IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 25 novembre 2010

La situazione politica - 2



Casini, Rutelli, Montezemolo e il Terzo pol[l]o

In un post precedente ho pronosticato che la crisi attualmente in corso possa concludersi con un governo Berlusconi Bis. Sono passati 17 giorni e ne mancano 19 al fatidico 14 dicembre, quando il governo sarà sottoposto alla doccia scozzese della fiducia e della sfiducia. E’ ora di fare il punto.

Fino a qualche giorno fa, l’opinione ricorrente era che né Berlusconi, né Fini avrebbero potuto fare un passo indietro senza perdere la faccia. Si possono fare, però, anche dei mezzi passi. Fini, con il video messaggio sul sito di Generazione Italia, l’ha fatto, sorprendendo un po’ tutti, Bersani e Casini in particolare che hanno visto: il primo svanire la maggioranza per sfiduciare Berlusconi, il secondo allontanarsi un alleato dato già per acquisito.

Dopo la pars destruens Fini ha iniziato la pars costruens (sembra paradossale, ma è così). In un primo tempo è riuscito a “farsi espellere” dal Pdl, nei giorni scorsi ha ritirato i suoi uomini dal governo. Sta mettendo sotto il governo su provvedimenti particolari. Nei prossimi giorni disporrà che i suoi uomini escano dall’aula in caso di votazione di mozioni di sfiducia presentate dall’opposizione, ma è impensabile che possa uscire dal centrodestra.
Non porrà e non voterà nessuna mozione di sfiducia al governo, se non per permettere al Premier –previo accordi- di salire al Quirinale per dare le dimissioni e riottenere l’incarico per la formazione di un Berlusconi Bis.

Fini non ha certamente corso il rischio di farsi distruggere politicamente per seguire una nuova “gioiosa macchina da guerra” comprendente Casini e Rutelli, eventualmente capitanata da un uomo dall’indubbio nome del condottiero medievale. Sarebbe il ritorno della “balena bianca”. Sarebbe dar vita, come abbiamo già visto ad un assetto del tipo Terzo incluso, al massimo di un Terzo includente o Terza via che dir si voglia. Al contrario, il suo disegno strategico è di rimanere agganciato ad uno schema bipartitico del tipo Terzo escluso.

Considerato inaffidabile da molti per il suo passato, che sia sincero o no, che ci riesca o no, Fini pensa di rifondare la Destra rendendola “più liberale, più laica, più europea”. Ha ottenuto l’appoggio di una piccola ma significativa parte del mondo liberale, la fondazione “Libertiamo” di Benedetto Della Vedova, i cui aderenti auspicano che Fini trovi il coraggio di ribadire le distinzioni tra stato etico e stato laico.
Solo perseguendo lo scopo di essere riconosciuto come terza gamba del centrodestra, Fini riuscirà, un domani, ad “ereditare” gli elettori del centrodestra, aspettando magari che la parabola di Berlusconi si concluda naturalmente.

Aderire al terzo polo (opzione di seconda scelta) costituirebbe per lui una sconfitta. E segnerebbe la fine d’ogni speranza che anche in Italia si possa avere una destra moderna ed europea.

Il Cavaliere, da parte sua, dovrà valutare se correre il rischio delle elezioni o fare anche lui un mezzo passo indietro che, nel caso, giustificherà come atto d’estrema responsabilità, di fronte allo scenario del fallimento del Paese, dell’abolizione dell’euro e della dissoluzione dell’Unione Europea.

[P.S. – Beninteso, questo è soltanto un pronostico]


martedì 23 novembre 2010

Destra, Sinistra e Centro

Il discusso programma televisivo “Vieni via con me” di Fazio e Saviano almeno un merito l’ha: quello di avere riportato all’ordine del giorno due categorie della politica, su cui sono stati scritti montagne di libri, tra i quali “Destra e Sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica” di Norberto Bobbio.

Nel capitolo I della sua analisi, il professore torinese spiega come si possano avere almeno tre visioni diverse della linea continua sulla quale viene rappresentato lo spettro politico.

Se «lo spazio politico viene concepito diviso in due sole parti, di cui l’una esclude l’altra, e nulla tra loro s’interpone», questa «visione diadica o assiale della politica può essere definita del TERZO ESCLUSO».

Se tra i due estremi Destra e Sinistra «si collocano posizioni intermedie che occupano lo spazio centrale fra i due estremi, e che viene chiamato, ed è ben conosciuto, col nome di CENTRO…che non è né di destra né di sinistra, ma sta in mezzo all’una e all’altra», questa visione triadica si può definire del TERZO INCLUSO.
«In molti sistemi democratici a pluralismo accentuato il Terzo incluso tende a diventare tanto esorbitante da occupare la parte più estesa del sistema politico, relegando la destra e la sinistra ai margini».

Infine, si può dare il caso di un TERZO INCLUDENTE che «tende ad andare al di là dei due opposti inglobandoli in una sintesi superiore, e quindi annullandoli in quanto tali … Nel dibattito politico, il Terzo includente si presenta di solito come un tentativo di TERZA VIA, cioè di una posizione che diversamente da quella del centro non sta in mezzo alla destra e alla sinistra, ma pretende di andare al di là della destra e della sinistra».
L’ideale del socialismo liberale o del liberal-socialismo è una tipica espressione di un pensiero terzo-includente.

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Della coppia destra e sinistra si può fare un USO DESCRITTIVO per rappresentare sinteticamente due parti in conflitto. Un USO VALUTATIVO per esprimere un giudizio di valore positivo o negativo. Un USO STORICO per segnare il passaggio da una fase all’altra della vita politica di una nazione.

Secondo l’uso storico (ma anche descrittivo) si può affermare che, durante la prima repubblica, il campo è stato tenuto da un Terzo incluso, la Democrazia cristiana ed i suoi alleati, che relegava ai margini la Sinistra, cioè il Partito Comunista Italiano, e la Destra, cioè il Movimento Sociale Italiano.

Immediatamente prima delle elezioni del 2008, con il discorso del Lingotto di Veltroni (la vocazione maggioritaria) e col discorso del “predellino” di Berlusconi (fondazione del Pdl), si è cercato, anche tramite l’aiuto della vigente legge elettorale, di forzare la mano per passare dal bipolarismo al bipartitismo, nel tentativo di passare ad un assetto politico del tipo Terzo escluso.

Attualmente si fa un gran parlare del terzo polo. UDC di Casini, API di Rutelli, FLI di Fini, MPA di Lombardo, d’accordo con altri pezzi di establishment politico-economico, dovrebbero dar vita ad un Patto per la Nazione, o di Solidarietà nazionale.
Come fece Blair in Gran Bretagna, Rutelli si sarebbe spostato da sinistra (e Fini da destra) per congiungersi al centro con Casini, con l’obiettivo ambizioso di dar vita ad un assetto del tipo Terzo includente, e ridurre agli estremi sia la destra sia la sinistra residuali. Una Terza via insomma. Ma c’è di mezzo il porcellum che, anche se nei sondaggi ormai la somma del PD+Pdl si è ridotta dal 70% del 2008 all’attuale 50%, nessuno sarà in grado di cambiare. Per il Terzo includente (o incluso) sarebbe necessaria una legge elettorale di tipo proporzionale.

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Sulle suddette distinzioni ad uso storico-descrittivo sono quasi tutti d’accordo.
Diverso è il discorso quando si passa all’uso valutativo.

Osserviamo che sono soprattutto coloro che si definiscono di sinistra a cercare di definire nel miglior modo possibile cosa sia la sinistra, ma anche a fare convegni intitolati «Per una definizione della destra reazionaria». A destra sono meno sofisticati: «Piaccia o non piaccia, nessun uomo è uguale a un altro e, quel che è peggio, o meglio, dipende dai punti di vista, è che nessuno vuol esserlo».

L’interpretazione più condivisa, in particolare da Bobbio, consisterebbe nel diverso atteggiamento mostrato nei confronti dell’idea d’eguaglianza.
«Coloro che si dichiarano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di attenuare e ridurre i fattori della disuguaglianza; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le disuguaglianze siano un dato ineliminabile, e che in fin dei conti non se ne debba neanche auspicare la soppressione».

Secondo un’altra formula, invece d’Eguaglianza e Disuguaglianza, si prende in considerazione la coppia Emancipazione e Tradizione. L’uomo di sinistra mira a liberare i propri simili dalle catene loro imposte dai privilegi di razza, di ceto, di classe, ecc. L’uomo di destra ha come motto: «Nulla fuori e contro la tradizione, tutto nella e per la tradizione».

Concludendo, è meglio la Destra, oppure la Sinistra? La sinistra è a sinistra? Hanno ancora un senso, in politica, queste due categorie, oppure sono due scatole vuote?

Nella trasmissione di Fazio, Fini e Bersani hanno provato a riempirle di contenuti. Non si sono accorti, però, che le loro parole scivolavano via perché la scatola della sinistra, quella della destra (ed anche quella del centro) erano già stracolme delle cambiali del debito pubblico, firmate dai politici di sinistra, di destra (e di centro), ancora tutte da pagare.


mercoledì 17 novembre 2010

Arsenico e vecchi merletti



  
C’è qualcosa di surreale e d’insolito nelle primarie del PD. Il partito ha adottato, per statuto, lo strumento delle primarie e ne va orgoglioso; se il risultato, però, è diverso da quello “desiderato”, mezza direzione si dimette.
E’ capitato in questi giorni a Milano, dove ha vinto l’avvocato Giuliano Pisapia, invece dell’architetto Stefano Boeri, appoggiato dal PD: a differenza degli Abbracci (che sono una bontà di biscottini) l’abbraccio del partito sempre più spesso si rivela mortale.

La faccenda, purtroppo, è complicata dal fatto che in Italia non abbiamo il BIPARTITISMO come negli Stati Uniti, ma un BIPOLARISMO pasticciato formato da COALIZIONI di partiti con programmi diversi. Finisce che le nostre sono PRIMARIE DI COALIZIONE, con la partecipazione di candidati dei diversi partiti e d’altri detti “civici”.
La faccenda è ulteriormente complicata dalla presenza di candidati provvisti di CARISMA, come dimostrò il risultato di Nichi Vendola in occasione delle regionali pugliesi.

Che cosa possono contrapporre i candidati normali al “carisma? Di solito, è loro richiesto di presentare il PROGETTO PER LA CITTA’. Una città ha dei problemi che richiedono, in genere, poche soluzioni (possibilmente attuabili). Invece otto candidati diversi, otto “progetti” diversi di cui la gente fa fatica a cogliere le differenze, mentre il carisma è colto al volo.
Nei “progetti per la città” si può trovare di tutto. In quello di Flavio Delbono, ad esempio, era illustrato il proposito di riportare alla luce il canale di Reno nel centro della città: vinse anche per questo.
I segretari di partito possono cambiare ma, se c’è un leader, questo rimane a vita. Un esempio è certamente Marco Pannella.
Col carisma, purtroppo, non si risolvono mai i problemi: vedi ad esempio Obama. Eugenio Scalfari l’ha scritto chiaramente: «Vendola ci porti alla vittoria, poi governi Bersani».

* * * * * *
Il dilemma delle primarie per il PD si sta riproponendo oggi a Bologna.
Dopo il ritiro, per problemi di salute, di Maurizio Cevenini che, con pazienza e determinazione, si era costruito, negli anni, un suo “carisma”, e che teneva unito tutto il partito, si sta discutendo, proprio in questi giorni, come arrivare ad una candidatura unitaria.
Hanno già raccolto le firme ed il diritto di presentarsi alle primarie due “civici”: Benedetto Zacchiroli ed Amelia Frascaroli. Il primo non preoccupa il PD perché già invischiato nella gestione Cofferati. La seconda, già attiva nell’associazionismo cattolico di sinistra e sostenuta da SEL, un po’ di più.
Gli esponenti PD sono convinti che il caso di Bologna sia diverso da quello di Milano, e che un esito analogo non possa verificarsi qui da noi.
In verità è peggio, perché la “cattolica rossa” è sostenuta, oltre che da SEL, anche dalla fetta prodiana del PD e da un pezzo della Cgil. Oggi, la signora Amelia ha rifiutato l’abbraccio di SEL («non sono vendoliana», ha detto) anche se non disdegna di farsi “incoronare” il 25 novembre a Bologna dal Governatore della Puglia, che le trasferirà parte del suo carisma (chi lo ha, è anche in grado di trasferirlo ad altri).

Probabilmente, il solo modo di esorcizzare il pericolo per il PD sarebbe di non presentare un candidato unico, ma di presentarne almeno dieci, di tutte le correnti del partito, e di non appoggiarne nessuno. Infatti, nel caso dell’”unico” si rischierebbe che molti simpatizzanti delle correnti escluse potrebbero votare, per ripicca, per l’Amelia mentre, nel caso dei “molti” gli elettori troverebbero senz’altro un nome a loro gradito ed, in mezzo a tanti, la signora apparirebbe di meno.
Sembra, però, che questa tattica non si possa perseguire a causa delle regole bizantine sulla raccolta delle firme, necessarie per candidarsi, con cui il PD ha imbrigliato la libera scelta degli elettori.

Nel frattempo, mentre hanno luogo le franche ma pacate discussioni all’interno dell’assemblea del PD, nel tentativo di arrivare ad una candidatura unica, la signora Amelia sfrutta il tempo ricevendo amici e simpatizzanti a casa sua, il pomeriggio, offrendo loro tea e torte fatte con le sue mani. Questo modo di fare e le poche foto della signora Frascaroli apparse sui giornali fanno venire in mente il film “Arsenico e vecchi merletti”. I candidati del PD faranno bene a rimandare ad altro momento l’eventuale invito della signora Amelia, perchè potrebbe aiutarli ad abbandonare la competizione, con un sorriso sulle labbra, offrendo loro un te corretto con un miscuglio di carisma.


lunedì 8 novembre 2010

La situazione politica

Fini ieri ha parlato ed ha chiesto le dimissioni di Berlusconi.
Adesso cosa può succedere?
E’ inutile stare a leggere gli scenari descritti dai commentatori politici. Stiamo ai fatti.
Berlusconi è sotto scacco per via di un paio di processi in cui è imputato. Ha bisogno di un “lodo” che può ottenere soltanto con l’aiuto di Fini. Metterà da parte, da uomo pratico qual è, i rancori personali.
Fini, da parte sua, non ha interesse ad andare subito ad elezioni e, per questa ragione, ad appoggiare un cosiddetto governo tecnico (che, tra l’altro, non riuscirebbe ad accordarsi neppure per varare una nuova legge elettorale) e che porterebbe poco dopo alle urne.
Non presenterà nessuna mozione di sfiducia, né voterà quelle eventuali presentate dall’opposizione.
Sia che voglia diventare veramente il leader di una nuova destra, moderna, liberale, europea; sia che voglia limitarsi a creare un partito del sud, come molti commentatori sostengono; Fini non vuole di certo buttare via il bambino (cioè gli elettori del Pdl - che prima o poi pensa di adottare) con l’acqua sporca.
Per il momento potrebbe accontentarsi di un governo Berlusconi Quinto, con tanti ministri Fli quanti quelli della Lega e, magari, con un diverso ministro dell’economia.
Poi, alle elezioni del 2013, potrebbe presentarsi coalizzato con Pdl e Lega Nord sfoggiando anche lui il simbolo col proprio nome come fecero Berlusconi e Bossi nel 2008.
Per quanto riguarda il centrosinistra, poiché probabilmente si voterà con l’attuale legge elettorale, il Pd potrebbe rischiare d’essere “rottamato” definitamene assieme ai suoi attuali “rottamatori”.
Qui sotto, come potrebbe essere la scheda per la camera nel 2013.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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