IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 30 maggio 2008

Strisce blu illegali

Il Tar del Lazio ha annullato la delibera con la quale il Comune di Roma aveva istituito nuove strisce blu nel quartiere 'Ostiense'. Secondo i giudici amministrativi il provvedimento non chiarisce la specifica ragione per la quale la zona è stata definita ''di particolare rilevanza urbanistica'', facendo venir meno l'obbligo di riservare aree di parcheggio gratuite. (Ansa.it)
Finalmente c'è un giudice a Berlino!

Il comune, che ha annunciato che non presenterà ricorso contro la sentenza, ha inviato, fra gli altri, all'Atac, al comando della Polizia Municipale e all'Ufficio Contravvenzioni una delibera con la quale dispone la sospensione della tariffazione oraria in tutto il territorio comunale.

Molti sindaci d’altre città, per fare cassa, sono ricorsi al sistema di estendere le strisce blu su tutto il territorio comunale. Ad esempio, Cofferati a Bologna.
Nel febbraio del 2006 inviai una lettera (e-mail) all’Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna e, per conoscenza al Sindaco e a tutti i Gruppi consiliari. Nessuno mi ha mai risposto.
La lettera è
questa.


giovedì 1 maggio 2008

Alemanno come Cofferati

L’annuncio di Gianni Alemanno, nuovo sindaco di Roma, di volere abbattere la teca dell’Ara Pacis, richiama alla memoria la vicenda delle “Gocce di Guazzaloca” che l’architetto Mario Cucinella realizzò, su incarico dell’allora sindaco di Bologna, con lo scopo di recuperare il vecchio sottopasso abbandonato di piazza Re Enzo.

Nonostante
«fin dalla presentazione del progetto, la struttura di Cucinella fosse apparsa efficiente e particolarmente "sostenibile", anche perché smontabile e rispettosa del contesto urbano, tanto da ottenere un permesso di due anni da una delle soprintendenze più arcigne e intransigenti d'Italia», le Gocce non piacquero a molti.
Furono considerate un’offesa architettonica al centro storico di Bologna.
«Un vespasiano fascista» le definì Vittorio Sgarbi.
Ben presto le “Gocce” divennero argomento di polemica politica.
Fu così che, poco dopo il suo insediamento, il sindaco Cofferati le fece demolire, per puro spirito di rivincita.

Io non so se la teca dell’Ara Pacis sia un obbrobrio architettonico o No.
Immagino che Sgarbi, a suo tempo, l’abbia definita «un vespasiano comunista».
Richard Meier è lo stesso architetto che ha realizzato la pregevole e tecnologicamente innovativa
chiesa “Dives in Misericordia” di Tor Tre Teste.
D’altra parte i canoni architettonici applicati mi sembrano quelli impiegati in tanti nuovi progetti.
Tutto un profluvio di ferro e cemento. Eccessive coperture di vetro.
Basta vedere la nuova sede del comune di Bologna progettata dall’architetto Mario Cucinella (sì, quello delle gocce). Oppure il nuovo Palazzo dei Congressi di Riccione firmato dallo Studio Passarelli di Roma con gli architetti Alessandro Anselmi e Carlo e Piero Gandolfi.
Parafrasando il Marino, potremmo dire: «È dell’architetto il fin la meraviglia: / … / chi non sa far stupir vada alla striglia».



So, però, che se Alemanno abbatterà la Teca butterà alle ortiche un sacco di soldi dei contribuenti romani.
Come si sa, l’Italia ha la cassa vuota: non c’è più un euro.
Si vogliono eliminare gli sprechi dalla spesa pubblica.
Per demolire e spostare la teca, pare che occorrano tanti soldi quanti ne sono stati spesi per costruirla. Si parla di QUATTORDICI MILIONI di euro. Non è proprio il caso.
Con questa cifra si possono illuminare a giorno tutte le strade intorno alla stazione di Tor di Quinto, quelle intorno alla stazione di La Storta e quelle intorno a tutte le altre stazioni periferiche di Roma.

Come ha dichiarato oggi su Repubblica Achille Bonito Oliva: «Gli interventi fatti coi soldi dei contribuenti non possono essere ostaggio delle forze politiche che si alternano al governo del paese o di una città».

Alemanno non si comporti come Cofferati
.


Update del 5 giugno 2008

Come segnalatomi da Gianluigi nel suo commento, la terza foto dall’alto non rappresenta la nuova sede del Comune bensì quella del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna.

Il progetto è di Open Project: Ing. Silvio A. Manfredini, Ing. Romano Piolanti, Arch. Barbara Benini, Arch. Stefano Ceccotto, Arch. Christian Diolaiti, Arch. Luca Drago, Arch. Natalia Stanic’.

La nuova sede comunale è invece rappresentata nella foto qui sotto:



 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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