IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 23 novembre 2005

Parlamento pulito

Beppe Grillo ha acquistato ieri, finanziato da migliaia di lettori del suo blog, un’intera pagina dell’International Herald Tribune per denunciare la presenza nel Parlamento italiano di 23 membri «condannati per crimini di vario genere», chiedendo loro di autosospendersi.
Intervistati, alcuni di questi hanno risposto di non essere mai stati privati per legge dell’elettorato passivo. Grillo, poi, non ha distinto tra reato e reato.
Ad esempio, Vincenzo Visco (uno dei 23) fu condannato a 10 giorni di arresto e 20 milioni di ammenda per abusivismo edilizio.

Ci sono ragioni più serie, a mio parere, per non ricandidarlo.
Visco, Ministro delle Finanze dal 17 maggio 96 al 19 aprile 2000, ha vantato la notevole semplificazione del fisco conseguita negli anni della sua gestione.
Peccato che, in quattro anni, il numero delle istruzioni per la compilazionedel Modello 730 sia passato da 19 a 33, le voci dell'appendice da 26 a 38, le tabelle dell'appendice da zero a 7, mentre le pagine del fascicolo che le contiene siano passate da 16 nel 1996 a 56 nel 2000.
56 PAGINE DI ISTRUZIONI PER COMPILARE UN MODULO DI 2 PAGINE!

Come estensore in proprio del 730, non voterei mai per un ministro che mi ha complicato la vita.


giovedì 17 novembre 2005

Riforma della Costituzione

Dopo quasi 57 anni, mercoledì 16 novembre 2005, il Parlamento italiano approva in via definitiva la riforma della Costituzione della Repubblica, deliberata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

La famiglia Bossi marcia su Roma. La sera della vigilia, per festeggiare, Giulio Tremonti cucina spaghetti con salsa di pomodoro e panna: un pasticcio immangiabile dice Calderoli. I Verdi vestono a lutto. Fisichella vota no e abbandona Alleanza Nazionale. L’opposizione parla di Paese spezzato. Scalfaro scende in campo. Il referendum boccerà questa riforma. (la Repubblica - 17 novembre 2005)

Premesso che anche la riforma dell’articolo QUINTO votata dal centroSinistra ha presentato i suoi inconvenienti (troppi conflitti Stato-Regioni), la riforma del centroDestra, anche se incompleta (manca ad esempio il federalismo fiscale) presenta qualche punto positivo.
Finalmente il numero dei deputati scende da 630 a 518, quello dei senatori da 315 a 262.
Scompare il bicameralismo perfetto: Camera e Senato avranno compiti diversi. La deliberazione delle leggi ne risulterà accelerata.
Il capo dell’esecutivo avrà finalmente più poteri. Potrà anche sciogliere le camere ma, subito dopo, anche lui dovrà sottoporsi al giudizio degli elettori.

La riforma potrà avere tutti i difetti del mondo, ma ha il grandissimo merito di avere messo in moto il federalismo. Se il referendum la boccerà per almeno 20 anni non si parlerà più di riforme costituzionali. Soltanto se verrà confermata, sarà possibile correggerla e perfezionarla. L’opposizione, che si aspetta di diventare maggioranza, tenga presente che è anche suo interesse mantenerla in vita, ma soprattutto è interesse del Paese.


lunedì 14 novembre 2005

Votare col portafoglio

Bilanci, tasse, welfare, classe politica, programmi elettorali,
... ricchi premi e cotillons

Leggendo sui giornali i risultati dei bilanci aziendali semestrali e/o a nove mesi del 2005, non si può che rimanere stupefatti. Utili netti nella maggior parte dei casi migliorati del 7 / 10 %, in alcuni casi addirittura raddoppiati. Hanno aumentato i profitti la figlia del Cavaliere (Mondadori + 19 %) ma anche l’Ingegnere (Sogefi-gruppo CIR + 74%), l’editrice del Corriere della Sera ma anche il Gruppo Espresso, i fabbricanti d’occhiali e d’apparecchi acustici, le banche, le assicurazioni, i petrolieri, ENI, Enel, industrie pubbliche e private.
(ecco qui l’elenco)

Le eccezioni riguardano aziende che hanno commesso l’errore di voler diversificare troppo o che hanno privilegiato le operazioni finanziarie, invece di concentrarsi sul loro core business.
Tante altre piccole e medie aziende, non quotate in borsa, devono a loro volta aver guadagnato se hanno potuto alimentare il flusso di denaro verso i settori sopra menzionati.

Allora, la crisi c’è o non c’è? Non è ancora arrivata per i padroni del vapore ma ha colpito come sempre i ceti più deboli e, questa volta, anche i ceti medi. Di conseguenza, ha colpito anche i tantissimi negozi (abbigliamento, calzature, piccoli bar ecc.) che sono i fornitori di questi ceti.

Il governo, a prescindere dalla propaganda di parte, ha operato bene o no? L’impressione del profano é che l’economia delle imprese dipenda, in larga misura, dal mercato e dalla globalizzazione, e che il buon o mal-governo influenzi soprattutto il tenore di vita dei cittadini a reddito fisso, il cosiddetto welfare.

L’aumento dei guadagni si traduce in un aumento delle entrate del fisco (ad esempio, soltanto per il caro-benzina negli ultimi 20 mesi sono state incassate 2.378 milioni di tasse in più). Le entrate tributarie nei primi otto mesi del 2005 sono ammontate a più di

DUECENTOVENTIMILA MILIONI
di euro

Altri soldi incassano le Regioni con l’addizionale Irpef e i ticket che coprono parte della spesa sanitaria, i Comuni con l’addizionale Irpef e con l’ICI, mentre i lavoratori dipendenti e le aziende versano contributi all’Inps che coprono per buona parte la spesa per le pensioni.

Lo stato incassa una montagna di soldi, ma il Tesoro piange continuamente miseria: non ci sono mai soldi abbastanza per le pensioni e per la sanità. Dove va a finire quella montagna di soldi? Sono amministrati con scrupolo? Raccontò, una volta, Gianfranco Funari che il fisco è come un sacco con un buco sul fondo: quanti più soldi ci metti dentro, quasi altrettanti fuoriescono dal buco per destinazioni ignote. Qualsiasi governo, per giustificarsi, ricorre all’alibi dell’ “enorme buco” ereditato dal governo precedente. Denuncia e cerca di combattere l’evasione totale e l’elusione. Per salvarsi l’anima eroga elemosine ai meno abbienti e strenne alle neo-mamme.

Alcune di quelle destinazioni non sono per niente ignote. Purtroppo sono stati scritti fiumi di parole su mafia, ’ndrangheta e camorra che sottraggono illecitamente allo stato enormi risorse finanziarie.

Esiste, poi, un welfare opaco, appendice di quello ufficiale, che comincia soltanto ora ad essere indagato più a fondo (in proposito sta per uscire un saggio dei senatori Cesare Salvi e Massimo Villone) e che riguarda «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica. … il dato più impressionante emerge da una tabella, dove si spiega che a fronte di circa centocinquantamila eletti ci sono quasi trecentomila persone che hanno “incarichi e consulenze”, e costano allo Stato poco meno di un miliardo di euro l’anno: la metà delle spese complessive per la politica. … Sulle consulenze “la Ragioneria generale dello Stato cerca disperatamente di conoscere i dati esatti” ma “c’è un enorme problema di trasparenza”.»
(Francesco Verderami - I soldi della «POLITICA SPA» A sinistra l’accusa di SALVI - Corriere della Sera - 5 novembre 2005)

Il catalogo è ben fornito e pieno di ricchi premi e cotillons. La varietà é la più disparata. Alcuni sindaci hanno inserito nel loro staff perfino il consulente per i gemellaggi internazionali altamente specializzato .

Può darsi che sia ingeneroso prendersela con i consulenti. Anche loro tengono famiglia (Leo Longanesi era solito dire: noi italiani non faremo mai la rivoluzione, perché siamo tutti parenti). Anche loro, poveretti, sono dei precari, un po’ privilegiati in verità rispetto ai precari laureati con 110 e lode.

Altri costi e sprechi della politica:

I rimborsi elettorali agli ottantuno partiti esistenti.

I lussi eccessivi dei personaggi politici: il Ministro e il Governatore della Banca d’Italia si recano a Washington al vertice del G7. Pernottamento al Four Seasons in suite da mille dollari il giorno (la Repubblica – pag.9 - 24 settembre 2005). Il Governatore ritorna, solo, con un Fokker privato: costo dai 5.000 ai 7.000 euro.

Il trattamento economico dei deputati al parlamento:
Indennità parlamentare lorda 12.434,32 euro più diaria soggiorno a Roma 4.003,11 euro più rimborso spese mensili di viaggio (fino a 100 km) 1.107,90 euro per un

TOTALE di 17.535,33 euro mensili.

Inoltre, a titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, al deputato è attribuita una somma mensile di 4.190 euro, che viene erogata tramite il gruppo parlamentare d’appartenenza. (
Camera >Deputati >trattamento economico)

Di fronte a queste cifre, il pensionato che riscuote «la minima», o anche 1.000 o 2.000 euro il mese, ma anche il dipendente a reddito fisso avrebbero tutto il diritto di trovare nei programmi elettorali dei due poli un aumento delle pensioni–di tutte le pensioni- e dello stipendio del 50%, se non altro per recuperare l’aumento del costo della vita causato dall’introduzione dell’euro.

Se è vero che si deve porre mano a uno stato sociale ormai insostenibile perché finora abbiamo vissuto al disopra delle nostre possibilità, sarebbe scandaloso che un intero ceto continuasse a godere di privilegi non sempre meritati. Nei programmi elettorali dei due poli l’impegno contro l’evasione e l’elusione fiscale non basta. Deve essere fatto un salto di qualità inserendo proposte forti indicatrici di un deciso cambiamento di marcia. Accanto all’impegno di continuare la lotta contro il potere mafioso, occorrerà disboscare il sottobosco della politica e ridurre drasticamente i costi della politica e del funzionamento delle istituzioni. Ecco alcune cose che si dovrebbero fare:

Riduzione del 50% del TOTALE degli emolumenti ai parlamentari.

Abbassare al 7,50 l’otto per mille destinato alle confessioni religiose. La quota risparmiata potrebbe essere destinata all’aiuto alle famiglie.

Abolizione delle Province. Ci sarebbero una novantina di presidenti e vicepresidenti di meno, e un notevole minor numero di assessori, consiglieri e consulenti. Meno burocrazia. Meno spese e rimborsi elettorali. I loro compiti potrebbero benissimo essere svolti dalle Regioni o dai Comuni.


Purtroppo sperare nella capacità di cambiamento delle attuali forze politiche è illusorio «perché oggi … la loro iniziativa è mediocre, il sottogoverno esaurisce le loro sporadiche energie.» (Edmondo Berselli – la Repubblica - novembre 2005)
L’unica forza dei partiti è la pazienza degli elettori. Ma la pazienza potrebbe finire.
Perché un pensionato o un lavoratore dipendente dovrebbero mescolare il loro voto con quello di banchieri, petrolieri, unipolisti, parmalattieri ed altri happy few?
Per decidere soltanto quale dei due poli si deve spartire la torta?


Ha scritto Enzo Biagi sul Corriere della Sera dell’11 settembre 2005:
«Sono convinto che buona parte degli italiani abbia ormai deciso e sappia già per chi votare: non è una scelta politica o di ideali, è dettata dal portafoglio».
D’accordo. Però attenzione! Se i programmi non convinceranno, anche la scheda bianca sarà una scelta legittima e ... legale.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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