IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 29 aprile 2011

Referendum sull'acqua - Secondo quesito

Il Partito Democratico ha deciso di sostenere anche il secondo quesito del referendum sull’acqua, invitando a votare SI. Allineandosi ancora una volta alle posizioni dell’estrema sinistra. Quella che reclama:


Naturalmente, anche a Bologna, dall’ultimo dei simpatizzanti fino al candidato sindaco Virginio Merola, tutti a pubblicare post intitolati “4Sì-Attiviamoci per i referendum”. Per fare propaganda, poi, tutti i mezzi sono buoni. Può capitare che anche le persone più ragionevoli subiscano l’irresistibile tentazione di fare propri principî tanto popolari quanto impraticabili. Così, qualche tempo fa, l’amico Loris Marchesini, capogruppo del PD nel Consiglio comunale d’Anzola dell’Emilia, non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione di postare, sulla sua bacheca di Facebook, una serie di vignette tratte da un album di Tex Willer, diventato un alleato insospettabile e deciso.


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Leggiamo sul Bilancio sociale 2006 di ATO 5 Bologna (Servizio idrico Sez.2 - Regolamentazione - Determinazione tariffaria - Elaborazione della tariffa pro capite):
«La nuova tariffa pro capite del servizio idrico integrato è introdotta da ATO 5 con lo scopo di raggiungere due obiettivi principali: da un lato garantire una maggiore equità nella tariffa, riconoscendo a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile ad un prezzo agevolato; dall’altro, favorire il risparmio idrico e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base. I vantaggi sono economici e culturali perché, oltre al risparmio in bolletta, la nuova tariffa conduce ad un maggior rispetto delle risorse ambientali».

Ricordiamo che ATO 5 Bologna è il Regolatore del servizio idrico, la cui Assemblea è composta dai sessanta Sindaci dei comuni della provincia, tutti del Partito Democratico (o espressione di liste civiche che ad esso fanno riferimento).

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Confrontiamo il testo di ATO 5 con quello di Tex.

TEX – Governatore: “A tutti voi…verranno garantite quote d’acqua in misura sufficiente”
ATO 5 – Riconosce “a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile”

TEX – Governatore: “senza che dobbiate sopportare il peso economico”
ATO 5 – “ad un prezzo agevolato”

TEX – Tex: “Alt, Governatore! Le quote fanno pensare al razionamento…
ATO 5 – Fanno forse pensare a qualcosa di diverso le dotazioni di base, concesse da Ato 5, secondo il numero dei componenti della famiglia?

Non è tutto. Vediamo un altro celebre difensore dei deboli e degli oppressi.



Nello sperduto villaggio di Los Angeles, nella California ancora dominata dagli spagnoli, c’è una sorgente dalla portata eccezionale, paragonabile a quella della famosa fontana di Vaucluse, che si trova in Francia ai piedi del Mont Ventoux. L’Alcade, scortato dalle guardie, accampando il pretesto di un’improbabile siccità, decreta che gli abitanti ed i contadini del villaggio, da quel momento, potranno avere gratuitamente solo un secchio d’acqua la settimana per famiglia. Ogni secchio prelevato in più costerà sei pesos, ogni barile in più dieci pesos.

Alla stessa stregua, gli “alcadi” di ATO 5 hanno decretato che fosse cosa buona e giusta contrastare lo spreco di risorsa aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base.
Un metro cubo nella fascia d’eccedenza1 costa 2,3 volte il costo base, un metro cubo in quella d’eccedenza2 costa 3,4 volte il costo base (0,595 €/mc), che è il costo reale dell’acqua.

Vi sembra che ATO 5 Bologna abbia tenuto conto del “principio chiaro e semplice” di Tex, oppure che abbia deliberato come avrebbero fatto il Governatore e l’Alcade?
L’acqua, per ATO5, non solo può essere VENDUTA, ma può benissimo diventare fonte di SPECULAZIONE. Punto e basta!

Forse, a suo tempo, all’interno del gruppo del PD d’Anzola si è discusso dell’acqua e Marchesini avrà fatto presente quel “principio” al Sindaco Loris Ropa. O forse no perché l’episodio di Tex non era stato ancora pubblicato, e i principî non si ricordano facilmente. Fatto sta che l’Assessore Mirna Cocchi votò (il 28 maggio 2008), assieme ad altri dodici componenti d’Ato5 (gli altri quarantotto erano assenti), per il razionamento dell’acqua e per l’applicazione delle penalità. E pensare che i sindaci erano allora capitanati da Sergio Cofferati che, nelle grandi occasioni, non mancava mai d’indossare la sgargiante camicia gialla del difensore della legge.

Resta il fatto che io pago. Cascando immancabilmente nella fascia d’eccedenza1 (come pare accada alla maggioranza degli utenti) constato che ATO 5 mi toglie con la sinistra più di quello che mi ha dato con la destra. Controllate anche voi le vostre bollette, fate un paio di conti e guardate se non è vero.

Da parte mia, penso che l’acqua potabile abbia un costo e che sia giusto che questo tenga conto anche “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Rivendico, però, la libertà ed il diritto di stabilire, io, qual è il mio “necessario quantitativo giornaliero d’acqua”. Lo voglio pagare il giusto prezzo, senza l’aggiunta dei pesanti balzelli imposti da ATO 5 (+ 130% il mc in eccedenza1, +240% quello in eccedenza2) con la demagogica ma interessata inconsistenza di nobili pretesti.
Per questa ragione, al secondo quesito del referendum risponderò NO… con buona pace dei governatori d’ogni specie e degli alcadi del PD!

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La vittoria del Sì, togliendo il riferimento all’«adeguatezza» della remunerazione del capitale investito, potrebbe risultare una lama a doppio taglio. Ato 5 potrebbe, sì, regalare l’acqua ma anche aumentarne il costo più di quanto ha già fatto.

Ma te l’ho detto, Tommasino, vota Sì e raddoppia le tue bollette, no? Bye!




Post scriptum
Qualche mese fa, a Bologna, nei quartieri Porto, Santo Stefano e Saragozza è stata potenziata la raccolta differenziata dei rifiuti.
Leggiamo nelle istruzioni fornite da Ato 5 ed Hera
- per la plastica: «sgocciolare ed eventualmente sciacquare i contenitori sporchi»,
- per il vetro e le lattine: «i contenitori sporchi devono essere ben sgocciolati e sciacquati».
Fatelo tranquillamente perché i nostri lungimiranti sindaci (gli stessi che, nel bilancio sociale 2006, pianificarono di abbassare la dispersione dell’acqua in rete al 15% entro il 2009, per ritrovarsi oggi al 22,5%) nella dotazione di base hanno certamente previsto un paio di litri il giorno per questo scopo.
Piuttosto, qualcuno non faccia il furbo e non utilizzi quest’acqua per darla da bere al gatto. Comportandosi come tante Cordelia De Mon, i “nostri” non hanno considerato gli animali domestici come componenti della famiglia.


martedì 26 aprile 2011

Referendum sull'acqua - En attendant Virginio

PREMESSA

Leggiamo sul Bilancio sociale 2006 di ATO 5 Bologna (Servizio idrico Sez.2, Regolamentazione, Determinazione tariffaria, Elaborazione della tariffa pro capite):
«La nuova tariffa pro capite del servizio idrico integrato è introdotta da ATO 5 con lo scopo di raggiungere due obiettivi principali: da un lato garantire una maggiore equità nella tariffa, riconoscendo a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile ad un prezzo agevolato; dall’altro, favorire il risparmio idrico e contrastare lo spreco di risorsa, aumentando sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base. I vantaggi sono economici e culturali perché, oltre al risparmio in bolletta, la nuova tariffa conduce ad un maggior rispetto delle risorse ambientali».
Il 28 maggio 2008 l’Assemblea di ATO 5 Bologna (Regolatore del servizio idrico della provincia) ha approvato all’unanimità la deliberazione n.3 con la quale è stata istituita la tariffa pro capite, entrata in vigore del Comune di Bologna all’inizio del 2010. 

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MERCOLEDI 2 MARZO 2011


Porca miseria! Nel 2010 è piovuto un po’ di più e, degli 81,3 milioni di metri cubi d’acqua previsti in provincia, se ne sono consumati solo 76,5 (il 5,9% in meno / contro il 22% disperso dalla rete di distribuzione). E’ in pericolo il bilancio di Hera Spa: occorre rimediare. Detto e fatto: il Gestore del servizio, oltre ad un aumento del prezzo dell’acqua del 10% per le utenze domestiche, chiede al Regolatore del servizio ulteriori 10.000.000 di euro per il recupero dei mancati incassi 2008 e 2009. Ma è piovuto di più anche in quegli anni, o cosa?

Mi sembra di sognare. I cittadini della provincia di Bologna si sono dimostrati responsabili, hanno colto il vantaggio culturale consumando meno acqua ed il Gestore del servizio, che pur aveva sottoscritto la “tariffa premiante” stabilita dal Regolatore, e che ci aveva elargito fior di consigli per il risparmio idrico, invece di compiacersi dell’obiettivo raggiunto, si lamenta.
Sorge, però, un dubbio. Il fatto che nel 2010 sia piovuto un po’ di più non significa che la gente abbia smesso di lavarsi, di cuocere la pasta, di lavare indumenti e stoviglie. Difficilmente le abitudini delle famiglie cambiano nel giro di 12 mesi, tanto più che ATO 5 non era stato di manica larga nel riconoscere “il necessario quantitativo giornaliero”. Più naturale pensare che si sia usata meno acqua per usi agricoli o diversi. Non sarà allora che il calo dei consumi abbia riguardato soprattutto l’acqua “per usi non domestici”. Perché Hera non specifica?
Se fosse così, perché dovrebbero pagare le famiglie?
Prima gli utenti sono innalzati al ruolo di stake holder poi, di punto in bianco, diventano la mandria di buoi alla quale succhiare soldi. Tutto questo mentre i sindaci denunciano, allarmati, che molte famiglie non sono più in grado di pagare nemmeno le bollette.

Hera è una grande multiutility, quotata in Borsa e sottoposta alle leggi del mercato. Non lavora solo in provincia di Bologna e non si occupa soltanto dell’acqua; opera anche in altri campi, dal servizio rifiuti alla fornitura d’energia elettrica. Se, a causa di una previsione sbagliata, vende di meno in un settore può benissimo rifarsi in un altro. Capita a tutte le aziende. E’ come se la Fiat chiedesse di recuperare i mancati incassi dovuti ad una diminuzione delle vendite. Con la differenza che Fiat è sottoposta alla concorrenza, mentre Hera –nell’acqua- opera praticamente in regime di monopolio.
Qualche giorno fa mi è stato proposto –telefonicamente- di passare a Hera come fornitore d’energia elettrica col 15% di sconto. Su che voce? A parte il fatto che la bolletta della luce è talmente complicata che, ad Alessandro Penati, ci sono volute due colonne di giornale (la Repubblica 23 aprile 2011 – pag.26) per spiegarne i contenuti, cosa potrebbe capitarmi se un anno Hera vende meno luce del previsto? Mi fatturano parte dei mancati incassi?

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VENERDI 25 MARZO 2011


Anche quest’anno la multiutility ha fatto boom! Gli utili hanno superato i 117 milioni di euro. Un aumento record del 65% che è il miglior risultato dalla nascita del gruppo nell’anno 2002.  Aumentano anche i margini che superano i 600 milioni (+7,1%). Se l’inverno rigido ha contribuito alle vendite di gas il maggior contributo al bilancio di Hera arriva dal settore ambiente dove crescono sia la raccolta differenziata sia i rifiuti smaltiti. Come volevasi dimostrare.

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Da un grafico su la Repubblica (23 aprile 2011 – pag.6) risulta che la spesa media annua a famiglia in euro (per 200 mc – dati 2007) vede ai primi posti

Toscana 330 euro

Nelle sei Aato vige il criterio generale che i gestori –G.E.A.L. SpA, Acque SpA, Publiacqua, Nuove Acque, ASA SpA, Acquedotto del Fiora SpA- siano per il 60% in mano pubblica (a prevalenza di centrosinistra) ed il 40% sia di un “socio industriale”, privato. Il caso più “critico” è quello di Aato 4, Alto Valdarno (provincia di Arezzo), gestore Nuove Acque SpA, con i soci pubblici al 53,84% e i privati al 46,16%.

Puglia 311 euro

Acquedotto pugliese SpA, 87% di azioni alla Regione Puglia, 13% alla Regione Basilicata.

Umbria 308 euro

Umbra Acque, 60% soggetti pubblici (Comune di Perugia 33,33%), 40% soggetti privati.

Emilia Romagna 304 euro

 Come si vede, anche la gestione pubblica e di centrosinistra non assicura prezzi bassi per i cittadini.
L’acqua ha un costo di produzione variabile, dipendente da alcuni fattori. Nessun gestore può regalarla. Ci sono certamente casi di mala-erogazione che, però non necessariamente dipendono dal conflitto pubblico/privato.

Si sono affermati in Europa alcuni modelli di “governance” che differiscono secondo la natura del regolatore e del gestore.
In Francia prevale un modello privatistico. Nel modello inglese vi è un’unica Autorità di regolazione indipendente, mentre la proprietà e la gestione sono private  (affidate soltanto a ventidue produttori e/o gestori).
«In Italia il criterio della separazione tra regolamentazione e gestione è ampiamente disatteso.
Ne deriva una confusione tra funzioni di regolazione e di gestione del servizio, che genera segnali distorti e contraddittori per il management. Tale confusione diviene particolarmente acuta per gli affidamenti in house a società interamente pubbliche».
Il No al referendum dovrebbe servire ad abolire il conflitto di interesse in cui versano i regolatori locali (le 91 AATO), i cui componenti sono spesso espressione degli azionisti del gestore vigilato.

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Per i residenti della Provincia di Bologna, l’importante sarebbe abolire la famigerata “tariffa premiante” di Ato 5.
Purtroppo, regolatore e gestore hanno gli stessi interessi. I componenti di Ato 5 sono i sindaci della provincia, mentre molti comuni della stessa sono fra i principali azionisti di Hera SpA.
Dopo le richieste di Hera, tra regolatore e gestore è andata in scena una manfrina (facimme ammuina, direbbero a Napoli) a base di accuse e contraccuse.
Ato 5 Bologna è un’assemblea monocolore (tutti i componenti sono sindaci espressi dal centrosinistra) dove vige la dittatura della maggioranza. La prova l’abbiamo avuta alcune settimane fa. Lunedì 7 marzo 2011 era prevista l’approvazione, da parte dell’assemblea dei sindaci, dell’aumento del 10% delle bollette. Non se n’è saputo nulla. Probabilmente l’assemblea di Ato 5 non c’è stata. Era in pericolo l’unanimità. Il sindaco che detiene la maggioranza relativa –quello di Bologna- è tuttora commissariato.
Non resta che aspettare l’elezione di Virginio Merola, alla cui missione sarebbe stata più adatta la Stella d’Oro di Tex Willer, il difensore dei deboli e degli oppressi, invece di quella blu (colore troppo freddo).
Soltanto allora Tommasi di Vignano otterrà il suo aumento delle bollette e potrà puntare a nuovi record, mentre i bolognesi beneficeranno di un’ulteriore magistrale lezione culturale.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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