolai – in questo post- che dopo la costituzione di Telco la Telecom è posseduta per il 23,6 % da Telco, per l’1,3 % da Pirelli & C e per il 75,1 % dal mercato. Come sia formato quel 75 % non lo sappiamo: dentro potrebbero esserci un bel po’ di stranieri. Però quel 75 % non vale, perché chi comanda è Telco col suo patto di sindacato, che comprende –guarda caso- il 32,26 % della spagnola Telefonica.
Per impadronirsi di Telecom, Telco spese 4,1 miliardi di euro. Oggi, dopo lo tsunami delle borse, si potrebbe comprare il 50,1 % di Telecom con 10-15 miliardi di euro.
Si rafforzino pure le norme anti-scalate, ma non ce ne sarebbe bisogno se chi vuole comandare in un’azienda, possedesse la maggioranza delle azioni. E’ molto conveniente comandare possedendo meno di un quarto delle azioni.
Basta con le scatole cinesi. Basta con la furbizia dei patti di sindacato.

* * * * * *
Vale ancora qualcosa la globalizzazione? Esiste ancora il mercato?
Vogliamo ancora che affluiscano nuovi capitali nel nostro paese?
Certamente un’Opa può essere ostile all’attuale management di un’impresa ma non è detto che lo sia per la nostra economia. Ieri i libici sono diventati i secondi azionisti di Unicredit, e le azioni della banca si sono subito rivalutate.
Perché il fondo sovrano della Libia sì, e quello degli Emirati Arabi Uniti no?


martedì 14 ottobre 2008

Disegno di legge delega sul federalismo fiscale

Il 3 ottobre 2008 il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge delega sul federalismo.
Sebbene non si siano viste differenze tra le giunte di centrosinistra e quelle di centrodestra nel confronto sul testo elaborato da Roberto Calderoli e poi adottato dall’esecutivo, tuttavia non sono mancate le critiche (scontate) da parte dell’opposizione, nonché i dubbi (sacrosanti) da parte dei commentatori politici.
In particolare ne ha parlato con la consueta perizia Luca Ricolfi sulla Stampa di sabato 4 ottobre. Le sue argomentazioni sono state fatte proprie anche da Eugenio Scalfari (la Repubblica, 5 ottobre 2008).

Nell’articolo di Ricolfi -in cui si dà per scontato che le regioni meridionali sono le più inefficienti e quelle con il più alto tasso d’evasione- si dimostra che proprio queste regioni trarranno vantaggio, dal passaggio dalla spesa storica ai costi standard, perché finiranno per ottenere un aumento delle risorse nonostante finora abbiano dimostrato di non saperle usare.

Per Scalfari la costruzione di un «costo standard è un’operazione da far tremare i polsi al più attrezzato cervellone, qualcosa non molto dissimile dalla macchina di accelerazione della particelle nucleari costruita a Ginevra per simulare il “Big Bang”».
Dato che la contabilità a costi standard è –un esempio tra tanti- il criterio di controllo della spesa pubblica adottato dalla Corte dei Conti, se diamo retta al Fondatore, delle due l’una: o la Corte prende sempre lucciole per lanterne oppure i suoi consiglieri sono tutti dei premi Nobel.

Un secondo dubbio riguarda la “perequazione” fra regioni con diversa capacità fiscale.
«Nella bozza Calderoli, e più in generale nelle discussioni sul federalismo, si parla di capacità fiscale nonché del dovere dei territori forti (ad alta capacità fiscale) di «aiutare» i territori deboli (a bassa capacità fiscale). C’è un piccolo problema, però: non si chiarisce mai se per capacità fiscale si intende il gettito potenziale di un territorio oppure il suo gettito effettivo».
Anche sotto questo punto di vista, ad avvantaggiarsene sarebbero le regioni più inefficienti.

E’, pertanto, forte il dubbio che si possa arrivare ad un progetto federale serio e «non si può escludere che, fra una decina di anni, questa “vittoria storica” ci appaia come una vittoria di Pirro, o addirittura come una beffa», poiché «le simulazioni mostrano che se, come probabile, i ministri del rigore saranno sopraffatti, il federalismo comporterà un aumento anziché una diminuzione della spesa pubblica».

* * * * * * *
Sono anch’io convinto che il federalismo ci costerà di più. Niente di nuovo sotto il sole.
C’è stato, in passato, qualche mutamento istituzionale o qualche riforma che gli italiani hanno avuto gratis?

Lasciamo stare l’Unità d’Italia che è avvenuta più di un secolo fa: chi ha avuto, ha avuto, ha avuto … chi ha dato, ha dato, ha dato, cantano a Napoli.

Prendiamo le Regioni. Quando, finalmente, furono istituite ci fu chi sostenne l’abolizione delle province, diventate ormai inutili. Continuiamo tuttora a pagarne i presidenti, i consiglieri e tutta la burocrazia che ci sta dietro.

Prendiamo l’introduzione dell’Euro. I percettori di reddito fisso (pensioni e stipendi) in pochi anni hanno perso il QUARANTA PER CENTO del potere d’acquisto. Idem i risparmiatori che avevano qualche lira da parte. Eppure a nessuno viene in mente di dire che l’euro è stata una cattiva riforma, soprattutto nelle circostanze che si stanno vivendo in questi giorni.

* * * * * * *
Perché qualsiasi riforma, in Italia, fa aumentare la spesa pubblica?
Purtroppo non è necessario leggere gli “Elementi di scienza politica” (1896) di Gaetano Mosca, oppure “La nuova classe” (1957) di Milovan Gilas (due anni di carcere soltanto per la pubblicazione del libro) e nemmeno “La casta – così i politici italiani sono diventati intoccabili” (2007) di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, per scoprire che tutto il mondo è paese.

In particolare, «Mosca nella sua analisi sul potere politico, critica la tripartizione aristotelica delle forme di governo (Monarchia, Oligarchia, Democrazia). Egli sostiene che esiste una sola forma di governo e di classe politica, cioè, l'oligarchia. Mosca fa tale affermazione perché sostiene che in ogni società vi sono due classi di persone: i governanti (che sono le elite che hanno il potere politico) ed i governati (il resto della società). Secondo Mosca la elite al potere è organizzata in modo tale da mantenere a lungo la propria posizione e tutelare i propri interessi, anche utilizzando i mezzi pubblici a sua disposizione» (Wikipedia).

Insomma, il vero e più grave conflitto d’interessi è quello fra la casta politica e il potere legislativo di cui si è impossessata. Dicono che fanno il bene del Paese, ma si fanno pagare elevati interessi.

* * * * * * *
D’altra parte, esiste un modello di federalismo perfetto?
A livello mondiale i paesi che si sono dotati di strutture federali non sono più di una ventina. Tra questi, la Svizzera, la Germania, l’Austria, la Federazione russa, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, il Brasile e l’India.
Il federalismo svizzero è il più antico ed è quello più portato ad esempio. Eppure gli svizzeri non mancano d’interrogarsi sulla validità del loro modello, tanto che hanno già organizzato due Conferenze Nazionali sul federalismo.
La prima a Friburgo nel settembre 2005.
«Constatato che è in atto un’evidente caduta di tensione della cultura federalista (si ha talvolta l’impressione che taluno consideri il federalismo un lusso!) … si prende, comunque, atto che il federalismo appare anzi in grado di positivamente correggere, salvaguardando e valorizzando in modo costruttivo i poteri locali, gli eccessi negativi della globalizzazione in atto» (Luigi Pedrazzini, Consigliere di Stato, Dipartimento delle istituzioni).
La seconda conferenza a Baden nel marzo 2008.
L’interrogativo principale discusso è stato, non a caso, "Quanto federalismo può sopportare ancora la Svizzera?" Si è constatato, infatti, che da garante di stabilità e coesione nazionale, il sistema federale sta diventando un po' un freno allo sviluppo del paese nel 21esimo secolo.
Insomma, nessun modello di governo rimane immutabile nel tempo ma necessita, ogni tanto, di essere sottoposto a manutenzione.

* * * * * *
In conclusione, il federalismo ci costerà di più. Il modello proposto non è il migliore possibile. Mantiene ben SETTE livelli di governo: stato, regione, provincia o città metropolitana, comunità montane, comuni, circoscrizioni, quartieri. La moltiplicazione delle poltrone.

Dovremmo, per questi motivi, rinunciare al federalismo?
Sarà pure un lusso, ma intanto introduciamolo, così come abbiamo istituito le regioni, così come abbiamo introdotto l’euro. Poi, col tempo e con la paglia maturano anche le nespole.
Nel frattempo, come elettori, smettiamo di votare per province e quartieri, annullando le schede o meglio rifiutandole.
___________________________________


venerdì 10 ottobre 2008

martedì 30 settembre 2008

Il questionario dell'Enel

Ho ricevuto in questi giorni, accluso alla bolletta dell’Enel, il modello della «Dichiarazione dei dati catastali identificativi dell’immobile presso cui è attivata la fornitura di energia elettrica (art. 1, comma 333, Legge n. 311 del 30.12.2004) ». Legge emanata durante il governo Berlusconi II (giugno 2001 – aprile 2005) – Ministro dell’economia Domenico Siniscalco.

Analogo questionario avevo compilato nel lontano 1992 (art. 8 del D.L. n. 333 dell’ 11.07.1992).
Decreto emanato dal governo Amato I (28.06.92 – 28.04.93) – Ministro delle Finanze Giovanni Goria.

Con la differenza che allora l’affrancatura era a carico del Ministero delle finanze, adesso è a carico del cittadino. Con l’aggravante che identico questionario ci arriverà, a quanto pare, anche dall’azienda erogatrice del gas e da quella dell’acqua.

Il comma 333 della legge 311/04 recita testualmente:

333. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni previste dall’articolo 7, quinto comma, ultimo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, come modificato dal numero 2) della lettera b) del comma 332 a decorrere dal 1º aprile 2005 le aziende, gli istituti, gli enti e le società richiedono i dati identificativi catastali all’atto della sottoscrizione dei relativi contratti; per i contratti in essere le medesime informazioni sono acquisite dai predetti soggetti solo in occasione del rinnovo ovvero della modificazione del contratto stesso.

Tre osservazioni:
Le aziende … richiedono i dati … a decorrere dal 1° aprile 2005, Siamo nel 2008.
L’Enel arriva con tre anni di ritardo ma chiede ai cittadini di rispondere entro trenta giorni.
La solita arroganza del potere.

«…per i contratti in essere le medesime informazioni sono acquisite dai predetti soggetti solo in occasione del rinnovo ovvero della modificazione del contratto stesso».
Perché l’Enel mi chiede i dati anche se il mio contratto di fornitura –in essere dal 1986- non è più stato rinnovato o modificato? Ai sensi di quale altra norma di legge sta inviando il questionario a tutti gli utenti?

Per acquisire i dati identificativi catastali del padrone di casa gli inquilini si dovranno rivolgere al Catasto oppure servirsi –a pagamento- del servizio Certitel di Poste Italiane.
Quando la smetterà lo Stato di importunare i cittadini richiedendo loro dati che l’Amministrazione dello stato già possiede? Per quanto mi riguarda, sono gli stessi dati che gli ho trasmesso nel 1992.

Ecco perché è necessario il voto di preferenza: per impedire che i proponenti di simili commi siano rieletti.
________________________
Temi correlati


sabato 30 agosto 2008

La Festa Democratica

Perchè deprimersi?
Pensino, piuttosto, che il prossimo anno potranno fare meglio:
avranno la possibilità (circa il 50% di probabilità) di invitare Barack Obama.


domenica 24 agosto 2008

Olimpiadi

Questo è il medagliere generale delle prime 10 nazioni classificate alle Olimpiadi di Pechino 2008.
Nell’ordine: Nazione, medaglie d’ORO, d’ARGENTO, di BRONZO e TOTALE

Cina, 51, 21, 28, 100
Stati Uniti, 36, 37, 36, 109
Russia, 23, 21, 28, 72
Gran Bretagna, 19, 13, 15, 47
Germania, 16, 10,15, 41
Australia, 14, 15, 17,46
Corea del Sud, 13, 10, 8, 31
Giappone, 9, 6, 10, 25
Italia, 8, 10, 10, 28
Ucraina, 7, 5, 15, 27

Questo sarebbe invece il medagliere generale se i 15 Stati che hanno adottato l’Euro (Germania, Italia, Olanda, Francia, Spagna, Slovenia, Finlandia, Belgio, Portogallo, Grecia, Austria, Irlanda, Cipro, Lussemburgo, Malta) si fossero presentati uniti sotto la bandiera dell’Unione Europea:

Cina, 51, 21 28, 100
Unione Europea, 46, 59, 58, 163
Stati Uniti, 36, 37, 36, 109
Russia, 23, 21, 28, 72
Gran Bretagna, 19, 13, 15, 47
Australia, 14, 15, 17,46
Corea del Sud, 13, 10, 8, 31
Giappone, 9, 6, 10, 25
Ucraina, 7, 5, 15, 27
Giamaica, 6, 3, 2, 11

Se si comprendessero, inoltre, le medaglie vinte dagli altri dodici Stati europei che NON hanno ancora adottato l’Euro (Gran Bretagna, Romania, Polonia, Rep.Ceca, Slovacchia, Ungheria, Danimarca, Bulgaria, Lettonia, Estonia, Svezia, Lituania), che ammontano a:
39, 41, 33, 113

l'Unione Europea balzerebbe al primo posto con 85 ori, 100 argenti, 91 bronzi, con un totale di 276 medaglie.

Insomma l’Europa dello sport è un colosso pari a Cina e Stati Uniti.
Perché, dopo avere unito l’economia e la moneta, non si riesce ad unire lo sport?


Fine delle vacanze

Le vacanze sono finite. Peccato, si stava bene! Bagni, sole e cene al chiar di luna (ciccioli croccanti e salamino come se ne trovano di rado).
Per un mese non ho comprato i giornali e non ho guardato blog.
Ho letto soltanto un libro: “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano. Da profano, l’ho trovato scritto molto bene. Anche se mi ha procurato un po’ d’angoscia. Basta pensare al fatto che Mattia, il protagonista maschile, chiamato ad insegnare matematica in un’università tedesca, essendosi fulminata la lampadina della sala da pranzo -appena un mese dopo l’arrivo nella casa dove era andato ad abitare- da allora mangiava con la luce accesa nell’altra stanza.
Terminata la lettura, ho riposto il libro a fianco di “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini, nello scaffale degli “sfortunati”.
Tornato a casa, ho prolungato le vacanze guardando un po’ d’olimpiadi. Non mi sono sorpreso dei record di Michael Phelps (dati come per scontati). Mi hanno entusiasmato di più le corse d’Usain Bolt. Tra i due, Usain è certamente “un numero uno” mentre Michael mi è sembrato un altro “numero primo”.
Chissà che bei racconti si potrebbero ricavare dalle storie dei “numeri irrazionali”.

Finite le olimpiadi si torna alla banalità del calcio e della formula uno e, purtroppo, si ripiomba pesantemente nell’Italia sinistrata del PDuno e in quella parolaia del PDdue.
Proprio ieri, ho ricevuto una lettera dell’Agenzia delle Entrate.
Allo scopo «di verificare la corrispondenza tra i dati esposti in dichiarazione e quelli risultanti dalla relativa documentazione da Lei (cioè da me) conservata», sono invitato -«entro 30 giorni dal ricevimento della presente»- a trasmettere le fatture delle spese sanitarie del 2005 per un totale di 445 euro che mi hanno dato diritto ad una detrazione di 60 euro.
La lettera è stata redatta in data 6 agosto 2008, è stata ricevuta sabato 23 agosto ma non reca nessun altro timbro postale. Tanto per la certezza del diritto. Che cosa succederebbe se mi recassi all’Agenzia il 10 d’ottobre, dichiarando d’averla ricevuta due giorni prima?
La verifica era già stata fatta, a suo tempo, dal Caaf che ha il compito istituzionale di effettuare proprio questi controlli (e che, per la mia dichiarazione, ha ricevuto dallo Stato un compenso di circa 15 euro) ma, evidentemente, anche il fisco “un po’ più amico” di Tremonti, oltre che dei cittadini, non si fida nemmeno dei Caaf (che si sono ripartiti nel 2006 un compenso statale stimato in 172milioni e 500mila euro).




venerdì 27 giugno 2008

Se non è tagliando, è bollino

Magari avessero potuto farlo il Comune di Milano e tutti gli altri comuni italiani che si sono imbottiti di “derivati”.

* * *
Questo mese ho dovuto fare il tagliando (Bollino Blu) all’auto di famiglia.
La ricevuta fiscale:
Versamento "diritti" a favore del Ministero Trasporti 9,00 euro
Documenti di collaudo e prova gas di scarico 66,00
Sostituzione due lampadine bruciate della targa 3,00
Mano d’opera 25,00
Totale 103,00 euro.
E non mi hanno presentato nemmeno l’omonimo di un attore.

In gennaio avevo fatto –di mia iniziativa- un primo controllo completo dell’auto, inclusi cambio olio, cambio dei filtri (olio, aria, abitacolo), sostituzione candele, additivo lavavetri . Una cosa seria che faccio e che ho sempre fatto, prima che s’inventassero i bollini, due volte l’anno.
Materiale 149,00; mano d’opera 35,00 euro.
Non c’e paragone -nei due casi- tra costi e benefici, anche per l’ambiente. Il Bollino blu diventa sempre più caro, la tassa di 9,00 euro è un vero balzello!


domenica 22 giugno 2008

Tempus fugit

Anche per Camillo Ruini, «un principe della Chiesa, fra i più lucidi e sofisticati, e l’ultimo grande politico cattolico italiano di fine Novecento», è giunto il momento di lasciare il suo posto di comando in Vicariato. Ieri il suo addio nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Tre anni fa il presidente Ciampi lo aveva nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Forse non tutti sanno che, come prete, Ruini è reggiano, come cittadino italiano è modenese.
Sassuolo –dove è nato- è in provincia di Modena, ma è sempre appartenuta, fin dal Medioevo, alla diocesi di Reggio Emilia.
L’attuale chiesa parrocchiale di San Giorgio Arcangelo dipendeva a quei tempi dalla pieve di Castellarano, situata sulla sponda sinistra del Secchia. I sassolesi quando volevano battezzare un figlio dovevano risalire la sponda destra del fiume fino a San Michele dei Mucchietti per poterlo guadare. Soltanto nel 1428 Sassuolo ottenne il privilegio di un proprio fonte battesimale.

L’abolizione delle province (sacrosanta!) potrebbe risolvere questo tipo di contraddizioni. Dopo di che, per classificare i cittadini secondo il territorio, non resterebbe –inevitabilmente- che ricorrere alla diocesi di appartenenza del comune, con buona pace dello stato laico.

Quanto sopra per ricordare, anche, che la Chiesa cattolica si è data da duemila anni il modello più semplice di organizzazione territoriale: Chiesa, diocesi, parrocchia. A cui corrisponde una gerarchia altrettanto semplice: esiste un solo livello organizzativo tra il Papa e il più umile dei parroci, il vescovo.

Prendiamo esempio se vogliamo realizzare il federalismo. Tempus fugit.


mercoledì 4 giugno 2008

Il favoloso 1993

Correva l’anno 1993. Dopo avere smesso di produrre l’idrolitina, la pasticca del re sole e le dietorelle ebbe la folle idea. Prese per mano un Bologna finito in tribunale e lo traghettò ad alti livelli. I rossoblu tornarono in pianta stabile in serie A e, nel 1999, mancarono di poco la finale di Coppa Uefa. Pochi anni dopo le contestazioni al “presidente che non spende”, le dimissioni, calciopoli ed il fallimento di Victoria srl.
La settimana scorsa, mentre la città festeggiava un altro ritorno in serie A, l’antico palazzo di Strada Maggiore –già residenza di Giuseppe Gazzoni Frascara- era venduto all’asta per 3 milioni e mezzo di euro. Nemmeno il costo di un giocatore di serie B.

Correva l’anno 1993. Ereditato dal padre un impero di celluloide, prende per mano la Fiorentina con la foga del più sfegatato tifoso viola. «Regala alla curva Fiesole Gabriel Batistuta, due Coppe Italia e una Supercoppa. Ma dalla tasca destra esce molto di più di quanto entri nella sinistra. E alla fine è il (primo) crac». Ieri il terzo fallimento e il secondo arresto.

Correva l’anno 1993. Il padrone dell’Italpetroli, prende per mano la Roma e regala ai suoi tifosi lo scudetto del 2001. «Purtroppo i conti della holding godono solo marginalmente del boom delle quotazioni del greggio perché le attività nel settore si concentrano esclusivamente nello stoccaggio e nella distribuzione di carburanti» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008).
Soprattutto a causa dello sforzo fatto per portare il calcio sul tetto d’Italia, l’Italpetroli si indebita con le banche tanto che, nel 2004, cede il 49% delle azioni a Capitalia. Oggi le tre sorelle Sensi sono a un bivio: devono decidere tra pallone e petrolio. Cedendo il primo magari a Joe Tacopina.


* * * * * *
Come si vede la passione per il calcio può essere un abbraccio mortale, quand’anche celebrato dagli streap tease della bella Sabrina.
Purtroppo, essendo pochi nel mondo, i giocatori di talento costano molto. E per fare una squadra n’occorrono più di uno.
Hai voglia vendere polverina effervescente, caramelle o produrre film.
Eppure c’è sempre chi ci prova.

Il padrone della Mapei, leader mondiale nel settore dell’edilizia, compra la squadra della città delle piastrelle in C2 e la porta in C1.
Nell’ultimo campionato, al secondo tentativo, il Sassuolo ottiene la promozione in B. Il dott. Giorgio Squinzi ha grandi ambizioni: vuole addirittura la serie A perché il suo sogno è quello, un giorno, di battere l’Inter. Auguri, ma si prepari a spendere.

Come abbiamo visto nel caso della Roma, a volte non basta nemmeno avere un piede nel petrolio. Bisogna averceli tutti e due.

Si calcola che soltanto per cambiare allenatore potrebbe spendere 75 milioni di euro. Non ci sono problemi. Alla Saras hanno previsto per tempo (dicono già da una decina di anni) l’aumento della richiesta di gasolio ed hanno limitato la produzione della benzina ai minimi tecnici. «In soli tre mesi, da gennaio a marzo, l’utile è stato di 75,4 milioni di euro» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008). Giusto la cifra che serve.
A meno che non ci si metta di traverso Robin Hood, portando via ai petrolieri quanto serve per il calcio.
Chissà se ha fatto bene Mister Mourinho ad accettare l’offerta dell’Inter. Lui ha dichiarato: «Sono il più bravo. Non sono un pirla». Beh! Forse che Robin Hood non può affermare entrambe le cose?


venerdì 30 maggio 2008

Strisce blu illegali

Il Tar del Lazio ha annullato la delibera con la quale il Comune di Roma aveva istituito nuove strisce blu nel quartiere 'Ostiense'. Secondo i giudici amministrativi il provvedimento non chiarisce la specifica ragione per la quale la zona è stata definita ''di particolare rilevanza urbanistica'', facendo venir meno l'obbligo di riservare aree di parcheggio gratuite. (Ansa.it)
Finalmente c'è un giudice a Berlino!

Il comune, che ha annunciato che non presenterà ricorso contro la sentenza, ha inviato, fra gli altri, all'Atac, al comando della Polizia Municipale e all'Ufficio Contravvenzioni una delibera con la quale dispone la sospensione della tariffazione oraria in tutto il territorio comunale.

Molti sindaci d’altre città, per fare cassa, sono ricorsi al sistema di estendere le strisce blu su tutto il territorio comunale. Ad esempio, Cofferati a Bologna.
Nel febbraio del 2006 inviai una lettera (e-mail) all’Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna e, per conoscenza al Sindaco e a tutti i Gruppi consiliari. Nessuno mi ha mai risposto.
La lettera è
questa.


giovedì 1 maggio 2008

Alemanno come Cofferati

L’annuncio di Gianni Alemanno, nuovo sindaco di Roma, di volere abbattere la teca dell’Ara Pacis, richiama alla memoria la vicenda delle “Gocce di Guazzaloca” che l’architetto Mario Cucinella realizzò, su incarico dell’allora sindaco di Bologna, con lo scopo di recuperare il vecchio sottopasso abbandonato di piazza Re Enzo.

Nonostante
«fin dalla presentazione del progetto, la struttura di Cucinella fosse apparsa efficiente e particolarmente "sostenibile", anche perché smontabile e rispettosa del contesto urbano, tanto da ottenere un permesso di due anni da una delle soprintendenze più arcigne e intransigenti d'Italia», le Gocce non piacquero a molti.
Furono considerate un’offesa architettonica al centro storico di Bologna.
«Un vespasiano fascista» le definì Vittorio Sgarbi.
Ben presto le “Gocce” divennero argomento di polemica politica.
Fu così che, poco dopo il suo insediamento, il sindaco Cofferati le fece demolire, per puro spirito di rivincita.

Io non so se la teca dell’Ara Pacis sia un obbrobrio architettonico o No.
Immagino che Sgarbi, a suo tempo, l’abbia definita «un vespasiano comunista».
Richard Meier è lo stesso architetto che ha realizzato la pregevole e tecnologicamente innovativa
chiesa “Dives in Misericordia” di Tor Tre Teste.
D’altra parte i canoni architettonici applicati mi sembrano quelli impiegati in tanti nuovi progetti.
Tutto un profluvio di ferro e cemento. Eccessive coperture di vetro.
Basta vedere la nuova sede del comune di Bologna progettata dall’architetto Mario Cucinella (sì, quello delle gocce). Oppure il nuovo Palazzo dei Congressi di Riccione firmato dallo Studio Passarelli di Roma con gli architetti Alessandro Anselmi e Carlo e Piero Gandolfi.
Parafrasando il Marino, potremmo dire: «È dell’architetto il fin la meraviglia: / … / chi non sa far stupir vada alla striglia».



So, però, che se Alemanno abbatterà la Teca butterà alle ortiche un sacco di soldi dei contribuenti romani.
Come si sa, l’Italia ha la cassa vuota: non c’è più un euro.
Si vogliono eliminare gli sprechi dalla spesa pubblica.
Per demolire e spostare la teca, pare che occorrano tanti soldi quanti ne sono stati spesi per costruirla. Si parla di QUATTORDICI MILIONI di euro. Non è proprio il caso.
Con questa cifra si possono illuminare a giorno tutte le strade intorno alla stazione di Tor di Quinto, quelle intorno alla stazione di La Storta e quelle intorno a tutte le altre stazioni periferiche di Roma.

Come ha dichiarato oggi su Repubblica Achille Bonito Oliva: «Gli interventi fatti coi soldi dei contribuenti non possono essere ostaggio delle forze politiche che si alternano al governo del paese o di una città».

Alemanno non si comporti come Cofferati
.


Update del 5 giugno 2008

Come segnalatomi da Gianluigi nel suo commento, la terza foto dall’alto non rappresenta la nuova sede del Comune bensì quella del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna.

Il progetto è di Open Project: Ing. Silvio A. Manfredini, Ing. Romano Piolanti, Arch. Barbara Benini, Arch. Stefano Ceccotto, Arch. Christian Diolaiti, Arch. Luca Drago, Arch. Natalia Stanic’.

La nuova sede comunale è invece rappresentata nella foto qui sotto:



martedì 22 aprile 2008

Il parlamento della XVI Legislatura - elezioni politiche 13 e 14 aprile 2008

Ho provato a simulare quale Parlamento sarebbe uscito dalle elezioni, se si fosse votato con la legge illustrata nella bozza da me pubblicata qualche mese fa.
Sarebbe stato costituito da una sola Camera, composta di 500 deputati, eletta con la proporzionale pura, in un unico collegio nazionale e con la possibilità di esprimere un certo numero di preferenze, anche in modo disgiunto scegliendo tra le diverse liste.

Ho considerato i voti validi espressi in Italia, nelle circoscrizioni estere e in Valle d’Aosta.
Per i dettagli vedere questo foglio.

Totale dei voti validi: 37.540.316
Numero dei seggi dell’unica Camera: 500
Quoziente: 75.080,63

Lista Voti Seggi
A - Liste che hanno ottenuto seggi anche con il “porcellum”
Popolo della libertà 13.957099, 186
Lega Nord 3.026.844, 41
MPA 410.487, 6
Partito Democratico 12.424.565, 166
Italia Dei Valori 1.635.264, 22
SVP 147.666, 2
Unione di centro 2.131.769, 29
Mov. Assoc. Italiani all’estero 83.585, 1 Merlo
Aut Lib Democrazie-Valle d’Aosta 29.311, 0
B – Liste che hanno ottenuto seggi colla proporzionale
Sinistra Arcobaleno 1.152.771, 16
La Destra/Fiamma Tricolore 899.838, 12
Partito Socialista 387.355, 5
PCdL 208.394, 3 Ferrando
Sinistra Critica-D’Angelo 173.646, 2 Turigliatto
Aborto?No, grazie 135.178, 2
Per Il Bene Comune-Montanari 119,420, 2 Rossi
Forza Nuova 108.837, 2
Partito Liberale Italiano 103.760, 2
Unione Democratica Consumatori 91.486 1
C – Liste che non hanno ottenuto quozienti
13 in Italia, 4 all’Estero, 2 in Val d’A. 312.641, 0

Il quadro delle forze politiche –in seggi- risulta il seguente:
PDL-LN-MPA: 233
PD-IDV: 188
SVP: 2
Unione di centro: 29
Sinistra unita: 28
Destra: 14
Indipendenti: 6

Gli schieramenti resi possibili dalla costituzione dei gruppi parlamentari sono almeno quattro. Anche nell’ipotesi peggiore, la formazione del governo spetta allo schieramento che comprende PDL-LN-MPA.
Per questo, non avendo le diverse forze politiche alcun interesse a perdere la propria autonomia, è lecito pensare che lo schieramento che s’imporrebbe sarebbe il primo elencato nel foglio dettagli.

Applicando la formula per il calcolo del peso del voto:
P=(190+29+28+20+50)/233=1,36
e moltiplicando il Peso P per il numero dei seggi ottenuto dal gruppo maggioritario si ottiene il numero di voti a disposizione di questi:


PDL-LN-MPA voti 317

PD/IDV più SVP 190
Unione di centro 29
Sinistra unita 28
Gruppo misto 20

Maggioranza di governo: 317 voti
Opposizione: 267 voti
Differenza: 50 voti

Osservazioni
Le liste presentate sono state in totale 38
Con il “porcellum” hanno ottenuto seggi 8 liste (più 1 seggio Aut.lib.democrazie)
Con il proporzionale avrebbero ottenuto seggi 18 liste

A parte La sinistra L’arcobaleno (16 seggi), La Destra (12), e il Partito Socialista (5) per le rimanenti liste si sarebbe trattato di diritto di tribuna.

Probabilmente sarebbero state presenti in Parlamento voci come quelle di Salvi e Villone che hanno scritto il primo libro sulla casta; oppure come quelle di Ferrando, Turigliatto e Rossi che preferirono disubbidire al mandato di partito o quella del nanopatologo Stefano Montanari.
Sarebbero sicuramente state presenti le voci degli indipendenti, come è quella di Giuliano Ferrara.

Se poi avessimo potuto usufruire del voto di preferenza disgiunto, avremmo fatto vedere, noi elettori, alle oligarchie dei partiti come si elegge un parlamento di qualità.

Mentre gli italiani all’estero –con circa un milione di voti- hanno ottenuto i loro 12 seggi votando per corrispondenza; cioè potendo delegare qualunque persona a farlo al loro posto, magari fotografando la scheda (da notare che avrebbero ottenuto lo stesso risultato anche se avessero votato in 1200).
Mentre quanto sopra, le 10 liste in più del proporzionale hanno raccolto quasi 3,4 milioni di voti ma hanno dovuto cedere (coi resti) ben 47 seggi.
Se è vero il detto “No taxation without representation”, dovrebbe essere vero anche il contrario e quei 3,4 milioni d’elettori dovrebbero essere esentati dal pagamento delle tasse.

La stragrande maggioranza dei commentatori ha detto che si è trattato di una svolta epocale.
Mentre pubblicavano i loro editoriali, i grandi giornali osservavano anche, in modo tartufesco: «Attenzione pochi partiti poco pensiero» (Lietta Tornabuoni sul Corriere del 17 aprile).

Probabilmente dovremmo renderci conto che il mondo è troppo complesso per essere governato con la democrazia diretta. Più efficiente la democrazia guidata.

Chissà se, prima o poi, tra il modello svizzero e quello cinese non finirà per imporsi il secondo. Magari dopo uno scontro, questo sì epocale, tra un esercito mercenario composto da tutte le razze della terra e l’esercito nemico. Scontro combattuto ad altitudini fantastiche, sui ghiacciai e sui ripidi pendii del Chomo-Lungma, del Chooyo, del Makalu e del Manaslu … come ci racconta Friedric Dürrenmatt ne «La guerra invernale del Tibet».


lunedì 21 aprile 2008

Nuove opere

C’è fermento a Bologna tra i dipendenti comunali (e tra i cittadini).
Nella nuova sede unica del Comune, tutto vetro e acciaio, d’imminente inaugurazione non c’è spazio per tutti. «Qualcuno deve avere sbagliato i calcoli».
I dipendenti degli uffici Demografici assieme a quelli dell’Ufficio Elettorale e d’altri Servizi sono destinati alla “deportazione” in Via Dell’Industria.

Zona Roveri quindi: lontano da tutto, comprese le fermate dei bus.

Se il Sindaco Cofferati, per puro spirito di rivincita, non si fosse affrettato a demolire “le gocce di Guazzaloca”, adesso avrebbe potuto sistemarvi qualche ufficio.
Ad esempio, quello per la riscossione delle multe. Essendo di vetro, le gocce avrebbero potuto trasmettere parte della loro trasparenza al funzionamento dei photored tanto cari ai sindaci.


lunedì 14 aprile 2008

Titoli

Titolo di domani del Riformista:
E' una Walterloo


Io ho votato due volte

Come già dichiarato in un post precedente sulla scheda del Senato ho scritto: «Abolitelo».
Il popolo è uno solo; è assurdo che, per cause tecniche, arrivi ad esprimere due maggioranze diverse. Per di più il bicameralismo è fonte di complicazioni e ci costa troppo.

Anche se un pochino scontento della classe politica, mi ero invece proposto che, alla Camera, avrei votato per il "meno peggio" (secondo miei criteri di giudizio, ovvio).

Poi, all’ultimo momento, sarà stato per seguire l’esempio (nefasto?) d’alcuni amici liberali, libertari o anarco-capitalisti (alla Leonardo Facco, non alla SB), sarà stato per un lampo di rabbia, ho deciso di votare scheda bianca.

E’ proprio vero, però, che l’occasione fa l’uomo ladro.
Avevo già ripiegato la scheda, quando mi è balenata un’idea (ho fatto una pensata, come direbbe il professor Sartori).

Un amico fraterno, mio coetaneo, col quale ho condiviso tante cose nella vita, era purtroppo impossibilitato a recarsi al seggio. Costretto ad un’astensione forzata.

Avevo a disposizione una scheda bianca. Perché non utilizzarla?
Mi sono virtualmente attribuito la sua astensione forzata e in cambio, sapendo come Lui la pensava, ho votato, al suo posto, per il partito che Lui avrebbe scelto.
Naturalmente, per ragioni di privacy, non posso dire il partito.

Voi direte che ho fatto il furbo, che non è successo niente, che si tratta di un’escamotage che ho utilizzato per votare dicendo di non averlo fatto.


Pensatela come vi pare: io sostengo che ho votato due volte.
Una per me e una per Lui.

E il bello è che nessuno se n’è accorto.
(D’altra parte erano tutti impegnati a fare osservare il decreto cretino sui telefonini).


~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~



Non so quante siano, in Italia, le persone che soffrono della malattia descritta ne “Lo sconosciuto” di Nicola Gardini, Editore Sironi. «Un romanzo autobiografico commovente e doloroso che, senza mai abbandonarsi all’emotività sa rappresentare il disorientamento, la disperazione di chi vede la personalità, anzi la stessa persona di un proprio caro, frantumarsi vinta dalla malattia» (dalla recensione di Nadia Casagrande).

Mi sembra che un modo, per restituire a queste persone un briciolo di dignità, sarebbe anche quello di prevedere, assieme al testamento biologico, anche un testamento politico.Lascio questa considerazione all’attenzione di chi, meglio di me, volesse svilupparla.


venerdì 11 aprile 2008

Anticipazioni

Secondo voci raccolte da fonti bene informate siamo in grado di anticipare le prime caselle del prossimo governo


giovedì 10 aprile 2008

Elezioni politiche 13-14 aprile 2008

Non c’è molto da stare allegri.
Alla Camera, il Partito del Dito o quello della Banana Ben Conservata si prenderà la maggioranza assoluta dei seggi, sottraendone ingiustamente –secondo il mio modesto parere- al secondo arrivato e, con danno maggiore, ai partiti che otterranno dall’uno al quattro per cento dei voti.

Siccome, però, oltre ad essere una porcata, quella elettorale è anche una legge scema, la governabilità assicurata alla Camera, al Senato potrebbe andare a farsi friggere.

Personalmente, mentre esprimerò un voto valido per la Camera, sulla scheda gialla scriverò: “ABOLITE IL SENATO”.

Al vincitore della Camera, se dovesse recriminare, potrò sempre rispondere, citando il Boccaccio: ”Madonna, vi ho renduto pan per focaccia”.


lunedì 7 aprile 2008

Il punto e virgola

Oggi, in un articolo pubblicato sulla Repubblica, Pietro Citati spezza una lancia a favore del punto e virgola; il proto del giornale lo trafigge.
Almeno nell’edizione di Bologna.
Per mostrare l’eleganza di questo segno d’interpunzione, lo scrittore lo utilizza otto volte nel corso dell’articolo lungo circa poco più di una colonna: sette volte nel secondo paragrafo e una nell’ultimo.
Per ironia della sorte (la legge di Peter non perdona) per ben sei volte, nel secondo paragrafo, il punto e virgola è stato sostituito dai due punti.
La colpa, ovviamente, non è del proto, ma della tastiera qwerty dove i due segni si trovano affiancati uno all’altro come due simboli sulla scheda elettorale.


La scheda elettorale

Non capisco il polverone alzato sulla scheda elettorale.
Spero proprio che non si sprechino soldi per ristamparle.
Noi elettori non siamo così stupidi come qualche politico pensa.
Disponiamo di tanti modi per non sbagliare.
Io, ad esempio, ruoterò la scheda di 270° e traccerò sul simbolo scelto una croce di Sant’Andrea.
Semplice, no?
La cosa, tra l’altro, mi farà sentire alquanto anglosassone.
Qui sotto l’esempio a beneficio dell’elettore della Lega.



martedì 1 aprile 2008

Governanti "lunari"

Chi ha costruito la rampa dalle 40 pagine alle 120?
Chi se non il gran semplificatore (come Lui stesso si definì) Vincenzo Visco.
Anche Walter Veltroni vuole un Paese semplice.
Si è messo in testa di cancellare cinquemila leggi.
A me basterebbe che ritornasse alle 40 pagine d’istruzioni del 1996.


Purtroppo è il metodo di governare le finanze della sinistra. Distribuiscono delle briciole ai “più deboli”; ma siccome hanno una bassa considerazione del popolo italiano (siamo tutti evasori), sono indotti a mettere dei paletti (e giù righe d’istruzioni) per assicurarsi che qualche pescecane non ne approfitti.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti "linkati".

Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via E-mail. Saranno immediatamente rimosse.

Some text or image, in this blog, were obtained via internet and, for that reason, considered of public domain. I have no intention of infringing copyright. In the case, send me an E-mail and I will provide immediately.