Qualche sera fa, il Telegiornale La 7 ci ha fatto sapere che l'agricoltura e' responsabile di circa il 70% (cito a memoria) dei consumi mondiali di acqua. L'industria invece e' responsabile del 20% dei consumi, mentre l'uso domestico rappresenta solo il 10%.
Per avere una conferma ho cercato altri dati in internet.
Nel sito della FAO si trova, ad esempio, questo documento dal titolo Acqua per le Colture che riporta tabelle e grafici interessanti.
La tabella sottostante conferma i dati del telegiornale.
La popolazione mondiale è cresciuta da 2,5 miliardi del 1950 a 5,722 miliardi del 1995 con un incremento del 129%. In questi 45 anni il prelievo mondiale di acqua è passato da 1400 kmc a 3600 kmc, con un incremento del 157 %.
Come era intuibile, il prelievo di questa risorsa dipende dunque dall’incremento della popolazione.
Mentre i prelievi pro capite e la percentuale del totale sono rimasti pressoché stabili per l’Agricoltura, quelli dell’Industria e degli Usi civili/domestici sono aumentati (al minimo del 43%, al massimo del 66%).
Anche i cinesi e gli indiani hanno iniziato ad usare l’automobile e ad avere le docce nelle case.
«Le figure evidenziano l'importanza dell'agricoltura, nella sfida consistente nel fare in modo che l'acqua disponibile sulla terra basti alle necessità del crescente numero d'utenti. L'acqua necessaria ai raccolti ammonta a 1 000 - 3 000 m3 per tonnellata di cereali mietuti. Visto da un'altra prospettiva, occorrono 1 - 3 tonnellate d'acqua per far crescere un kg di riso. Una buona gestione della terra può ridurre in maniera significativa il quantitativo d'acqua necessario a produrre una tonnellata di cereali, sia che si tratti di acqua piovana sia che si tratti d'irrigazione».
Così come nella produzione del CO2 si tende a colpevolizzare soltanto il minore dei responsabili, cioè l’automobile, nel consumo dell’acqua si tende –da parte degli ambientalisti- a colpevolizzare l’uso civile/domestico.
Se, però, distinguiamo tra prelievo e consumo di acqua, il grafico sottostante mostra chiaramente che se nel 1995 tutti i 5,7 miliardi di abitanti della terra si fossero astenuti da qualsiasi consumo domestico (non si fossero mai lavati per un anno, non avessero lavato panni e stoviglie, non avessero cotto la pasta, avessero bevuto solo acqua piovana et cetera, il risparmio di acqua avrebbe raggiunto a malapena il 3% del totale consumato.
Non è comunque il caso di disattendere i consigli degli ambientalisti: usiamo pure lo sciacquone a due pulsanti; montiamo pure nei rubinetti i riduttori di flusso che mescolano aria all’acqua, tenendo però presente che, se dobbiamo riempire una pentola con tre litri d’acqua per cuocere gli spaghetti, sempre tre litri sono. Stabiliamo, magari, per legge –come si fa con le targhe alterne- un giorno della settimana nel quale cuocere mezzo chilo di riso in due litri di latte, così risparmiamo due litri d’acqua dopo averne impiegato una tonnellata per farlo crescere.
Ma non facciamoci prendere da inutili sensi di colpa. Se siamo abituati, d’inverno a fare un bel bagno caldo, invece della doccia, non rinunciamoci. Se, d’estate, siamo abituati a far scorrere per qualche minuto l’acqua del rubinetto per riempire la caraffa di acqua più fresca, continuiamo a farlo.
Per i paesi a rischio di crisi idrica, sarebbe più serio che le tante multiutility (ad esempio Hera che in Emilia e Romagna estende ormai le sue attività fino alla riviera romagnola) cominciassero a preoccuparsi di installare qualche impianto di dissalazione dell’acqua marina, come già hanno fatto i paesi del Golfo Arabo.
Anche per evitare che qualche pazzo, nel prossimo futuro, arrivi a proporre, per legge, la limitazione delle nascite. Si prevede che nel 2050 la popolazione mondiale sarà salita a 9,2 miliardi. Siccome il nostro corpo è fatto per il 65% di acqua, considerando un peso medio di 40 kg, ci sarà, solo per questa ragione, un prelievo di circa (40 x 0,65 x 2,9 miliardi) 75,4 miliardi di litri, cioè 75400 km cubi. Chissà da dove salta fuori? Chissà perché l’uomo si è messo a fare i conti in tasca alla natura?
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