IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 19 agosto 2011

Una riforma bislacca, ma non troppo

Inserire nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio sarà anche una scelta giusta e ragionevole. Peccato che la modifica –ammesso che si riesca a fare- richiederà un sacco di tempo.
Si potrebbe, intanto, fare qualche altra scelta che non comporti la modifica della Costituzione.

Leggiamo l’Art. 56
La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.
Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno della elezione hanno compiuto i venticinque anni di età.
La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.

E’ interpretazione comunemente proposta che l’articolo 56 non specifichi quale debba essere la formula elettorale da adottare e lasci, pertanto, la libertà di adottare –con legge ordinaria- qualsiasi formula, sia proporzionale, sia maggioritaria, sia mista.
In particolare l’introduzione di un premio di maggioranza.
Questo strumento fu sperimentato, per la prima volta in Italia, nel 1923 con la legge Acerbo (con il 25% dei voti si aveva accesso al 66% dei seggi – il PNF ebbe il 61% dei suffragi).
Nel 1953 fu la volta della cosiddetta “legge truffa” (col 50% +1 voto si sarebbero ottenuti il 65% degli scranni – la DC ed i suoi alleati si fermarono al 49,8% dei voti).
Nel 1993 fu introdotto il sistema misto (75% maggioritario uninominale, 25% proporzionale) denominato Mattarellum.
Nel 2005, infine, il Porcellum che garantisce alla lista o alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti un minimo di 340 seggi.

Non capisco perché non debba essere preso alla lettera l’enunciato dell’articolo, dal quale si evince chiaramente come i padri costituenti considerassero il sistema proporzionale come il più naturale.
Caso mai, la libertà concessa poteva essere quella di stabilire i criteri correttivi del proporzionale (metodo D’Hondt, Sainte-Laguë e loro modificazioni).

* * * * *
Stante la vigente legge elettorale, l’elettore o dribbla la propria coscienza e vota per uno dei due contendenti (coalizione di destra e di sinistra), cercando d’indovinare chi potrà fargli meno male nel corso della legislatura; oppure, non essendoci un partito che lo soddisfi, si rifugia nell’astensione che diventa una scelta avente la stessa dignità delle altre. In tutti i casi, nessuno potrà arrogarsi il diritto, a posteriori, di dirgli che ha sbagliato.

A destra non c’è affatto un partito moderno liberale e laico; mentre, a sinistra, manca un partito che sappia declinare la solidarietà con il rispetto delle scelte dell’individuo e con la libertà da una burocrazia opprimente. [In questi giorni la regione Emilia Romagna sta predisponendo, in tutta fretta, la stampa di tre milioni di moduli che i cittadini dovranno compilare per costituire la banca-dati dei “redditi familiari”, allo scopo di applicare nuove fasce di ticket sanitari. La regione non ha già accesso ai dati del Ministero delle Entrate? Perché ci rompe le scatole?]

* * * * *
Sfruttiamo allora la libertà concessa dall’art. 56 per suggerire una piccola riforma, possibile con l’emanazione di una legge ordinaria.

Al momento della ripartizione, si riduca –rispetto ai 630 previsti- il numero dei seggi assegnati della stessa percentuale d’astenuti che si è verificata sotto l’85% (facendo, quindi, salvo uno zoccolo del 15% d’elettori veramente impossibilitati a recarsi ai seggi). Si assegnino per sorteggio i seggi rimasti ad elettori che si sono astenuti (e che siano disponibili ad accettarli).

Si ovvierebbe così al drenaggio della libertà di scelta dell’elettore, originato dal putrido bipolarismo all’italiana.

Istituzionalizziamo e diamo un senso al diritto dell’”astensione”, creando
il Gruppo parlamentare del Popolo sovrano
[l’unico gruppo –stimabile in una novantina di componenti- che non reclamerà i rimborsi elettorali].

* * * * *
Immagino l’obiezione. In questo modo si potrebbe rendere ingovernabile il Paese.
Perché, fino ad ora è stato governato?
Il debito pubblico vi sembra il frutto d’amministratori che si sono comportati come buoni padri di famiglia? Oppure [fatte salve poche singole valide persone] di una classe politica irresponsabile, demagogica, incapace, corrotta, famelica ed anche antipatica, che si è andata formando a partire dagli anni ottanta? Una masnada non più in grado di esprimere alcun tipo di governo credibile.


1 commento:

Sergio Vivi ha detto...

Da leggere anche:
http://phastidio.net/2011/08/28/la-sindrome-del-mariuolo-e-unoligarchia-terminale/#more-6989

 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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