IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 10 dicembre 2010

Il dilemma del prigioniero



Titola l’Espresso:
«LA RESA DEI CONTI TRA BERLUSCONI E FINI E’ ALL’ATTO FINALE.
CHI PERDE RISCHIA DI USCIRE DI SCENA».


Fin qui, si può essere d’accordo;
ma FUORI UNO non è l’unica soluzione.
Le persone avvedute conoscono il «dilemma del prigioniero» e sanno che la soluzione migliore è sempre quella collaborativa: se sono intelligenti, pragmatiche e navigate l’applicano senza remore.


mercoledì 8 dicembre 2010

Lo Switch Off Televisivo e la Burocrazia

Non so se disperarmi od essere contento. Non riesco più a vedere la Rai. Domenica pomeriggio, mentre ero appisolato sulla poltrona (l’Annunziata stava intervistando il ministro Frattini), sono stato svegliato dal crepitio proveniente dallo schermo televisivo: l’immagine aveva cominciato a frastagliarsi per, poi, scomparire del tutto.
Evidentemente la Rai aveva spento l’ultimo canale che avevamo ancora in lista, per questo occorrerà sistemare qualcosa nella centralina digitale del condominio.
Purtroppo i tecnici non hanno tempo e tutti i condomini sono precipitati, chi più chi meno, nella più cupa costernazione.

Bisognava fare qualcosa, hanno detto in casa. La centralina del palazzo è alimentata dalla luce delle scale: se questa si guasta non si vede più la TV. Mi sono ricordato che in passato, quando questo accadeva, attorcigliavo un filo di rame al rebbio di una forchetta, infilavo l’altro estremo nella presa d’antenna TV e qualcosa riuscivo a vedere e sentire. Perché, allora, non provare a costruire un’antenna rudimentale?

E’ stato più facile di quanto io pensassi. Anche perché, come si dice adesso, trovi sempre un cinesino, piccolo a piacere, che ti risolve il problema.
Senza bisogno d’alcun filo, ho recuperato la piccola antenna [Hi-Gain, made in Taiwan] che corredava la chiavetta digitale terrestre [24,90 euro da Mondadori in Via D’Azeglio] con la quale quest’estate, al mare, guardavo la TV sul portatile.
È bastato un po’ di nastro adesivo a banda larga (nel senso che è largo 38 mm) per fissarne la base sulla sommità del televisore, ed è bastato infilare il cavo dell’antenna nel decoder al posto di quella centralizzata.
Ho acceso TV e decoder, ho fatto partire l’aggiornamento canali, ho agganciato probabilmente il segnale a 498 MHz proveniente dal colle di Barbiano ed ho scaricato una decina di canali tra cui Rai 1, Rai 2 e Rai 3.
Naturalmente la “sintonizzazione fine” è manuale: per orientare in modo ottimale l’antenna occorre ruotare leggermente o spostare avanti e indietro di qualche centimetro il carrello porta TV, che per fortuna ha le ruote.
In poche parole, per quanto riguarda la Rai, ho trasformato il mio impianto da centralizzato a singolo, usando per di più un’antenna da interni.
Non contento, volendo vedere anche gli altri canali senza continuamente scambiare le due antenne, ho preso un connettore d’antenna a T: al decoder ho connesso il maschio, alle femmine l’antenna centralizzata e quella singola, mescolando le frequenze provenienti dalle due antenne. Ha funzionato ed ho così potuto ottenere una lista canali quasi completa.





* * * * * *
Si può trarre qualche insegnamento da questo piccolo episodio?
Ma sì, buttiamola in politica.
Il mio condominio ha montato la centralina per il digitale terrestre circa un anno e mezzo fa.
Questa primavera un condomino, in vista dello switch off, ha chiesto all’amministratore di mandare un tecnico per vedere se c’era necessità di qualche aggiornamento. L’amministratore, che si avvale della collaborazione di ditte diverse, invece di mandare Tizio che aveva montato la prima centralina, ha mandato Caio. Questi ha iniziato a criticare il lavoro di Tizio (i componenti montati sarebbero delle Cinquecento al confronto delle Ferrari che monta lui) e ci ha spiegato che se si fosse dovuto intervenire sulle tre parti dell’impianto (le antenne, la centralina e i cavi di distribuzione dalla centralina agli appartamenti) non ce la saremmo cavati con meno di 5.000 euro circa (contro i 25 euro della mia chiavetta). Naturalmente non se n’è fatto niente.

I regolamenti comunali impongono ai condominî di centralizzare gli impianti privilegiando l’aspetto estetico sull’AUTONOMIA delle persone.
È una delle innumerevoli imposizioni della BUROCRAZIA.
La burocrazia che spinge a “centralizzare” ogni aspetto della vita (da quelli più banali, come il Telecalore, a quelli di maggior peso come il Servizio sanitario nazionale).
La burocrazia che imperversa in tutte le risoluzioni e le norme emanate dalla Comunità europea.
La burocrazia che è figlia prediletta della Socialdemocrazia, in tutte le sue forme, da quelle estreme (socialismo reale in URSS) a quelle più moderate (Ulivo, Nuovo Ulivo in Italia) ed ai tentativi di compromesso con la ricerca di Terze vie (Ulivo mondiale di Clinton, Blair, Prodi e Veltroni, attuale Partito Democratico, eventuale Terzo polo).

Ha scritto Ralf Dahrendorf nella prefazione al suo «Il conflitto sociale nella modernità»:
«Accresciute chances di vita umana non si possono trovare in una “terza via”, che rappresenti in qualche maniera una sintesi tra le grandi forze della storia. L’incontro di compromesso a mezza strada è altrettanto rischioso per la libertà quanto il dogmatismo degli estremi. Se quest’ultimo infatti significa autocrazia, il primo conduce alla burocrazia, e sia l’uno che l’altro sono informati dall’identica idea sbagliata che ci sia una sola risposta valida ai problemi».

La futile vicenda narrata ha dimostrato che ci poteva essere una soluzione diversa da quell’unica ricorrente, consistente nel credere che soltanto un tecnico specializzato potesse risolvere il problema. A volte basta una comune forchetta. Parimenti, il comportamento di Caio, ha dimostrato che i “sistemi centralizzati” sono l’ambito delle più detestabili speculazioni, da parte di gente senza scrupoli. L’esempio più lampante è il Sistema sanitario nazionale, dove imperversano truffe d’ogni genere, e dove la gestione politica burocratica costa molto di più delle prestazioni erogate in tempi biblici.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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