IL BLOG DI SERGIO VIVI



martedì 14 aprile 2009

Il 5 per mille ai terremotati

Le proposte per aiutare i terremotati sono numerose.
C’è chi vuole destinare a questo scopo il montepremi (40 milioni di euro) del Superenalotto. Con la conseguenza che la gente che, tutte le settimane, gioca tre euro di speranza, smetterebbe di farlo e lo stato smetterebbe d’incassare le laute imposte sul gioco, maggiori del montepremi.
C’è chi propone che lo stato riduca gli acquisti dell’1%, magari la benzina per le auto della polizia, per trovare tre miliardi.
Il presidente dell’Associazione delle ong italiane suggerisce d’impiegare parte dei finanziamenti utilizzati per gli armamenti (basterebbe il 10% dice).
I radicali, infine, insistono sull’uso dell’8 per mille, in particolare della quota di chi sceglie lo Stato.

Infine il Tesoro pensa a un decreto per inserire l’opzione "terremotati" tra quelle del 5 per mille.
«Una guerra fra poveri», protesta il mondo del volontariato.
Entro la prossima settimana il ministero dell’Economia indicherà la dicitura e il codice fiscale da scrivere sulla dichiarazione dei redditi, se si vorrà devolvere il 5 per mille delle imposte ai terremotati.

Non capisco. Perché burocratizzare la cosa? Chi vuole devolvere al volontariato, lo faccia. Lo Stato può benissimo destinare automaticamente il 5 per mille di chi non fa nessuna scelta allo scopo.
No, non si può. Non è lo Stato che deve aiutare. Sono i contribuenti che devono scegliere di essere solidali. Anche perché la torta messa a disposizione dal Tesoro è limitata e va tagliata a fette.
Una finzione, insomma.

Come il solito, si aumenteranno le sigarette, le accise sulla benzina, i bolli di ogni tipo.

Una soluzione che metterebbe d’accordo tutti, a mio modesto parere, sarebbe quella di fissare un’ADDIZIONALE IRPEF FACOLTATIVA: nel chiuso del CAF o nell’ufficio del commercialista ciascuno è libero di scegliere se può e se vuole essere solidale, mettendo o non una crocetta.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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