
Auguri di buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Arrivederci a gennaio
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La chiesa “Dives in Misericordia” è stata progettata dall’architetto americano Richard Meier, nell’ambito del programma “50 chiese per Roma 2000” promosso dal Vicariato di Roma. Fortemente voluta da Paolo Giovanni Magno come “simbolo del nuovo millennio”, è caratterizzata da tre grandi vele bianche che si gonfiano come sospinte da un vento proveniente da est. Per ottenere un «bianco più bianco che si può» è stato impiegato un nuovo tipo di cemento chiamato Bianco TX Millennium, creato e brevettato dall’Italcementi.
In questi giorni, la chiesa è stata oggetto di articoli di giornale: il primo del New York Time è stato ripreso dal Corriere, da Repubblica e da tanti altri.
Ci si è accorti, a tre anni dall’inaugurazione, che le vele non solo sono rimaste immacolate come il giorno della prima messa ma hanno anche contribuito a “pulire” il cielo che le circonda (nonostante nella capitale i valori delle polveri sottili siano arrivati spesso alle stelle). Oltre ad un'altissima resistenza e alla maggior lavorabilità, il materiale offre una caratteristica sorprendente: grazie alla presenza di particelle di fotocatalizzatori, la superficie di cemento sotto l'effetto della luce si autopulisce, eliminando depositi organici.
Spiega Enrico Borgarello, che dirige il settore Ricerche dell’impresa lombarda: «E’ stato il principio della fotocatalisi, la forza della luce, ad attivare il biossido di titanio che, accelerando i processi di ossidazione esistenti in natura, ha reso inerti le sostanze inquinanti depositate sulle alte vele di Meier. Poi è arrivata la pioggia a portare a terra le polveri. E ci ha pensato il sacrestano a spazzare il sagrato dall’inquinamento ormai innocuo».
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E’ così nato il cemento «mangiasmog». Secondo test citati dalla Italcementi, l'effetto di alcuni inquinanti potrebbe essere ridotto dal 20 al 70%. «La presenza di particelle di fotocatalizzatori nel cemento bianco permette di ossidare in presenza di luce e aria le sostanze inquinanti organiche ed inorganiche presenti nell'atmosfera. L'azione fotocatalitica consente di distruggere i diversi agenti inquinanti organici atmosferici -scarichi di automobili, fumi di riscaldamenti abitativi, scarichi industriali di sostanze chimiche aromatiche, pesticidi - che vengono a contatto con le superfici cementizie, ossidandoli sino ad anidride carbonica».
Questa scoperta scientifica apre nuove prospettive nella lotta all’inquinamento ambientale.
In un primo esperimento «1500 metri di mattonelle mangia smog messe in Via Borgo Palazzo a Bergamo, hanno abbattuto i NOx (ossidi inquinanti) del 30-40 per cento. All’ultima Biennale di architettura di Venezia è stata esposta una “Città ideale” dove il 50% dell’inquinamento veniva ripulito dal 15% di strade e muri trattati con l’eco-cemento».
C’è da scommettere che nel prossimo futuro sarà tutto un fiorire d’applicazioni dell’ossido di titanio (il diossido di titanio è economico, facilmente disponibile in grandi quantità, e largamente utilizzato come pigmento bianco in vernici, plastiche e cemento da costruzione – da wikipedia): marmitte catalitiche più potenti perché illuminate internamente, asfalti mangia smog, mescole per pneumatici che rotolando ossideranno i fumi delle auto precedenti, mascherine per la bocca, tettucci per le carrozzine dei bambini, creme per il viso. Le carrozzerie delle auto in sosta, verniciate di bianco TI, puliranno l’aria come le vele di Meier.
I sindaci non potranno esimersi dall’abrogare ogni divieto di circolazione se non vorranno incorrere nelle ire di Beppe Grillo, che inviterà gli automobilisti ad invadere i centri delle città e pretenderà, ad esempio, che a Bologna siano abbattute le Due Torri per fare posto ad un parcheggio, accampando il motivo che erano state costruite in contrasto con le Direttive E 822 (1) del Sacro Romano Impero, ancora in vigore all’epoca dei liberi comuni.
La scoperta dell’eco-cemento è una conferma di quanto sostenuto, pervicacemente, da Popper in un’intervista a Corrado Augias che, altrettanto pervicacemente, cercava d’indurre il filosofo ad ammettere le colpe del progresso: «la tecnologia ha permesso di recuperare situazioni ambientali che sembravano disperate. Solo la tecnologia potrà consentire di riparare agli errori commessi dalla tecnologia» (2).
Gli scienziati e la tecnologia sono molto meglio dei burocrati europei e delle loro direttive.
E’ vero, le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo!
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1) E come Eginardo, cui si attribuisce la paternità delle direttive
822 anno presumibile di promulgazione
Eginardo (Einhard), autore di una famosa biografia di Carlo Magno, fece parte dell’accademia Palatina assumendo, secondo la moda imperante, il nome di Beseleel, il personaggio biblico che nell’Esodo (31,2-5; 35, 30-33) è prescelto da Dio per la costruzione del tabernacolo dell’Alleanza. Grazie al suo senso estetico fu scelto da Carlo come soprintendente alle costruzioni monumentali e architettoniche.
Mortificato da un fisico gracile, mingherlino, fu tributato, per l’invidia che sempre si nutre per i grandi uomini, del nomignolo non certo esalante di nardulus (ovvero … il nardo nano d’Aquisgrana).
2) Dall'intervista di Corrado Augias a Karl Raimund Popper La Repubblica, sabato 3 marzo 1990
…si tratta di cose che l'umanità non aveva mai vissuto prima.
A che cosa lo dobbiamo secondo lei?
Alla scienza e alle sue applicazioni, cioè alla tecnologia. Si tratta di miglioramenti di dimensioni planetarie che hanno permesso a milioni di persone di vivere come mai in precedenza, fin da quando l'uomo è apparso sulla terra. L'argomento che in genere prevale è invece l'opposto, e cioè che la tecnologia ha rovinato o sta rovinando il pianeta. E' falso, si tratta di un mito, di un altro mito. E' proprio vero che l'uomo ha bisogno di costruirsi dei miti, credere alla ragione è molto difficile.
Professor Popper, ma "il buco nell'ozono" … a lei non fa paura?
La vita commette errori e crea problemi per la vita. Ma, come dimostra il fatto che lei ed io stiamo qui seduti a parlare, la vita ha creato un mondo prevalentemente adatto alla vita.
E i deserti?
Ci sono i deserti e i posti dove la vita non può esistere. E tuttavia, ciò che in prevalenza la vita ha fatto, fin dall'inizio, è stato di aumentare le condizioni che permettevano la prosecuzione della vita. Questo è successo. E le cose stanno andando ancora avanti. Negli Stati Uniti la tecnologia ha permesso di recuperare situazioni ambientali che sembravano disperate. Solo la tecnologia potrà consentire di riparare agli errori commessi dalla tecnologia.
I verdi, gli ambientalisti, gli ecologisti…
Il punto di vista che va respinto è quello secondo il quale la tecnologia è male perché senza la tecnologia la terra sarebbe un paradiso incontaminato. Chi sostiene che bisognerebbe tornare ai bei tempi di una volta, non considera che in pratica questo vorrebbe dire sopprimere buona parte dell'umanità esistente perché, senza tecnologia, milioni di persone morirebbero di fame. Puro "nonsense". Una battaglia giusta è combattere invece contro un eccessivo aumento della popolazione sulla terra. Problema medico e tecnologico che non siamo attrezzati a risolvere.

Ha scritto il professor Mario Deaglio:
«… gli italiani hanno gradualmente perso coscienza di un fatto fondamentale, e cioè che il settore pubblico continua (e anzi accelera) la propria tendenza a spendere più di quanto incassa e, più in generale, che il paese sta vivendo sopra i propri mezzi e non potrà farlo molto a lungo»
(La Stampa, Evasori dalla realtà, 14 novembre 2006).
Una pensione di 2.723.000 lire pari a 1.406 euro del 2001 è aumentata nel 2006 a 1.561 euro.
Non c’e che dire: un bell’aumento del 11 %, dovuto alle annuali perequazioni automatiche basate sui livelli dell’«inflazione programmata». Allora si continua a spendere? Vorrei tranquillizzare il professore. Chi era in pensione al momento dell’introduzione dell’euro ha già cominciato a smettere.
Il Prof. Deaglio, nei giorni della presentazione della Finanziaria 2007, scrisse un articolo in cui esprimeva in “numero di tazzine di caffè” le differenze che la finanziaria avrebbe comportato per i contribuenti. Anni prima Eugenio Scalfari aveva usato “i cappuccini”. Avendo, pertanto, l’avallo di due così eminenti personalità, è lecito analizzare la suddetta pensione prendendo come moneta di riferimento “la tazzina di caffè”. I dettagli del calcolo si possono vedere nella tabella sottostante:

Si potrebbe obiettare che, prendendo come riferimento il costo di qualche altro bene, si otterrebbero risultati diversi. Per esempio, con il prezzo della frutta e verdura o della carne, oppure di una cena al ristorante, oppure con i prezzi delle abitazioni. Ormai, vox populi, 1 euro uguale 1.000 lire.
Siccome il tasso di cambio euro / lira (1936,27) è una costante e gli indici di perequazione variano di poco sotto ad un valore massimo, il meccanismo ha funzionato nello stesso identico modo per tutti coloro che erano in quiescenza all’atto dell’introduzione dell’euro, qualunque fosse l’importo della loro pensione. Per cui si può affermare:


Update 1 novembre 2006
Nella pagina in questione si vedeva che il primo link, sotto la parola «fallimento», era quello della biografia del Presidente Prodi. Secondo quanto si ipotizza anche nel blog LA FAVILLA le cose potrebbero essere andate così. Lo scherzo era stato ideato contro Berlusconi che, però, per qualche anno non aveva reagito per niente (così come aveva indetto un concorso per premiare il migliore dei famosi manifesti taroccati). Quando il centrosinistra ha vinto le elezioni, il sito del Governo è stato aggiornato con le biografie dei nuovi membri. Purtroppo il link su Google era rimasto. Oggi, 1 novembre, il link è stato rimosso probabilmente su richiesta di coloro che avevano ideato lo scherzo. Più che ideato, lo avevano copiato dagli americani. Infatti, se andate a cercare su Google la parola «failure» vi apparirà al primo posto la biografia di Bush Jr.





Sono cose che possono succedere in un paese “normale”?
In un paese normale sarebbe auspicabile che, nel determinare un’equilibrata “politica dei redditi”, anche la pressione fiscale fosse calibrata sul potere d’acquisto dei contribuenti. Il diagramma della nuova Irpef, pertanto, doveva essere ridisegnato come nel grafico riportato qui sotto.

Keith Haring Grief and Mourning September 11, 2001
[ from the Official web site of the Keith Haring Foundation ]
Vogliamo capire che la vita è tragica e che il male non è un’invenzione, e che i Cattivi esistono?
E che “persone” “senza uniforme” e “disarmate” non possono fermarli!

Qualcuno dovrebbe spiegare come mai una legge nazionale che prevede aliquote che vanno dal 4 al 7 per mille produca l’effetto che a Bologna si paghi mediamente 25 volte di più che a Lecce. Dobbiamo pensare che se le famiglie in quella città hanno un reddito di 2.000 euro mensili, le famiglie di Bologna ne hanno uno di 50.000? Oppure che se al Sud vivono, mediamente, in appartamenti di 75 mq, al Nord si posseggono, mediamente, appartamenti da 1000 mq? Inutile chiederlo al sindaco oligarca, ma il nuovo ministro della Famiglia dovrebbe prendere a cuore la faccenda.
Io ho votato rozzamente SI perché le casse dello stato sono vuote.
Il governo Prodi ha fatto effettuare una scrupolosa rettifica (la due diligence) e ha scoperto che c’è un buco enorme (come c’era del resto nel 2001 alla formazione del governo Berlusconi). Stavolta però sarebbe molto più grande. Negli anni ‘80 e ’90, quando a un governo DC succedeva un governo DC e poi un altro governo DC sui buchi di bilancio si sorvolava, si emettevano Bot, Cct ecc e il debito pubblico lievitava. Quando una famiglia spende di più di quello che guadagna, è inevitabile che si indebiti.
I buchi continueranno ad esserci fin tanto che non si faranno riforme strutturali.
Qualsiasi governo, nel denunciare l’esistenza del “buco”, dovrebbe anche spiegare quali sono le spese del governo precedente che esso non avrebbe fatto. I cittadini hanno il diritto di sapere in che modo, quando e dove e per quali ragioni sono stati fatti i debiti. E’ un segreto di stato oppure è omertà tra politici?
Professor Sartori a chi possiamo rivolgerci?
Le entrate tributarie ammontano, ogni anno, a qualcosa come 230 miliardi di euro. Si sa che una grossa fetta di questi soldi finiscono alle mafie variamente denominate. Si sa che un’altra bella fetta è spesa per «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica e che costa allo Stato poco meno di un miliardo di euro l’anno: la metà delle spese complessive per la politica» (Cesare Salvi e Massimo Villone).
Hai voglia fare la lotta all’evasione fiscale!
Soltanto il federalismo fiscale, chiudendo i rubinetti del finanziamento dello stato centrale, potrà essere l’antidoto risolutivo contro le mafie di tutti i generi.



UPDATE del 15 giugno 2006
Il professor Andrea Manzella ha elencato in un interessante articolo 10 ragioni che convincono al NO. (Dieci no alla Grande Riforma del Polo, la Repubblica, 12 giugno2006 – non sono in grado di linkare l’articolo, perché ai servizi del giornale ci si deve abbonare. )
Senza la pretesa di controbattere alle tesi esposte dall’illustre costituzionalista (non posseggo tanta dottrina), cercherò, tuttavia, di fare un paio di commenti da uomo della strada o, se preferite, da avventore di bar.
«Questa riforma, come tutti i tentativi che negli anni l’hanno preceduta, è figlia di un’idea sbagliata: il mito della Grande Riforma Costituzionale… l’unica vera riforma l’hanno fatta gli elettori con il referendum del 1993… hanno cambiato la legge elettorale (in senso maggioritario)… Naturalmente restava e resta tutta un’opera costituzionale consequenziale da fare: meccanismi da adeguare, logiche istituzionali da sviluppare, garanzie da costruire o rafforzare».
Avendo capito che si deve alla penna del professor Manzella la stesura di pagina 9 delle 281 del programma, la domanda è sempre la stessa: ma perché il centrosinistra non ha fatto quest’opera quando era al governo? Tutti bravi dopo, ma durante? Ci troviamo invece -figlia di una idea altrettanto sbagliata- con la realtà della Piccola Riforma del Capitolo V.
Che garanzie può dare il Professor Manzella che dopo l’eventuale vittoria del No l’attuale parlamento si metterà all’opera per migliorare le due “porcate”?
(Che garanzie hanno gli elettori che, «dopo la pletorica abbuffata di viceministri e sottosegretari compiuta dal Prodi bis» il centrosinistra sarà in grado di diminuire il numero dei parlamentari?)
Personalmente, la riforma della Costituzione la voglio. Non tanto per dare una “spallata” a un governo folkloristico (i castelli di carte cadono solo a guardarli), ma per ottenere:
il rafforzamento dei poteri del premier, la fine del bicameralismo perfetto, un federalismo che mi permetta di pagare il grosso delle tasse al mio comune, una riduzione dei costi della politica con la riduzione del numero dei parlamentari e con la soppressione delle province. (Cinque livelli di governo sono troppi. Ricordo Peter F. Drucker che ne «Il potere dei dirigenti» scriveva:«non meno importante è l’esigenza che una struttura organizzativa sia articolata nel minor numero possibile di livelli direttivi» e faceva l’esempio della Chiesa cattolica:«Esiste un solo livello organizzativo tra il Papa e il più umile dei parroci: il vescovo».)
«”No” perché si deve fermare il tentativo di cambiare oltre un terzo della Costituzione con una prepotenza di metodo… Così fu, nonostante i clamori e le autocritiche, anche per il famoso Titolo V… Si cambiò allora solo… 5 articoli su 139».
Beh! Sono andato a contarli: furono cambiati 9 articoli e altri 6 furono quelli abrogati: in totale 15 articoli. Non mi pare che cambiare un nono della Costituzione si possa considerare una «modifica puntuale e parziale».
D’altra parte, entrambe le riforme furono approvate da parlamenti legittimi, con procedure corrette ed emanate con la firma del Presidente della Repubblica . Penso che gli elettori debbano privilegiare più il merito che il metodo.
Ribadisco il mio SI pragmatico. Chi vuole la riforma deve fare in modo che anche il parlamento la voglia. Solo se prevarranno i SI, il centrosinistra, che detiene la maggioranza, sarà costretto a prendere l’iniziativa.
UPDATE del 16 giugno 2006
Secondo i politically correct anche ieri Bossi ha dato di matto. Il Senatur lo ha sempre fatto fin da quando è nata la Lega e, tutte le volte, i conservatori di ogni risma a dire: «ma è una cosa ignobile, vuole spaccare l’Italia» (poi, però, gli è stato riconosciuto il merito di avere introdotto il discorso sul federalismo e, dopo le ultime elezioni, si è ammesso che esiste una questione del Nord che sarebbe bene non trascurare).
E oggi, come il solito, è stato uno spasso leggere il pezzo di Curzio Maltese (Il referendum in salsa padana, la Repubblica, 16 giugno 2006), che, dopo avere rimesso nell’armadio la costola della sinistra, descrive la Lega tout court come fascismo residuale. Cosa c’è di meglio che criminalizzare la Lega per cercare di esorcizzare la questione del Nord e per cercare di fare dimenticare la sostanza del referendum. Del resto l’azzeramento quotidiano della nostra memoria è un fenomeno che Maltese ha riconosciuto più volte:
«D’accordo che il principale compito di politici e media consiste nell’azzerare ogni mattina la memoria dei cittadini»
(Curzio Maltese, Contromano, Il venerdì di Repubblica, 8 maggio 1998)
«Il guaio di quest’epoca troppo veloce è l’aver elaborato un pensiero lento e superficiale. L’elettroshock quotidiano dell’informazione azzera ogni mattina la memoria e permette di riciclare a intervalli regolari vecchi pregiudizi con la veste di idee nuove e brillanti».
(Curzio Maltese, Contromano, Il venerdì di Repubblica n°943,14 aprile 2006)
Per cui, tanto di cappello al magistrale pezzo di satira, ma votiamo SI.
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Avevo messo qui il link a una lettera, al Corriere del 16 giugno, nella quale Mario Segni spiegava il suo NO alla riforma e alla risposta di Sergio Romano che ribatteva con il SI. Sorry, non era un link permanente.
Contrordine,: l'ho ritrovato
UPDATE 23 giugno 2006
Per convincere a votare NO, si sono toccati tutti i tasti possibili.
Giovedì 22 giugno, sulla Repubblica, il Professor Pietro Scoppola è ricorso alle Radici profonde della Costituzione di cui sottolinea tre aspetti. Il rapporto resistenza-costituzione. L’inserimento dell’Italia nella tradizione più solida del costituzionalismo europeo, che la nostra Carta arricchisce con la forte impronta sociale fondata sul principio di eguaglianza fissato nell’articolo 3. La saldatura in Italia fra Chiesa cattolica e democrazia (articolo 7).
Un dotto articolo per concludere che «la costituzione è un bene non disponibile per qualsiasi operazione di scambio politico. Lo scempio che è stato fatto della Costituzione sarebbe stato impossibile se nel profondo della coscienza popolare fosse radicato quel “patriottismo della Costituzione” nel quale si esprime oggi nei Paesi democratici più maturi il senso stesso della cittadinanza».
Si può concordare facendo, però, notare che le Radici Profonde non sono messe in pericolo dall’eventuale vittoria del SI, perché si trovano nei Principi Fondamentali e nella Parte Prima della Costituzione che la riforma non ha toccato e che rimarranno qualunque sia l’esito del referendum.
Un altro che crede di avere la bacchetta magica è Beppe Grillo: «voterò no al referendum, ma subito dopo avvierò un dibattito su questo blog sulla costituzione». Anche lui chiede una drastica ed immediata riduzione del numero dei parlamentari e la soppressione delle province. E ancora:« Siamo un Paese mummificato dalla macchina dello Stato e senza la certezza del diritto. La costituzione è in parte causa di questo osceno risultato. Va cambiata, ma in meglio.»
Conclusioni
Il centrodestra invita a votare SI, il centrosinistra a votare NO, anche la maggioranza dei costituzionalisti sono per il NO.
Posso capire i costituzionalisti, a patto che abbiano votato NO anche in occasione del referendum confermativo del Titolo V. Non mi convincono e NON MI FIDO degli esponenti del centrosinistra, quando dicono che dopo la vittoria del NO, migliorerebbero la Costituzione d’accordo col centrodestra.
Prima di tutto perché sono stati loro a cominciare a rompere il “giocattolo” cambiando NOVE articoli (e non soltanto cinque come ha scritto il Professor Manzella sulla Repubblica) e abrogandone 6, in totale 15, UN NONO della Costituzione: non proprio una modifica puntuale e parziale.
In secondo luogo -a prescindere dal fatto che nell’Unione non vanno d’accordo su nulla, dalla politica estera ai temi etici- quelli dell’Ulivo, dopo anni che ne parlano (mi dispiace per il Professor Salvati) non sono ancora riusciti a fondare il Partito Democratico: figuriamoci se riescono a mettersi d’accordo su un’impresa molto più grande come la Riforma della Costituzione.
Con il mio SI, non intendo dare un giudizio sulla riforma che è scontato (entrambe le riforme, del Titolo V e della Parte Seconda, sono delle “porcate”) ma, molto pragmaticamente usando anch’io una prepotenza di metodo (ammesso che il voto lo sia), finire di rompere il “giocattolo”, se non altro per una questione di par condicio. Al Parlamento il compito di procurarmene uno nuovo, sia che si usi il metodo dell’articolo 138, sia che si preferisca ricorrere allo strumento di un’apposita assemblea costituente. Non capisco perché il Professor Sartori (che giustamente, a rigore di dottrina, in questi anni non ha mai approvato nessuna legge elettorale e nessuna riforma) non si renda conto che il punto per i cittadini è quello di ottenere una riforma della costituzione adeguata ai tempi. Soprattutto in senso federalista.
Io voterò SI. Molti voteranno SI. Magari fossimo la maggioranza.

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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati. |
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