lunedì 14 novembre 2005
Votare col portafoglio
Bilanci, tasse, welfare, classe politica, programmi elettorali, …
... ricchi premi e cotillons
Leggendo sui giornali i risultati dei bilanci aziendali semestrali e/o a nove mesi del 2005, non si può che rimanere stupefatti. Utili netti nella maggior parte dei casi migliorati del 7 / 10 %, in alcuni casi addirittura raddoppiati. Hanno aumentato i profitti la figlia del Cavaliere (Mondadori + 19 %) ma anche l’Ingegnere (Sogefi-gruppo CIR + 74%), l’editrice del Corriere della Sera ma anche il Gruppo Espresso, i fabbricanti d’occhiali e d’apparecchi acustici, le banche, le assicurazioni, i petrolieri, ENI, Enel, industrie pubbliche e private. (ecco qui l’elenco)
Le eccezioni riguardano aziende che hanno commesso l’errore di voler diversificare troppo o che hanno privilegiato le operazioni finanziarie, invece di concentrarsi sul loro core business.
Tante altre piccole e medie aziende, non quotate in borsa, devono a loro volta aver guadagnato se hanno potuto alimentare il flusso di denaro verso i settori sopra menzionati.
Allora, la crisi c’è o non c’è? Non è ancora arrivata per i padroni del vapore ma ha colpito come sempre i ceti più deboli e, questa volta, anche i ceti medi. Di conseguenza, ha colpito anche i tantissimi negozi (abbigliamento, calzature, piccoli bar ecc.) che sono i fornitori di questi ceti.
Il governo, a prescindere dalla propaganda di parte, ha operato bene o no? L’impressione del profano é che l’economia delle imprese dipenda, in larga misura, dal mercato e dalla globalizzazione, e che il buon o mal-governo influenzi soprattutto il tenore di vita dei cittadini a reddito fisso, il cosiddetto welfare.
L’aumento dei guadagni si traduce in un aumento delle entrate del fisco (ad esempio, soltanto per il caro-benzina negli ultimi 20 mesi sono state incassate 2.378 milioni di tasse in più). Le entrate tributarie nei primi otto mesi del 2005 sono ammontate a più di
DUECENTOVENTIMILA MILIONI di euro
Altri soldi incassano le Regioni con l’addizionale Irpef e i ticket che coprono parte della spesa sanitaria, i Comuni con l’addizionale Irpef e con l’ICI, mentre i lavoratori dipendenti e le aziende versano contributi all’Inps che coprono per buona parte la spesa per le pensioni.
Lo stato incassa una montagna di soldi, ma il Tesoro piange continuamente miseria: non ci sono mai soldi abbastanza per le pensioni e per la sanità. Dove va a finire quella montagna di soldi? Sono amministrati con scrupolo? Raccontò, una volta, Gianfranco Funari che il fisco è come un sacco con un buco sul fondo: quanti più soldi ci metti dentro, quasi altrettanti fuoriescono dal buco per destinazioni ignote. Qualsiasi governo, per giustificarsi, ricorre all’alibi dell’ “enorme buco” ereditato dal governo precedente. Denuncia e cerca di combattere l’evasione totale e l’elusione. Per salvarsi l’anima eroga elemosine ai meno abbienti e strenne alle neo-mamme.
Alcune di quelle destinazioni non sono per niente ignote. Purtroppo sono stati scritti fiumi di parole su mafia, ’ndrangheta e camorra che sottraggono illecitamente allo stato enormi risorse finanziarie.
Esiste, poi, un welfare opaco, appendice di quello ufficiale, che comincia soltanto ora ad essere indagato più a fondo (in proposito sta per uscire un saggio dei senatori Cesare Salvi e Massimo Villone) e che riguarda «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica. … il dato più impressionante emerge da una tabella, dove si spiega che a fronte di circa centocinquantamila eletti ci sono quasi trecentomila persone che hanno “incarichi e consulenze”, e costano allo Stato poco meno di un miliardo di euro l’anno: la metà delle spese complessive per la politica. … Sulle consulenze “la Ragioneria generale dello Stato cerca disperatamente di conoscere i dati esatti” ma “c’è un enorme problema di trasparenza”.»
(Francesco Verderami - I soldi della «POLITICA SPA» A sinistra l’accusa di SALVI - Corriere della Sera - 5 novembre 2005)
Il catalogo è ben fornito e pieno di ricchi premi e cotillons. La varietà é la più disparata. Alcuni sindaci hanno inserito nel loro staff perfino il consulente per i gemellaggi internazionali altamente specializzato .
Può darsi che sia ingeneroso prendersela con i consulenti. Anche loro tengono famiglia (Leo Longanesi era solito dire: noi italiani non faremo mai la rivoluzione, perché siamo tutti parenti). Anche loro, poveretti, sono dei precari, un po’ privilegiati in verità rispetto ai precari laureati con 110 e lode.
Altri costi e sprechi della politica:
I rimborsi elettorali agli ottantuno partiti esistenti.
I lussi eccessivi dei personaggi politici: il Ministro e il Governatore della Banca d’Italia si recano a Washington al vertice del G7. Pernottamento al Four Seasons in suite da mille dollari il giorno (la Repubblica – pag.9 - 24 settembre 2005). Il Governatore ritorna, solo, con un Fokker privato: costo dai 5.000 ai 7.000 euro.
Il trattamento economico dei deputati al parlamento:
Indennità parlamentare lorda 12.434,32 euro più diaria soggiorno a Roma 4.003,11 euro più rimborso spese mensili di viaggio (fino a 100 km) 1.107,90 euro per un
TOTALE di 17.535,33 euro mensili.
Inoltre, a titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, al deputato è attribuita una somma mensile di 4.190 euro, che viene erogata tramite il gruppo parlamentare d’appartenenza. (Camera >Deputati >trattamento economico)
Di fronte a queste cifre, il pensionato che riscuote «la minima», o anche 1.000 o 2.000 euro il mese, ma anche il dipendente a reddito fisso avrebbero tutto il diritto di trovare nei programmi elettorali dei due poli un aumento delle pensioni–di tutte le pensioni- e dello stipendio del 50%, se non altro per recuperare l’aumento del costo della vita causato dall’introduzione dell’euro.
Se è vero che si deve porre mano a uno stato sociale ormai insostenibile perché finora abbiamo vissuto al disopra delle nostre possibilità, sarebbe scandaloso che un intero ceto continuasse a godere di privilegi non sempre meritati. Nei programmi elettorali dei due poli l’impegno contro l’evasione e l’elusione fiscale non basta. Deve essere fatto un salto di qualità inserendo proposte forti indicatrici di un deciso cambiamento di marcia. Accanto all’impegno di continuare la lotta contro il potere mafioso, occorrerà disboscare il sottobosco della politica e ridurre drasticamente i costi della politica e del funzionamento delle istituzioni. Ecco alcune cose che si dovrebbero fare:
Riduzione del 50% del TOTALE degli emolumenti ai parlamentari.
Abbassare al 7,50 l’otto per mille destinato alle confessioni religiose. La quota risparmiata potrebbe essere destinata all’aiuto alle famiglie.
Abolizione delle Province. Ci sarebbero una novantina di presidenti e vicepresidenti di meno, e un notevole minor numero di assessori, consiglieri e consulenti. Meno burocrazia. Meno spese e rimborsi elettorali. I loro compiti potrebbero benissimo essere svolti dalle Regioni o dai Comuni.
Purtroppo sperare nella capacità di cambiamento delle attuali forze politiche è illusorio «perché oggi … la loro iniziativa è mediocre, il sottogoverno esaurisce le loro sporadiche energie.» (Edmondo Berselli – la Repubblica - novembre 2005)
L’unica forza dei partiti è la pazienza degli elettori. Ma la pazienza potrebbe finire.
Perché un pensionato o un lavoratore dipendente dovrebbero mescolare il loro voto con quello di banchieri, petrolieri, unipolisti, parmalattieri ed altri happy few?
Per decidere soltanto quale dei due poli si deve spartire la torta?
Ha scritto Enzo Biagi sul Corriere della Sera dell’11 settembre 2005:
«Sono convinto che buona parte degli italiani abbia ormai deciso e sappia già per chi votare: non è una scelta politica o di ideali, è dettata dal portafoglio».
D’accordo. Però attenzione! Se i programmi non convinceranno, anche la scheda bianca sarà una scelta legittima e ... legale.
... ricchi premi e cotillons
Leggendo sui giornali i risultati dei bilanci aziendali semestrali e/o a nove mesi del 2005, non si può che rimanere stupefatti. Utili netti nella maggior parte dei casi migliorati del 7 / 10 %, in alcuni casi addirittura raddoppiati. Hanno aumentato i profitti la figlia del Cavaliere (Mondadori + 19 %) ma anche l’Ingegnere (Sogefi-gruppo CIR + 74%), l’editrice del Corriere della Sera ma anche il Gruppo Espresso, i fabbricanti d’occhiali e d’apparecchi acustici, le banche, le assicurazioni, i petrolieri, ENI, Enel, industrie pubbliche e private. (ecco qui l’elenco)
Le eccezioni riguardano aziende che hanno commesso l’errore di voler diversificare troppo o che hanno privilegiato le operazioni finanziarie, invece di concentrarsi sul loro core business.
Tante altre piccole e medie aziende, non quotate in borsa, devono a loro volta aver guadagnato se hanno potuto alimentare il flusso di denaro verso i settori sopra menzionati.
Allora, la crisi c’è o non c’è? Non è ancora arrivata per i padroni del vapore ma ha colpito come sempre i ceti più deboli e, questa volta, anche i ceti medi. Di conseguenza, ha colpito anche i tantissimi negozi (abbigliamento, calzature, piccoli bar ecc.) che sono i fornitori di questi ceti.
Il governo, a prescindere dalla propaganda di parte, ha operato bene o no? L’impressione del profano é che l’economia delle imprese dipenda, in larga misura, dal mercato e dalla globalizzazione, e che il buon o mal-governo influenzi soprattutto il tenore di vita dei cittadini a reddito fisso, il cosiddetto welfare.
L’aumento dei guadagni si traduce in un aumento delle entrate del fisco (ad esempio, soltanto per il caro-benzina negli ultimi 20 mesi sono state incassate 2.378 milioni di tasse in più). Le entrate tributarie nei primi otto mesi del 2005 sono ammontate a più di
DUECENTOVENTIMILA MILIONI di euro
Altri soldi incassano le Regioni con l’addizionale Irpef e i ticket che coprono parte della spesa sanitaria, i Comuni con l’addizionale Irpef e con l’ICI, mentre i lavoratori dipendenti e le aziende versano contributi all’Inps che coprono per buona parte la spesa per le pensioni.
Lo stato incassa una montagna di soldi, ma il Tesoro piange continuamente miseria: non ci sono mai soldi abbastanza per le pensioni e per la sanità. Dove va a finire quella montagna di soldi? Sono amministrati con scrupolo? Raccontò, una volta, Gianfranco Funari che il fisco è come un sacco con un buco sul fondo: quanti più soldi ci metti dentro, quasi altrettanti fuoriescono dal buco per destinazioni ignote. Qualsiasi governo, per giustificarsi, ricorre all’alibi dell’ “enorme buco” ereditato dal governo precedente. Denuncia e cerca di combattere l’evasione totale e l’elusione. Per salvarsi l’anima eroga elemosine ai meno abbienti e strenne alle neo-mamme.
Alcune di quelle destinazioni non sono per niente ignote. Purtroppo sono stati scritti fiumi di parole su mafia, ’ndrangheta e camorra che sottraggono illecitamente allo stato enormi risorse finanziarie.
Esiste, poi, un welfare opaco, appendice di quello ufficiale, che comincia soltanto ora ad essere indagato più a fondo (in proposito sta per uscire un saggio dei senatori Cesare Salvi e Massimo Villone) e che riguarda «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica. … il dato più impressionante emerge da una tabella, dove si spiega che a fronte di circa centocinquantamila eletti ci sono quasi trecentomila persone che hanno “incarichi e consulenze”, e costano allo Stato poco meno di un miliardo di euro l’anno: la metà delle spese complessive per la politica. … Sulle consulenze “la Ragioneria generale dello Stato cerca disperatamente di conoscere i dati esatti” ma “c’è un enorme problema di trasparenza”.»
(Francesco Verderami - I soldi della «POLITICA SPA» A sinistra l’accusa di SALVI - Corriere della Sera - 5 novembre 2005)
Il catalogo è ben fornito e pieno di ricchi premi e cotillons. La varietà é la più disparata. Alcuni sindaci hanno inserito nel loro staff perfino il consulente per i gemellaggi internazionali altamente specializzato .
Può darsi che sia ingeneroso prendersela con i consulenti. Anche loro tengono famiglia (Leo Longanesi era solito dire: noi italiani non faremo mai la rivoluzione, perché siamo tutti parenti). Anche loro, poveretti, sono dei precari, un po’ privilegiati in verità rispetto ai precari laureati con 110 e lode.
Altri costi e sprechi della politica:
I rimborsi elettorali agli ottantuno partiti esistenti.
I lussi eccessivi dei personaggi politici: il Ministro e il Governatore della Banca d’Italia si recano a Washington al vertice del G7. Pernottamento al Four Seasons in suite da mille dollari il giorno (la Repubblica – pag.9 - 24 settembre 2005). Il Governatore ritorna, solo, con un Fokker privato: costo dai 5.000 ai 7.000 euro.
Il trattamento economico dei deputati al parlamento:
Indennità parlamentare lorda 12.434,32 euro più diaria soggiorno a Roma 4.003,11 euro più rimborso spese mensili di viaggio (fino a 100 km) 1.107,90 euro per un
TOTALE di 17.535,33 euro mensili.
Inoltre, a titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, al deputato è attribuita una somma mensile di 4.190 euro, che viene erogata tramite il gruppo parlamentare d’appartenenza. (Camera >Deputati >trattamento economico)
Di fronte a queste cifre, il pensionato che riscuote «la minima», o anche 1.000 o 2.000 euro il mese, ma anche il dipendente a reddito fisso avrebbero tutto il diritto di trovare nei programmi elettorali dei due poli un aumento delle pensioni–di tutte le pensioni- e dello stipendio del 50%, se non altro per recuperare l’aumento del costo della vita causato dall’introduzione dell’euro.
Se è vero che si deve porre mano a uno stato sociale ormai insostenibile perché finora abbiamo vissuto al disopra delle nostre possibilità, sarebbe scandaloso che un intero ceto continuasse a godere di privilegi non sempre meritati. Nei programmi elettorali dei due poli l’impegno contro l’evasione e l’elusione fiscale non basta. Deve essere fatto un salto di qualità inserendo proposte forti indicatrici di un deciso cambiamento di marcia. Accanto all’impegno di continuare la lotta contro il potere mafioso, occorrerà disboscare il sottobosco della politica e ridurre drasticamente i costi della politica e del funzionamento delle istituzioni. Ecco alcune cose che si dovrebbero fare:
Riduzione del 50% del TOTALE degli emolumenti ai parlamentari.
Abbassare al 7,50 l’otto per mille destinato alle confessioni religiose. La quota risparmiata potrebbe essere destinata all’aiuto alle famiglie.
Abolizione delle Province. Ci sarebbero una novantina di presidenti e vicepresidenti di meno, e un notevole minor numero di assessori, consiglieri e consulenti. Meno burocrazia. Meno spese e rimborsi elettorali. I loro compiti potrebbero benissimo essere svolti dalle Regioni o dai Comuni.
Purtroppo sperare nella capacità di cambiamento delle attuali forze politiche è illusorio «perché oggi … la loro iniziativa è mediocre, il sottogoverno esaurisce le loro sporadiche energie.» (Edmondo Berselli – la Repubblica - novembre 2005)
L’unica forza dei partiti è la pazienza degli elettori. Ma la pazienza potrebbe finire.
Perché un pensionato o un lavoratore dipendente dovrebbero mescolare il loro voto con quello di banchieri, petrolieri, unipolisti, parmalattieri ed altri happy few?
Per decidere soltanto quale dei due poli si deve spartire la torta?
Ha scritto Enzo Biagi sul Corriere della Sera dell’11 settembre 2005:
«Sono convinto che buona parte degli italiani abbia ormai deciso e sappia già per chi votare: non è una scelta politica o di ideali, è dettata dal portafoglio».
D’accordo. Però attenzione! Se i programmi non convinceranno, anche la scheda bianca sarà una scelta legittima e ... legale.
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