IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 17 agosto 2011

I ticket sanitari sono bellissimi

I presidenti delle regioni Emilia Romagna, Toscana ed Umbria hanno deciso che è cosa buona e giusta fare pagare i ticket sanitari in base al reddito familiare. Sono state fissate le seguenti fasce:



E’ equo questo metodo oppure era più giusto adottare criteri diversi?
Consideriamo una famiglia composta da un ex dirigente industriale (41.000 euro di reddito lordo) e dalla moglie ex dirigente della sanità (altri 47.000 euro) per un totale di 88.000 euro di reddito familiare lordo.
Consideriamone una seconda composta da quattro persone. Un ex impiegato di banca (pensione lorda 35.000), la moglie ex impiegata contabile nell’industria (pensione lorda di 28.000), una figlia di 32 anni, impiegata contabile nell’industria (stipendio lordo19.000), un figlio di 27 anni impiegato a tempo determinato come venditore in un’azienda privata (almeno altri 20.000 euro). Per un totale di 102.000 euro di reddito familiare lordo.
La prima famiglia paga dei ticket minori della seconda; anche se mangiano e si vestono solo in due.
Nella seconda famiglia consumano in quattro, pagano tre assicurazioni e bolli auto. I ragazzi hanno la loro vita, sono fidanzati e debbono risparmiare perché vorrebbero uscire da casa, solo che potessero accendere un mutuo per comprarsene (o prenderne in affitto) una propria.
Il capo famiglia (definizione puramente anagrafica) della seconda non dispone –possiamo scommetterci- dei redditi dei figli e lui e la moglie (63.000 euro di reddito) pagano ticket più cari della prima coppia (88.000). Anche nelle famiglie –come in tutte le comunità- deve esserci coesione: se non basta quella volontaria basata sui legami e sugli affetti, ci pensa qualche presidente di regione ad imporla per legge.

Un metodo più equo sarebbe stato quello di utilizzare il Modulo ISEE (lo strumento principe per accedere alle agevolazioni delle prestazioni assistenziali) che, prevedendo l’applicazione dei parametri d’equivalenza, (una specie di quoziente familiare che tiene conto del numero dei componenti della famiglia) ridurrebbe il reddito familiare, almeno per chi possiede un modesto patrimonio mobiliare ed immobiliare.
L’Isee ha, però, due inconvenienti: UNO, le regioni incasserebbero di meno; DUE, si dovrebbe ricorrere alla collaborazione dell’INPS (che potrebbe rispondere picche) e, in ogni modo, richiederebbe troppo tempo, data la complessità della compilazione.

* * * * *
La Regione Emilia Romagna, intenzionata ad introdurre i ticket entro la fine d’agosto ha una fretta boia. Non ha il tempo per accedere ai dati dell’Agenzia delle Entrate e di incrociarli con quelli delle Anagrafi dei 348 comuni emiliani.
Un lavoro immane che è meglio affidare ad altri [un mio compagno di scuola mi ripeteva spesso: «fai poco, e quel poco che fai fallo fare agli altri»].
La regione si limiterà, pertanto, a stampare tre milioni circa di moduli (per circa 1.971.000 famiglie) sui quali i cittadini (con modi ancora da precisare) autodichiareranno la fascia di reddito cui appartengono e la presenteranno in farmacia (alla faccia della privacy) la prima volta che vi si recheranno.
Dopo di che, i fortunati impiegati del CUP avranno il compito di “scannerrizzarli” per consentire il passaggio dal cartaceo al digitale (mi raccomando scrivete bene, possibilmente in stampatello, evitando i caratteri gotici, urdu, amarici e cirillici).

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Nella recente manovra anticrisi è stato introdotto un contributo di solidarietà per i redditi sopra i 90.000 euro. Apriti cielo! «I contribuenti che guadagnano più di 90.000 euro all’anno sono poco più dell’1%. Nel lavoro autonomo si nasconde una grossa fetta dell’evasione fiscale; solo 70.000 autonomi dichiarano più di 90.000 euro. Così finiscono per pagare solo i soliti noti».
Scusate, nella fascia da 70.000 a 100.000 dei ticket di solidarietà, non si verificherà lo stesso fenomeno?
Il popolo delle tre regioni “mezze rosse” è forse diverso dal resto degli italiani?


Non è che le tre regioni finiranno per incassare i ticket prevalentemente dalla fascia d’utenti che vanno da 36.000 a 70.000 euro, cioè dai soliti noti? Oltre che dalle famiglie che hanno in casa quelli che furono definiti -con estrema brutalità e poca ironia- “i bamboccioni”.

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L’Irpef, introdotta apposta per conseguire l’equità dei tributi, non basta più.
E’ tutto un fiorire di proposte per applicare il criterio della progressività in ogni ambito dei servizi pubblici.
Bersani propone una «imposta fortemente progressiva sui valori immobiliari» (trasformando la dichiarazione dei redditi delle persone nella dichiarazione dei patrimoni delle famiglie; a quante pagine potrebbe ammontare il libretto delle istruzioni del 730 familiare?).
Il Vicesindaco di Bologna Silvia Giannini dichiara: «Non può più esserci un Welfare universale, chi ha più mezzi dovrà pagare di più. Bisogna rivedere i criteri dell’Isee e renderli più selettivi».
Che cosa intende dire? Che vanno aboliti i parametri d’equivalenza? Che nel calcolo dell’Isee si terrà conto non più del 20% del patrimonio mobiliare (risparmi tenuti nel conto corrente) ed immobiliare ma dell’intero 100%? Vuole mettere una tassa progressiva sui risparmi? Aspettiamoci l’ennesima tabellina di fasce progressive [così potremo cantare –con De Gregari- «Viva l’Italia, l’Italia derubata, l’Italia fasciata…»].
Il «chi ha di più, deve dare di più» ricorda maledettamente «anche i ricchi piangano» di bertinottiana memoria.
Gratta, gratta, salta sempre fuori un pizzico d’invidia sociale.
Il metodo migliore per perdere le elezioni.

Up date del 27 agosto 2011


La tabella dei ticket è stata aggiornata con i dati definitivi.

Il paragone fatto nel primo paragrafo tra le due famiglie non ha fondamento. Io ho sempre considerato la famiglia come quella certificata dallo “stato di famiglia”. Apprendo alla mia venerabile età che una famiglia può essere suddivisa in “nuclei familiari fiscali”. Del resto, nemmeno i quotidiani -nel presentare il progetto della Regione- avevano accennato a questo aspetto.

Ad ogni modo, i ticket continuano ad essere bellissimi come provano i dubbi dell’Assessore regionale e comunale Maurizio Cevenini, e le dichiarazioni dell’Assessore comunale Rizzo Nervo, di Danilo Gruppi della Cgil e della Caritas.
L’aspetto peggiore è quello dell’intera popolazione di una Regione costretta a nuovi caotici adempimenti burocratici. E’ la socialdemocrazia, bellezza!


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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