sabato 5 maggio 2007
Inciviltà e referendum
Ha ragione Francesco Merlo, sulla Repubblica di ieri, a stigmatizzare il fatto che i media abbiano posto la sordina “alla sola violenza, reale e fattuale, del Primo maggio: quella contro il disarmato e disarmante Mario Segni”, in piazza san Giovanni a Roma.
«… contro un uomo che da venti anni coltiva il sogno di cambiare la sostanza degli italiani cambiando la loro forma elettorale. E che adesso, dopo essere diventato nonno, invece di fare il referendario in pensione, e magari anche il padre della patria, è di nuovo per strada a raccogliere firme, a fare cioè la cosa più ingenua che si possa fare in politica, che è rapporto di forze, è potenza. … E’ stato picchiato Mario Segni, l’uomo che incarnò per un momento l’alta illusione collettiva di trasformare tutti i politici italiani, compreso se stesso, in agili e leggeri trasvolatori, in tanti Icaro a cui attaccare le ali di cera della modernità, del mito anglosassone, della civiltà del maggioritario, dell’alternanza e della stabilità».
A Mario Segni la solidarietà di tutti gli uomini di buona volontà.
Evviva l’istituto del referendum!
~ ~ ~ ~ ~
Ieri, imbattutomi in un banchetto sotto il portico di palazzo d’Accursio, anche io ho messo la mia firma, anche se non mi soddisfano gli obiettivi –obbligati- del referendum. E’, in ogni modo, uno strumento efficace per costringere i politici a cambiare la legge.
Rivoglio il voto di preferenza: per scegliere non un singolo, ma alcuni nomi. Non su una lista territoriale, ma su un elenco nazionale. Non solo dalle liste dei partiti, ma anche da elenchi d’indipendenti.
Sarò controcorrente, ma credo che l’unico metodo democratico per eleggere i detentori del potere legislativo sia il proporzionale puro.
Nulla impedisce che, in parlamento, si possa perseguire la sintesi delle posizioni politiche e si dia vita ad un potere esecutivo stabile. Basta applicare un pò di matematica elementare.
«… contro un uomo che da venti anni coltiva il sogno di cambiare la sostanza degli italiani cambiando la loro forma elettorale. E che adesso, dopo essere diventato nonno, invece di fare il referendario in pensione, e magari anche il padre della patria, è di nuovo per strada a raccogliere firme, a fare cioè la cosa più ingenua che si possa fare in politica, che è rapporto di forze, è potenza. … E’ stato picchiato Mario Segni, l’uomo che incarnò per un momento l’alta illusione collettiva di trasformare tutti i politici italiani, compreso se stesso, in agili e leggeri trasvolatori, in tanti Icaro a cui attaccare le ali di cera della modernità, del mito anglosassone, della civiltà del maggioritario, dell’alternanza e della stabilità».
A Mario Segni la solidarietà di tutti gli uomini di buona volontà.
Evviva l’istituto del referendum!
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Ieri, imbattutomi in un banchetto sotto il portico di palazzo d’Accursio, anche io ho messo la mia firma, anche se non mi soddisfano gli obiettivi –obbligati- del referendum. E’, in ogni modo, uno strumento efficace per costringere i politici a cambiare la legge.
Rivoglio il voto di preferenza: per scegliere non un singolo, ma alcuni nomi. Non su una lista territoriale, ma su un elenco nazionale. Non solo dalle liste dei partiti, ma anche da elenchi d’indipendenti.
Sarò controcorrente, ma credo che l’unico metodo democratico per eleggere i detentori del potere legislativo sia il proporzionale puro.
Nulla impedisce che, in parlamento, si possa perseguire la sintesi delle posizioni politiche e si dia vita ad un potere esecutivo stabile. Basta applicare un pò di matematica elementare.
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