giovedì 24 maggio 2007
Le durantarie
Il vento dell’indignazione popolare contro il Palazzo sta aumentando d’intensità.
I politici cominciano a sentirsi braccati.
E allora, per cercare di metterci rimedio, tutti a dire che bisogna ridare ai cittadini “la scelta dei candidati”.
Ma gli elettori non si accontentano di scegliere prima delle elezioni, ma vogliono farlo durante.
Non sanno che farsene delle primarie, vogliono “le durantarie”.
Vogliono scegliere chi eleggere, non chi candidare.
I partiti, pertanto, dovrebbero mettersi d’accordo per scrivere una nuova legge elettorale condivisa.
Ma sono impotenti perché i grandi partiti vogliono una legge che faccia fuori quelli più piccoli.
Questi giustamente pongono il veto.
Basterebbe reintrodurre un proporzionale opportunamente corretto, reintrodurre il voto di preferenza e cercare di risolvere il problema della governabilità in sede parlamentare.
Si potrebbe prendere esempio dal modello in vigore nel Cantone Ticino. Dove è previsto il proporzionale e la scheda “con o senza intestazione della lista”.
Tutti i partiti avrebbero interesse a non opporsi ad un modello siffatto. I piccoli perché conserverebbero la possibilità di essere rappresentati in Parlamento. Basterebbe conquistare qualche quoziente.
I grandi, perché, come dimostrano il caso del cantone svizzero, con questo sistema il numero dei partiti che ottengono rappresentanti è minore di quello dei partiti che si presentano alle elezioni.
Nell’aprile scorso nel Cantone Ticino, per il Gran Consiglio hanno ottenuto seggi soltanto cinque partiti su tredici. Per il Consiglio di Stato hanno ottenuto seggi soltanto quattro partiti su undici.
I politici cominciano a sentirsi braccati.
E allora, per cercare di metterci rimedio, tutti a dire che bisogna ridare ai cittadini “la scelta dei candidati”.
Ma gli elettori non si accontentano di scegliere prima delle elezioni, ma vogliono farlo durante.
Non sanno che farsene delle primarie, vogliono “le durantarie”.
Vogliono scegliere chi eleggere, non chi candidare.
I partiti, pertanto, dovrebbero mettersi d’accordo per scrivere una nuova legge elettorale condivisa.
Ma sono impotenti perché i grandi partiti vogliono una legge che faccia fuori quelli più piccoli.
Questi giustamente pongono il veto.
Basterebbe reintrodurre un proporzionale opportunamente corretto, reintrodurre il voto di preferenza e cercare di risolvere il problema della governabilità in sede parlamentare.
Si potrebbe prendere esempio dal modello in vigore nel Cantone Ticino. Dove è previsto il proporzionale e la scheda “con o senza intestazione della lista”.
Tutti i partiti avrebbero interesse a non opporsi ad un modello siffatto. I piccoli perché conserverebbero la possibilità di essere rappresentati in Parlamento. Basterebbe conquistare qualche quoziente.
I grandi, perché, come dimostrano il caso del cantone svizzero, con questo sistema il numero dei partiti che ottengono rappresentanti è minore di quello dei partiti che si presentano alle elezioni.
Nell’aprile scorso nel Cantone Ticino, per il Gran Consiglio hanno ottenuto seggi soltanto cinque partiti su tredici. Per il Consiglio di Stato hanno ottenuto seggi soltanto quattro partiti su undici.
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