IL BLOG DI SERGIO VIVI



sabato 25 luglio 2009

Il Superenalotto

Io non sono sano di mente. Almeno a dare ascolto al professor Piergiorgio Odifreddi, che considera tale chi perde un solo secondo con il Superenalotto (La Repubblica, 23 luglio 2009). Infatti, perdo il tempo occorrente per andare a giocare tre volte la settimana.
Sono anche sciocco perché credo nella dea bendata e perché mi sottopongo alla “tassa sulla stupidità” che lo Stato impone sui giochi. Bene che vada, se dovessi vincere 100 milioni sarò stato sciocco come Pascal che sosteneva che «conviene credere (nell’esistenza di Dio) perché c’è poco da perdere e molto da guadagnare».

Odifreddi sostiene che, se non impossibile, è altamente improbabile vincere il sei a causa degli oltre 622 milioni di combinazioni.
Il superenalotto consiste nell’indovinare la “combinazione semplice” di k numeri su n (con k<=n).

La formula generale è: C n,k = n (n-1) … (n-k+1) / k!
Nel caso del superenalotto: C 90,6 = 90 (90-1) ... (90 – 6 + 1) / 6!
C 90,6 = 90*89*88*87*86*85 / 6*5*4*3*2*1
C 90,6 = 448.282.533.600 / 720 = 622.614.630 (s.e.)

E’, comunque, tutto relativo: la probabilità calcolata sopra è immensamente più piccola della probabilità che tutte le molecole d’ossigeno, in una camera chiusa che misuri 4 x 4 x 3 metri, in un certo istante, vadano a radunarsi in un angolo delle dimensioni di 10 x 10 x10 cm.

Chi gioca non vuole per forza fare sei.
Si vincono discrete cifre anche con il cinque.
Nel 2009 ci sono già state –in sette mesi- 19 vincite con “5+”, per un importo di 15.736.755 euro equivalenti a circa 14 Premi Nobel.
Il Professore si dovrebbe convincere che è più facile incassare un milione giocando al superenalotto che concorrendo al Premio Nobel. Dovrebbe anche considerare queste vincite, da matematico e da ateo, come si dichiara, come una prova dell’esistenza della fortuna molto più concreta della prova ontologica d’Anselmo sull’esistenza di Dio.

* * * * * *
Oltre che sciocco e insano di mente, presento «un rapporto problematico con il gioco a rischio di trasformarsi in una vera e propria dipendenza»; addirittura potrei essere «coinvolto nella sua deriva patologica, cioè in una vera e propria dipendenza», come l’1-3% della popolazione.

E’ quanto sostiene l’avvocato Carlo Rienzi, fondatore del Codacons, che ha presentato un ricorso al tribunale di Roma e chiesto di congelare il jackpot del Superenalotto, al fine di arginare la pericolosissima febbre da gioco che sta investendo il nostro paese.

Io gioco al Superenalotto, tutti i mesi, 13 euro della mia pensione, a fronte dei 29 euro che spendo per la Repubblica (che leggo dalla fondazione … e di cui, però, da un pezzo non ascolto i “consigli per gli acquisti”). Escludo d’essere gioco-dipendente.
Perché dovrei vedermi ridurre il premio, se vinco?
Perché, di fronte alle percentuali delle vittime della strada o degli infortuni sul lavoro, Rienzi non chiede la chiusura delle autostrade il sabato e la domenica o l’abolizione del lavoro tout court?

Noi anziani, che non abbiamo più un avvenire davanti, abbiamo bisogno di qualche sogno. A volte, immaginiamo –bovaristicamente- di realizzare in poco tempo cose che non abbiamo fatto (o non siamo stati capaci di fare) in passato: le idee non mancano e una barca di soldi aiuterebbe.

Quel “rompiscatole” di Rienzi (come lui stesso si definisce nell’intestazione del suo blog) faccia il suo mestiere. Pensi ad ottenere, se ci riesce, una riduzione della tassa sulla stupidità. Oppure venga a Bologna ad interessarsi della
"bolletta dell'acqua" che sta diventando più pesante di quelle del gas, della luce e del telefono.


venerdì 24 luglio 2009

I furbi della maggioranza

Non si può non essere d’accordo con quanto scrive Filippo Facci su il Giornale.it di oggi (L’Espresso, Kamasutra a puntate):

«Detto questo, se di normalità vogliamo parlare, due paroline le meritano anche quei signori della maggioranza che credessero di fare i furbi e di ricominciare, a settembre, come se nulla fosse successo. Perché vedete, l’indecenza della campagna di Repubblica non significa che tutto tornerà come prima: sondaggi o non sondaggi. Per decoro, oltreché per non coprirsi di ridicolo, qualche folgorato governativo farà bene ad abbandonare certi toni moralistoidi e insomma a scordarsi di poter legiferare nuovamente sul nostro privato dopo che per mesi abbiamo difeso il privato di un uomo solo, pensando che quell’uomo eravamo tutti. La vita, la morte, le cure, il sesso, il privato: giù le mani da Silvio Berlusconi e giù le mani da tutti noi, altrimenti i pomodori non pioverebbero solo da sinistra».


lunedì 13 luglio 2009

La giunta comunale di Bologna 2009

Oggi ha luogo la prima riunione della nuova giunta comunale di Bologna.
E’ diventato Sindaco Flavio Delbono del PD, sfruttando una serie di circostanze favorevoli.

Innanzi tutto, l’esistenza del tradizionale zoccolo duro dell’ex Pci.

Il fatto che il Centrodestra si è presentato diviso alle elezioni.
O meglio, il veto della Lega Nord, ha impedito la presentazione dell’unica candidatura che poteva risultare vincente: quella prestigiosa di Giorgio Guazzaloca.

Delbono, al contrario, ha messo in campo un’unione di 5 partiti, che richiamava l’Unione di Prodi: Pd, Idv, Sinistra per Bologna (Sinistra democratica più Socialisti), Rifondazione-Comunisti italiani, Verdi e due liste civiche, Bologna al Centro e Bologna 2014.
Uniti si vince: qualche volta, se gli avversari sono divisi.

Il fatto che al ballottaggio hanno votato 43.273 elettori in meno.
Siccome Delbono ha preso gli stessi voti del primo turno, i casi sono due.
O gli elettori in meno al secondo turno erano tutti del centrodestra, oppure, una parte degli elettori di Guazzaloca, specificatamente quelli dell’Udc, è andata in soccorso di Delbono.

Riportiamo alcuni risultati che ci servono per i commenti. Per i dettagli vedere
qui i dati del Ministero dell'Interno

Comune di Bologna – Elezione del Sindaco

Primo turno
Elettori 305.086
Votanti 233.045 - 76,38%

FLAVIO DELBONO – 112.131 – 49,40%

PARTITO DEMOCRATICO - 85.183 - 39,93% - Seggi 24 – Assessori 5
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI - 9.455 – 4,43% - Seggi 2 – Assessori 1
SINISTRA PER BOLOGNA – 4.553 – 2,13% - Seggi 1 – Assessori 1
RIFOND COM – SIN EUROPEA – COM ITALIANI – 3.902 – 1,82% - Seggi 1 – Assessori 0
LISTA CIVICA – BOLOGNA 2014 – 1.979 – 0,92% - Seggi 0 – Assessori 0
FED DEI VERDI – 1.830 – 0,85% - Seggi 0 – Assessori 0
LISTA CIVICA – BOLOGNA AL CENTRO – 879 – 0,41% - Seggi 0 – Assessori 0
TOTALE – 107.781 – 50,52%

TOTALE SEGGI 44 + 1 (quello del Sindaco) = 45
Maggioranza 23
Partito Democratico 25 seggi su 45

CAZZOLA ALFREDO – 66.058 – 29,10%

Altre liste che hanno ottenuto seggi:
IL POPOLO DELLA LIBERTA’ 6
LISTA CIVICA ALFREDO CAZZOLA 4
LEGA NORD 1
LISTA CIVICA GIORGIO GUAZZALOCA 4
LISTA CIVICA BEPPE GRILLO 1

TOTALE SEGGI 16

Ballottaggio
Votanti 189.772 – 62,20%

FLAVIO DELBONO – 112.667 – 60,67%
CAZZOLA ALFREDO – 73.020 – 39,32%

Alcune considerazioni
Soltanto 4 delle 7 liste che appoggiavano Delbono sono riuscite ad entrare in Consiglio.
Soltanto 9 delle 23 liste sulla scheda sono riuscite ad entrare in Consiglio
Più sono i partiti e meno sono i posti a concorso, maggiore è il numero dei partiti che rimangono esclusi dal Consiglio, a prescindere dal tipo di legge elettorale.
Ad esempio, quando si farà Area metropolitana, se il numero dei Consiglieri rimanesse invariato a 44, alzandosi il quoziente, si salverebbero meno delle 9 liste attuali. La gente, però –avendo potuto scegliere- sarebbe più contenta.

La legge per l’elezione diretta del Sindaco e del Presidente della Provincia è considerata la migliore esistente in Italia. Tuttavia presenta qualche contraddizione. Il candidato vincente diventa Sindaco e conquista un seggio in Consiglio; se un Consigliere eletto diventa Assessore deve dimettersi dal Consiglio e lasciare il posto al primo dei non eletti della sua lista. Così, tanto perché la Casta non ci rimetta.

LA FORMAZIONE DELLA GIUNTA
Subito, il nuovo Sindaco si è messo al lavoro per formare la squadra.
Avendo preso impegni e fatto delle promesse –prima delle elezioni- per mettere insieme la sua “unione”, ha dapprima iniziato una serie d’incontri per liberarsi dal pressing degli alleati e risolvere i consueti giochi ad incastro. «Sto lavorando, la squadra è praticamente fatta, si tratta di cesellarla».

In sei giorni è stato tutto un susseguirsi d’entrate e d’uscite, attraverso la “sliding door” (secondo l’efficace immagine della cronista di Repubblica). Un giorno entrava il Vicesindaco dell’Idv, quello dopo il vicesindaco del Pd. Il martedì alle nove, dentro Milena Naldi di Sinistra democratica, rimossa mezz’ora dopo dai Socialisti. Tranquilli e soddisfatti quelli del Prc-Pdci che, dopo un colloquio di circa quaranta minuti con il Sindaco, erano certi che una poltrona sarebbe toccata ad una donna del Pdci.
Il giovedì, Il Sindaco chiede al Pdci un nome diverso da quello di Stefania Ghedini, in prima fila nella battaglia delle Scuole Longhena (dove la maggioranza dei maestri –per protestare contro la reintroduzione del voto numerico- hanno promosso tutti con il DIECI), destinata all’Istruzione, ma che non piace alla Curia (con buona pace di Giorgio Bocca che vorrebbe si discutesse di più –durante le campagne elettorali- “sui persistenti condizionamenti delle religioni” – il Venerdì di Repubblica n.1112 del 10 luglio 2009).
L’ostacolo più ostico è il contrasto che il Sindaco ha col Segretario provinciale del Pd, De Maria, che, pensando probabilmente alle prossime elezioni regionali, vorrebbe che il Sindaco mantenesse gli impegni presi con l’Idv, con Sinistra democratica e con la Cgil.

Alla fine, venerdì 3 luglio, Delbono rompe gli indugi e, con perfetto tempismo, blocca la porta scorrevole nel momento in cui Socialisti, Pdci, Cgil ed anche il vicesindaco Idv sono fuori. Salva la poltrona soltanto Milena Naldi di Sinistra democratica.

“Molti silenzi, pochi applausi” titola Repubblica. Per la Cgil, la giunta nasce debole e al disotto delle necessità. Critici anche Prc e Socialisti. Rabbia dell’Idv per il patto pre-elettorale violato. Ma non più di tanto: non è stato forse Di Pietro il primo a violare un patto elettorale, di peso molto maggiore, quando -dopo le politiche- rifiutò di costituire un gruppo unico con il Pd?
L’unica critica non priva di fondamento è quella d’Alessandro Alberani della Cisl: «Lo spacchettamento (delle deleghe) mi lascia molto perplesso, credo sia una sfida che Delbono ha studiato e dietro mi auguro ci sia una strategia e un pensiero».
Da segnalare, infine, l’editoriale del Capo redattore di Repubblica, Aldo Balzanelli: «Una squadra LOW PROFILE ma alla città serve “HIGH”. Il travaglio della squadra di Delbono è stato lungo e tormentato. Gli ex DS, dopo aver ceduto agli ex Margheriti il vertice di Comune e Provincia, hanno presentato il conto e se lo sono fatti pagare salato».

La nuova giunta comunale di Bologna

Sindaco Flavio Delbono, PD, varie deleghe tra cui Sicurezza, Città metropolitana,Università, Integrazione socio sanitaria ed altre minori.

Vicesindaco Claudio Merighi, PD, Programmi di intervento afferenti ai Lavori pubblici e alla Comunicazione.

Maurizio Degli Esposti, PD, Politiche Urbanistiche e Pianificazione territoriale, Politiche ambientali, Politiche dello Sport

Luisa Lazzaroni, PD, Politiche per gli anziani, Rapporti con l’associazionismo ed il volontariato

Simona Lembi, PD, Politiche per l’infanzia, Scuola, Pari opportunità e Politiche di genere e delle differenze, Politiche per l’integrazione interculturale

Plinio Lenzi, Idv, Politiche del Lavoro, Commercio, Protezione civile

Nicoletta Mantovani, Indipendente, Politiche per la promozione culturale ed artistica, Politiche per i giovani

Milena Naldi, Sinistra Democratica, Politiche abitative e della Casa, Coordinamento Quartieri

Villiam Rossi, Indipendente (già Dirigente Agenzia delle Entrate), Politiche di Bilancio, Contabilità economica, Controllo di gestione, Entrate, Patrimonio, Personale, Partecipazioni societarie

Simonetta Saliera, PD, Politiche della Mobilità

Luciano Sita, Indipendente (già Presidente della Granarolo), Politiche delle Attività produttive e turistiche, Istituzioni e beni artistici e culturali, Città storica

Altre considerazioni a margine
La lista del Partito Democratico con i suoi 25 seggi su 45 realizza, a Bologna, la vocazione maggioritaria. I riformisti hanno la maggioranza assoluta. E’ l’occasione per dimostrare che, in cinque anni, tutti i problemi della città possono essere risolti.
Salvo che l’esito del Congresso del Pd, nel prossimo ottobre, non crei ulteriori ostacoli.
Soltanto l’affermarsi di un Segretario fuori degli schemi potrebbe tenere unito il partito. Perché non Alba Parietti che, non molto tempo fa, si è dichiarata disponibile?

Nel lasciare Bologna per Bruxelles, Sergio Cofferati dedica un pensiero speciale a Guazzaloca: «Per Giorgio ho sempre avuto, non l’ho mai nascosto, una simpatia personale. Gli ho telefonato per salutarlo». Guazzaloca: «E’ una simpatia reciproca».

Venerdì 26, il sindaco d’Imola, Daniele Manca, uno dei soci pubblici della multiutility, stronca l’ipotesi ventilata da “il Sole 24 ore” di un futuro a Hera di Guazzaloca. Il giorno dopo, è il coordinatore provinciale del Pdl a chiedere che sia il Sindaco a smentire la notizia. Il Sindaco non sente. Si tratta di smentire accordi sottobanco, in base ai quali la presidenza di Hera dovrebbe ricompensare Guazzaloca per il suo mancato appoggio ad Alfredo Cazzola nel ballottaggio disputato con Flavio Delbono. Da parte sua, Guazzaloca dichiara: «in tutta la mia vita non ho fatto un solo accordo sottobanco, con chicchessia».

Domenica 5 luglio, Luciano Sita, comunica le sue dimissioni da consigliere di Hera, per incompatibilità con l’incarico di assessore. Adesso, in quel Consiglio, c’è un posto libero.
Sarà il caso di riempirlo quanto prima. Con una personalità altrettanto autorevole.

Originale e anticipatore di futuri sorprendenti eventi, l’esordio, come Assessore alla Promozione culturale ed artistica, di Nicoletta Mantovani, qualche sera fa, al Cassero di porta Saragozza. Assieme a mezza giunta –c’erano gli assessori Luciano Sita, Milena Naldi, Simona Lembi ed i consiglieri Maurizio Cevenini (comune) e Virginio Merola (provincia) – e prestandosi volentieri al gioco, ha premiato la nuova Miss Alternative alla serata benefica dello storico circolo omosessuale.



venerdì 10 luglio 2009

Dal G8 al J8


Sguardi indiscreti. Lo scatto mostra il presidente Obama e il titolare dell'Eliseo prendere posto sul podio per la foto ufficiale dei leader accompagnati ciascuno dai ragazzi che hanno partecipato al J8, il summit dei giovani. Mentre i Grandi prendono posto, lo sguardo del numero uno della Casa Bianca sembra cadere "maliziosamente" o "involontariamente (chi può dirlo?) su una ragazza in tailleur. La bella è la 16enne delegata brasiliana al Junior8, Mayora Tavares.
(da il Giornale del 10 luglio 2009)


mercoledì 1 luglio 2009

L'innocenza dei sensi


Forse vi consiglio di uccidere i vostri sensi?
Io vi consiglio l’innocenza dei sensi.
Nietzsche, Così parlò Zaratustra.

Nel romanzo “Emmanuelle” di Emmanuelle Arsan
Tascabili Bonpiani ottobre 1990
Edizione speciale per i lettori dell’Espresso,

ci sono, in fondo a pagina 208, quattordici righe di raffinato erotismo, con le quali si potrebbe descrivere in modo verosimile anche quanto accadde, quella volta, nello Studio ovale, sul soffice tappeto blu con disegnata al centro l’aquila di mare testabianca, simbolo degli Stati Uniti.

«Protagonista del romanzo è un tipo di donna che rifugge dal ruolo di amante passiva, affidatole tradizionalmente da una società e da una cultura di stampo maschilista, e assume decisamente l’iniziativa. I romanzi dell’Arsan ebbero l’indiscutibile merito di mettere in discussione vecchi tabù sessuali sull’onda della generale rivoluzione dei costumi che segnò gli anni ’70».

A questa rivoluzione dette grandi e piccoli contributi anche l’Espresso che, oltre ad Emmanuelle diede in omaggio ai suoi lettori, nell’ottobre del 1990, altri classici dell’erotismo:

Storia di O di Pauline Réage
Il delta di Venere di Anaïs Nin
Ritorno a Roissy di Pauline Réage
Erosfera di Emanuelle Arsan.

Tutti romanzi scritti tra gli anni ‘40 e 70’. Proprio in quegli anni Marcel Achard osservava: «Les femmes se conduisent désormais comme les hommes. Ce qui m'étonne, c'est qu'elles en soient fières».
Sempre di Achard non ho mai dimenticato la battuta, sentita al Duse di Bologna nel 1962, da Ornella Vanoni che interpretava L’idiota : «meglio puttana da giovane che santa da vecchia».

* * * * *
Tutto questo per dire che, come non si può imputare soltanto all’Espresso ed alla Repubblica il merito o la colpa della rivoluzione dei costumi, così non si può addebitare ad un solo uomo “un improvviso” imbarbarimento degli stessi. Si è favoleggiato, in passato, di prestigiosi direttori d’orchestra che non salivano sul podio se prima non avevano consumato. E di famosi scrittori adusi a visitare qualsiasi Maison Tellier capitasse loro a tiro. Anche se trapela qualcosa, è sufficiente che la stampa non l’amplifichi, di modo che lo scandalo non accada, a meno che non si perseguano fini politici come è successo in questi giorni.
Circola tuttora in Internet, un’intervista fatta nel settembre ‘98 da Ezio Mauro a Gianni Agnelli ai tempi del caso Clinton.

Cosa doveva fare il presidente davanti ad un'accusa come quella che gli muoveva Starr?
«Non lo so. So però quel che fece Jefferson, quando mise tutti a tacere domandando: volete forse un eunuco alla Casa Bianca?… »
(Jefferson era quel tale che stilò la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 scrivendo nell’incipit che fra i diritti inalienabili degli uomini c’è la ricerca della Felicità).
Avvocato, tutto ciò in Europa non succede. Siamo più saggi o più ipocriti?

«Senza dubbio siamo diversi, anche se in Inghilterra ci sono stati scandali politico-sessuali. Ma è vero, la Francia non si è affatto scandalizzata per la figlia naturale di Mitterrand. Ed è certo meglio così. Vede, tutti dicono che Clinton aveva il dovere di comportarsi diversamente, ed è vero, o almeno di essere più prudente, ed è vero anche questo. Lui ne sta pagando il prezzo, che è salato. Ma questa storia, attraverso Clinton, ha mandato in pezzi per sempre il concetto di privacy e questo riguarda tutti noi. Perché, alla fine, dovremo farci una brutta domanda: che vita sarà mai, questa nostra vita sorvegliata, controllata e prudente?».

(Evidentemente, l’Avvocato sapeva già di essere continuamente intercettato).

* * * * * *
Anche “Ritorno a Roissy” (pagina 45) può richiamare le attuali vicende.
«….. ma appena la Citroen rallentò dopo aver costeggiato l’interminabile muro di un grande parco per fermarsi davanti ad una casa tutta ricoperta di vita vergine, lei finalmente capì: non poteva essere che l’entrata secondaria [del castello] di Roissy».

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Già, il castello, o il palazzo, o la villa.
Considerati i luoghi ideali dove tessere i rapporti diplomatici, i potenti hanno sempre cercato di possederne anche più di uno.
Nella storia un caso esemplare è quello di Francesco I d’Este.
Sovrano di un piccolo stato, fu considerato il più notevole principe italiano del tempo. Mentre regnava era in corso la guerra dei trent’anni. Parteggiò per la Spagna ma, ad un certo punto, arrivò a trescare con la Francia del Cardinale Mazarino, sempre allo scopo di consolidare ed eventualmente ampliare il suo piccolo stato.
Gli erano riconosciute ottime qualità che trovavano un limite, però, nella presunzione talora eccessiva del principe che ha troppa fiducia nelle sue capacità politiche e militari.

Gran mecenate, splendido sempre in tutto, si distingueva per la signorilità con cui donava.
«Volendo una residenza ufficiale veramente degna di un sovrano, chiamò l’architetto Bartolomeo Avanzini perchè mutasse il tetro castello medievale [di Modena] in un Palazzo sontuoso e ridente, ed allo stesso architetto affidò il compito della trasformazione dell’antica rocca di Sassuolo in una «Villa di delizie», che elesse come seconda residenza: quivi si riposava, nelle parentesi concessegli dalla sua intensa attività politica, e quivi accoglieva gli ospiti, che allietava con mille svaghi, tra cui, particolarmente allettanti, le partite di caccia».

Più o meno quello che fa SB a Palazzo Grazioli o nella sua “Villa di delizie” in Sardegna, dove gli svaghi sono quelli dei tempi che corrono (colpa anche degli ambientalisti, contrari alla caccia).

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Ancora la Réage in “Histoire d’O” (pagina 7)
«….. Ascolta, Egli dice. Ora sei pronta. Io ti lascio. Tu scendi e vai a suonare alla porta. Segui chi ti aprirà, fa’ qualsiasi cosa ti verrà ordinata. Se non entrerai immediatamente, ti costringeranno ad ubbidire. La tua borsetta? No, non hai più bisogno della tua borsetta. Sei soltanto la ragazza che io procuro. Sì, sì, io ci sarò. Va’».

Niente borsetta, niente telefonino galeotto e niente registratore. S’impara sempre qualcosa a leggere la buona letteratura.

* * * * * *
Al mondo ci sono SEI miliardi di persone, delle quali almeno DUE sessualmente attive, mediamente una volta la settimana, in tutte le ore del giorno. Vale a dire che, nel minuto che occorre per leggere questo post, almeno VENTICINQUEMILA persone [2miliardi / 52 settimane / 24 ore / 60 minuti] stanno facendo sesso. Ogni minuto che passa, senza soluzione di continuità.

La massima intensità –nella giornata- può essere immaginata come una giocosa, quanto invisibile «ola di grida appassionate e dolci sussurri» che percorre incessantemente l’orbe terracqueo, di meridiano in meridiano, da oriente ad occidente, regolata, secondo le diverse culture, da antiche consuetudini e tradizioni (senza bisogno di leggere il foglio illustrativo) e, ogni tanto in qualche luogo, da vani quanto stupidi tentativi d’arginare con leggi discutibili alcuni suoi aspetti. Responsabile, secondo i malthusiani, di un’insostenibile crescita della popolazione e, secondo gli ambientalisti, di una costante, consistente e dannosa emissione di CO2. Sciagurati! Almeno provate a farlo in apnea, qualche volta.

Ma è anche l’unico modo per garantire la conservazione della specie.

Ad eccezione dei casi dove è esercitata la violenza, fare sesso è il più spontaneo dei piaceri, il più vitale e il più innocente. Ovviamente, chiunque è libero di pensare che altro sia “il vero senso della vita”.

Certamente, pensare che vecchi e giovani lettori dell’Espresso possano scandalizzarsi dei potenti di turno che passano il loro tempo libero a disegnare farfalle, a fare docce gelate in compagnia di belle e innocenti ragazze (di 42 anni) o a sedurre giovani ma scafate stagiste lascia un po’ perplessi.
L’Espresso e la Repubblica hanno fatto grandi battaglie per difendere i diritti degli omosessuali ad esercitare liberamente le loro inclinazioni. Adesso si mettono a criticare le inclinazioni degli eterosessuali? Ma per favore… Nessuno dei primi -mi pare significativo- ha ancora speso una parola per chiedere le dimissioni del Premier per i suoi eccessi.

La Repubblica ha rinnovato, in questi giorni, le sue dieci domande al Premier.
Ma perché dovrebbe rispondere? Qualsiasi imputato può avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al magistrato che lo interroga. Figurarsi davanti ai giornalisti. Ma questi lo chiedono in nome dell’opinione pubblica. Anche i magistrati interrogano in nome del popolo italiano. Sono in corso indagini: aspettiamo che salti fuori qualche reato e che i magistrati giudichino, prima di condannare.

Come andrà a finire? Secondo me, con un’applicazione su Facebook del tipo: «Tu, quali “nuove dieci domande a Berlusconi” sei?». Risposte scontate: sei Giuseppe D’Avanzo, sei un utilizzatore finale, sei Farinella prete, sei l’avvocato Ghedini, sei Barbara Montereale.

Ciò non toglie che agli uomini pubblici si addica, non maggior sobrietà, ma maggior riservatezza.



 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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