IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 31 maggio 2006

Il buon governo e l'astensione

Nel giorno in cui, nelle pagine nazionali della Repubblica, Filippo Ceccarelli tesse l’elogio dell’insostenibile «leggerezza» dei sindaci (… una leggerezza tanto più significativa al cospetto delle gravose armature e delle mazze ferrate che i leader nazionali sono costretti a indossare e brandire nei loro tornei, anche in quelli televisivi), nella cronaca locale, Andrea Chiarini ci racconta il rovescio della medaglia. L’ennesima tegola caduta sulla testa dei cittadini: è nata Bologna metropolitana. Cioè non proprio, per adesso è stato approvato dalla «bicameralina» di Palazzo d’Accursio l’allargamento della giunta da dieci a SEDICI assessori. Olè, todos caballeros!

Ecco la cronaca
«La maggioranza di centro sinistra dopo tante divisioni ritrova l’unità e con un accordo bipartisan con la Cdl vota il via libera all’aumento degli assessori che potranno passare dagli attuali dieci a un massimo di sedici, all’aumento dei fondi per i partiti rappresentati a Palazzo d’Accursio, all’abolizione del tetto di due gettoni al giorno (70 euro cadauno) in caso di più riunioni di consiglio o di commissione (*). Il provvedimento è passato all’unanimità con un dibattito ridotto al minimo, quasi sotto silenzio, ma è destinato a far nascere nuove polemiche sugli alti costi della politica anche a livello comunale».
(la Repubblica-Bologna, 30 maggio 2006)

(*) Se ci saranno tre riunioni al giorno i consiglieri riceveranno tre gettoni (210 euro), «nonostante il malcostume diffuso di politici che arrivano, firmano e se ne vanno poco dopo» (un operatore di call center guadagna 6,869 euro all’ora, in otto ore 54,95 euro, lordi).

Più assessori e più soldi ai partiti
Approvato all’unanimità

Ecco le dichiarazioni degli oligarchi
“Ma sono state fatte simulazioni sulle eventuali maggiori uscite? «Spero di sì –risponde l’assessore diessina al Bilancio Paola Bottoni- le ha fatte la segreteria generale». Marcello Napoli, segretario generale:«I costi? E chi lo sa.Non ne ho la più pallida idea perché non sono stati individuati i parametri da comparare». L’assessore Giuseppe Paruolo, Margherita, fa dell’ironia, «cos’è, una campagna moralizzatrice?», poi spiega controcorrente che «potrebbero esserci risparmi perché ci sono le premesse per una razionalizzazione dei lavori del consiglio». … L’ex assessore al Bilancio Gian Luca Galletti, deputato UDC, fa alcuni conti. «Istituire un assessorato costa circa 150-200 mila euro l’anno» è la sua stima.
(la Repubblica-Bologna, 31 maggio 2006)

Sei assessori in più, 900.000- 1.200.000 euro di costi in più
Soldi in più anche a tutti i partiti
Quando si tratta di soldi, nessun politico si astiene

Chi volesse farsi un’idea dei costi della politica, può leggere «Il finanziamento della politica» a cura di Federico Punzi per Radio Radicale

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Si sono astenuti in molti invece, domenica,
alle elezioni amministrative. Politici e sociologi non riescono a farsene una ragione e s’interrogano sul modo migliore di motivare gli elettori al voto. Fatica sprecata. Non ci vuol molto a capire che c’è una bella fetta di elettori (Eugenio Scalfari li definisce “individualisti anarcoidi”) che cerca di farsi gli “affari suoi” e che dal governo vuole meno stato e più libertà individuale. Con delle scelte di campo in politica estera ben precise. E che non gliene può fregare di meno se l’Ulivo si rafforza negli enti locali.
L’amministrazione interessa loro molto poco, sia perché sono disposti a monetizzare una certa libertà dalle incombenze della cittadinanza, sia perché consapevoli che, quando si tratta di soldi, messe da parte le differenze ideologiche, i politici tutti vanno d’amore e d’accordo e si fanno i loro pacs per estorcere i soldi a Pantalone. Questi elettori i voti li mettono in frigorifero, per tirarli fuori alle prossime politiche.

Dall’altra parte c’è il popolo delle primarie (quello di Caserta compreso) sempre ben disposto a pagare un euro a testa e a votare per quei “politici leggeri” e “non”, ai quali non gliene può fregare di meno se lievitano i costi della politica e che restano sordi agli ammonimenti di Tito Boeri, di Cesare Salvi e del Presidente Napolitano.

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Per quanto riguarda la Repubblica, ormai non perde occasione per criticare una certa parte politica, anche a costo di alimentare l’antipolitica. Gli ordini di scuderia sono: bene Rutelli e Veltroni, male Prodi e chi non pratica il “veltronismo”. Ad esempio, Cofferati il “sindaco oligarca”.


domenica 28 maggio 2006

La famiglia

Questa mattina, alla messa delle 11,30 in San Paolo a Bologna, si celebrava un matrimonio.
Giunti alla recitazione del Padre nostro, il celebrante ha invitato gli sposi all’altare, di fianco a sé, per cantare la preghiera.
Un trattamento di riguardo ai due sposi, perché il sacerdote li conosceva?
Uno strappo alla liturgia?
(No perché, è stato ricordato, il matrimonio è un sacramento in cui gli sposi sono i ministri).
O semplicemente un segnale ideato dal Cardinale Caffarra e rivolto a certi ministri «devoti laici»?


Basso, Simoni e il manifesto di Euston

I fatti. Basso e Simoni sul Mortirolo staccano tutti e proseguono assieme fino a 4 Km dal traguardo.
A quel punto, Basso, che ha più birra in corpo, senza compiere accelerazioni vistose, stacca Simoni e va a vincere la tappa.
Sul traguardo, Basso alza in alto, con entrambe le mani, la foto del figlio Santiago, appena nato, e gli dedica la vittoria.

Le dichiarazioni (cito a memoria).
Simoni: «In discesa dal Mortirolo Basso mi ha chiesto di non staccarlo. Mi voltavo indietro e lo aspettavo. Se l’avessi immaginato mi sarei comportato di conseguenza. Ho lavorato tanto. Non ci sono più uomini».
Basso: «Non intendevo offenderlo. Gli ho solo detto che non dovevamo prenderci troppi rischi. Non ho rubato niente. Poi cercavo di guadagnare tempo, il che faceva anche il gioco di Simoni che cercava di avanzare in classifica generale».

I condizionamenti ambientali. Nella fase finale della tappa, i telecronisti danno per certo che fra i due corridori sia incorso un patto più o meno tacito per la vittoria di tappa a Simoni. Molti di coloro che stanno davanti alla TV, pertanto, si aspettano quest’esito.

Domande. Chi è stato più sincero fra Gipo e Ivan?
Quella dei radiocronisti era un’ipotesi fondata su fatti effettivamente avvenuti o una supposizione basata sulla storia del ciclismo e/o sulle preferenze personali?
Patti del genere sono validi soltanto se entrambi i corridori arrivano insieme al traguardo, o il migliore è tenuto a mettersi a ruota ed a lasciar vincere il compagno che va in crisi?
Basso poteva aspettare a dedicare la vittoria al figlio una volta sul podio a Milano?
La TV ci ha fatto vedere la tappa e conoscere le dichiarazioni dei due protagonisti. Pur ammessa la buona fede, è giusto che i telecronisti avanzino congetture che possono poi spargere veleno?

A voi la risposta.

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Ho chiesto l’opinione di un amico sociologo. La sua risposta è stata la seguente.
Chi dà ragione a Basso è un individualista che ritiene che i più dotati debbano prevalere sempre.
Certamente ha votato centrodestra.

Chi dà ragione a Simoni è per la solidarietà: approverebbe un regolamento che dia al secondo arrivato mezzo minuto di abbuono per ogni anno di età in più del primo arrivato, solo al disotto di un certo reddito, però.
Ha certamente votato per il centrosinistra.

Chi non riesce a prendere una posizione ben definita è un liberal-socialista, probabilmentealle elezioni si è astenuto e, invece di guardare la tappa, stava leggendo il Manifesto di Euston.

Si fa per scherzare, eh!


venerdì 26 maggio 2006

Stalin di cristallo


Quello fra il 1949 e il 1952, che io ricordi, non fu un periodo di avvenimenti rilevanti in Italia. Frequentavo il liceo scientifico, traducevo l’Eneide dal latino e studiavo a memoria i cori dell’Adelchi: «Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti…» e «Sparsa le trecce morbide…» che contiene anche due dei più significativi versi del Manzoni, «Te collocò la provida / Sventura in fra gli oppressi…».

Il 21 dicembre 1949 l’uomo che, nella storia, ha rappresentato una delle più tragiche incarnazioni della «provvida sventura» per almeno trenta milioni di persone -come non si stanca di ricordarci Colui che ormai è ritenuto il più grande esperto di «conteggi e riconteggi» del mondo- e, aggiungo io, per gli interi popoli dell’Albania, della Bulgaria, della Cecoslovacchia, della Germania dell’Est, della Polonia, della Romania, dell’Ungheria, dell’URSS e della Yugoslavia, avrebbe celebrato il suo 70esimo compleanno.

A Bologna, alcuni giovani operai della vetreria A.Pritoni & C -che credevano con passione nell’utopia comunista- costruivano un ritratto in cristallo di Stalin, da inviare in regalo al padre di tutte le Russie. Alto 2 metri, il ritratto fu inviato all’ambasciata dell’URSS a Roma che però lo rispedì al mittente a causa del peso di oltre 2 quintali e mezzo. Nascosto per 40 anni in una cantina di via Barberia, nella sede della storica Federazione del Pci bolognese , alla fine è stato ritrovato –in seguito ad una inchiesta di Jenner Meletti di Repubblica pubblicata il 24 u.s. e ripresa il 25 nella cronaca cittadina- nella nuova casa del partito in via Beverara.

Racconta al giornale Dino Elmi, classe 1929, tagliatore di vetro in pensione: «Sì, siamo stati noi a costruire Stalin. Ma abbiamo fatto anche Togliatti ed una Falce e martello che tutti ci invidiavano, quando facevamo le sfilate alla feste dell’Unità. … Dopo il lavoro si andava al sindacato e dopo cena si andava alla sezione del PCI. E una volta all’anno si restava in fabbrica, per giorni o per mesi, per preparare opere come lo Stalin e il Togliatti di cristallo, o la Falce e martello».

I tempi cambiano.
Nel 1948 erano avvenute l’elezioni
che avevano segnato la sconfitta del Fronte Popolare dopo che si era verificata un anno prima, in casa dei socialisti, la scissione di Palazzo Barberini e la fondazione del PSLI, partito socialista dei lavoratori italiani. Deluso dall’esito uscito dalle urne, Giuseppe Saragat aveva dato la colpa “al destino cinico e baro”.
Nel 2006, Marco Ferrando fonda il Partito Comunista dei Lavoratori (e sono tre!)
Una scissione si verifica in “casa Craxi”.
Bobo, pur non essendo eletto, si consola battendo addirittura il destino: «Ho costretto i comunisti a nominarmi sottosegretario, ho vendicato tutti i socialisti» Bella tempra!


lunedì 22 maggio 2006

Sul Codice Da Vinci

Divertiti e perplessi - Il Codice Da Vinci e gli atei devoti

[Divertissement]
«Adesso che mi ci fai pensare… Vediamo, Matteo, Luca, Marco e Giovanni sono una banda di buontemponi che si riuniscono da qualche parte e decidono di fare una gara, inventano un personaggio, stabiliscono pochi fatti essenziali e poi via, per il resto ciascuno è libero e poi si vede chi ha fatto meglio. Poi i quattro racconti finiscono in mano agli amici che cominciano a sdottorare, Matteo è abbastanza realista ma insiste troppo con quella faccenda del messia, Marco non è male ma un po’ disordinato, Luca è elegante bisogna ammetterlo, Giovanni esagera con la filosofia… ma insomma i libri piacciono, girano di mano in mano, quando i quattro si accorgono di quello che sta succedendo è troppo tardi, Paolo ha già incontrato Gesù sulla via di Damasco, Plinio inizia la sua inchiesta per ordine dell’imperatore preoccupato, una legione di apocrifi fanno finta di saperla lunga anche loro… toi, apocryphe lecteur, mon semblable, mon frère… Pietro si monta la testa, si prende sul serio, Giovanni minaccia di dire la verità, Pietro e Paolo lo fanno catturare, lo incatenano nell’isola di Patmos e il poveretto incomincia ad avere le traveggole, vede le cavallette sulla spalliera del letto, fate tacere quelle trombe, da dove viene tutto questo sangue… E gli altri a dire che beve, che è l’arteriosclerosi… E se fosse andata davvero così?»

[Perplessità]
«E’ possibile pensare che (questo filosofo) considerasse la tradizione giudaica monoteista come una fase storicamente necessaria ma transitoria, attraverso la quale l’umanità potesse abbandonare l’idolatria e il politeismo, per poi passare, inizialmente con pochi “filosofi”, ad una fase definitiva di sapienza e saggezza che non hanno più bisogno di religione? E’ possibile pensare che (questo filosofo) ritenesse il giudaismo, e il monoteismo in genere, come il momento chiave della “educazione” dell’umanità in vista di una fase definitiva in cui l’umanità, “educata” dal monoteismo, non abbia più bisogno di autorità esterne (il Dio che “comanda” tramite i profeti) ma possa andare avanti con la sola sua ragione, cioè con la filosofia aristotelica?»

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Penso che qualunque ateo o agnostico sia arrivato alle proprie convinzioni facendo pensieri più o meno simili a quelli riportati nel primo brano. E penso che un libro, che vende 50 milioni di copie e di cui è fatta una trasposizione cinematografica, possa influenzare la gente più di tanti altri (ad esempio, «La profezia di Celestino» di James Redfield destò molte meno preoccupazioni).

Mi sembra ovvio constatare che, a distanza di otto secoli –tanti ne sono passati dalla morte di quel filosofo- l’educazione dell’umanità è ben al di là da venire.
Così, mentre la Chiesa Cattolica si preoccupa di impedire che le religioni vengano sempre più confinate nel privato, gli «atei devoti» (con realismo politico) diventano fautori integrali di una civiltà basata sui valori cristiani, poiché ritengono che a forza di contestare e reprimere le riserve etiche che vengono in gran parte da quella tradizione sia molto pericoloso e indebolisca la nostra società, con conseguente crisi di eticità e di significato.

Per questo, mentre l’Opus Dei si defila elegantemente (come ci ha raccontato Gianni Riotta sul Corriere), gli atei devoti rimangono i più tenaci critici de “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown.

Per quanto mi riguarda ho letto il “romanzetto per sprovveduti” tre anni fa, ma non credo che andrò a vedere il film (forse quest’estate, al mare, se ci sarà l’occasione). Mi ha avvinto per la trama, soprattutto per l’implicazione della matematica ( guai chi mi tocca Fibonacci e la sezione aurea), mentre rimasi indifferente sul fatto della Maddalena.
Nella mia libreria figura anche «Notte e giorno d’intorno girando…» di Vittorio Sgarbi, ma, purtroppo per lui, non credo arriverà a tre milioni di copie.

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Il divertissement è tratto da:
Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, 4 HESED, 30

Le perplessità, dovute a Mosè Maimonide, filosofo ebraico che nel 1190 circa scrisse «La guida dei perplessi», sono tratte da:
Franco Reistano, Storia della filosofia, vol.2, UTET


sabato 20 maggio 2006

Il governo Prodi due

Numeri, giudizi, previsioni

Il governo Prodi due comprende:
1 presidente
2 vicepresidenti/ministri
6 ministri femmine
17 ministri maschi
2 viceministri/sottosegretari femmine
8 viceministri/sottosegretari maschi
12 sottosegretari femmine
51 sottosegretari maschi

Totale 99 poltrone, 20 femmine, 79 maschi.
L’equivalente di nove squadre di calcio.
Lavoro nella norma per gli intercettatori. Più gravoso per l’unico capitano.
La coesione potrebbe essere pari a quella di un mucchio di ghiaia.
Più facili le sassate delle «scosse».

Se si nominassero ulteriori 45 vicesottosegretari, si arriverebbe a 144 poltrone.
Prodi batterebbe così il record (101) detenuto da Andreotti e, nello stesso tempo, visto il suo interesse per i giochi esoterici, si metterebbe in regola anche con la serie di Fibonacci (*).

Basterebbe poi una piccola modifica della Costituzione, per dare al Capo dello Stato il potere di nominare tanti vicesenatori a vita quanti sono i senatori a vita, con il criterio di nominare una viceS femmina se il SaV è maschio e al contrario se il SaV è femmina.
Uno dei primi potrebbe essere Mike Buongiorno: lui non lava i vetri a nessuno.
Per questa ragione, sono convinto che otterrebbe anche il gradimento di Cofferati e di tutti i Ranger del Texas.

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Giudizio politico. C’è stato lo spacchettamento d’alcuni ministeri: le competenze non sono ancora ben chiarite. Si corre il rischio di avere, tra i diversi ministeri, lo stesso numero di conflitti sorti tra Stato e Regioni con la modifica del Titolo V della Costituzione apportata dal precedente governo di Centrosinistra. A proposito di «serietà al governo!»

Quanto durerà il governo Prodi due?
A questa domanda il tavolino a tre gambe, interpellato assieme ad alcuni amici, non ha battuto colpo. Richiesto invece se, nell’eventualità di una caduta di Prodi, fosse stato possibile un altro governo, la risposta è stata un po’ sibillina: A NA PO, A NA PO … (**)

Quanto durerà, invece, la legislatura?
Secondo Piero Ostellino del Corriere (dichiarazione a La7) almeno il tempo necessario perché maturi il diritto alla pensione dei neo parlamentari: 35 mesi – Aprile 2009. Però!
Forza Senatori: tenete botta!

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P.S. Se qualcuno avesse bisogno di un viceportaborse può contattarmi liberamente, sono disponibile (anche contratto a progetto).

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(*) La serie di Fibonacci: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, …
(**) In Via Anapo si trova l’abitazione privata romana di C.A. Ciampi.


mercoledì 17 maggio 2006

Un sindaco oligarca

L’allargamento della Giunta e Pantalone che paga

Mentre, a Palazzo D’Accursio, continuano le «baruffe chiozzotte» tra Cofferati e Rifondazione, sulla legalità, le occupazioni abusive, lo sgombero del Lungoreno, la magistratura, la rave parade, il campo da golf in collina. Ancora tra Cofferati e i Comitati cittadini (con Zangheri, il sindaco emerito del ’77 che dice «sono una risorsa della democrazia … se non ci fossero andrebbero sollecitati»), la Commissione Statuto si appresta a dare il via libera all’allargamento della giunta comunale fino ad un massimo di 16 assessori (rispetto ai 10 decisi ai tempi del sindaco Walter Vitali), come prevede la legge per le città metropolitane.

Da WIKIPEDIA - La città metropolitana è un nuovo ente amministrativo italiano
L'istituzione della Città metropolitana è possibile all'interno delle 9 aree metropolitane italiane:
Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia.
A queste vanno aggiunte le aree metropolitane riconosciute dalle regioni a statuto speciale, ovvero: Palermo, Catania, Messina, Trieste, Cagliari.
All'ente sono attribuite le funzioni della Provincia e parte delle funzioni di interesse sovracomunale, proprie dei singoli Comuni.

In Comune, «Il Polo (della CdL) chiede più soldi per tutti i gruppi consiliari (sia di maggioranza che d’opposizione dunque). E il centrosinistra è disposto a concederli (e a concederseli) se arriva però il via libera della CdL alla modifica del numero degli assessori» (la Repubblica-Bologna del 10 maggio 2006). Il classico «do ut des».

Quanti sono i soldi in ballo? Alcune cifre prese dall’articolo di Repubblica.
Il budget dello staff del consiglio comunale che comprende anche le spese per gruppi e commissioni, ammonta per il 2006 a 214mila euro (rispetto l’anno precedente è stato ridotto di 173mila euro, per via del taglio dei fondi agli enti locali).
Secondo stime ancora molto generiche, il costo dell’allargamento della giunta, con la nomina di altri sei assessori, sarà attorno al MILIONE di euro (e si sa che in genere i consuntivi superano sempre i preventivi).

Un milione è poco o è molto? E’ più di cinque volte la riduzione di 173mila euro apportata quest’anno. E’ più di 28 volte, ad esempio, il contributo di 35mila euro dati a Musica Insieme, «un’associazione che ha lavorato con serietà, progetti importanti, successo di pubblico». Dove si troverà il milione? I soldi mancavano col governo di centrodestra, ma saltano improvvisamente fuori con quello di centrosinistra? Beh! No, bisogna trovarli. Come bisogna trovare quelli per tutte le “partite” messe a bilancio.

Come? In primo luogo con l’ICI, la Tarsu, l’Addizionale Irpef.
(Il Comune aveva anche pensato di chiedere il 5 per mille ai suoi cittadini, ma ha lasciato subito perdere. In pochi avrebbero abbozzato. Cofferati è un asso in fatto di legalità ma difficilmente riuscirebbe a infondere nelle persone la gioia di donare.
In secondo luogo, mettendo in atto tutta una serie di espedienti, tra i quali spiccano quelli dedicati agli automobilisti.

Le multe. Il Comune ha fatto installare le telecamere Sirio per il controllo dell’accesso al centro storico.
Poi le telecamere Rita, senza pubblicizzarne la dislocazione (cioè nascondendole). Tanto che, in seguito al ricorso dei cittadini presso il Giudice di Pace, si è concesso di rateizzare il pagamento delle contravvenzioni che ignari panettieri o idraulici avevano accumulato nel tempo intercorso tra la “prima volta” e l’arrivo della “prima notifica” (uno / due mesi).
Un calcolo approssimativo, ma tutt’altro che inverosimile stima gli incassi del Comune a quasi 50milioni di euro l’anno (Il Resto del Carlino – venerdì 10 marzo 2006).

I ticket per le auto in centro. Un road pricing molto particolare. Pagando si può entrare in centro in auto ma non più di tot volte il mese e con un tetto giornaliero fisso delle autorizzazioni. Per cui, se non sei nessuno, puoi essere certo di sentirti dire che «oggi la lista è chiusa». Insomma un copia-incolla delle prenotazioni CUP.

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I pedaggi per la sosta. A mio parere il provvedimento più iniquo. Le strade sono dei cittadini che, quando costruiscono le case pagano tasse/imposte di edificazione/urbanizzazione con cui pagano anche le strade e, con l’ICI, ne pagano anche la manutenzione (e chi è in affitto ovviamente contribuisce).
Quando tutto il territorio comunale è ricoperto soltanto da strisce blu con pagamento della sosta e con tariffe che crescono più del prezzo del petrolio, siamo alla presenza di un fenomeno di «signoraggio» simile a quello applicato sull’emissione delle monete. E’ una cosa che si addice più allo sceriffo di Nottingham che a Tex Willer e al suo più grande amico Kit Carson!
Il Comune lo fa per proteggere il parcheggio dei residenti delle singole strade, dice. Peccato che i residenti usino l’automobile soprattutto per spostarsi e, come si muovono, devono pagare il pedaggio. La sosta si può regolare benissimo disegnando strisce bianche al posto di quelle blu.

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Perché si vuole l’allargamento della Giunta?
Sono forse aumentate dismisura le funzioni svolte dal Comune?
C’è già Bologna metropolitana? NO, nessuna città metropolitana è stata ancora istituita sul territorio Italiano. Siamo ancora nella fase di studio delle diverse pianificazioni del territorio.

La vera ragione è potere dare un assessore a Rifondazione, ma anche ai socialisti, ai dipietristi, e agli ex Ppi della Margherita che spingono per un posto in giunta. Per risolvere quindi problemi interni alla maggioranza. A costo di dare più soldi anche ai gruppi consiliari della minoranza. E per questo dovremmo pagare noi cittadini?

Il Sindaco ha letto che bisogna diminuire la spesa pubblica? Tra gli obiettivi più urgenti posti al nuovo governo c’è che «Cento giorni devono bastare per siglare con gli enti locali un nuovo patto di stabilità interno volto a contenere la spesa pubblica» … (Che illusione la ripresa senza riforme, Tito Boeri, La Stampa, 13 maggio 2006)

Il Sindaco ha letto che i partiti non servono a collocare le persone? Per il senatore Cesare Salvi il braccio di ferro ai vertici della Quercia è il segno che «anche i Ds hanno ormai una struttura oligarchica»: «Diciamo la verità, si è toccato il fondo con la personalizzazione della politica. Ed è per questo che bisogna varare una riforma legislativa, per costringere alla democrazia i partiti. Altrimenti d’ora in poi serviranno solo a collocare persone».
(Cesare Salvi e la sinistra degli oligarchi, Francesco Verderami, Il Corriere 13 maggio 2006)

Il Sindaco ha letto cosa diceva il Presidente Napolitano quando bacchettava i compagni? « … Napolitano, nel luglio scorso presentò un ordine del giorno con il quale si metteva all’indice “l’attività di Regioni governate dal centrosinistra che dopo le ultime elezioni hanno moltiplicato gli incarichi amministrativi suscitando sconcerto e critiche nell’opinione pubblica”. Nel mirino c’erano i governatori di Calabria e Campania: e quell’ordine del giorno, di fatto, aprì l’aspra discussione estiva intorno all’esistenza di una nuova “questione morale”».
(Federico Geremicca, La Stampa, 16 maggio 2006)

Naturalmente il Sindaco non deve rispondere a Tito Boeri, né a Cesare Salvi, né al Presidente della Repubblica ma ai bolognesi sì. A me sembra che non ci siano le ragioni, né che sia il tempo giusto per procedere all’allargamento della Giunta.
Per cui, se lo farà, difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso il titolo di «oligarca».


sabato 13 maggio 2006

Il calcio nel pallone

Io tengo per il Sassuolo. Non posso dimenticare di essere nato a 70 metri dalle canalette di Piazza Piccola. Anche se non so nemmeno quali siano i colori della maglia. Leggo i risultati sul giornale, so che la squadra è arrivata ai play off per andare in C1 e mi esalto (lontano da me il dubbio che qualche arbitro si sia fatto piastrellare gratis il bagno di casa).

Spero che si tratti di una bolla giudiziaria destinata a sgonfiarsi (frasi del genere sono doverose e anche politicamente corrette). Ad ogni modo, bisogna fare qualcosa. Sia per fare in modo che d’ora in avanti i soldi contino meno, sia per sottoporre ad una salutare dieta i tifosi.

Come primo provvedimento, il commissario che verrà farebbe un’ottima cosa se ritirasse la Nazionale dai mondiali. Avete capito bene? Dai mondiali.


mercoledì 10 maggio 2006

W il Presidente della Repubblica!


E’ stato eletto Giorgio Napoletano, «il primo, tra i dirigenti del vecchio Pci, a varcare il guado, raggiungendo l'approdo socialdemocratico in tempi in cui socialdemocrazia era ancora una parolaccia».
E’ nato nel 1925. In quegli anni si produceva ancora la Tin Lizzie, l’auto del Novecento.

Personalmente avrei preferito un uomo di sensibilità e competenza che i problemi (crisi di crescita o di declino), la sostanziale impasse, il vicolo cieco in cui si è infilata l’Italia, li aveva previsti con estrema lucidità, stagioni fa (così Avvenire proponendo il Professor Monti).
Un uomo che potesse garantire «una particolare attenzione all’impegno della stabilità dei conti pubblici e per le riforme economiche che rappresentano la grande priorità per i prossimi anni» (Della Vedova).

In ogni modo, W il Presidente della Repubblica!

Confesso che non ho ancora capito cosa si intenda per metodo Ciampi. Ho ben chiaro invece il metodo Henry Ford: «ognuno poteva avere una Model T del colore che preferiva purchè questo fosse il nero».
Per costruire la Ford T erano necessari solo 93 minuti, mentre per l’elezione del Presidente ci sono voluti tre giorni nonostante che quelli della CdL, come ha notato Prodi, corressero come dei bersaglieri (dovendo dimostrare di votare scheda bianca).

Questa elezione rafforza il bipolarismo. Costituisce, infatti, un valido precedente per stabilire una volta per tutte la regola che chi vince, anche per un sol voto, prende tutto. La prossima volta non ci saranno discussioni sul metodo.

Si perpetua anche il modo di conservazione dei vecchi saggi. Il Presidente potrà nel prossimo futuro procedere alla nomina d’altri cinque senatori a vita. Mi permetto di suggerire il nome di Marco Pannella che, così, potrà protestare senza farsi espellere dall'aula.


lunedì 8 maggio 2006

Italiani nel mondo

Il 16 aprile 2006, giorno di Pasqua, ha trovato la morte, in un tragico incidente aereo avvenuto nel cielo dell’aeroporto regionale di Gainesville, l’ingegner Giuseppe Basile, professore emerito dell’Università della Florida. E’ stato uno studioso della teoria dei Controlli Automatici ed ha sviluppato e realizzato alcuni prototipi di pilota automatico per aerei, che lui stesso, appassionato del volo, collaudava.

La notizia ha destato costernazione fra quanti lo avevano conosciuto. Beppe Basile era nato a Bologna. Il padre era ordinario di Elettrotecnica a Ingegneria. Da ragazzo abitava in Via Saragozza, poco prima dell’arco del Meloncello, in un palazzo situato di fronte a Villa delle Rose. Lo conobbi occasionalmente perché frequentavo un mio compagno di liceo che abitava nello stesso palazzo. Lo rividi poi sui banchi dell’Università.

Qui il ritratto che di Lui hanno fatto i colleghi americani.


Ultimo pronostico

In un precedente post del 3 maggio ho proposto la candidatura di Mario Monti come «persona al di fuori e al di sopra delle parti, che metta al centro della politica gli interessi generali della gente, capace di tenere assieme le esigenze contrastanti dei due poli».
Questa resta per me la candidatura ideale per una «soluzione politica».

Tralasciando la grande sceneggiata andata in onda sui media nell’ultima settimana, che è culminata oggi nella candidatura di Napolitano, alias «bianca» nei primi tre scrutini, e che da solo costituirebbe «una rosa» su cui la Casa delle Libertà dovrebbe riflettere e convergere, veniamo al dunque.

I domini dell’elezione sono i due uomini più forti e realisti del bigoncio: Berlusconi e D’Alema.

Se il primo sarà determinato nello sbarrare la strada ad un “comunista” tra i quattro nomi della rosa proposta dalla CdL (Amato, Dini, Marini, Monti) dovrebbe prevalere Monti gradito al Vaticano, sostenuto da Beppe Grillo e osteggiato da Eugenio Scalfari (ricordiamo anche che, se, a suo tempo, non avesse fatto la campagna per il grande centro oggi sarebbe probabilmente il ministro dell’economia designato al posto di Padoa Schioppa).

Se, invece, D’Alema decidesse che il Presidente debba essere comunque dei DS e decidesse di forzare la mano (come già fatto al Senato), l’eletto potrebbe essere proprio lui. Secondo ipotesi maliziose, non è escluso che ai voti dell’Unione si aggiungano voti di Forza Italia sufficienti a bilanciare i franchi tiratori e a dargli addirittura un buon margine di maggioranza.

Le interpretazioni, a cose fatte, saranno le più fantasiose.

P.S. Alle 20 di oggi i TG sono concordi nell’annunciare che domani la CdL convergerà su Giorgio Napolitano. Come ha detto Cossiga, si starebbe per consumare l’inciucio tra Rutelli e Casini.
Non ne sono del tutto convinto, perciò come San Tommaso, aspettando domani, confermo quanto detto sopra.


domenica 7 maggio 2006

Rumours (US=rumors) sul Presidente

«Vi sono dei momenti in cui un Paese, ogni grande Paese - e l'Italia certamente lo è - trovandosi in mezzo al guado, con un'incerta identità politica, è portato a riflettere. Sugli eventi, sulla sua classe dirigente. Sul perché della crisi (di crescita o di declino?) e sul come uscirne. Possibilmente puntando in avanti, coniugando coraggio e saggezza. Quello che stiamo vedendo, è appunto uno di questi passaggi. Forse storico, certamente cruciale. E gli occhi dell'intera Europa sono puntati su di noi.Colpisce che vi sia un uomo di sensibilità e competenza che questi problemi, la sostanziale impasse, il vicolo cieco in cui ci siamo infilati, li abbia previsti con estrema lucidità, stagioni fa. Trattasi del professor Mario Monti, sessantenne economista di reputazione mondiale, sino al 2004 membro della Commissione europea di Bruxelles quale responsabile per la Concorrenza, preposto all'applicazione delle direttive comunitarie incaricate di mettere a regime monopoli, occulte alleanze, per rendere trasparenti i mercati. Celeberrime le sue battaglie contro la General Electric e la Microsoft, colossi statunitensi.

… , nella storia patria, è già accaduto che si dovesse richiamare d'urgenza in prima linea, degli onesti, imparziali, servitori del bene comune».
(L'imparziale servitore, Giancarlo Galli, Avvenire, 5 maggio 06)

«Ritengo che il nostro Presidente debba essere super partes, avere il rispetto della Nazione e aver fatto qualcosa di importante nella vita, non il politico di professione.Gli uomini e le donne le abbiamo, si chiamano Monti, Hack, Sartori. Quali sono i meriti di D’Alema?»
(Beppe Grillo, post del 6 maggio 06)

«Ci vorrebbe un uomo come Ciampi. Ma non c’è. Mario Monti è sul mercato da troppo tempo e non somiglia affatto a Ciampi. Si sente en réserve de la République da almeno tre anni. Forse è meglio che ci resti. I terzisti non sono al di sopra delle parti, sono dalla parte propria. Non è la stessa cosa».
(Eugenio Scalfari, 7 maggio 06)

Naturalmente per la sinistra radicale Monti è il rappresentante dei poteri forti, imposto per di più dalla CEI. Il fatto, poi, di essere stato indicato da Berlusconi e da Beppe Grillo ne fa un candidato bruciato. Per sua fortuna la stroncatura di Scalfari lo rimette in campo.

C’è anche chi la mette sul piano del «do ut des» o meglio del «manus manum lavat». La proposta ufficiale della candidatura di Massimo D’Alema è arrivata a Silvio Berlusconi venerdì 28 aprile, portata da due ambasciatori (Fassino e La Torre) che hanno presentato il Presidente dei DS come l’uomo della grande pacificazione. «E in un paese “pacificato” … i magistrati vengono rimessi al loro posto e il mercato è regolato solo dalle sue leggi. Per fare un esempio: se un gruppo importante (la Fininvest n.d.r.) volesse fare una fusione con la Telecom, non dovrebbe guardarsi le spalle da una possibile interferenza giudiziaria manovrata da qualche concorrente». (Augusto Minzolini, Panorama N.19, in edicola il 5 maggio)

Prima di fare un pronostico, aspettiamo di vedere cosa succede in queste ore.


venerdì 5 maggio 2006

Verso un paese normale

«Nel pieno della sua popolarità e al massimo del consenso politico, sia a destra che a sinistra, Carlo Azeglio Ciampi si fa da parte e non accetta la ricandidatura per il Quirinale. E’ un gesto molto poco italiano, questa capacità di rinunciare ad un plebiscito parlamentare che lo avrebbe visto eletto già lunedì, al primo voto, con l’applauso convinto delle due Camere». Così Ezio Mauro su la Repubblica di ieri.

Il fatto che sia un gesto molto poco italiano può significare anche che non è un gesto “normale”, ossia che l’Italia non è un paese normale. Ecco perché l’elezione di Massimo D’Alema sarebbe auspicabile. Con lui al Colle l’Italia diventerebbe, per definizione, un paese normale e diventerebbero possibili tanti altri gesti molto poco italiani.


Perfino, ad esempio, che D’Alema a 64 anni, finito il suo settennato, cancelli –almeno per una volta- quell’anomalia tutta italiana che consiste nel fare senatore di diritto e a vita chi è stato Presidente della Repubblica, avvalendosi del «salvo rinunzia» dell’articolo 59 della Costituzione.


mercoledì 3 maggio 2006

Elezione del Capo dello Stato

Super Mario for President!

La Casa delle Libertà, nell’intento di sparigliare le carte, propone la riconferma di Carlo Azeglio Ciampi. Prodi e l’Unione rispondono: «Ottimo, però sia lui a decidere».
Quanta ipocrisia! Se i grandi elettori sono d’accordo lo votino: lui, dopo, deciderà se accettare o no.

L’Unione vuole per sé anche il Quirinale e, soprattutto, lo vogliono i DS per uno dei loro. Niente di male, aspettative legittime. L’Unione dispone sulla carta di 541 voti su 1010. Sommati i deputati dell’Ulivo e di Rifondazione ai senatori dei DS, della Margherita e di Rifondazione e attribuendo (non sapendo quanti sono) all’area di questi tre partiti tutti i 58 delegati delle Regioni, si hanno 447 voti rispetto ai 506 necessari a partire dal quarto scrutinio. Come si comporteranno i rimanenti 59 grandi elettori? Comunque, l’Unione ha i numeri per ripetere l’exploit del Senato in occasione dell’elezione di Marini. Basterà che voti compatta, mantenendo i franchi tiratori al di sotto di quota 35.

«E’ utile alla Repubblica, alla democrazia, eleggere un presidente con un’infima maggioranza? Il dovere di tutti è di cercare onestamente una soluzione diversa». Così questa mattina la Repubblica (il quotidiano) ricordando un giudizio di Giuseppe Saragat del 10 maggio 1948.
( Ma Repubblica è amico del giaguaro? Non vuole D’Alema oppure vuole richiamare la Casa delle Libertà al senso di responsabilità, in modo che faccia convergere i suoi voti proprio su D’Alema?).

L’Italia è spaccata in due. Il braccio di ferro tra le oligarchie delle due coalizioni sarebbe deleterio. Quella che ci vuole è una persona al di fuori e al di sopra delle parti, che metta al centro della politica gli interessi generali della gente, capace di tenere assieme le esigenze contrastanti dei due poli. Persone adatte ce ne sono tante. Io ne propongo una: il Professor Mario Monti.
Già direttore dell’istituto d’economia e, in seguito, presidente dell’Università Bocconi, membro della Commissione europea, editorialista del Corriere della Sera, noto in campo internazionale, è stato il propugnatore del “grande centro”.

Giampaolo Pansa riporta in un suo Bestiario quanto ebbe a dire il deputato della Margherita Maurizio Fistarol sulla posizione del professore: «Monti pone un problema serio: esistono milioni di elettori di centro, moderati o indecisi che faticano a riconoscersi in un bipolarismo troppo condizionato da posizioni radicali di destra come di sinistra».

Ricorda ancora Pansa che:
«Il rifondarolo Franco Giordano ha accusato Super Mario di essere al servizio dei "poteri forti preoccupati di perdere privilegi e profitti". Anche il cossuttiano Marco Rizzo ha evocato gli stessi poteri extra-strong che, scontenti del Berlusca, "non vedendo più tutelati i propri interessi, vorrebbero continuare a governare il paese". Er Piotta, ossia il verde Paolo Cento, ha chiamato l'Unione alla vigilanza democratica, per "respingere compatta la sirena centrista di Monti”».


Come si vede, ci sono tutte le condizioni per realizzare al Quirinale quella larga coalizione così a lungo evocata, tagliando fuori le ali estreme.


lunedì 1 maggio 2006

La Politica con la maiuscola

La Politica con la maiuscola
Dopo la giornata di tregua per l’elezione di Bertinotti a Presidente della Camera dei Deputati, è ripresa con asprezza, a Palazzo d’Accursio, il duello rusticano tra i DS e Rifondazione.
Il Sindaco (come riporta la Repubblica) pone condizioni ben precise per la permanenza del Prc nella maggioranza.
1 – Ritrattare le accuse fatte al magistrato titolare di un’inchiesta sull’«eversione» di alcuni studenti.
2 – Condannare i fatti di Milano del 25 aprile.
3 – Non opporsi allo sgombero delle case occupate.
4 – Non opporsi al blocco del Rave parade.
5 – Chiarire il caso del consigliere Monteventi del Prc, presidente della commissione Sanità, Welfare e Casa, che si è autosospeso dalla maggioranza e che ogni giorno riconferma che non ha obblighi di lealtà verso la coalizione.

Rifondazione replica affermando: «Siamo nella maggioranza (a pieno titolo) ma non per dire sì a tutto, dialoghiamo con i movimenti e le forze sociali». Perciò, niente abiura su legalità ed eversione. E ancora: «Sergio Cofferati è uomo di parola, abbiamo fatto un accordo che avremmo affrontato il tema della nostra presenza in giunta dopo le elezioni, con l’allargamento della giunta» (Rifondazione reclama un posto in giunta, dopo le dimissioni dal Prc dell’assessore alla Mobilità). Sarà una bella lotta, visto anche che il neo segretario del Prc, Franco Giordano, ha finora sostenuto le posizioni dei dirigenti locali del partito.

I costi della politica
Per far posto in giunta ai rappresentanti dei partiti della coalizione è al vaglio della commissione Statuto del Comune di Bologna l’aumento del numero degli assessori dai NOVE attuali a DODICI (almeno credo che questo sia il numero).

Ovviamente con un aggravio delle spese per il Comune, cioè per i cittadini.
Mentre dal sito della Camera è possibile conoscere la remunerazione di un deputato, non così dal sito del Comune di Bologna per quanto riguarda lo stipendio di un assessore, che stimerei non inferiore ai 4.000 euro mensili.

Occorre anche tener presente che nessuno dei nove assessori attuali è stato eletto nel Consiglio comunale.
Attualmente un sindaco ha molto più potere di un tempo, ma è anche più esposto e più vulnerabile nei confronti della legge (tangentopoli insegna). Capita così che come vicesindaco sia scelto un giudice, capita che come assessore agli Affari generali e istituzionali sia scelto un ex magistrato e capita che come assessore alla Cultura sia scelto un critico letterario, già storico direttore della Terza Rete Rai. Persone con competenze specifiche che difficilmente si trovano tra i 46 consiglieri comunali eletti, in genere volonterosi, colti e intelligenti funzionari di partito o degli enti pubblici locali.

Ma perché i partiti non candidano direttamente le figure adatte all’Esecutivo?
Perché i cittadini devono pagare lo stipendio oltre che ai consiglieri anche ai componenti la giunta?
I costi della politica lievitano anche per questi motivi. Chissà se i senatori Cesare Salvi e Massimo Villone li hanno previsti nel loro saggio.
Naturalmente scegliere gli assessori è nei poteri di un sindaco. E’ tutto perfettamente legale. Capita nel centrosinistra come nel centrodestra.


C’è la legge in forza alla quale è possibile nominare assessore un magistrato un giorno dopo che è stato pensionato. C’è la legge che permette di assumere con un contratto di «alta specializzazione» una figura che si occuperà, tra l’altro, di «atti e iniziative di carattere internazionale come i gemellaggi». Purtroppo c’è anche una legge che obbliga un laureato con 110 e lode (ma vale anche per gli 85 su 110), assunto a 900 euro il mese con un finto contratto a progetto, ad iscriversi alla Gestione separata dell’Inps, in altre parole a perdere nel tempo quei pochi contributi previdenziali che gli sono trattenuti.

Perché non sia intaccata la sua credibilità, anche i cittadini potrebbero porre delle condizioni al Sindaco, che si accinge a risolvere i suoi problemi di poltrone.
1 – Proporre alla commissione Statuto di lasciare inalterato il monte stipendi degli assessori, suddividendolo per il numero degli stessi (metodo Volkswagen).
2 – Sostituire l’assessore alla Mobilità con un esponente di Rifondazione. Non si vede perché il consigliere Monteventi debba lasciare la presidenza di una commissione perché si è autosospeso dalla maggioranza, mentre possa restare al suo posto l’assessore che dal Prc si è dimesso.
3 – Semplicemente non aumentare il numero degli assessori.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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