IL BLOG DI SERGIO VIVI



lunedì 22 maggio 2006

Sul Codice Da Vinci

Divertiti e perplessi - Il Codice Da Vinci e gli atei devoti

[Divertissement]
«Adesso che mi ci fai pensare… Vediamo, Matteo, Luca, Marco e Giovanni sono una banda di buontemponi che si riuniscono da qualche parte e decidono di fare una gara, inventano un personaggio, stabiliscono pochi fatti essenziali e poi via, per il resto ciascuno è libero e poi si vede chi ha fatto meglio. Poi i quattro racconti finiscono in mano agli amici che cominciano a sdottorare, Matteo è abbastanza realista ma insiste troppo con quella faccenda del messia, Marco non è male ma un po’ disordinato, Luca è elegante bisogna ammetterlo, Giovanni esagera con la filosofia… ma insomma i libri piacciono, girano di mano in mano, quando i quattro si accorgono di quello che sta succedendo è troppo tardi, Paolo ha già incontrato Gesù sulla via di Damasco, Plinio inizia la sua inchiesta per ordine dell’imperatore preoccupato, una legione di apocrifi fanno finta di saperla lunga anche loro… toi, apocryphe lecteur, mon semblable, mon frère… Pietro si monta la testa, si prende sul serio, Giovanni minaccia di dire la verità, Pietro e Paolo lo fanno catturare, lo incatenano nell’isola di Patmos e il poveretto incomincia ad avere le traveggole, vede le cavallette sulla spalliera del letto, fate tacere quelle trombe, da dove viene tutto questo sangue… E gli altri a dire che beve, che è l’arteriosclerosi… E se fosse andata davvero così?»

[Perplessità]
«E’ possibile pensare che (questo filosofo) considerasse la tradizione giudaica monoteista come una fase storicamente necessaria ma transitoria, attraverso la quale l’umanità potesse abbandonare l’idolatria e il politeismo, per poi passare, inizialmente con pochi “filosofi”, ad una fase definitiva di sapienza e saggezza che non hanno più bisogno di religione? E’ possibile pensare che (questo filosofo) ritenesse il giudaismo, e il monoteismo in genere, come il momento chiave della “educazione” dell’umanità in vista di una fase definitiva in cui l’umanità, “educata” dal monoteismo, non abbia più bisogno di autorità esterne (il Dio che “comanda” tramite i profeti) ma possa andare avanti con la sola sua ragione, cioè con la filosofia aristotelica?»

* * * * * * * * * *

Penso che qualunque ateo o agnostico sia arrivato alle proprie convinzioni facendo pensieri più o meno simili a quelli riportati nel primo brano. E penso che un libro, che vende 50 milioni di copie e di cui è fatta una trasposizione cinematografica, possa influenzare la gente più di tanti altri (ad esempio, «La profezia di Celestino» di James Redfield destò molte meno preoccupazioni).

Mi sembra ovvio constatare che, a distanza di otto secoli –tanti ne sono passati dalla morte di quel filosofo- l’educazione dell’umanità è ben al di là da venire.
Così, mentre la Chiesa Cattolica si preoccupa di impedire che le religioni vengano sempre più confinate nel privato, gli «atei devoti» (con realismo politico) diventano fautori integrali di una civiltà basata sui valori cristiani, poiché ritengono che a forza di contestare e reprimere le riserve etiche che vengono in gran parte da quella tradizione sia molto pericoloso e indebolisca la nostra società, con conseguente crisi di eticità e di significato.

Per questo, mentre l’Opus Dei si defila elegantemente (come ci ha raccontato Gianni Riotta sul Corriere), gli atei devoti rimangono i più tenaci critici de “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown.

Per quanto mi riguarda ho letto il “romanzetto per sprovveduti” tre anni fa, ma non credo che andrò a vedere il film (forse quest’estate, al mare, se ci sarà l’occasione). Mi ha avvinto per la trama, soprattutto per l’implicazione della matematica ( guai chi mi tocca Fibonacci e la sezione aurea), mentre rimasi indifferente sul fatto della Maddalena.
Nella mia libreria figura anche «Notte e giorno d’intorno girando…» di Vittorio Sgarbi, ma, purtroppo per lui, non credo arriverà a tre milioni di copie.

* * * * * * * * * *

Il divertissement è tratto da:
Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, 4 HESED, 30

Le perplessità, dovute a Mosè Maimonide, filosofo ebraico che nel 1190 circa scrisse «La guida dei perplessi», sono tratte da:
Franco Reistano, Storia della filosofia, vol.2, UTET


Nessun commento:

 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti "linkati".

Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via E-mail. Saranno immediatamente rimosse.

Some text or image, in this blog, were obtained via internet and, for that reason, considered of public domain. I have no intention of infringing copyright. In the case, send me an E-mail and I will provide immediately.