E’ la domanda che viene spontanea.
No, l’acqua non cala. Anzi, dal primo gennaio, a Bologna aumenta almeno del 10%.
Il governo ha preso le sue misure anticrisi, vantaggiose per unhappy few ma discutibili sul piano dell’efficacia. Se non si dà da bere al ceto medio, col cavolo che i consumi crescono.
E gli Enti Locali? Non sarebbe il caso che facessero, anch’essi, la loro parte per sostenere le famiglie e i consumi?
Ad esempio, perché i SESSANTA SINDACI DEMOCRATICI della provincia di Bologna, che compongono l’Assemblea di ATO 5, non tornano sulla decisione presa alla fine di maggio di aumentare le tariffe dell’acqua?
Secondo le statistiche, la quasi totalità delle famiglie della provincia, con una composizione media di due virgola pochi centesimi, consumano mediamente 135 mc d’acqua l’anno contro i 110 della dotazione base concessa. E’ inevitabile “eccedere”. Le tariffe agevolate sono una chimera. Con le tariffe “d’eccedenza” si arriva a pagare l’acqua anche OTTO VOLTE il suo costo. Se si applicasse soltanto la tariffa di base –che copre ampiamente i costi del gestore- tutti risparmierebbero.
I sindaci si sono messi in testa che è giunto il momento di stangare gli “spreconi” (siamo diventati tutti socialisti: il governo con le sue misure demagogiche ed inefficaci, i sindaci che emulano Brunetta; fino a qualche giorno fa eravamo tutti riformisti o liberali; urge fondare la ReDeL).
Soltanto che, per educare il popolo, sono ricorsi (in buona fede, certo) al trucco del “semaforo di Segrate”: hanno generosamente concesso una dotazione d’acqua del tutto insufficiente.
L’unica a guadagnarci è Hera Spa cui è stato affidato il servizio idrico integrato, società quotata in borsa il cui controllo, però, è saldamente nelle mani di pochi democratici sindaci.
Come fa il Partito Democratico a sostenere che le misure del governo non sono sufficienti, se poi i suoi uomini di governo non colgono le poche (o tante) occasioni che hanno per dimostrare “che si può fare”.
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