IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 27 novembre 2008

Misure anticrisi

Da gennaio calano le tariffe di luce e gas. E l’acqua?
E’ la domanda che viene spontanea.
No, l’acqua non cala. Anzi, dal primo gennaio, a Bologna aumenta almeno del 10%.

Il governo ha preso le sue misure anticrisi, vantaggiose per unhappy few ma discutibili sul piano dell’efficacia. Se non si dà da bere al ceto medio, col cavolo che i consumi crescono.
E gli Enti Locali? Non sarebbe il caso che facessero, anch’essi, la loro parte per sostenere le famiglie e i consumi?

Ad esempio, perché i SESSANTA SINDACI DEMOCRATICI della provincia di Bologna, che compongono l’Assemblea di ATO 5, non tornano sulla decisione presa alla fine di maggio di aumentare le tariffe dell’acqua?

Secondo le statistiche, la quasi totalità delle famiglie della provincia, con una composizione media di due virgola pochi centesimi, consumano mediamente 135 mc d’acqua l’anno contro i 110 della dotazione base concessa. E’ inevitabile “eccedere”. Le tariffe agevolate sono una chimera. Con le tariffe “d’eccedenza” si arriva a pagare l’acqua anche OTTO VOLTE il suo costo. Se si applicasse soltanto la tariffa di base –che copre ampiamente i costi del gestore- tutti risparmierebbero.

I sindaci si sono messi in testa che è giunto il momento di stangare gli “spreconi” (siamo diventati tutti socialisti: il governo con le sue misure demagogiche ed inefficaci, i sindaci che emulano Brunetta; fino a qualche giorno fa eravamo tutti riformisti o liberali; urge fondare la ReDeL).
Soltanto che, per educare il popolo, sono ricorsi (in buona fede, certo) al trucco del “semaforo di Segrate”: hanno generosamente concesso una dotazione d’acqua del tutto insufficiente.
L’unica a guadagnarci è Hera Spa cui è stato affidato il servizio idrico integrato, società quotata in borsa il cui controllo, però, è saldamente nelle mani di pochi democratici sindaci.

Come fa il Partito Democratico a sostenere che le misure del governo non sono sufficienti, se poi i suoi uomini di governo non colgono le poche (o tante) occasioni che hanno per dimostrare “che si può fare”.


mercoledì 26 novembre 2008

Il costo dell'acqua

IL COSTO DI PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA

In questo post ho esaminato la politica dell’Agenzia d’Ambito Territoriale Ottimale di Bologna.
Mi propongo, qui, di fare una valutazione di quale possa essere il costo di produzione e di distribuzione dell’acqua a Bologna.

Mi avvalgo dei dati trovati su una pubblicazione
della EHS S.r.l. Società di Ingegneria Idraulica ed Ambientale, incaricata da Hera Spa di sviluppare il modello di ottimizzazione del sistema idrico. Leggiamo:

«Il costo unitario dell’acqua è definito in corrispondenza dei punti di consegna ed è dato dalla somma dei costi relativi agli impianti a monte, dal punto di prelievo dell’acqua, fino al punto di consegna.
La “rete primaria o di adduzione” è quella parte di rete che comprende gli impianti necessari alla captazione e alla potabilizzazione dell’acqua, diversamente dalla “rete secondaria o di distribuzione” che ha la funzione di portare l’acqua potabile alle utenze.
Il “punto di consegna” dell’acqua potabile è il confine fra reti adduzione e di distribuzione.



In Tabella 1 sono stati riportati i costi unitari di produzione delle fonti del distretto di Bologna, esclusi i costi di distribuzione locale.


Il costo unitario medio è 7,932 eurocent/mc, pari a 0,0793 euro/mc.
Il costo unitario medio dell’energia elettrica impiegata è 5,4433 eurocent/mc, pari a 0,0544 euro/mc.
Il costo medio totale di produzione, al punto di consegna, è dato dalla somma dei due costi, pari a 0,1337 euro/mc.

A questo costo di produzione occorre aggiungere il costo medio di distribuzione dal punto di consegna alle utenze. In genere questo costo è minore di quello di produzione. Ipotizzando che sia la metà, vale a dire 0,0669 euro/mc, risulta un costo totale dell’acqua di 0,201 euro/mc.

La pubblicazione dell’EHS non è datata, ma sicuramente posteriore al 2004, anno in cui Hera ha avviato il progetto di ottimizzazione denominato MIG (Modello Idraulico Gestionale). Per cui il costo nel 2007 non poteva essere tanto più alto. Di fatto, deve essere inferiore ai 0,595 euro/mc della tariffa base fissata da ATO5 per il 2008, tariffa che deve per legge coprire tutti i costi del servizio e comprendere quindi –oltre al costo di produzione- le seguenti voci:

- ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione);
- remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere;
- rimborso dei mutui contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere;
- costi di funzionamento di ATO 5»

Un secondo modo per valutare il costo di produzione e distribuzione dell’acqua è di partire dal prezzo, vale a dire dalla tariffa base di 0,595 euro/mc fissata da ATO 5.
Utilizzando la tabella 4 del bilancio sociale di ATO 5, che ci dice il peso percentuale che le diverse voci della tariffa hanno sul totale della tariffa stessa, ricaviamo la seguente tabella:



I costi operativi della prima riga comprendono oltre alla voce acquedotto anche le voci fognatura e depurazione. Applicando gli stessi pesi % alla tariffa base 0,595 (quarta colonna), si ottiene un prezzo base di 0,331 euro/mc. Supponendo che ci sia stato un ricarico del 40 % si ottiene un costo base di 0,236 euro/mc, di poco superiore al costo di 0,201 euro/mc calcolato partendo dai costi.

Ricordiamo le cinque tariffe fissate da ATO 5:
(costo base: .… 0,236 euro/mc, calcolato utilizzando fonti Hera)


Agevolata 1: …. 0,164
Agevolata 2: …. 0,353 più 49,5 % rispetto al costo base 0,236 (fonte Hera)
Base: …………….. 0,595 più 152,1 % ovvero 2,5 volte il costo base
Eccedenza 1: … 1,370 più 480,5 % ovvero 5,8 volte il c.b.
Eccedenza 2: … 2,015 più 753,8 % ovvero 8,5 volte il c.b.


Così come detta la “mission” di ATO 5:
«… e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base».


domenica 23 novembre 2008

Va dove ti porta il cuore


sabato 22 novembre 2008

Benvenuto a bordo, direttore

Benvenuto a bordo, direttore di Phastidio

Posted using ShareThis


venerdì 21 novembre 2008

Commissione di vigilanza RAI - 2

«Con un bicchiere di prosecco in mano [e un tramezzino col gorgonzola nell’altra – aggiungo io] Franco Marini, dato come l’ultimo suo referente politico, lo manda a quel paese: “E’ uno stronzo”. Anche Fioroni lo manda lì …» (la Repubblica di oggi). I due stanno tessendo le lodi del senatore della Repubblica Italiana Riccardo Villari.

Chissà se nelle università italiane s’insegna ancora che, una quadrica (esclusa la sfera) ha dodici ombelichi. E’ una delle domande che mi fecero, oltre mezzo secolo fa, all’esame di Geometria Analitica.
Questa disciplina studia, tra l’altro,
le omologie: due figure sono omologhe se esiste un'omologia che trasforma una nell'altra.

Sono piuttosto arrugginito e non so se quello che segue è un esempio appropriato. Non fa niente.
Ricordate lo scioglilingua:

Apelle, figlio di Apollo,
fece una palla di pelle di pollo,
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla di pelle di pollo
fatta da Apelle, figlio di Apollo.

Consideriamo la seguente omologia:

Apelle < --- > Apollo,
figlio < --- > padre,
palla < --- > pollo,
tutti < --- > mille

ne consegue la seguente trasformazione:

Apollo, padre di Apelle,
fece un pollo di pelle di palla,
mille pesci vennero a galla
per vedere il pollo di pelle di palla
fatto da Apollo, padre di Apelle.

Tenendo conto che si potrebbero considerare un’omologia anche le elezioni politiche, nel senso che trasformano il popolo sovrano nella sua rappresentanza politica. Tenendo conto che, attualmente, la palla che s’introduce nell’urna è stata trasformata in un pollo. Si può affermare, secondo le due figure omologhe:

a - tutti i pesci vengono a galla … e abboccano,
b – mille eletti vengono a galla … e galleggiano.

Parola di lupo marsicano.

P.S. Questa mattina ad Omnibus Antonio Padellaro ha detto che «sarà difficile scalzarlo», conoscendo le imprese di questo personaggio “uscito dal nulla”. Dal nulla un corno, dalle liste bloccate del PD.


giovedì 20 novembre 2008

Commissione di vigilanza RAI

Definito da Francesco Merlo (la Repubblica,17 novembre 2008) «un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio», il senatore Riccardo Villari non si è dimesso.
Bisogna capirlo. Se il formaggio è un bel pezzo di gorgonzola, magari di quello con tanti vermi, un bel topolone che altro può fare?


mercoledì 19 novembre 2008

Il pizzino di Latorre e la Rai



Ad Omnibus, con il successivo concorso di Striscia la notizia, è andata in scena l’ultima performance del teatrino della politica.
Altro che errore di leggerezza. Il senatore Latorre si è, di proposito, fatto vedere mentre scriveva il suggerimento, mentre passava il giornale al senatore Bocchino, mentre strappava il pizzino e mentre lo appallottolava. Poi, invece di metterselo in tasca, lo ha, di proposito, abbandonato sul tavolo.
Ieri sera Striscia ha fatto da sponda una seconda volta e, questa mattina, sempre a Omnibus, si è recitato il secondo atto: protagonisti Pirroso e Polito.

Perché il senatore Latorre si è comportato in questo modo?
Evidentemente in un partito dove è d’obbligo una finta unanimità, dove non è stato tenuto (e non si vuole tuttora tenere) nessun congresso, si finisce per dibattere ricorrendo a centomila punture di spillo.

Io credo che ai cittadini elettori, anche se purtroppo abboccano spesso l’amo gettato dai politici, interessi poco della commissione di vigilanza RAI e di chi sia il presidente.
Interesserebbe di più che fosse attuata la loro volontà, espressa con il SI nel referendum del lontano 11 giugno 1995 che sanciva la privatizzazione della RAI: votarono il 57,4% e i SI furono il 54,9%.


sabato 15 novembre 2008

ATO, AATO, ANEA, ATO 5 Bologna

ATO è l’acronimo di Ambito Territoriale Ottimale
AATO è l’acronimo di Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale
ANEA è l’acronimo di Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito
ATO 5 Bologna è il nome dell’autorità d’ambito territoriale della provincia di Bologna

Parliamo degli enti che si occupano dell’acqua (circa 4130 parole)

Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola
a me par donna


Chissà se, mentre contemplava la bellezza di Laura illuminare, con la sua presenza, tutta la natura circostante, il poeta sapeva che la famosa Fontaine de Vaucluse, è considerata la maggiore sorgente al mondo, avendo una portata di magra di 20 mc/sec, ma potendo arrivare, in piena, all'impressionante cifra di 123 mc/sec.
Certamente non poteva immaginare che “le chiare, fresche e dolci acque”, assieme ai “tepidi lavacri d'Aquisgrano”, sarebbero state oggetto, un giorno, della Direttiva europea 2000/60/CE «che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque» dal Manzanarre al Reno, dal Tago alla Vistola e al Danubio, isole comprese.

Purtroppo, non dappertutto c’è tanta ricchezza d’acqua. La terra, rispetto alla metà del 1300 - con gran disappunto dei malthusiani- si è sovrappopolata, passando da circa 500 milioni agli attuali SEI miliardi, mentre l’età media -accidenti al progresso scientifico!- si è innalzata in Europa dai 33 anni del medioevo ai 75 attuali. L’acqua è sempre più un bene prezioso, occorre limitarne il consumo e educare la gente a non sprecarla.

I MODELLI

Con lo scopo di salvaguardare le risorse ambientali e di regolare, razionalizzare, integrare i servizi idrici, i singoli stati si sono messi all’opera ricorrendo ad un criterio principale: separare la “regolamentazione” dalla “gestione”, con l’obiettivo di ridurre la pletora degli operatori e di conseguire, pertanto, economie di scala.

Da una foresta inestricabile di leggi europee, nazionali e locali sono sorti e si sono affermati in Europa alcuni modelli di “governance” che differiscono secondo la natura del regolatore e del gestore.
Nel modello inglese vi è un’unica Autorità di regolazione indipendente, mentre la proprietà e la gestione sono private (affidate soltanto a ventidue produttori e/o gestori).
In Italia, sono stati individuati 91 Ambiti Territoriali Ottimali, gli ATO.
A soprintenderli sono stati istituiti 91 regolatori pubblici, le AATO Autorità (o Agenzia) d’Ambito Territoriale Ottimale (diconsi novantuno, praticamente uno per provincia, -
qui l’elenco), mentre i gestori, pur potendo essere anche a capitale privato o misto, sono prevalentemente pubblici (le grandi multiutility che, negli ultimi anni, si sono andate affermando).

Le AATO hanno costituito l’ANEA Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito.

LA PROVINCIA DI BOLOGNA

IL REGOLATORE
ATO 5 Bologna è il nome dell’Agenzia d’Ambito Territoriale Ottimale della provincia di Bologna
Oltre al servizio idrico, regola anche il servizio dei rifiuti solidi urbani.

L’Agenzia ATO 5 è costituita dalla Provincia di Bologna e dai suoi 60 Comuni.
L'Assemblea di ATO 5 è composta dal presidente della Provincia di Bologna e dai sindaci degli enti locali associati (i 60 Comuni della provincia). Fra i suoi compiti la determinazione e la deliberazione della struttura tariffaria.
Presidente di ATO 5 dall'8 ottobre 2004 è Beatrice Draghetti, che è anche presidente della Provincia di Bologna.
L'ufficio di presidenza è composto dal presidente dell'Agenzia e da otto membri nominati dall'assemblea fra i suoi componenti in base al criterio di rappresentanza territoriale (è attualmente composto dal Sindaco di Bologna e da altri sette Sindaci di comuni). Il Comitato consultivo degli utenti è l'organo consultivo dell'Agenzia di ambito che garantisce la partecipazione degli utenti nel controllo sulla qualità dei servizi offerti. E’ composto da rappresentanti delle associazioni dei consumatori, economiche, ambientaliste e Onlus.

IL GESTORE
ATO 5 BO ha affidato –con apposite convenzioni- la gestione dei servizi acquedotto, fognatura e depurazione in 55 comuni della provincia a Hera Spa e, negli altri cinque, a Sorgea Srl. Per semplicità, nelle considerazioni che seguono faremo riferimento solo a Hera.

Il gruppo Hera, nato nel 2002 dall’unione di undici aziende di servizi pubblici dell’Emilia Romagna, nel 2007 è stata la seconda multiutulity italiana nel business idrico in termini di margine operativo lordo (119 milioni di euro) e di volumi erogati (241 milioni di metri cubi di acqua).
Anche se quotata in borsa, il controllo della Società è saldamente nelle mani dei Comuni partecipanti. Il primo azionista di Hera è il Comune di Bologna che detiene il 14,993% del capitale sociale. Il sindaco di Bologna è stato ed è ancora l’eminenza grigia del gruppo.
Nella sua mission Hera prevede «la creazione continua del valore economico dell’impresa, pur nel rispetto dei principi di responsabilità sociale» ed opera, pertanto, secondo il principio della redditività economica e la regola della mancata concorrenza.

LA TARIFFA PRO CAPITE E LA STRUTTURA TARIFFARIA

Se vivesse oggi, a Bologna, anche madonna Laura dovrebbe compilare l’apposito questionario e dichiarare quanti sono i componenti della sua famiglia e se sono residenti oppure domiciliati (non è ancora chiaro se i residenti fuori dell’Emilia Romagna potranno, o non, usufruire delle tariffe agevolate; potrebbero essere esclusi dalle agevolazioni -tanto per aiutarli- gli studenti fuori sede che, notoriamente, affittano posti letto a prezzi stracciati).

Quest’ennesimo censimento serve perché, dal 1 gennaio 2009, il gestore Hera applicherà la tariffa pro capite fissata dal regolatore ATO 5 BO.
La tariffa pro capite è stata istituita con la deliberazione n.3 del 28 maggio 2008, che è stata approvata con una maggioranza bulgara. (Sul sito di Ato 5 sono visibili cinque deliberazioni. Tutte cinque sono state approvate all’unanimità: mai neanche un astenuto. Il numero dei presenti al voto è stato di 10, 11, 13, 12, 19, su 61 consiglieri. Un deserto che neanche a Montecitorio).

Dalla “mission” del regolatore:
«La nuova tariffa pro capite del servizio idrico integrato è introdotta da ATO 5 con lo scopo di raggiungere due obiettivi principali: da un lato garantire una maggiore equità nella tariffa, riconoscendo a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile ad un prezzo agevolato; dall’altro, favorire il risparmio idrico e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base. I vantaggi sono economici e culturali perché, oltre al risparmio in bolletta, la nuova tariffa conduce ad un maggior rispetto delle risorse ambientali» (dal bilancio sociale 2006 di ATO 5).

Questi i criteri di determinazione della tariffa base:
«La tariffa del servizio idrico integrato è stabilita da ATO 5 tenendo in grande considerazione le esigenze di sostenibilità.
In base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio.
Comprende quindi le seguenti voci:
- costi operativi del gestore;
- ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione);
- remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere;
- rimborso dei mutui contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere;
- costi di funzionamento di ATO 5» (dal bilancio sociale 2006 di ATO 5).

Sono, pertanto, stabilite cinque fasce di consumo secondo la seguente tabella:

Nell’area bolognese, oltre alla quota Acquedotto (base 0,595) si paga anche una quota fognatura di 0,136 €/mc, una quota depurazione di 0,367 €/mc e una quota fissa (fino a 1200 mc/anno) di di 9,066 €/anno, che elevano la tariffa base dell’acqua in bolletta al di sopra di 1 €/mc.

< < < <> > > > DOMANDE < < < <> > > >

l limite fissato da ATO 5 tra il necessario quantitativo d’acqua e lo spreco è equo?
Il prezzo è davvero agevolato?
Aumentare sensibilmente il costo dei “consumi in eccedenza” è un sistema efficace contro lo spreco?

< < < <> > > > ? ? ? ? ? ? < < < <> > > >



UN CASO PARTICOLARE: I CONSUMI DELLA MIA FAMIGLIA

Nell’ultimo anno (ultime quattro bollette, periodo giugno 2007 – maggio 2008) abbiamo consumato nella mia famiglia (DUE persone) 178 metri cubi d’acqua. Al netto della quota fissa e della quota fognatura/depurazione abbiamo speso 136 euro. Applicando le nuove tariffe dell’area bolognese per DUE persone, avremmo speso:

agevolata 1 .… 38 mc … X 0,164 … = 6,232 €
agevolata 2 …. 36 mc … X 0,353 … = 12,708 €
base ……..……… 36 mc … X 0,595 … = 21,420 €
eccedenza 1 ... 50 mc … X 1,370 … = 68,500 €
eccedenza 2 .… 18 mc … X 2,015 … = 36,270€
TOTALE … 145,13 euro

(Rispetto alle vecchie tariffe un aumento del 6,6%)

Se l’intero consumo fosse stato fatturato applicando soltanto la tariffa base, avremmo speso:
base ………….… 178 mc … X 0,595 … = 105,91 euro

Abbiamo pagato una penalità di 39,22 euro pari al 37% dell’importo risultante applicando la sola tariffa base.

ANALISI DEI CONSUMI DEL 2006

Dalla Tabella 1 del bilancio sociale 2006 di ATO 5 risulta che l’acqua distribuita dagli acquedotti della provincia di Bologna e fatturata nell’anno 2006, per usi domestici, è stata di 59.840.707 metri cubi.

Dalla Tabella 1 sul sito “www.atlante.provincia.bologna.it” si ricavano i seguenti dati:
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 2003: 423116
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 1993: 371456
Incremento percentuale in dieci anni: 13,9% - Incremento medio annuo circa 1,4%
Popolazione della provincia al 31 dicembre 2003: 935107
Popolazione della provincia al 31 dicembre 1993: 906946
Incremento percentuale in dieci anni: 3,1% - Incremento medio annuo circa 0,3%
(fonte: Anagrafi comunali, 1993 e 2003).

In due anni è plausibile ipotizzare un incremento del numero delle famiglie pari al 2,8% e della popolazione pari allo 0,6% per questo:
Numero di famiglie residenti nella provincia di Bologna al 31 dicembre 2005: 434963
Popolazione al 31 dicembre 2005: 940718
Composizione media della famiglia: 2,16 persone.

Consideriamo la seguente tabella, dove sono riportate le percentuali delle famiglie "per numero di componenti" della provincia di Bologna (fonte Regione Emilia Romagna – Ultimo censimento 2001), e i coefficienti moltiplicatori della dotazione base in funzione del numero di componenti del nucleo familiare (fonte ATO 5 Bologna).

abbiamo visto che ATO 5 Bologna assegna una dotazione standard di 55 mc/anno per ogni componente di una famiglia di due persone.
Applicando i coefficienti moltiplicatori per nucleo familiare si ottengono le dotazioni standard per i diversi tipi di famiglia:

per famiglie di 1 componente 55 x 1,30 = 71,50 mc/anno; media per comp. 71,50
per famiglie di 2 componenti 55 x 2,00 = 110,00 mc/anno; media per comp. 55,00
per famiglie di 3 componenti 55 x 2,49 = 136,95 mc/anno; media per comp. 45,65
per famiglie di 4 componenti 55 x 2,80 = 154,00 mc/anno; media per comp. 38,50
per famiglie di 5 componenti 55 x 3,25 = 178,75 mc/anno; media per comp. 35,75
per famiglie di 6 componenti 55 x 3,78 = 207,90 mc/anno; media per comp. 34,65
per famiglie di 7 componenti 55 x 4,27 = 234,85 mc/anno; media per comp. 33,55
per famiglie di 8 componenti 55 x 4,88 = 268,40 mc/anno; media per comp. 33,55

Moltiplicando 434963 per le “percentuali di famiglie per numero di componenti” troviamo quante sono circa (l’ultimo censimento è del 2001) le famiglie con un dato numero di componenti.
Moltiplicando il numero di famiglie per la rispettiva dotazione standard si ottengono i consumi “virtuosi” che si sarebbero dovuti verificare –con le nuove regole- nella provincia di Bologna nel 2006 (tra parentesi le percentuali).

N° di famiglie con 1 comp. 434963 x 0.3105 = 135056; x 71,50 =9656504 mc (19,88%)
N° di famiglie con 2 comp. 434963 x 0,3189 = 138710; x 110,00 = 15258100 mc (31,41%)
N° di famiglie con 3 comp. 434963 x 0,2204 = 95866; x 136,95 = 13128848 mc (27,03%)
N° di famiglie con 4 comp. 434963 x 0,1160 = 50456; x 154,00 = 7770224 mc (16,00%)
N° di famiglie con 5 comp. 434963 x 0,0259 = 11265; x 178,75 = 2013619 mc (4,14%)
N° di famiglie con 6+ comp. 434963 x 0,0083 = 3610; x 207,90 = 750519 mc (1,54%)
Per una dotazione standard totale di 48.577.814 mc (100%).

Siccome il consumo effettivo nel 2006 è stato di 59.840.707 mc
la differenza è di 11.262.893 mc d’acqua.
Uno “spreco” -secondo ATO 5 Bologna- del 23,18 % rispetto alla dotazione standard.

Come suddividere questo spreco?
Hanno sprecato i “single” (19,88% del consumo virtuoso totale) o le famiglie di 6 o più componenti (5,68%)?
Hanno sprecato le famiglie intermedie (74,44%del consumo virtuoso totale)?
Non esistono statistiche in proposito (se ne ha, Ato 5 Bologna non le ha rese pubbliche).
Considerando che il consumo medio (59.840.707 mc diviso 940.718 abitanti) è stato di 63,61 mc/anno per abitante; considerando che la dotazione media per componente diminuisce fortemente all’aumentare del numero di componenti della famiglia: da 71,50 a 33,55 mc/anno;
possiamo affermare FINO A PROVA CONTRARIA che tutte le famiglie, nel 2006, hanno in qualche misura ecceduto, meritandosi così, la qualifica di SPRECONE.

Allo spreco degli utenti corrisponde il lucro del gestore.
Quanto ha lucrato Hera SpA?
In mancanza di dati supponiamo che 2/3 dello “spreco” siano stati fatturati con la “eccedenza1” ed 1/3 con la “eccedenza2”.
Nel 2006, l’incasso di Hera SpA con le tariffe 2008 sarebbe stato:

base …………. 48.577.814 mc x 0,595 €/mc … = 28.903.799 €
eccedenza1 … 7.508.595 mc x 1,370 €/mc … = 10.286.775 €
eccedenza2 … 3.754.298 mc x 2,015 €/mc … = 7.564.910 €
per un totale di 46.755.484 €

Ato 5 Bologna può vantare di avere raggiunto uno degli obiettivi della “mission”: il sensibile aumento del costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base.

Se l’intera quantità fosse stata fatturata con la tariffa base:
base ……….... 59.840.707 mc x 0,595 €/mc … = 35.605.220 €

Hera SpA ha lucrato 46.755.484 – 35.605.220 = 11.150.264 €
Il 32,44 % in più rispetto al prezzo base.
Stesso ordine di grandezza del 37 % pagato in più nel CASO PARTICOLARE.

Osserviamo che stiamo parlando del solo “componente acquedotto” e che Hera SpA lucra anche sulle altre voci della bolletta.

In base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio, ma la legge non afferma che i cittadini debbano pagare l’acqua anche otto volte il suo costo.

IL NECESSARIO QUANTITATIVO GIORNALIERO

Riassumendo:
Dividendo 59.840.707 mc per 940718 abitanti risulta un consumo medio di 63,61 mc/anno per abitante.
Moltiplicando 63,61 mc per 2 risulta un consumo medio di 127,22 mc/anno per famiglia di 2 componenti.
Dividendo 59.840.707 mc per 434963 famiglie risulta un consumo medio di 137,57 mc/anno per famiglia media di 2,16 componenti

Il consumo medio d’acqua per famiglia nel 2006 è compreso tra 125 e 140 metri cubi, ben al di sopra della dotazione base di 110 mc.

Dobbiamo concludere che la totalità delle famiglie “spreca” in un anno più di 25 mc d’acqua?

Pare evidente che il “necessario quantitativo giornaliero d’acqua potabile” riconosciuto ad ogni persona è stato volutamente sottostimato.
Le esigenze e le abitudini della gente sono le più disparate. C’è chi tiene aperto il rubinetto mentre si lava i denti, c’è chi se li lava in fabbrica al termine della pausa pranzo, c’è chi illudendosi di risparmiare allunga il vino con l’acqua, ma c’è anche l’anziano che, avendo le vene safene ormai andate, nell’attesa dell’asportazione (tempi d’attesa dell’intervento, nell’ottima sanità bolognese, dell’ordine di due anni), trova sollievo nel farsi delle docce alle gambe con l’acqua fredda, per alcuni minuti, una, due o, l’estate, anche più volte il giorno.

Appare anche incontrovertibile, al momento, che la quasi totalità delle famiglie non trae alcun vantaggio dall’esistenza delle tariffe agevolate: se pagassero l’acqua con l’unica tariffa base (che è quella che copre totalmente i costi del servizio) , spenderebbero di meno.

Non ci sono vantaggi economici per i cittadini. Non c’è il risparmio in bolletta.
Il prezzo agevolato è una finzione.
Si tratta al contrario di una di quelle ecotasse che tanto piacciono a certi politici.

Il trucco è lo stesso usato nei semafori truffaldini. Invece di tenere il giallo più corto (impossibile attraversare senza essere multati), nel nostro caso tengono troppo bassa la dotazione di base.

A prescindere dall’equità, il sistema adottato sarebbe efficace contro gli sprechi?

Sarebbe stato meglio affrontare il problema dello spreco con un approccio più graduale. Se l’asticella fosse stata fissata più in basso, in altre parole se fosse stata aumentata la dotazione base ad un livello prossimo al consumo medio attuale (137 mc per due persone), molte famiglie che una volta l’anno riuscissero a stare entro la dotazione di base, sarebbero invogliate a provarci anche la volta dopo. Il miglioramento, come c’insegna la teoria della qualità –applicabile a tutte le attività umane- avviene più facilmente se è graduale. In politica si direbbe, con una parola ormai abusata, con metodo riformista.

Non è colpendoli nel portafoglio che si educano i cittadini ad atteggiamenti responsabili. Molti osservatori ritengono che anche quando si raggiungessero dei risultati, questi sarebbero effimeri e superficiali e non provocherebbero nessun vero cambiamento.

Sono sistemi da stato etico.
Tutte le volte che sento parlare di “vantaggi culturali” mi viene in mente la “banda dei quattro”, quella che imperversava in Cina capeggiata dalla moglie di Mao. Nella fattispecie, chissà com’è, associo a quel ricordo l’immagine di un “grande timoniere” che risale la corrente delle acque in piena, nuotando nel Reno a Casalecchio, prima di ritirarsi in acquari più riposanti.


Oh Mosa errante! oh tepidi
lavacri d'Aquisgrano!
Ove,deposta l'orrida
maglia, il guerrier sovrano,
scendea del campo
a tergere
il nobile sudor!

IL BUON ESEMPIO

In ogni modo perché, per dare il buon esempio e per dimostrare che “si può fare”, ATO5 non rende pubbliche le bollette delle famiglie dei 61 componenti l’Assemblea che, anticipando i modi del Ministro Brunetta, hanno deliberato di stangare gli “spreconi”?

In quale legge, ma soprattutto in quale programma elettorale, sta scritto che l’acqua (un bene paragonabile all’energia elettrica o al gas già temi di liberalizzazione) si debba pagare anche dieci volte il suo costo di produzione.

A metà dicembre si terranno a Bologna le primarie del più importante partito di governo in Emilia Romagna. Spero che qualche giornalista porrà qualche domanda ai quattro candidati-sindaco sul problema dell’acqua (e se intendono rendere pubblici i loro consumi).

CONFLITTO D’INTERESSI

Ipotizziamo pure che la struttura tariffaria escogitata dall’ATO5, nel medio termine, risulti così efficace da indurre il 99% delle famiglie a ridurre il consumo all’interno della dotazione base. A quel punto ATO5 cosa farebbe? Siccome, «in base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio», ATO5, venendogli a mancare gli introiti delle tariffe d’eccedenza, per riuscire a coprire i costi sarebbe costretta ad abolire le tariffe agevolate.
Sarebbe contento il gestore-regolatore, di perdere un extra così facile?

Se avessero fatturato i 59.840.707 mc applicando la tariffa base i gestori avrebbero incassato 35.605.220 euro. In realtà hanno incassato una cifra ben più alta stimabile, applicando la maggiorazione del 37% ricavata nel caso preso come esempio, in 48.779.151 euro.
Un extra utile di 13.174.000 euro.

Peccato che il conflitto d’interesse invece che tra regolatore e gestore sia tra loro due e gli utenti.


UN MECCANISMO PERVERSO

Mi sembra comunque che il meccanismo, messo in piedi, funzioni pressappoco così:
Supponiamo (nel migliore dei casi, escludendo, ad esempio, che non sia impiegato dal gestore in spericolate operazioni finanziarie) che tutto l’extra utile sia reinvestito in nuove opere.
Negli anni successivi all’investimento, siccome «in base a quanto previsto dalla legge, la tariffa deve coprire totalmente i costi del servizio, compresi gli ammortamenti delle opere realizzate (quota annuale dei costi di realizzazione) e compresa la remunerazione del capitale pre-investito dal gestore per la realizzazione delle opere», le tariffe saranno riviste al rialzo.

Fatemi capire, investite soldi miei, in parte ho pagato io le nuove opere: me le fate pagare una seconda volta! E così per tutti i nuovi lavori a venire. Con un processo fortemente rigenerativo. Non esistono solo i “furbetti del quartierino”!

Se ATO5 e/o Hera hanno bisogno di più soldi, possono benissimo trasformare la penalizzazione in un prestito forzoso. A fronte dei 39,22 euro pagati in più mi diano in cambio l’equivalente in azioni Hera. Nel mio caso 22 azioni, essendo 1,777 euro la quotazione di venerdì 7 novembre 2008.
Così, tanto per dire che abbiamo una vera “pubblic company”.

SEPARAZIONE TRA REGOLATORE E GESTORE

L’Agenzia ATO 5 è costituita dalla Provincia di Bologna e dai suoi 60 Comuni.
Il Gruppo Hera Spa è partecipato dai Comuni delle Province di Bologna, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
«Il vero centro di potere decisionale rimane l’accordo fra i sindaci che compiono le grandi scelte strategiche prima dello stesso cda». Queste decisioni «sfuggono in realtà alla funzione di indirizzo e di controllo dei Consigli comunali».

Regolatori e gestori sono le stesse persone, i Sindaci dei comuni:
il criterio della separazione tra regolamentazione e gestione è ampiamente disatteso.

«L’ambiguità e la debolezza del regime di regolazione italiano sono ulteriormente
accentuate dal conflitto di interesse in cui versano i regolatori locali (le 91 AATO), i cui componenti sono spesso espressione degli azionisti del gestore vigilato (ciò accade nei casi frequenti di affidamenti a società miste oppure a imprese interamente pubbliche).
Ne deriva una confusione tra funzioni di regolazione e di gestione del servizio, che genera segnali distorti e contraddittori per il management. Tale confusione diviene particolarmente acuta per gli affidamenti in house a società interamente pubbliche».
(Materiali UVAL, numero 10, ANNO 2006, RISCHI, INCERTEZZE E CONFLITTI D’INTERESSE NEL SETTORE IDRICO ITALIANO: ANALISI E PROPOSTE DI RIFORMA, L. Anwandter e P. Rubino Cap. III-1.
UVAL - Unità di valutazione degli investimenti pubblici – Dipartimento per le politiche di sviluppo - 2006)

LE ECONOMIE DI SCALA

A proposito delle economie di scala, nel saggio dell’UVAL, si può leggere anche la seguente "nota 3" a piè di pagina:
«Un recente lavoro empirico, che analizza dati di costo di un gruppo di circa 20 Piani d’Ambito, trova evidenza di significative economie di scala e di densità fino ad un livello di circa 90 milioni di mc (pari a circa 1 milione di abitanti).
Vanno rilevate le consuete cautele nell’interpretazione di tali risultati, stante soprattutto il fatto che l’analisi riguarda dati teorici, tratti dai Piani d’Ambito, e non effettive rilevazioni gestionali. (cfr. Fraquelli e Moiso, 2005).
Vale comunque la pena evidenziare che solo poco più di una decina dei 91 ATO creati in Italia hanno una dimensione superiore a un milione di abitanti, il che sembrerebbe suggerire che il livello di aggregazione scelto in molte aree del Paese rimane subottimale».

Come il solito si è privilegiato il criterio della moltiplicazione delle poltrone.
Cosa impedisce di avere delle AATO regionali?

IL CONSUMO DELL’ACQUA IN ITALIA

Secondo il Living Planet Report 2008 sulla salute del pianeta, presentato intorno al 28 ottobre 2008 a Londra, l’Italia si trova al quarto posto nella classifica mondiale riguardante l’impronta idrica del consumo, che costituisce il volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti della nazione stessa, con un consumo di
2.332 metri cubi pro capite annuo.
Gli 89 mc pro capite fatturati alla mia famiglia rappresentano il 3,8% dell’impronta stessa. Vale a dire se tenessimo chiusi completamente i rubinetti di casa per un anno intero risparmieremmo il 3,8% della nostra impronta idrica, mentre se fossimo così virtuosi da rientrare nelle tariffa base, i 55 mc rappresenterebbero il 2,35% dell’impronta idrica. La differenza fra i due casi rappresenta 1,45%. Il gioco vale la candela?

Il restante 96,2 % dipende dai consumi che non escono dal rubinetto. Ad esempio, quando mangiamo del riso occorre tener conto che per farne crescere 1 kg
occorrono più di 2 mc d’acqua.

«Riflettete su
questi numeri, perchè vi lasceranno allibiti. Per coltivare un kg di riso sono necessari da 2000 a 5000 litri d'acqua, molta più di quanta ne venga consumata in una settimana in molte case.
Per un kg di farina servono 1000 litri, 500 per un kg di patate. Le cifre spaventano ancora di più se consideriamo il grano usato come foraggio dagli allevamenti per la produzione di carne o latte. Servono 11000 litri d'acqua per produrre cibo in quantità sufficiente a nutrire il bestiame e produrre un hamburger da 200 grammi, e da 2000 a 3000 per un litro di latte. Il formaggio? Ci vogliono circa 5000 litri per ottenere un kg di cheddar, brie o camembert».

Stando così le cose, mi sembra stupido accanirsi contro gli sprechi dell’acqua potabile.

Basterebbe fissare delle quote alla produzione di riso e di carne bovina (come si è fatto col latte) e convincere la gente a consumare un piatto di pasta e una bistecca il mese in meno, per consumare di colpo 50 mc in meno l’anno per famiglia, e –scusate l’OT- per diminuire nello stesso tempo l’emissione di CO2.
Insomma, basterebbe diminuire un pò le flatulenze delle mucche. Ammesso di essere ancora in tempo.
- - - - - -
Argomenti correlati:
- - - - - -
Update: il capitolo ANALISI DEI CONSUMI DEL 2006 è stato aggiunto il 17 marzo 2009


mercoledì 5 novembre 2008

Obama

Nel giugno del 2004, ipotizzando il ritorno dell’umanità al felice stato del paradiso terrestre, così farneticavo:

(Sulla terra) ci sarà un unico gruppo etnico: quello "umano". Le diverse etnie si erano fuse ed amalgamate da tempo immemorabile. Il processo era iniziato intorno al 2000 con il fenomeno chiamato Californication (da un'espressione dei Red Hot Chili Peppers). In quegli anni si potevano vedere fare jogging nei campus della California studenti nati dalle mescolanze più impensate: «nippo-americani alti un metro e 80 e con la corporatura d'un quarterback texano; ispano-americani, iraniani-italoamericani, scandinavi-sinoamericani, tedeschi-irlandesi-indiani-americani, che sfoggiavano ogni possibile gradazione di colore della pelle e ogni possibile variazione fisiognomica, in combinazioni di frequente incantevoli»
(Timothy Garton Ash su la Repubblica del 10 settembre 2003. Nell’elenco mancavano -di certo erano sottintesi- gli afro-americani).

La Californication aveva funzionato e si era estesa a tutto il mondo: e pluribus unum. In tutti i paesi un gran numero di persone di diversa provenienza razziale, etnica, religiosa e culturale si era fusa ed amalgamata mantenendo inalterata una comune cultura civica che aveva consentito alla Federazione Mondiale di sopravvivere come unione libera, democratica e sicura di sé.


sabato 1 novembre 2008

Le primarie non sono una cosa seria

In Italia, le primarie non sono mai una cosa seria.
Con liste aperte e col voto di preferenza, le primarie
sono già “embedded” nel voto.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti "linkati".

Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via E-mail. Saranno immediatamente rimosse.

Some text or image, in this blog, were obtained via internet and, for that reason, considered of public domain. I have no intention of infringing copyright. In the case, send me an E-mail and I will provide immediately.