IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 30 marzo 2012

30 marzo 2012

''Siamo nel pieno di una seconda recessione e questo trend, se dobbiamo prendere per buone le previsioni, durera' tutto l'anno''. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, in audizione alla commissione Bilancio della Camera. Ottimista il ministro. Per Ferrero di Rifondazione comunista durerà almeno 40 anni (ad Omnibus, questa mattina).
Se non serve a niente, perché allora non lo chiudiamo quel ministero? Perché non licenziamo il suo direttore generale e tutti i dirigenti? Sarebbero licenziamenti per motivi economici: diamo loro 27 mensilità e via!

Qualche settimana fa, si leggeva: «Avremmo dovuto fare come la Spagna. Invece di governi tecnici, nuove elezioni, via Zapatero, viva Mariano Rajoy.»
Con che risultato? Che ieri, in Spagna, c’è stato contro le misure anticrisi del governo «un magnifico sciopero generale» (sempre Ferrero).

Morale della favola.
La crisi economica europea è gravissima. Anche per i prossimi anni, in Italia, non si potrà fare a meno dei tecnici.
I partiti, tutti, non hanno la bacchetta magica. Certamente sono differenti. Certamente uno migliore dell’altro. Ma in una cosa sono uguali: sono impotenti. Che governi l’uno o l’altro per il popolo non cambia niente.

Perché perdere tempo e soldi con elezioni politiche?
Mentre i tecnici continueranno il loro sgradito e sgradevole lavoro, eleggiamo una nuova Costituente che cerchi almeno di migliorare le regole per i tempi migliori, quando verranno.


martedì 27 marzo 2012

Come salvare il somaro Benjamin dalle grinfie dei partiti




RICAPITOLIAMO
Le pensioni e gli stipendi degli italiani sono tra i più bassi d’Europa.
Il peso delle tasse punta a superare il 45% «un livello che ha pochi confronti nel mondo» afferma il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino secondo cui «il nostro sistema è disegnato in modo da far gravare un carico sui contribuenti fedeli eccessivo» (dichiarazione del marzo 2012).
La benzina tocca ormai i 2 euro per litro.
L’Iva è passata al 21%.
Da ottobre l’aliquota del 21 passerà al 23% e quella del 10 al 12%.
Aumentano le addizionali Irpef comunali e regionali.
Con conseguente aumento del costo della vita che colpisce soprattutto i percettori di redditi fissi.
Sono aumentate anche la luce e il gas.
A Bologna è aumentata la tassa sul rusco del 4%.
In Provincia è aumentata l’acqua del 10%.
Il sindaco Merola, nel sostenere il doppio Sì al referendum, l’aveva detto:
«L’acqua non si vende, non deve costare per forza poco, la lotta agli sprechi va fatta».
Con buona pace del Movimento per l’Acqua Bene Comune.
In Regione emergono i ticket sanitari.

Entro il 30 giugno si dovrà versare la nuova IMU – Imposta Municipale Unica
Ma i sindaci avranno tempo fino al 30 giugno per fissare le aliquote: fate con comodo!
Con il moltiplicatore della rendita catastale che passa da 100 a 160.
Gli agricoltori pagheranno anche per le stalle.
Gesù bambino, se rinascesse oggi, in quel di Ceccano, riceverebbe di nuovo la visita dei Re Magi.
Ma solo per chiedere a Giuseppe lo scontrino fiscale per l’affitto della mangiatoia e per multarlo perché trovato sprovvisto di regolare carta di credito.
Carta che non potrà più permettersi, in quanto finora si guadagnava la vita montando sedie. Lavorava con la partita Iva, libero di organizzare modi e tempo, per un grosso fabbricante di mobili che era, però, il suo unico cliente. Cosa non più permessa. (Nota *)
Da oggi, in Italia, nascere al di fuori delle regole (illiberali) è come vivere al di sopra delle proprie possibilità.
Soltanto il Diavolo veste Prada e, in Cina, i delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo.

RISULTATO
«Sappiamo già che il pil nel primo trimestre del 2012 non è andato bene a causa della caduta dei consumi». Lo ha detto il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, intervenuto all'assemblea annuale di Ibc, l'associazione che raccoglie le industrie di beni di consumo. «La variazione media annua - ha aggiunto Giovannini - già acquisita per il 2012 è -0,5%» (Corriere della Sera del 20 marzo).
Di questo passo, alla fine dell’anno, arriveremmo a –2%.

Tutte misure, si dice, che salveranno l’Italia, ma che faranno diminuire il Pil ed impoverire gli italiani.
Che devono essere, comunque, orgogliosi perché così l’Italia salverà l’Europa.
L’Europa, da parte sua, ha salvato dal fallimento qualche dozzina di banche (per salvare, beninteso, i nostri risparmi).
La BCE, facendo funzionare a pieno ritmo la stampante della moneta, ha compiuto una duplice maxi-operazione di rifinanziamento da 1.000 miliardi di euro.
Il cosiddetto doppio LTRO - Long Term Refinancing Operation.
Le banche non smetterebbero mai di “bere”. A Ma’! Versace n’artro LTRO!!!! Ha intitolato il Fatto Quotidiano.
Dato però che non si può esagerare ecco che, per compensare l’emissione di liquidità in favore delle banche, i cittadini europei sono chiamati a collaborare.
A pagare più caro qualsiasi prodotto.
Ad erodere i loro risparmi per pagare più tasse.
Così il cerchio si chiude.


Signori Ministri tecnici, Signori Amministratori locali, quello che avete fatto è ancora poco: vogliamo spendere molto di più!

LA PRIVACY
Tra le misure introdotte dal "Decreto Salva Italia" c'è l'abbassamento della soglia della tracciabilità del denaro a mille euro.
Per il Garante per la privacy, Francesco Pizzetti, le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali rappresentano «strappi forti allo Stato di diritto». Per Pizzetti quella attuale «è una fase di emergenza dalla quale uscire al più presto» altrimenti «lo spread fra democrazia italiana e occidentali crescerebbe».
«È proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli - ha proseguito Pizzetti -. È proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori». «Sentiamo il bisogno di lanciare questo monito - ha aggiunto Pizzetti - anche perchè vediamo che è in atto, a ogni livello dell'amministrazione, e specialmente in ambito locale, una spinta al controllo e all'acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno. Un fenomeno che, unito all'amministrazione digitale, a una concezione potenzialmente illimitata dell'open data e all'invocazione della trasparenza declinata come diritto di ogni cittadino di conoscere tutto, può condurre a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose» (dichiarazioni del marzo 2012) .

I recenti provvedimenti governativi sembrano dar ragione a quella testa calda di Pierre-Joseph Proudhon che a metà dell’ottocento scriveva: «Essere governato significa essere guardato a vista, registrato, censito, spiato, catechizzato, censurato da esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù. Vuol dire essere tassato, taglieggiato, sfruttato, concusso, spremuto, mistificato.» (letto giorni fa sul Venerdì di Repubblica n°1250, pag.102).
Sulla virtù non mi pronuncio, ma la scienza (per tassarci) ce l’hanno, e come!

A proposito di controllo sociale va segnalata la prossima messa in campo dei cassonetti del rusco “intelligenti” che si aprono soltanto con una smart card. La loro funzione sarà proprio quella di riconoscere il cittadino che getta i rifiuti e mappare le sue abitudini sulla raccolta differenziata.
È un progetto finanziato dall’Europa.
Speriamo soltanto che ai burocrati europei non venga in mente, un domani, di applicare lo stesso meccanismo al coperchio dei water domestici.
Farla in un campo d’ortiche, oltre che irritante, diventerebbe reato penale.
In fatto di produzione di norme cervellottiche l’Europa non è seconda a nessuno.
Una volta è riuscita perfino a suscitare le proteste di un popolo ordinato come quello tedesco.

IL DEBITO E LA PARTITOCRAZIA
Siamo stati ad un passo dal baratro, che però è sempre lì davanti a noi.
Com’è profondo il baratro!
E dire che avevamo tutti i fondamentali dell’economia a posto.
Cos’è che ci poteva spingere giù?
Il mostruoso debito pubblico, perbacco!
Apparso improvvisamente non più sostenibile.

Come e quando si è formato il debito. Chi sono i responsabili?
Siamo tutti noi –dicono alcuni gazzettieri- perchè è il popolo sovrano che dal 1948 elegge il parlamento.
Molto comodo!

Gli unici responsabili sono i partiti che hanno occupato il Parlamento.

Già nella prima metà degli anni Cinquanta il professor Giuseppe Maranini conia l'espressione "partitocrazia" e afferma, in un articolo del 1952, che «la forma di governo creata dalla nostra Costituzione così come da altre costituzioni continentali, approda ad una forma esplicita di partitocrazia, e non di governo parlamentare. La nostra Costituzione vieta ogni mandato imperativo, che leghi il rappresentante alla volontà degli elettori; ma allo stesso tempo la Costituzione e le leggi elettorali creano i presupposti di un ben più temibile mandato imperativo, il quale subordina gli eletti ai loro veri committenti, i quali non sono più gli elettori bensì le direzioni dei partiti. Il Parlamento controlla il Governo ma le direzioni di partito controllano il Parlamento e, attraverso il Parlamento, il Governo; se poi direzione di partito e governo s'identificano, il controllato diventa controllore, con evidente eversione di ogni schema di governo parlamentare.»
Le conseguenze del porcellum non si potevano prevedere meglio.
P come partiti. DUE  i partiti “a vocazione maggioritaria”. La P2 della seconda repubblica.
Una classe politica irresponsabile [fatte salve poche singole valide persone], demagogica, incapace, corrotta, famelica ed anche antipatica, che si è andata formando a partire dagli anni ottanta.
Una masnada non più in grado di esprimere alcun tipo di governo credibile.

Se si tenesse conto della costituzione cosiddetta materiale, l’articolo 1 andrebbe così riscritto:
«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul welfare»,
cioè su uno dei debiti pubblici più alti al mondo, accumulato –a partire dagli anni ottanta- da una classe politica animata da buone intenzioni ma incapace di far di conto.
Sintomatica questa confidenza del Presidente emerito Francesco Cossiga, ricordata nei giorni delle sue esequie: «In nome della carità e della solidarietà ho sbagliato. Credevo che la politica economica dello stato dovesse ricalcare le linee della San Vincenzo. Abbiamo scambiato la solidarietà con lo spreco. La solidarietà con l'inefficienza. Pensavamo che i soldi non sarebbero finiti mai» (Ceccio da Chiaramonti, L’eterno provocatore, Gian Antonio Stella, 18 agosto 2010, Corriere della Sera.it).

I BUONI PROPOSITI
Ora i partiti si preparano alle elezioni del 2013 e cercano di correre ai ripari.
Sarebbero al via le “riforme parallele”, tutti d’amore e d’accordo. Le proposte di riforma sono le più varie. Una nuova legge elettorale. La riduzione del numero dei parlamentari. Il rafforzamento dei poteri del Premier. L’avvio (solo l’avvio) del superamento del bicameralismo perfetto …. l’istituzionalizzazione delle metafore.
La previsione è quella di “fumo e chiacchiere” fino al voto di maggio. Poi, nemici come prima.

SCENARI FUTURI
La globalizzazione ha cambiato il mondo. Dopo le “tigri asiatiche”, si sono affacciati sulla scena dell’economia mondiale i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) con il 40% circa della popolazione mondiale, distribuita su territori immensi, con abbondanti risorse naturali strategiche.
Governare i popoli e mantenere la pace diventerà sempre più problematico.
Due sono le strade possibili.

La prima conduce a governi autoritari basati sulle ideologie. Sotto i quali si è più sudditi che cittadini.
Si va dai casi più estremi della Corea del Nord oppressa da una feroce imbecillità, ai paesi dove la religione è la legge, alla Cina del capitalismo comunista, alla Russia dello zar Putin e giù, di grado in grado, si può arrivare –sperando si tratti di eccezioni temporanee- a periodi di sospensione della sovranità di uno stato (vedi Grecia), o dei poteri sostanziali di un parlamento (è il caso del governo Monti).

La seconda strada è quella di governi parlamentari, basati su una costituzione democratica, dove la rappresentanza e la partecipazione siano effettive. Nello spirito della società aperta di Popper.
La forma di governo da perseguire è il federalismo (senza alcun aggettivo), di modo che il potere sia controllabile dagli elettori.
Pertanto i livelli di governo devono essere ridotti al minimo ed il livello più basso deve essere il più vicino possibile alla gente.
Il modello –che ricordo di avere letto in The Practice of Management di Peter F. Drucker- è quello della più antica e più prospera organizzazione della civiltà occidentale, la Chiesa Cattolica. Esiste un solo livello organizzativo tra il Papa e il più umile dei parroci: il vescovo.

Stato, provincia, comune.

Ecco, allora, che la prima cosa da fare in Italia è di mantenere le province ed abolire le regioni.
Notiamo infatti che una diocesi ha più o meno l’estensione di una provincia, anzi molto spesso corrisponde.
Meglio non parlare delle regioni che, dalla Lombardia alla Puglia, sono state un disastro.

PER UNA NUOVA COSTITUENTE
Occorre dare vita ad una nuova Assemblea Costituente, eletta con il sistema proporzionale.
Per riformare la Carta del 1948.
Con l’istituzione di un’unica Assemblea Nazionale di 500 deputati.
L’abolizione del Senato (il centinaio di Assemblee legislative delle Province basta e avanza).
L’abolizione delle Regioni.
La regolamentazione giuridica dei partiti.
Una nuova unica legge elettorale valida per stato, province e comuni con modello proporzionale.
La riforma della giustizia.
La riforma del fisco.

IL CONTRIBUTO DEI PARTITI
Abbiamo vissuto tutti al di sopra delle nostre possibilità, è il mantra ricorrente.
Tutti siamo chiamati a cedere qualcosa. Cittadini consumatori, risparmiatori di enniodoris, ex scudati, lavoratori ultrasessantenni con la prostata, anziani che vivono soli o con la badante, ministri ricchi e poveri, prostitute (escort, pardon!), aziende e negozi, partite Iva, associazioni di categoria, sindacati, comuni, perfino la Cei.

Meno i partiti.

Cosa possono dare, queste nullità giuridiche?
Devono restituire, sotto il controllo della Corte dei Conti e prima delle elezioni, la metà dei soldi che ci hanno estorto –con una legge ad porcellum- nelle ultime due/tre legislature come rimborsi elettorali (due miliardi di euro negli ultimi 10 anni, fa sapere l’IDV).
Hanno già speso i soldi? Nessun problema: ci sono le fondazioni dei partiti che possono vendere i beni immobili che hanno accumulato.
Se il tesoriere della Margherita, ha comperato una villa da trenta milioni di euro, figuriamoci quanti palazzi possano avere acquistato i partiti più grandi.
Se i partiti ritengono che sia materia del Parlamento, provvedano in fretta.
Altrimenti, il governo dei tecnici –il primo ad affermare che tutti devono cedere qualcosa- emani un decreto in proposito.
Non occorre che metta la fiducia. Se non fosse approvato, noi elettori capiremmo.

Ricordate Animal Farm di George Orwell.
Io, povero somaro Benjamin, non starò ad ascoltare i clarinetti della partitocrazia, che potranno anche sprecare tutto il fiato che hanno in gola. Semplicemente, senza quella contropartita, alle prossime politiche non andrò a votare per i maiali. Vecchi o nuovi che siano.
Pur consapevole che le pecore (ingenue sognatrici) sarebbero ancora la maggioranza.
Cambierò idea soltanto per votare un’Assemblea Costituente.

ASTENSIONE DAL VOTO,
L’UNICA FORZA RIFORMATRICE LIBERALE TRAVOLGENTE!
PER UNA NUOVA COSTITUENTE.

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Nota *) Con la Riforma Fornero, la proposta normativa è quella di prevedere la partita Iva per un solo committente solo per i primi sei mesi, scaduti i quali lo stesso committente avrà l’obbligo di assumere il collaboratore con contratto di lavoro subordinato.
Occorre distinguere tra VERE e false Partite Iva: fare di tutta l’erba un fascio, è sempre sbagliato e non è un metodo degno per dei professori!

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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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