IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 24 novembre 2006

Le ultime tazzine di caffè

Ha scritto il professor Mario Deaglio:
«… gli italiani hanno gradualmente perso coscienza di un fatto fondamentale, e cioè che il settore pubblico continua (e anzi accelera) la propria tendenza a spendere più di quanto incassa e, più in generale, che il paese sta vivendo sopra i propri mezzi e non potrà farlo molto a lungo»
(La Stampa, Evasori dalla realtà, 14 novembre 2006).

Una pensione di 2.723.000 lire pari a 1.406 euro del 2001 è aumentata nel 2006 a 1.561 euro.
Non c’e che dire: un bell’aumento del 11 %, dovuto alle annuali perequazioni automatiche basate sui livelli dell’«inflazione programmata». Allora si continua a spendere? Vorrei tranquillizzare il professore. Chi era in pensione al momento dell’introduzione dell’euro ha già cominciato a smettere.

Il Prof. Deaglio, nei giorni della presentazione della Finanziaria 2007, scrisse un articolo in cui esprimeva in “numero di tazzine di caffè” le differenze che la finanziaria avrebbe comportato per i contribuenti. Anni prima Eugenio Scalfari aveva usato “i cappuccini”. Avendo, pertanto, l’avallo di due così eminenti personalità, è lecito analizzare la suddetta pensione prendendo come moneta di riferimento “la tazzina di caffè”. I dettagli del calcolo si possono vedere nella tabella sottostante:



Si potrebbe obiettare che, prendendo come riferimento il costo di qualche altro bene, si otterrebbero risultati diversi. Per esempio, con il prezzo della frutta e verdura o della carne, oppure di una cena al ristorante, oppure con i prezzi delle abitazioni. Ormai, vox populi, 1 euro uguale 1.000 lire.
Siccome il tasso di cambio euro / lira (1936,27) è una costante e gli indici di perequazione variano di poco sotto ad un valore massimo, il meccanismo ha funzionato nello stesso identico modo per tutti coloro che erano in quiescenza all’atto dell’introduzione dell’euro, qualunque fosse l’importo della loro pensione. Per cui si può affermare:

Se non la Patria, almeno gli enti previdenziali sono mezzi salvati.
Questi continuano, infatti, ad incassare i contributi, con aliquote immutate, dai lavoratori dipendenti (gli stipendi dei quali sono aumentati un po’ più delle pensioni e, col tempo, destinati ad aumentare ancora) e paga pensioni ferme al 2001.

Si è trattato di una vera riforma strutturale, anche se occulta. Il risultato, infatti, è lo stesso di quello che si sarebbe ottenuto se nella finanziaria del 1997 si fosse proposto di abbassare gradualmente tutte le pensioni, del 30 %, nei cinque anni successivi. Con la differenza che il povero Presidente del Consiglio avrebbe fatto la fine di Giulio Cesare, e il suo Ministro delle Finanze n’avrebbe letto l’orazione funebre sulla soglia di Palazzo Chigi.
Va da sé che la colpa di quanto successo -per il centrodestra- è del governo Prodi che non ha imposto il cambio con l’euro a 1500 lire, mentre -per il centrosinistra- è del governo Berlusconi che non ha controllato gli aumenti dei prezzi. Il fatto resta la diminuzione del potere d’acquisto che per i pensionati è senza rimedio. La colpa, ovviamente, non è di nessuno.

E’ il MERCATO bellezza!
L’attuale generazione di pensionati subisce questa vicissitudine come altre generazioni hanno subito la guerra del ’40, o beneficiato del miracolo economico del ’60, o come i giovani subiscono la precarietà attuale.
Il mercato, che non teme l’impopolarità, è il riformista più efficace che esista: appena trova un varco non c’è diga che tenga.
Per settant’anni è stato imbrigliato in Unione Sovietica poi … è dilagato.
I comunisti cinesi, con la saggezza che contraddistingue questo popolo da cinquemila anni, hanno capito e si sono adeguati. Bertinotti, quando ha visitato il rosso impero, è rimasto basito. Tornato in patria, si è convertito anche lui al mercato … delle poltrone. Tra l’incomprensione dei suoi militanti.

Con la globalizzazione, le politiche dei governi nazionali sono destinate a perdere rilevanza sempre di più. Si possono affannare fin che vogliono ma, assieme ad una più o meno buona amministrazione, finiscono per produrre molte rotture di scatole ai cittadini e qualche immancabile “nefandezza”.

Pur consapevoli che, prima o poi, ci sarà restituito il fiscal drag [pagina 203 delle 281 del programma dell’Unione] e fiduciosi che quanto incassato dalla lotta all’evasione sarà tramutato in riduzione delle tasse [finanziaria 2007], lasciateci evadere dalla realtà per gustare in pace le ultime tazzine di caffè … macchiato caldo, per favore, e con una spruzzatina di cacao!


domenica 12 novembre 2006

Le evasioni barbariche e la camicia logora



Secondo autorevoli membri dell’attuale Maggioranza, eletta da una metà degli elettori, quasi una metà degli italiani evadono le tasse compiendo, così, un furto all’altra mezza collettività.
Secondo una rispettabile corrente di pensiero, quella libertaria, (che trova interpreti anche fra volenterosi esponenti della stessa maggioranza) le tasse sono, al contrario, un furto dello stato nei confronti dei cittadini.

«A rigor di logica, infatti, è lo Stato, non l'evasore fiscale, a prelevare ricchezza dalla comunità nella quale essa viene prodotta. Se ne impossessa per restituirla, certo, sotto forma di servizi, ma teoricamente gli evasori fiscali non rubano nulla, trattengono ciò che hanno legittimamente guadagnato. Lo Stato, dovremmo riabituarci a quest'idea, non è "la Comunità". E' nella migliore delle ipotesi una persona giuridica cui i membri di una comunità cedono poteri e risorse per averne in cambio maggiori libertà e i servizi strettamente necessari; nella peggiore, e più in concreto, lo Stato risponde ai nomi e ai cognomi di un gruppo di persone che tende strutturalmente all'autoconservazione, all'espansione dei propri poteri e alla tutela dei propri interessi».
da un post di JimMomo (al secolo Federico Punzi della direzione della RnP)

In mezzo c’è la gente che, incurante di peccati capitali e ignara di correnti di pensiero, tra una tornata elettorale e l’altra, si ritaglia i suoi spazi di sovranità legittimando, con la forza del numero e «in modo democraticamente diretto», comportamenti naturali atti a correggere le storture del sistema.
Trattenere parte dei guadagni è considerato al massimo un’inadempienza contrattuale certamente meno grave che quelle commesse dal Parlamento quando elude o disattende gli obblighi derivatigli dai referendum vinti dal Popolo Sovrano.

[ Ad esempio, il referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti – aprile 93 – 90,3% di SI. Ad esempio, il referendum per l’abolizione del ministero dell’Agricoltura - aprile 93 – 70,2 % di SI. Ad esempio, il referendum per avviare la privatizzazione della RAI - giugno 95 – 54,9% di SI ].

Alcune cifre all’ingrosso, secondo le dichiarazioni 2004
Numero dei contribuenti 40.581.911
Imponibile Irpef dichiarato circa 700 miliardi di euro
Entrate dell’Irpef circa 210 miliardi di euro
Imponibile evaso stimabile in 250 miliardi di euro
Tasse evase stimabili in 75 miliardi di euro

Tasse evase “secondo Santoro” 100 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di Euro1 110 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di Euro2 120 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di Euro3 130 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di Euro4
140 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di Euro5 150 miliardi di euro
Tasse evase dai possessori di EuroENNE …
ma vaff …
Tasse evase dai possessori di SUV 200 miliardi di euro
Tasse evase dai turisti del Billionaire 300 miliardi di euro
Tasse evase dai turisti di Capalbio meno di 100 euro
Tasse pagate dai cittadini di San Marino ZERO euro

Con beneficio d’inventario, però. Secondo Panorama N.46/47, pag.23, del 24 novembre 2005, l’Erario nel 2004 ha accertato e messo a ruolo circa 20 miliardi d’evasione fiscale ed ha incassato 923 milioni di euro. Nei primi otto mesi del 2005 ha accertato quasi 21 miliardi ed ha incassato 707 milioni.
Fra 250 miliardi stimati e 25 miliardi accertati c’è una bella differenza. Anche tra i 75 miliardi di tasse evase stimate e il miliardo incassato c’è una bella differenza. L’onorevole Di Pietro ha dichiarato -sempre “da Santoro”- che la Guardia di Finanza è molto efficiente, purtroppo sono i processi che durano troppo.

Per venirne a capo il viceministro Visco proclama a gran voce (cedendo alla “sindrome Tettamanzi”) che il problema dell’evasione è quello capitale per i destini del Paese, minaccia tuoni e fulmini e assicura che in cinque anni lo risolverà.
Mutuando Arthur Schopenhauer, compila «L’arte di ottenere ragione, esposta in 55 stratagemmi» e confeziona una finanziaria tuttora in progress, tutta giocata su detrazioni e deduzioni varie, atta a distribuire qualche briciola ai “più deboli” e a vantarsi di realizzare, così, la giustizia sociale.

D’altra parte, questo modo di amministrare è tipico di Visco.
Ministro delle Finanze ininterrottamente dal 17 maggio 1996 al 19 aprile 2000, il Nostro vantò la notevole semplificazione del fisco conseguita negli anni della sua gestione. Peccato che, in quattro anni, il numero delle istruzioni per la compilazione del Modello 730 fosse passato da 19 a 33, le voci dell'appendice da 26 a 38, le tabelle dell'appendice da zero a 7, mentre le pagine del fascicolo che le contiene fossero passate da 16 nel 1996 a 56 nel 2000.

56 PAGINE D’ISTRUZIONI PER COMPILARE UN MODULO DI 2 PAGINE!

Se per Schopenhauer lo stratagemma principe è quello di offendere l’avversario per fargli perdere le staffe (argumentum ad personam lo chiama), analogamente quello di Visco è di terrorizzare il negoziante con lo scontrino fiscale e di offendere il cliente che, quando ha pagato ciò che compra, non deve più rendere conto a nessuno.

Anni fa, regnante Visco, è successo che un negoziante che non aveva rilasciato “il certificato” alla madre di un bambino cui aveva regalato una caramella fosse pesantemente multato. Il ragionamento è: assieme alla caramella, regali anche il valore aggiunto della caramella che è dello stato e questi non fa regali ai bambini. Che tristezza, altro che il po’ di felicità promesso da Prodi! Allora, perché lo stato permette che si facciano i saldi? Se una camicia era in vendita a 40 euro poi la mettono in liquidazione a trenta, il fisco non ci rimette 1,66 euro di valore aggiunto?

Sempre, regnante Visco, un parrucchiere fu multato dalla guardia di finanza perché, nel suo negozio, aveva pettinato propria madre senza rilasciarle lo scontrino. Nello stesso periodo, un eminente rappresentante delle istituzioni si sentì male nel suo ufficio e fu soccorso da un parlamentare-medico che naturalmente non si fece pagare le cure. La differenza col caso del parrucchiere, puramente formale, era che la prestazione del deputato non era avvenuta nel suo ambulatorio, ma si sa che i medici operano dove c’è bisogno.

Oggi, stando a quanto riportato su Panorama n° 43 del 26 ottobre 2006, il senatore ds Ignazio Marino, trapiantologo di fama mondiale e presidente della commissione Sanità del Senato, pago della sua indennità parlamentare visiterebbe gratis ogni sabato almeno cinque pazienti (e la lista è già lunga). Siccome è lecito stimare l’onorario di tale celebrità sopra gli ottanta euro, lo stato ci rimetterebbe su ogni visita almeno la marca da bollo (più le tasse sul mancato pagamento dell’onorario). Se i fatti si svolgessero effettivamente come riportato dal settimanale, c’è qualcuno che troverebbe il comportamento del senatore civicamente riprovevole?

Con altrettanta naturalezza, molta gente tace qualcosa al fisco, ritenendo che questi non debba entrare in quello che la gente considera un suo spazio privato. Si va dalla sarta che arrotonda la magra pensione allargando pantaloni o cambiando una zip rotta, al dipendente pubblico che per pagare il mutuo il sabato si trasforma in imbianchino, ai professori che danno lezioni private, all’infermiera oberata dai turni che affida le pulizie della casa ad un’anziana pensionata senza pagare i contributi all’Inps, ai due coniugi che gestiscono una piccola rosticceria e che, a mezzogiorno, pranzano assieme ai pochi clienti senza autorilasciarsi lo scontrino. C’è anche –inaudito- chi torna a praticare il primitivo baratto.

Tutti barbari, secondo i puri e duri, che non hanno il minimo senso dello “stare insieme” e che andrebbero rieducati nei campi di lavoro. I recidivi, unica eccezione a «nessuno tocchi Caino», esecutati come in Cina.

Dai bassi redditi che denunciano si vuole per forza desumere che i negozianti rilasciano uno scontrino su cento. Secondo Il Venerdì di Repubblica n° 968-969-970 (paghi UNO prendi TRE) del 20/10/2006, pagina 46, su 8101 comuni italiani 5835 sono sotto i 5000 abitanti. Nel 93% di questi piccoli comuni (dati Formez) c’è almeno un alimentari, un bar, una tabaccheria, nel 85% c’è almeno una farmacia, nel 63% un negozio di abbigliamento, nel 58,6% un distributore di carburante e nel 51% un albergo. Quanto possono guadagnare questi esercizi? Spesso sono condotti da marito e moglie, a volte c’è anche un figlio, e il reddito va diviso per due o per tre. La fuzzy logic, poi, c’insegna che è sempre fuorviante spaccare la realtà in due con un numero secco: perché non considerare anche i comuni sotto i 6000 o sotto i 7000 e così via. Se poi consideriamo i comuni con 10000/15000 abitanti, nei quali tre alimentari si trovano nella condizione dell’unico alimentare del paese sotto i 5000, si capisce come sia alto il numero dei piccoli esercizi che stentano a vivere. Tutti sono liberi di aprire un’attività: quanti dipendenti col posto fisso sono disposti a rischiare?

Poi ci sono “quelli della partita IVA” che non rilasciano la fattura e che denunciano meno dei loro dipendenti. E’ sempre avidità di guadagno o c’è qualche ragione? Riprendiamo l’esempio della camicia acquistata in liquidazione a trenta euro (25 più 5 di IVA). Siccome non tutti posseggono la manualità necessaria (come disse l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer di coloro che hanno frequentato il liceo), capita che, dopo averla lavata nella lavabiancheria, la portano a stirare al lavasecco. Tre euro iva compresa. Essendo l’aliquota del venti per cento si pagano 0,50 euro di valore aggiunto. C’è un però. A forza di aggiungere valore il collo e i polsini si logorano e, quando dopo quaranta stirature il valore aggiunto della camicia è diventato uguale al prezzo iniziale (25 euro), la devi buttare.

Benedetti cultori della triste scienza, quello della stiratura non è un valore aggiunto, ma un tentativo di ripristino del valore originario della camicia. Lo stesso discorso vale in tante altre situazioni connesse al vasto settore della manutenzione. L’aliquota del 20% è esagerata. Poi ci si meraviglia se clienti e artigiani sono tacitamente d’accordo nell’ignorare l’esistenza della fattura. Questa stortura andrebbe corretta introducendo l’IVR, imposta sul valore di ripristino, con un’aliquota non superiore all’1%.

E’ stato detto che «al nord si evade per autodifesa, al sud si evade per disperazione». Nelle regioni del sud, purtroppo, la maggioranza della popolazione deve convivere con il fisco, con la mafia, l’‘ndrangheta, con la camorra (O’Sistema), colla paura e spesso con i rifiuti. Lì, i negozianti hanno sempre pagato il pizzo: sotto il fascismo, sotto la democrazia cristiana, nella prima e nella seconda repubblica. Una grossa fetta d’evasione fiscale è dovuta all’esistenza di questo “stato nello stato”.

CONCLUSIONI

Cento miliardi di tasse evase non sono credibili. Non è vero che metà degli italiani siano evasori incalliti. Non è vero che al sud siano tutti mafiosi. Non è vero che dall’ammontare dell’evasione dipenda il destino del Paese. Purtroppo il problema è il declino industriale, l’avere perso la chimica, l’avere perso i computer Olivetti, l’avere perso l’informatica (per liberalizzare quest’ultimo settore, il decreto Bersani vieta alle aziende degli enti locali di operare nel privato). E’ non investire in ricerca e sviluppo. E’ l’invasione dei prodotti cinesi e del software indiano.

L’evasione si riduce perseguendo un fisco amico, semplificando le norme e le procedure, correggendo le storture e smettendo di prendere di mira la ricchezza.

«I criteri di valutazione morale e quelli di valutazione sociale sono spesso divergenti. La ricchezza - che secondo i criteri di valutazione morale della cultura comunista è immorale - diventa morale secondo i criteri di valutazione sociale di una società capitalista. Confonderli è un errore. Equiparare la ricchezza individuale con l’evasione fiscale è stato devastante per l’immagine del governo. Da combattere è l’evasione fiscale; non la ricchezza». (Piero Ostellino, Corriere della Sera, 2 novembre 2006)

L’evasione a tolleranza zero, che è quella derivante dagli evasori totali, dal sommerso organizzato e dalle attività criminali, si combatte introducendo il federalismo comunale, accelerando i processi, debellando le mafie, costruendo magari un muro tutt’intorno a San Marino. Altro che cinque anni!

Il modo con cui questo governo ha redatto la finanziaria ha diviso profondamente il centrosinistra e i partiti che lo compongono. Dicono che Prodi ed Enrico Letta si siano molto arrabbiati per una dichiarazione di Riccardo Illy, presidente del Friuli Venezia Giulia, secondo la quale «c’era una fiammella di ripresa dell’economia partita dal Nord d’Italia, che il governo Prodi è riuscito a spegnere con la sua Finanziaria facendoci sopra la pipì». (Alberto Statera, AFFARI & FINANZA, 6 nov 06)

Questa finanziaria, zibaldone dalle molteplici effimere stesure, ha inferto soprattutto un duro colpo alle residue speranze di far nascere il Partito Democratico che, a forza di lavare e stirare -anche se si arrivasse ad usare il ferro da stiro Number One, con piastra centrale in veltronite e bordo laterale in rutellite- sembra avviarsi a diventare una camicia logora, senza neppure conseguire quel valore aggiunto costituito dall’adesione dei tanti possibili elettori che aspettano, sempre più trasecolati, nel limbo tra destra e sinistra. Invece del partito Nuovo auspicato da Fassino nascerà, più banalmente, soltanto un nuovo partito.


martedì 31 ottobre 2006

Google Rating

Incredibile ma vero!
Se cliccate qui potete vedere qual’era il primo sito che si presentava, ancora ieri 30 ottobre 2006, cercando su Google la parola «fallimento».
Ho salvato la pagina sul mio archivio.

Update 1 novembre 2006
Nella pagina in questione si vedeva che il primo link, sotto la parola «fallimento», era quello della biografia del Presidente Prodi. Secondo quanto si ipotizza anche nel blog LA FAVILLA le cose potrebbero essere andate così. Lo scherzo era stato ideato contro Berlusconi che, però, per qualche anno non aveva reagito per niente (così come aveva indetto un concorso per premiare il migliore dei famosi manifesti taroccati). Quando il centrosinistra ha vinto le elezioni, il sito del Governo è stato aggiornato con le biografie dei nuovi membri. Purtroppo il link su Google era rimasto. Oggi, 1 novembre, il link è stato rimosso probabilmente su richiesta di coloro che avevano ideato lo scherzo. Più che ideato, lo avevano copiato dagli americani. Infatti, se andate a cercare su Google la parola «failure» vi apparirà al primo posto la biografia di Bush Jr.


sabato 21 ottobre 2006

I veri ricchi? Dipendenti e pensionati

Sabato 21 sul VENERDI di Repubblica è stato pubblicato il grafico, visibile qui, relativo alla suddivisione dei contribuenti italiani per classi di reddito, dal quale si desume che il numero di contribuenti, nel 2003/2004, è stato di 40.581.911 (calcolando anche la percentuale dei contribuenti per ogni classe e accorpando quest’ultime in modo opportuno si può verificare che si tratta dello stesso grafico già pubblicato dalla Repubblica il 28 settembre u.s. e utilizzato in un mio precedente post).

Nella parte alta del grafico viene posta l’angosciosa domanda e viene data la risposta:



I contribuenti che denunciano più di 70.000 euro sono 643.096, cioè l’ 1,59 % del totale dei contribuenti, mentre –fra questi- i Dipendenti e pensionati sono 452.097 (il 70,3 % di 643.096), cioè l’1,11 % del TOTALE.
Se rappresentiamo con un cerchio verde il TOTALE dei contribuenti e vi riportiamo all’interno, usando la stessa scala, il cerchio rosso dei Dipendenti-pensionati, vediamo che questo quasi scompare.



Non è data la distribuzione per categorie di contribuenti per le altre classi di reddito, ma è lecito supporre che i Dipendenti-pensionati siano la maggioranza, tanto più quanto più si allargano i cerchi e ci si allontana da quello rosso.

E’ probabile che oltre i 70.000 euro ci siano, come dipendenti, alti funzionari pubblici (ad esempio, magistrati), dirigenti d’azienda (ad esempio, amministratori delegati di banche o di aziende industriali) e altre figure professionali (ad esempio i capi servizio della redazione di Repubblica). Tutta gente che è “arrivata” e che non invidia certamente gli agricoltori, gli imprenditori e i professionisti in compagnia dei quali si trova.

E’ con questo trucchetto che la Repubblica pensa di far passare il messaggio che sarebbero i dipendenti e i pensionati a guadagnare di più degli imprenditori?

Trackback: Robinik


domenica 15 ottobre 2006

Fisco amico

Dare la mancia al ristorante ... due euro

Passare una notte con Pretty Woman ... trecento euro

Leggere la Repubblica ... novanta cents

Partecipare alle primarie ... un euro

Per tutto il resto c’è VISCOcard!

È una iniziativa Fisco Amico


martedì 10 ottobre 2006

La nuova Irpef e il Partito nuovo

Qui sotto sono riportati il diagramma dell’Irpef dello scorso anno e quello proposto (ma non ancora votato) colla finanziaria 2007. I contribuenti i cui redditi sono compresi nelle zone arancione ci guadagnano, quelli delle zone grigie ci rimettono.

Riportando queste zone sul diagramma delle fasce di reddito possiamo vedere – permettetemi di usare per un attimo un linguaggio figurato- la lama del fisco penetrare nella carne viva della fascia più numerosa dei contribuenti (e chi impugna il coltello abita ai piani alti, al disopra dei 100.000 euro). Circa l’OTTANTAQUATTRO per cento non ci guadagna nulla, molti di questi pagano quattro punti in più. Soltanto un dodici per cento circa, al di sopra dei 26000 euro, risparmia qualcosa.

In realtà è inutile fare i conti della serva. La sostanza è, come scrive Mario Deaglio sulla Stampa, che si tratta di differenze di qualche caffè. Così come per Eugenio Scalfari, al tempo della riforma Tremonti, si trattava di qualche cappuccino. Personalmente direi che si tratta delle stesse differenze che ci sono fra l’inquinamento prodotto da un auto Euro4 con quello di una Euro3: cioè una finzione burocratica. Soltanto per i Due Professori si tratta della più grande redistribuzione del reddito della storia della repubblica.

Una riforma del fisco, fatta da governanti seri, deve essere ben altro.
Si deve considerare il mutato potere d’acquisto dell’euro.
Il primo gennaio 2002 l’euro valeva 1936,27 lire. Oggi vale 1000 lire.

Lo sa bene chi guarda le offerte promozionali in TV dove gli alfieri della massima convenienza, Giorgio Mastrota e Patrizia Rossetti, offrono a 436 euro materassi matrimoniali che cinque anni fa costavano 450 mila lire e a 298 euro batterie di pentole che allora costavano 300 mila lire.
Un appartamento che costava –a Bologna- 230 milioni di lire, oggi costa 230 mila euro.

Confrontando il diagramma dell’Irpef in vigore per l’ultima dichiarazione in lire con quello oggi proposto, dove si è considerato il cambio in lire secondo l’attuale potere d’acquisto, notiamo che lo scaglione di reddito con l’aliquota più alta parte da 75 milioni di lire, mentre nel 2002 partiva da 135 milioni. L’aliquota del 38% parte da 28 milioni mentre quella del 39% partiva da 60 milioni.

Sono cose che possono succedere in un paese “normale”?
In un paese normale sarebbe auspicabile che, nel determinare un’equilibrata “politica dei redditi”, anche la pressione fiscale fosse calibrata sul potere d’acquisto dei contribuenti. Il diagramma della nuova Irpef, pertanto, doveva essere ridisegnato come nel grafico riportato qui sotto.

Si può obiettare che, nell’esame fatto, non sono state considerate le diverse deduzioni e/o detrazioni a favore di questi o di quelli, ma si scoprirebbe che quei vantaggi si pagano in qualche modo (tasse locali), così come in qualche modo si pagano i “regali” che accompagnano la promozione dei materassi e delle pentole.

Si può obiettare che, purtroppo, anche i costi dello stato sono raddoppiati.
I costi della politica sicuramente. Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono un pò aumentati ma, certamente, non raddoppiati. Ad esempio, quelli degli infermieri nella sanità, degli insegnanti nella scuola o dei poliziotti. Le pensioni sicuramente non sono aumentate: chi riscuoteva DUE MILIONI di lire, oggi riscuote 1033 euro, cioè UN MILIONE di lire (e il problema delle pensioni in atto è già risolto per metà).

Nel frattempo, con il passaggio all’euro, le aziende hanno aumentato i loro utili
(vedere questo post)
, lo Stato ha incrementato le entrate fiscali e l’Inps, anche se in misura minore, i contributi.
Il ritornello è sempre quello: se non si vuole smantellare il welfare tutte queste tasse sono inevitabili.

Nel frattempo è sempre più avvertita l’esigenza di riforme strutturali (pensioni, sanità, pubblico impiego e finanza locale). Ben vengano. Ma se la gente, ad esempio, deve pagarsi la pensione integrativa e farsi un’assicurazione sanitaria, i soldi li deve trovare. Non si possono fare le riforme e, contestualmente, conservare un fisco da stato scandinavo. Occorre riformare anche il fisco, riducendo le tasse.

Altrimenti bisognerà prendere atto che l’introduzione dell’euro, anche se in tanti l’abbiamo accolta con orgoglio e con entusiasmo, dopo cinque anni si è risolta nel più grande caso d’inflazione della storia repubblicana e nel più grande fiscal drug da quando esiste l’Irpef.

Nei prossimi anni le elezioni si giocheranno sempre più sul tema delle tasse e del federalismo fiscale. Agli elettori non interessa più di tanto sapere che nome avrà il “partito nuovo”, che “indietro non si torna”, che “senza le ali non si vola”, che “il cantiere è già aperto”, dove andranno a sedersi gli eletti a Bruxelles o di quante pagine sarà “il manifesto del Partito Democratico”.
Agli elettori interessa piuttosto sapere “di che pasta è fatto il riformismo del centro-sinistra”, quale dei due modelli di crescita possibili il Partito Democratico sceglierà. Se quello liberaldemocratico o quello socialdemocratico.
L’impostazione di questa finanziaria dimostra che per ora ha prevalso il secondo. Soltanto che invece di ritrovarci un welfare di tipo scandinavo ce ne troviamo uno da socialismo reale: in Unione Sovietica facevano la fila per il pane, in Italia facciamo la fila per l’esame del sangue.
UPDATE del 13 ottobre
Forse ha ragione chi sostiene che in Italia hanno vinto i comunisti con il consenso dei cattocomunisti.

Trackback Phastidio.net


domenica 1 ottobre 2006

La piccola Maria

«Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare» Marco 9,42.

E’ il caso di ricordare queste parole del Vangelo di oggi al Ministro della Famiglia, al Ministro delle Pari Opportunità ed al Ministro per la Gioventù.
Certamente i comunisti non mangiavano i bambini. I cattocomunisti, però, a volte li deportano in Bielorussia.


martedì 19 settembre 2006

La vicenda Telecom

No, non intendo parlare della probabile vendita di TIM ma di una di quelle spiacevoli microvicende che capitano quotidianamente a noi utenti.
Il 19 di luglio aderisco all’offerta di avere in prova, per due mesi, Alice 20 MEGA + Alice Home TV. Con Telecom mi sono sempre trovato bene, Alice 4 MEGA funzionava a dovere e già accarezzavo l’idea di passare alla VENTI.

Siccome di notte, o quando esco da casa, ho la sana abitudine di spegnere gli apparecchi, la mattina e tutte le volte che riaccendo il computer (pur lasciando acceso di giorno il router Alice W-Gate) ritrovare la connessione via Wireless si palesa subito un’impresa (se va bene 5, 10 minuti ma, è capitato, anche un’intera mattina).
Decido di rinunciare a Home TV, disinstallo il Wireless, trasporto il router dal piano del televisore sul tavolo del computer e ristabilisco la connessione col cavetto USB.
L’operatrice del 187, il 17 agosto predispone la scheda per il tecnico che, mi spiega, verrà a ritirare il decoder TV. Sono ancora qui che l’aspetto.

Non è tutto. Mi accorgo subito che la connessione dopo 5, 10 minuti al massimo s’interrompe senza perdere “l’allineamento”, cioè le due icone dell’ADSL e del Gateway rimangono accese nella barra delle applicazioni (soltanto se si aprono le connessioni di rete nel pannello di controllo si vede che ADSL è sconnesso) e sul frontalino del W-Gate le spie Power e ADSL rimangono accese fisse. Per ricollegarmi devo riavviare il computer.
Apro un blog, leggo un post e, in genere per leggere i commenti devo riavviare il PC e riconnettermi.

Di ritorno dalle vacanze, mercoledì 13 settembre, segnalo l’inconveniente al 187. L’esperto Adsl, mi assicurano, mi richiamerà entro domani. Qualche ora dopo un’addetta della centrale mi telefona e mi conferma il contatto per l’indomani. Giovedì 14 settembre resto a casa tutto il giorno come un merlo.
Telefono di nuovo venerdì 15 settembre e fissiamo un contatto per sabato nella fascia oraria dalle 14 alle 18. Ri…merlo.

In ogni modo non mi abbatto. Con la nomina del Professor Guido Rossi a Presidente mi auguro che la serietà, oltre che al Governo, sia giunta anche in Telecom.

Comunicazione di servizio.
E’ probabile che fin che non avrò risolto questo problema, sia costretto a limitare la mia attività. Sarà difficile che riesca a visitare quotidianamente i blog della mia lista.
Grato a chi mi vorrà dare “dritte” e consigli.


domenica 10 settembre 2006

11 settembre 2001



Keith Haring Grief and Mourning September 11, 2001
[ from the Official web site of the Keith Haring Foundation ]


Vogliamo capire che la vita è tragica e che il male non è un’invenzione, e che i Cattivi esistono?
E che “persone” “senza uniforme” e “disarmate” non possono fermarli!


martedì 8 agosto 2006

Entrate fiscali 2006

E’ tutto un gongolamento. Nei primi sei mesi dell’anno, come riportato oggi dalla Repubblica, le entrate fiscali sono aumentate del 12,3 per cento. Esulta Romano Prodi: «Questa è pura lotta all’evasione, gli italiani sanno che noi non facciamo condoni. La gente è saggia, capisce che c’è serietà». Sembra di sentir risuonare il “non facciamo prigionieri”. Singolare anche il concetto che quando vince il centrosinistra la gente diventa saggia, mentre, quando governa il centrodestra, l’Italia è un paese di furbi. «Non c’è più bisogno dei tagli previsti nella finanziaria» dice Rifondazione ma il ministro Padoa-Schioppa controbatte che “il bonus Visco” non si tocca.

Il centrodestra, dal canto suo, è convinto che il boom delle entrate sia opera dell’esecutivo Berlusconi: «come possa un governo che sta su da 80 giorni avere effetti positivi sui sei mesi precedenti, te lo può spiegare solo il Mago Otelma» commenta l’ex ministro Tremonti.
Calderoli, da par suo, dipinge il governo Prodi come costituito da «Cassandre, Pinocchio, gatto e volpe guidati da Lucignolo».

A cosa è dovuto in realtà l’aumento delle entrate?
Io capisco poco di economia e di finanza ma, se leggo che l’imposta sui redditi da società ha visto lievitare i suoi gettiti del 22,6 per cento e l’IVA quasi del 10 per cento, ho il vago sospetto che nell’anno 2005 gli utili delle società siano aumentati parecchio ed ho la certezza che nel 2005 il costo della vita è anch’esso aumentato. Da qui l’aumento delle entrate. E’ ovvio che chi ha un’attività autonoma ha cercato di adeguare i propri introiti, mentre i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno dovuto far ricorso ai loro risparmi (chi ne aveva) oppure diminuire il loro tenore di vita.

Il governo, ha ribadito Prodi, non ha nessuna intenzione di aumentare le tasse, ci deve essere «un grande patto con i cittadini: se tutti pagano, le imposte diminuiscono».
Nel frattempo, signor presidente del Consiglio, visto che presiede un governo «orientato ai consumatori», perché non ci restituisce il “fiscal drug”?
Non è complicato e non ci vuole troppo tempo: basta un Decreto legge e un Voto di fiducia.


venerdì 28 luglio 2006

Indulto 2006

Ieri la Camera ha approvato l’indulto.
Attualmente i detenuti sono circa 62 mila: 20 mila sono extracomunitari, 16 mila tossicodipendenti. Soltanto un terzo di queste persone, circa 12 mila, beneficeranno del provvedimento di clemenza, mentre saranno 50 mila i detenuti che rimarranno in carceri adatte ad ospitarne 42 mila. Per qualche anno la situazione migliorerà ma non di molto.

Non ritengo l’affollamento delle carceri un buon motivo per esercitare clemenza. Il ragazzo che ha scippato una persona anziana, magari facendola cadere a terra, merita di farsi tutti e due gli anni di pena. Ma tant’è, in Italia non c’è più la certezza della pena.
Se le carceri sono troppo affollate, in attesa che si abbiano le risorse e il tempo per costruirne delle nuove, si faccia intervenire la Protezione Civile. Se nei prefabbricati e/o nei container possono viverci per anni i terremotati, possono viverci anche i carcerati. E’ ovvio che intorno ci saranno dei recinti antievasione. Poi meglio qualche evaso che dodicimila liberi di tornare a delinquere.

Sul Corriere del 28 luglio Massimo Gaggi si chiede « come affrontare la questione, sempre più urgente, della legalità. Non è solo un problema etico: lo scarso rispetto delle regole è una palla al piede della nostra economia, l’incapacità di far rispettare le leggi è uno dei fattori che tengono gli investitori stranieri lontani dall’Italia. La corruzione è tornata ai livelli pre-Tangentopoli. Forse ancora peggio se è vero, come sembra emergere dalle inchieste in alcune Regioni, che a volte la tangente non è una percentuale del valore dell’affare ma, addirittura, un suo multiplo. Sono nodi che non si affrontano di certo appiccicando sull’indulto un’etichetta rassicurante».

Sulla Stampa del 28 luglio Michele Ainis si chiede «perché all'indulto non si è coniugata l'amnistia? Quando è cominciata la partita il ministro Mastella l'aveva promessa a chiare lettere. Eppure soltanto l'amnistia (che estingue il reato, prima ancora che la pena) avrebbe potuto liberare i giudici dai troppi fascicoli che ne ingombrano il lavoro, sfoltendo almeno in parte i 9 milioni di processi aperti che rendono la nostra giustizia un monumento all'ingiustizia, e insomma permettendogli di dedicarsi a tempo pieno ai crimini più odiosi, che tuttavia sovente rimangono impuniti. Un provvedimento d'amnistia sarebbe stato il preludio di una più generale riforma del nostro sistema penale e processuale. E del resto il programma dell'Unione lega a doppio filo la clemenza alla riforma del codice penale, della quale però fin qui non si vede neanche l'ombra. Perché?»

Sul Corriere del 28 luglio Victor Uckmar scrive a Sergio Romano.
«Caro Romano, il Regno Unito, seguendo quanto già legiferato negli Stati Uniti (Financial Times , 25 luglio 2006) inasprisce pesantemente le pene (da 10 a 14 anni di prigione) per i reati in materia finanziaria. E noi ci accingiamo ad alleviarli con l’indulto. Almeno un po’ di coerenza nell’ambito comunitario!
Victor Uckmar, Genova
Credo che lei abbia ragione. L’Unione sta diventando uno spazio giuridico comune e non dovrebbe tollerare che alcuni illeciti e reati vengano trattati in modo significativamente diverso da un Paese all’altro. Sergio Romano».

Come si vede i dubbi fra i giornalisti, i commentatori politici e gli esperti non mancano. Alcuni giornalisti, commentatori ed esperti sono stati eletti in parlamento. Cosa ci stanno a fare?


martedì 11 luglio 2006

Il cioccolato e l'IVA

Un po’ in “camuffa”, Vincenzo Visco, da quel grande semplificatore che ha sempre dimostrato di essere, ha unificato al 20 % l’IVA di alcuni prodotti e, in particolare, quella dei prodotti di «cioccolato ed altre preparazioni alimentari contenenti cacao in confezioni non di pregio, quali carta, cartone, plastica, banda stagnata, alluminio o vetro comune».

Personalmente la cosa non mi tocca, perché da tempo ho preso l’abitudine di finire la cena degustando mezzo quadretto di cioccolato amaro Lindt Excellence col 70% di cacao, NOIR EXTRA FIN, che presumo avesse già quell’aliquota.




E’ un piacere sentire il suono netto e preciso alla rottura del quadretto, valutarne la croccantezza quando si sminuzza con i denti e sentire il cioccolato fondersi tra la lingua e il palato. Senzazioni simili dovevano provare gli dei dell’Olimpo quando suggevano il nettare dalla cornucopia di Amaltea.

Il cioccolato amaro non contiene colesterolo perché non contiene materie prime di origine animale (latte in polvere). E’ un prezioso alleato della memoria, perché contiene più fosforo rispetto al merluzzo e l’acido fenico (che evita l’ispessimento delle arterie). Contiene Metilxantine, sostanza stimolante, che favorisce la concentrazione, non fa sentire la fatica e stimola l’attività respiratoria e cardiaca. Migliora l’umore, perché contiene la Fenitelamina, una sostanza che fa sentire allegri e pieni di energia. Parola del Dottor Sprüngli. Se il cioccolato amaro fosse inserito tra i farmaci di fascia A, immaginate quanto si potrebbe risparmiare sul totale delle spese sanitarie.

Invece il «governo orientato ai consumatori» preferisce aumentare l’IVA.

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Alcuni proventi annuali dell’IVA

Anno 1997: 112.274 miliardi di lire pari a 57.985 milioni di euro
Anno 1998: 126.644 miliardi di lire pari a 65.406 milioni di euro
Anno 1999: 136.434 miliardi di lire pari a 70.462 milioni di euro

(da internet)
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Il budino di Onda
A titolo di consolazione, ecco qui la ricetta
Ingredienti:

100 grammi di cacao amaro
100 grammi di zucchero
100 grammi di farina
1 litro di latte
100 grammi di burro

Mescolare cacao, zucchero e farina.
Aggiungere il latte e mettere sul fuoco mescolando bene.
Quando bolle aggiungere il burro, amalgamare e mescolare finchè addensa.
Lasciare bollire qualche minuto.
Versare in uno stampo precedentemente bagnato, lasciare raffreddare e mettere in frigo per qualche ora.

Si consiglia di utilizzare un cacao di marca che, grazie a Visco, ormai non costa di più di quello del mercato equo e solidale.

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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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