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L'impennata dell'astensionismo segnala anche questo: la gente ha perso la fiducia in Berlusconi, ma non l'ha ancora riposta in Prodi».
(Luca Ricolfi, La Stampa, 31 maggio 2006)
Un metodo per giudicare meglio chi è andato avanti e chi indietro ci sarebbe.
E’ singolare che Ricolfi non lo noti.
Basterebbe smettere di confrontare le percentuali ed analizzare, invece, i numeri dei voti.
Negli anni ’50 e ’60, tre quattro giorni dopo ogni tornata elettorale, i giornali pubblicavano delle tavole riassuntive con il numero dei voti raccolti da ogni partito, il numero degli aventi diritto, il numero dei voti espressi, delle schede bianche, delle schede nulle. Di fianco, ma solo di fianco, c’era una colonnina con le percentuali.
Da anni, ormai, anche i quotidiani che si proclamano indipendenti sono integrati nel sistema e parlano solo di percentuali. Fanno a gara con i politici nel disinformare i cittadini.
Facciamo un esempio
Consideriamo che in una cittadina di 125.000 abitanti si siano verificati i seguenti risultati:
alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006:
voti validi espressi 100.000 (80% degli aventi diritto)
52.000 per la coalizione A (52,00% dei voti validi)
48.000 per la coalizione B (48,00% dei voti validi)
alle elezioni amministrative del 28-29 maggio 2006:
voti validi espressi 85.000 (68% degli aventi diritto)
48.000 per la coalizione A (56,47% dei voti validi)
37.000 per la coalizione B (43,53% dei voti validi)
Le percentuali permettono di esagerare i giudizi.
Un’avanzata strepitosa per la coalizione A: PIU’ 4,47%
Un risultato disastroso per la coalizione B: quasi il 13% in MENO rispetto alla coalizione A.
In realtà, tutte e due le coalizioni hanno perso voti rispetto alle politiche.
Alle amministrative, alla coalizione A viene a mancare l’apporto del partito del Non-voto-A, meno numeroso del partito del Non-voto-B che viene a mancare alla coalizione B.
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