IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 21 maggio 2009

L'acqua di Cofferati - I due laghi di Bologna

Il 28 maggio 2008 l’Assemblea di ATO 5 Bologna (Regolatore del servizio idrico della provincia) ha approvato all’unanimità la deliberazione n.3 con la quale è stata istituita la tariffa pro capite allo scopo di:
1 - riconoscere a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile, fissando delle dotazioni standard
2 - fare pagare i tre scaglioni di consumo compresi nella dotazione standard con due tariffe agevolate e con la tariffa base
3 - aumentare sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base.

Leggendo il verbale della riunione, si rimane colpiti dall’assenza della maggioranza dei consiglieri. Probabilmente hanno ritenuto che non fosse il caso di perdere tempo con l’acqua, o che fosse sufficiente “fare votare soltanto i capigruppo”. Qualche astensione, o un voto contrario, avrebbe fatto apparire meno “bulgaro” l’esito della votazione.

Per la cronaca –e per opportuna conoscenza degli elettori di Bologna e Provincia e di quelli della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta- i consiglieri presenti o rappresentati erano:

Beatrice Draghetti, Presidente dell’Assemblea
(Presidente della Provincia di Bologna,
quote di partecipazione [qdp] 0,16 %;
il 7 giugno candidata alla stessa carica)

Sergio Cofferati
(Sindaco di Bologna, qdp 36,67 %;
il 7 giugno candidato alle Europee nella circoscrizione Nord-Ovest)

Loris Ropa (Sindaco di Anzola dell’Emilia), Vladimiro Longhi (Sindaco di Bentivoglio), Matteo Prencipe (Sindaco di Calderara di Reno), Simone Gamberini (Sindaco di Casalecchio di Reno), Marco Monesi (Sindaco di Castel Maggiore), Loretta Lambertini (Sindaco di Granarolo dell’Emilia), Massimiliano Vogli (Sindaco di Malalbergo), Marino Lorenzini (Sindaco di Monghidoro), Valerio Toselli (Sindaco di Sala Bolognese), Valerio Gualandi (Sindaco di San Giorgio di Piano), Paola Marani (Sindaco di San Giovanni in Persiceto),
(qdp complessive 14,76 %)

I consiglieri assenti erano quarantotto (i Sindaci dei rimanenti comuni della provincia di BO, qdp complessive 48,41 %).

Cerchiamo, in ogni modo, prima di giudicare, di ricavare qualche dato, utilizzando le statistiche messe in rete dalla Provincia di Bologna (SPB), dalla Regione Emilia Romagna (SRER), nonchè i dati riportati nel Bilancio sociale 2006 di Ato 5 Bologna (BSA5) e i dati della Deliberazione n.3 e relativo allegato (DEL3).

Primo dato. Secondo le SPB si può stimare che il numero dei residenti nella provincia di Bologna all’inizio del 2006 era di 940.718, mentre il numero delle famiglie era di 434.963 (media 2,16 componenti per famiglia).

Secondo le SRER le percentuali di famiglie per numero di componenti della provincia di Bologna (ultimo censimento 2001) sono:

Percentuale di famiglie con 1 componente 31,05
Percentuale di famiglie con 2 componenti 31,89
Percentuale di famiglie con 3 componenti 22,04
Percentuale di famiglie con 4 componenti 11,60
Percentuale di famiglie con 5 componenti 2,59
Percentuale di famiglie con 6 o più componenti 0,83

Ipotizzando di suddividere 0,83 in (0,70+0,10+0,03):
Percentuale di famiglie con 6 componenti 0,70
Percentuale di famiglie con 7 componenti 0,10
Percentuale di famiglie con 8 componenti 0,03

Applicando queste percentuali a 434.963 (numero famiglie residenti),
sempre per la Provincia di Bologna si ha:

Numero di famiglie con 1 componente 135.056
Numero di famiglie con 2 componenti 138.710
Numero di famiglie con 3 componenti 95.866
Numero di famiglie con 4 componenti 50.456
Numero di famiglie con 5 componenti 11.265
Numero di famiglie con 6 componenti 3.045
Numero di famiglie con 7 componenti 435
Numero di famiglie con 8 componenti 130

La DEL3 assegna a ciascuna famiglia le seguenti dotazioni standard:

Alle famiglie con 1 componente 71,50 mc/anno
Alle famiglie con 2 componenti 110,00 mc/anno
Alle famiglie con 3 componenti 136,95 mc/anno
Alle famiglie con 4 componenti 154,00 mc/anno
Alle famiglie con 5 componenti 178,75,00 mc/anno
Alle famiglie con 6 componenti 207,90 mc/anno
Alle famiglie con 7 componenti 234,85 mc/anno
Alle famiglie con 8 componenti 268,40 mc/anno

Moltiplicando il numero di famiglie (per numero di componenti) per la dotazione standard rispettivamente assegnata, si ottengono “i consumi virtuosi” che si sarebbero dovuti verificare nel 2006, se fossero state in vigore le nuove regole:

Consumo delle famiglie con 1 componente 135.056x71,50 = 9.656.504 mc
Consumo delle famiglie con 2 componenti 138.710x110,00 = 15.258.100 mc
Consumo delle famiglie con 3 componenti 95.866x136,95 = 13.128.848 mc
Consumo delle famiglie con 4 componenti 50.456x154,00 = 7.770.224 mc
Consumo delle famiglie con 5 componenti 11.265x178,75 = 2.013.619 mc
Consumo delle famiglie con 6 componenti 3.045x207,90 = 633.055 mc
Consumo delle famiglie con 7 componenti 435x234,85 = 102.160 mc
Consumo delle famiglie con 8 componenti 130x268,4 = 34.892 mc
Per una dotazione standard totale di 48.597.402 mc.

Siccome il gestore Hera ha fatturato nel 2006 (vedi Tabella 1 del BSA5), per usi domestici 59.840.707 mc, risulta che le famiglie hanno consumato 11.243.305 mc in più della dotazione standard.

UNDICI MILIONI di metri cubi rappresentano la quantità d’acqua consumata in eccesso dalle famiglie della provincia di Bologna nel 2006, se fossero state in vigore le dotazioni 2008.

Secondo dato. Sul BSA5 si legge che «tra gli interventi prioritari sul territorio di ATO 5 ci sono quelli mirati alla riduzione delle perdite di rete … l’obiettivo previsto nel Piano di ambito è di arrivare al 15% di perdite fisiche nel 2009».
Dalla Tabella 1 si rileva che l’acqua distribuita e fatturata nell’anno 2006 è stata di 59.840.707 metri cubi per usi domestici,
di 25.154.694 mc per usi non domestici,
per un totale di 85.258.545 mc.
(La somma non torna, uno dei tre numeri non è esatto, ma quello che interessa è l’ordine di grandezza)
Gli 85.000.000 mc fatturati rappresentano l’85 % dell’acqua prodotta e immessa nelle condotte.
85.000.000 diviso 85 moltiplicato 15 è uguale a 15.000.000 di mc.

QUINDICI MILIONI di metri cubi rappresentano la quantità d’acqua potabile dispersa nel terreno dalla rete idrica della provincia di Bologna nel 2006

Alcune considerazioni. Quindici milioni di mc, un bacino di 1,2 km per 1,2 km alto 10 metri e mezzo. Pressappoco il volume di un piccolo lago. 15 miliardi di litri di buon’acqua potabile dispersi nel terreno senza che nessuno n’abbia tratto alcun beneficio. Lo possiamo chiamare il lago dell’Ambito. Forse un’irreparabilità, ma una realtà.

Contro undici milioni di mc, 11 kmc. Un lago più piccolo di circa un terzo del primo. Che però fluisce dai nostri rubinetti e dalle nostre docce e soddisfa qualche esigenza.
L’assemblea di ATO 5 BO ritiene che questo sia uno spreco da sanzionare con mano pesante.
Non c’è bisogno, però, di conoscere il “principio di falsificazione” di Karl Popper, per capire che se le dotazioni fossero state calibrate su un bisogno presunto di 40 milioni di mc, lo spreco sarebbe stato ancora maggiore; mentre se fossero state calibrate su un bisogno presunto di 70 milioni di mc le famiglie –rifacendo i calcoli- avrebbero risparmiato 11 milioni di mc e lo spreco, come d’incanto, si sarebbe trasformato in risparmio. Una congettura, quindi, creata a tavolino dai Consiglieri di ATO 5. Potremmo chiamarlo il lago Che Non C’è. Un luogo immaginario.

Due pesi, due misure. Per ridurre le perdite della rete nel terreno Ato 5 non ha fretta. Come abbiamo visto, nel 2006, ha programmato di arrivare al 15% di perdite entro il 2009. Per ridurre quello che ritiene un eccesso di consumo pretende, invece, che gli utenti si adeguino da un giorno all’altro. Il cittadino deve scattare: schnell, schnell! L’Amministrazione seguirà.

Le esigenze della gente sono le più disparate. Dipendono dai tempi e dalle consuetudini. Ricordo che alla fine degli anni 40 in casa usavamo un bidet portatile di plastica. Non avevamo la vasca da bagno. Nella settimana di Natale, mia madre portava me e mio fratello a fare il bagno, invece che nel mastello del bucato,
all’Albergo Diurno Cobianchi situato sotto il voltone del Podestà (in due nella stessa vasca, per pagare di meno). In estate, con gli amici andavamo a bagnarci nel canale di Reno, al Ghisello, scorazzando su e giù per i gradoni dove le lavandaie faticavano e ci sgridavano.
Oggi ci sono le lavatrici, le lavastoviglie, le vasche idromassaggio, le docce multifunzione. Si organizzano la “Wellness Spa & Beauty Exhibition” e “RiminiWellness” sotto l’immancabile patrocinio di comune, provincia, regione e ministero della Gioventù. Nelle case il secondo bagno è sempre più indi­spensabile. Tutte comodità a cui nessuno vuole rinunciare. Specialmente i giovani. E’ la nuova Way of Life, bellezza!

In casa abbiamo installato una cassetta di scarico dotata di doppio tasto e messo i moderni frangigetto sui rubinetti. L’estate non lasciamo più scorrere l’acqua del rubinetto per qualche minuto, per berla fresca, ma la misceliamo con acqua fredda tenuta in frigo (a proposito non è mai venuto in mente a nessun sindaco d’inserire una norma che preveda d’isolare, negli edifici di nuova costruzione, anche i tubi dell’acqua fredda, così come negli impianti di riscaldamento si fa con quelli dell’acqua calda?).
Nonostante che usiamo tutti gli accorgimenti letti sul sito di Ato 5, in due, nell’ultimo anno, abbiamo consumato 176 invece dei 110 mc concessi. Cosa dobbiamo fare? Auto punirci infliggendoci un colpo di “punta” alla coscia, come farebbe Lafcadio, tutte le volte che riceviamo la bolletta? Come si fa ad affermare che è un consumo eccessivo, scriteriato o inutile?

Non abbiamo ancora installato i condizionatori, però a me, l’estate, piace indugiare sotto la doccia anche più volte in un giorno. Ho più sensibilità ambientale se mi rinfresco con la doccia o se accendo il condizionatore a tutta manetta? E’ uno spreco oppure è un bisogno?

Con quale criterio ATO 5 BO ha giudicato quale debba essere il “necessario quantitativo giornaliero” d’acqua per persona e per famiglia? Le famiglie dei Consiglieri, negli anni scorsi, sono rimaste dentro la dotazione loro assegnata?
Come può ATO 5 legiferare sullo stile di vita dei cittadini, che sono maturi abbastanza da prendere le loro decisioni e i loro rischi?
Non c’è il pericolo di cadere in
un’etica dell’igiene?

Il wellness non solo è un bisogno, è anche un diritto.
Si legge che i cosiddetti diritti naturali sono «una costruzione storica in espansione: dai diritti dell'individuo si passa ai diritti collettivi, dai diritti di sopravvivenza a quelli socio-economici ai nuovi diritti. E’ sempre esistito un nesso tra mutamento sociale e mutamento nella teoria e nella prassi dei diritti fondamentali. I diritti nascono quando devono e possono nascere, cioè quando il progresso tecnologico fomenta nuove richieste». Ad esempio, la doccia multifunzione.

Si legge anche (Luca Ricolfi su Panorama n. 17/2009) che «secondo Marx, il valore della forza lavoro non è dato dal valore dei beni strettamente necessari per riprodurla, bensì dall’insieme dei beni “socialmente” necessari, ossia necessari in una certa epoca e in una determinata società», com’è ad esempio il telefonino e, perché no, la vasca idromassaggio.

Approvare la deliberazione n.3 non è stato, pertanto, per nulla saggio.
Ammesso che si volesse proprio instaurare un “sistema premiante”, si sarebbe dovuto tenere presente il principale insegnamento fornito dal famoso “dilemma del prigioniero”, cioè che la soluzione migliore è sempre quella “cooperativa”. Calibrare, pertanto, le dotazioni standard sull’unico dato certo: l’acqua fatturata negli anni precedenti.

Ci auguriamo che, quando il 7 giugno entrerà in “Europa”, l’Onorevole Sergio Cofferati, il vero promotore della delibera, vorrà impegnarsi per garantire a suo figlio e a tutti i giovani europei, se non proprio il diritto alla felicità che Obama tenterà di garantire agli americani, almeno il diritto al benessere del corpo.


Cofferati resterà famoso a Bologna per avere fatto soltanto due cose: aver demolito le “gocce” di Guazzaloca ed avere razionato l’acqua nei rubinetti dei cittadini. Come compensazione, il candidato sindaco del PD, in corsa per succedergli, ha proposto di riportare alla luce, nel centro della città, le acque non proprio profumate del canale di Reno.

Post Scriptum. «Bim, bum, bam, spatacrash ..... Tumb, tumb, tuumb ….. velocità, modernità, cambiamento». Ci sono novità. L’obiettivo, previsto nel Piano d’ambito del 2006 di arrivare al 15% di perdite fisiche nel 2009, difficilmente si raggiungerà: l’assessore provinciale Emanuele Burgin ha comunicato, qualche settimana fa, che le perdite ammontano attualmente al 22%.
85.000.000 diviso 78 moltiplicato 22 è uguale a 24.000.000 mc.
Il lago dell’Ambito è sempre più profondo.





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