lunedì 19 aprile 2010
Un rimedio alle rotture
Periodicamente accadono delle rotture in seno a questa o quella coalizione che possono mettere a rischio un governo o, addirittura, una legislatura. E’ accaduto nel 1994 quando la Lega provocò il ribaltone («patto delle sardine», in casa Bossi con Buttiglione e D’Alema). E’ accaduto il 9 ottobre del 1998 quando il primo governo Prodi cadde per la sfiducia di una parte di Rifondazione Comunista, poi nel gennaio 2008 quando cadde il Prodi Due in seguito alle dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia.
E’ accaduto anche due giorni fa: “Silvio s’è rotto” come, titola Libero online. In verità è Gianfranco che si è rotto. Tanto che il presidente della Camera ha minacciato di dare vita ad autonomi gruppi parlamentari
«E’ la resa dei conti. Una sconfitta per tutti, una legislatura a rischio».
Il presidente del Senato ammonisce: «Se la maggioranza si divide, si torni alle urne».
(Ma non dovevano esserci più altre elezioni fino al 2013?).
In televisione, si sono paragonati tra loro alcuni esponenti del Pdl
Anche i tifosi delle due squadre si sono affrontati, su internet, brandendo a mò di clava, degli innocui punti esclamativi.
Scrive Daniela (il 16 aprile 2010 alle 17:09, sulla pagina Facebook di “www.governoberlusconi.it”, commentando la nota “L’effetto-discontinuità?”):
«Quel sedano di Fini è diventato comunista e fa godere tutta la sinistra malata e quel delinquente di di pietro analfabeta, silvio e tutto il pdl lo devono cacciare via a calci in culo quel demente !!!!!! …
……… il potere gli ha dato alla testa ed è diventato invidioso e perfido come i delinquenti di sinistra !!!!! Fuori dai coglioni !!!! se n’andasse con casini di pietro e d’alema questo deficiente !!!!!!!!! ma fuori dalle palle subito senza troppe perdite di tempo e di energie !!!!».
Le risponde Francesco (il 17 aprile alle 17:48, su Generazione Italia, commentando un articolo di Italo Bocchino):
«Un esercito di topi dietro al pifferaio magico. Questa è oggi la destra italiana. Fini, nessuna marcia indietro: liberiamo l’Italia (e il pdl) dalla dittatura di Berlusconi».
Poi, col passare delle ore: «E’ solo un bluff. Si può trattare.»
Vedremo nei prossimi giorni, come andrà a finire.
* * * * * *
E’ mai possibile che in un paese civile succedano queste cose? Si, se mancano le buone leggi.
Purtroppo –oramai lo riconoscono tutti- il Parlamento è di “nominati” dalle oligarchie di partito. Queste ultime a loro volta, sono formate da gente che non fa Politica per il bene del paese ma per i propri interessi, per questo si possono produrre soltanto “porcate”.
Un rimedio a questo tipo di rotture ci sarebbe.
Basterebbe una legge elettorale ben fatta per garantire al gruppo parlamentare di maggioranza relativa di continuare a governare anche se perde dei pezzi. Ovviamente fino a tanto che non diventa minoritario. Soltanto in questo caso si tornerebbe alle urne.
Basterebbe tener distinto il problema della rappresentanza da quello della governabilità.
Si potrebbero attribuire i seggi, in modo proporzionale, a tutti i candidati che hanno raggiunto il quoziente, ed assegnare l’incarico di formare il governo alla personalità indicata dal gruppo parlamentare di maggioranza relativa. La governabilità sarebbe assicurata assegnando ai deputati di quel gruppo un “voto pesato” maggiore di UNO, calcolato con una semplice formula matematica (in altre parole il “premio di maggioranza”, invece che in numero di seggi, sarebbe dato attribuendo più voti).
Una bozza di legge elettorale di questo genere si trova qui.
Qui, invece, una simulazione di cosa sarebbe accaduto applicando la bozza di cui sopra ai risultati delle elezioni politiche del 2008.
E’ accaduto anche due giorni fa: “Silvio s’è rotto” come, titola Libero online. In verità è Gianfranco che si è rotto. Tanto che il presidente della Camera ha minacciato di dare vita ad autonomi gruppi parlamentari
«E’ la resa dei conti. Una sconfitta per tutti, una legislatura a rischio».
Il presidente del Senato ammonisce: «Se la maggioranza si divide, si torni alle urne».
(Ma non dovevano esserci più altre elezioni fino al 2013?).
In televisione, si sono paragonati tra loro alcuni esponenti del Pdl
Anche i tifosi delle due squadre si sono affrontati, su internet, brandendo a mò di clava, degli innocui punti esclamativi.
Scrive Daniela (il 16 aprile 2010 alle 17:09, sulla pagina Facebook di “www.governoberlusconi.it”, commentando la nota “L’effetto-discontinuità?”):
«Quel sedano di Fini è diventato comunista e fa godere tutta la sinistra malata e quel delinquente di di pietro analfabeta, silvio e tutto il pdl lo devono cacciare via a calci in culo quel demente !!!!!! …
……… il potere gli ha dato alla testa ed è diventato invidioso e perfido come i delinquenti di sinistra !!!!! Fuori dai coglioni !!!! se n’andasse con casini di pietro e d’alema questo deficiente !!!!!!!!! ma fuori dalle palle subito senza troppe perdite di tempo e di energie !!!!».
Le risponde Francesco (il 17 aprile alle 17:48, su Generazione Italia, commentando un articolo di Italo Bocchino):
«Un esercito di topi dietro al pifferaio magico. Questa è oggi la destra italiana. Fini, nessuna marcia indietro: liberiamo l’Italia (e il pdl) dalla dittatura di Berlusconi».
Poi, col passare delle ore: «E’ solo un bluff. Si può trattare.»
Vedremo nei prossimi giorni, come andrà a finire.
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E’ mai possibile che in un paese civile succedano queste cose? Si, se mancano le buone leggi.
Purtroppo –oramai lo riconoscono tutti- il Parlamento è di “nominati” dalle oligarchie di partito. Queste ultime a loro volta, sono formate da gente che non fa Politica per il bene del paese ma per i propri interessi, per questo si possono produrre soltanto “porcate”.
Un rimedio a questo tipo di rotture ci sarebbe.
Basterebbe una legge elettorale ben fatta per garantire al gruppo parlamentare di maggioranza relativa di continuare a governare anche se perde dei pezzi. Ovviamente fino a tanto che non diventa minoritario. Soltanto in questo caso si tornerebbe alle urne.
Basterebbe tener distinto il problema della rappresentanza da quello della governabilità.
Si potrebbero attribuire i seggi, in modo proporzionale, a tutti i candidati che hanno raggiunto il quoziente, ed assegnare l’incarico di formare il governo alla personalità indicata dal gruppo parlamentare di maggioranza relativa. La governabilità sarebbe assicurata assegnando ai deputati di quel gruppo un “voto pesato” maggiore di UNO, calcolato con una semplice formula matematica (in altre parole il “premio di maggioranza”, invece che in numero di seggi, sarebbe dato attribuendo più voti).
Una bozza di legge elettorale di questo genere si trova qui.
Qui, invece, una simulazione di cosa sarebbe accaduto applicando la bozza di cui sopra ai risultati delle elezioni politiche del 2008.
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