IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 26 maggio 2006

Stalin di cristallo


Quello fra il 1949 e il 1952, che io ricordi, non fu un periodo di avvenimenti rilevanti in Italia. Frequentavo il liceo scientifico, traducevo l’Eneide dal latino e studiavo a memoria i cori dell’Adelchi: «Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti…» e «Sparsa le trecce morbide…» che contiene anche due dei più significativi versi del Manzoni, «Te collocò la provida / Sventura in fra gli oppressi…».

Il 21 dicembre 1949 l’uomo che, nella storia, ha rappresentato una delle più tragiche incarnazioni della «provvida sventura» per almeno trenta milioni di persone -come non si stanca di ricordarci Colui che ormai è ritenuto il più grande esperto di «conteggi e riconteggi» del mondo- e, aggiungo io, per gli interi popoli dell’Albania, della Bulgaria, della Cecoslovacchia, della Germania dell’Est, della Polonia, della Romania, dell’Ungheria, dell’URSS e della Yugoslavia, avrebbe celebrato il suo 70esimo compleanno.

A Bologna, alcuni giovani operai della vetreria A.Pritoni & C -che credevano con passione nell’utopia comunista- costruivano un ritratto in cristallo di Stalin, da inviare in regalo al padre di tutte le Russie. Alto 2 metri, il ritratto fu inviato all’ambasciata dell’URSS a Roma che però lo rispedì al mittente a causa del peso di oltre 2 quintali e mezzo. Nascosto per 40 anni in una cantina di via Barberia, nella sede della storica Federazione del Pci bolognese , alla fine è stato ritrovato –in seguito ad una inchiesta di Jenner Meletti di Repubblica pubblicata il 24 u.s. e ripresa il 25 nella cronaca cittadina- nella nuova casa del partito in via Beverara.

Racconta al giornale Dino Elmi, classe 1929, tagliatore di vetro in pensione: «Sì, siamo stati noi a costruire Stalin. Ma abbiamo fatto anche Togliatti ed una Falce e martello che tutti ci invidiavano, quando facevamo le sfilate alla feste dell’Unità. … Dopo il lavoro si andava al sindacato e dopo cena si andava alla sezione del PCI. E una volta all’anno si restava in fabbrica, per giorni o per mesi, per preparare opere come lo Stalin e il Togliatti di cristallo, o la Falce e martello».

I tempi cambiano.
Nel 1948 erano avvenute l’elezioni
che avevano segnato la sconfitta del Fronte Popolare dopo che si era verificata un anno prima, in casa dei socialisti, la scissione di Palazzo Barberini e la fondazione del PSLI, partito socialista dei lavoratori italiani. Deluso dall’esito uscito dalle urne, Giuseppe Saragat aveva dato la colpa “al destino cinico e baro”.
Nel 2006, Marco Ferrando fonda il Partito Comunista dei Lavoratori (e sono tre!)
Una scissione si verifica in “casa Craxi”.
Bobo, pur non essendo eletto, si consola battendo addirittura il destino: «Ho costretto i comunisti a nominarmi sottosegretario, ho vendicato tutti i socialisti» Bella tempra!


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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