mercoledì 4 giugno 2008
Il favoloso 1993
Correva l’anno 1993. Dopo avere smesso di produrre l’idrolitina, la pasticca del re sole e le dietorelle ebbe la folle idea. Prese per mano un Bologna finito in tribunale e lo traghettò ad alti livelli. I rossoblu tornarono in pianta stabile in serie A e, nel 1999, mancarono di poco la finale di Coppa Uefa. Pochi anni dopo le contestazioni al “presidente che non spende”, le dimissioni, calciopoli ed il fallimento di Victoria srl.
La settimana scorsa, mentre la città festeggiava un altro ritorno in serie A, l’antico palazzo di Strada Maggiore –già residenza di Giuseppe Gazzoni Frascara- era venduto all’asta per 3 milioni e mezzo di euro. Nemmeno il costo di un giocatore di serie B.
Correva l’anno 1993. Ereditato dal padre un impero di celluloide, prende per mano la Fiorentina con la foga del più sfegatato tifoso viola. «Regala alla curva Fiesole Gabriel Batistuta, due Coppe Italia e una Supercoppa. Ma dalla tasca destra esce molto di più di quanto entri nella sinistra. E alla fine è il (primo) crac». Ieri il terzo fallimento e il secondo arresto.
Correva l’anno 1993. Il padrone dell’Italpetroli, prende per mano la Roma e regala ai suoi tifosi lo scudetto del 2001. «Purtroppo i conti della holding godono solo marginalmente del boom delle quotazioni del greggio perché le attività nel settore si concentrano esclusivamente nello stoccaggio e nella distribuzione di carburanti» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008).
Soprattutto a causa dello sforzo fatto per portare il calcio sul tetto d’Italia, l’Italpetroli si indebita con le banche tanto che, nel 2004, cede il 49% delle azioni a Capitalia. Oggi le tre sorelle Sensi sono a un bivio: devono decidere tra pallone e petrolio. Cedendo il primo magari a Joe Tacopina.
* * * * * *
Come si vede la passione per il calcio può essere un abbraccio mortale, quand’anche celebrato dagli streap tease della bella Sabrina.
Purtroppo, essendo pochi nel mondo, i giocatori di talento costano molto. E per fare una squadra n’occorrono più di uno.
Hai voglia vendere polverina effervescente, caramelle o produrre film.
Eppure c’è sempre chi ci prova.
Il padrone della Mapei, leader mondiale nel settore dell’edilizia, compra la squadra della città delle piastrelle in C2 e la porta in C1.
Nell’ultimo campionato, al secondo tentativo, il Sassuolo ottiene la promozione in B. Il dott. Giorgio Squinzi ha grandi ambizioni: vuole addirittura la serie A perché il suo sogno è quello, un giorno, di battere l’Inter. Auguri, ma si prepari a spendere.
Come abbiamo visto nel caso della Roma, a volte non basta nemmeno avere un piede nel petrolio. Bisogna averceli tutti e due.
Si calcola che soltanto per cambiare allenatore potrebbe spendere 75 milioni di euro. Non ci sono problemi. Alla Saras hanno previsto per tempo (dicono già da una decina di anni) l’aumento della richiesta di gasolio ed hanno limitato la produzione della benzina ai minimi tecnici. «In soli tre mesi, da gennaio a marzo, l’utile è stato di 75,4 milioni di euro» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008). Giusto la cifra che serve.
A meno che non ci si metta di traverso Robin Hood, portando via ai petrolieri quanto serve per il calcio.
Chissà se ha fatto bene Mister Mourinho ad accettare l’offerta dell’Inter. Lui ha dichiarato: «Sono il più bravo. Non sono un pirla». Beh! Forse che Robin Hood non può affermare entrambe le cose?
La settimana scorsa, mentre la città festeggiava un altro ritorno in serie A, l’antico palazzo di Strada Maggiore –già residenza di Giuseppe Gazzoni Frascara- era venduto all’asta per 3 milioni e mezzo di euro. Nemmeno il costo di un giocatore di serie B.
Correva l’anno 1993. Ereditato dal padre un impero di celluloide, prende per mano la Fiorentina con la foga del più sfegatato tifoso viola. «Regala alla curva Fiesole Gabriel Batistuta, due Coppe Italia e una Supercoppa. Ma dalla tasca destra esce molto di più di quanto entri nella sinistra. E alla fine è il (primo) crac». Ieri il terzo fallimento e il secondo arresto.
Correva l’anno 1993. Il padrone dell’Italpetroli, prende per mano la Roma e regala ai suoi tifosi lo scudetto del 2001. «Purtroppo i conti della holding godono solo marginalmente del boom delle quotazioni del greggio perché le attività nel settore si concentrano esclusivamente nello stoccaggio e nella distribuzione di carburanti» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008).
Soprattutto a causa dello sforzo fatto per portare il calcio sul tetto d’Italia, l’Italpetroli si indebita con le banche tanto che, nel 2004, cede il 49% delle azioni a Capitalia. Oggi le tre sorelle Sensi sono a un bivio: devono decidere tra pallone e petrolio. Cedendo il primo magari a Joe Tacopina.
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Come si vede la passione per il calcio può essere un abbraccio mortale, quand’anche celebrato dagli streap tease della bella Sabrina.
Purtroppo, essendo pochi nel mondo, i giocatori di talento costano molto. E per fare una squadra n’occorrono più di uno.
Hai voglia vendere polverina effervescente, caramelle o produrre film.
Eppure c’è sempre chi ci prova.
Il padrone della Mapei, leader mondiale nel settore dell’edilizia, compra la squadra della città delle piastrelle in C2 e la porta in C1.
Nell’ultimo campionato, al secondo tentativo, il Sassuolo ottiene la promozione in B. Il dott. Giorgio Squinzi ha grandi ambizioni: vuole addirittura la serie A perché il suo sogno è quello, un giorno, di battere l’Inter. Auguri, ma si prepari a spendere.
Come abbiamo visto nel caso della Roma, a volte non basta nemmeno avere un piede nel petrolio. Bisogna averceli tutti e due.
Si calcola che soltanto per cambiare allenatore potrebbe spendere 75 milioni di euro. Non ci sono problemi. Alla Saras hanno previsto per tempo (dicono già da una decina di anni) l’aumento della richiesta di gasolio ed hanno limitato la produzione della benzina ai minimi tecnici. «In soli tre mesi, da gennaio a marzo, l’utile è stato di 75,4 milioni di euro» (Affari e Finanza del 2 giugno 2008). Giusto la cifra che serve.
A meno che non ci si metta di traverso Robin Hood, portando via ai petrolieri quanto serve per il calcio.
Chissà se ha fatto bene Mister Mourinho ad accettare l’offerta dell’Inter. Lui ha dichiarato: «Sono il più bravo. Non sono un pirla». Beh! Forse che Robin Hood non può affermare entrambe le cose?
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