IL BLOG DI SERGIO VIVI



martedì 13 aprile 2010

Macchine intelligenti

Sono state messe in funzione il primo d’aprile, sugli autobus di Bologna, delle nuove obliteratrici.
Acquistato il nuovo Citypass da 10 corse, mi reco in centro per una commissione, sbrigata la quale mi faccio anche un giretto sotto i portici per guardare le vetrine dei negozi.
Riprendo l’autobus per tornare a casa. Oblitero il biglietto e, com’è mia abitudine (ho maturato una
diffidenza ormai ultradecennale verso i dispositivi dell’ATC) guardo se la corsa è stata timbrata. Ohibò! Il timbro non c’è. Reintroduco il biglietto nella fessura e, di nuovo, la macchinetta me lo sputa fuori senza timbro. Come mai? Una corsa ha una validità di 60 minuti. Guardo il timbro fatto all’andata: sono trascorsi soltanto 58 minuti.
Capisco che mi trovo davanti una macchina intelligente progettata con l’intento di farmi risparmiare. Non mi resta che attendere 125 secondi, cercando di intralciare il meno possibile il passaggio degli altri utenti, dopo di che riesco ad obliterare. Nel frattempo, però, tutti i posti a sedere sono stati occupati ed io rimango in piedi per tutto il viaggio.
Con le vecchie obliteratrici potevo decidere io se timbrare o no, secondo i minuti che mancavano alla scadenza ed alla durata prevista del viaggio. Con le nuove non è più possibile: l’intelligenza artificiale della macchina fa aggio sull’intelligenza dell’uomo.
Non era possibile applicare, anche in quest’ambito, il principio di sussidiarietà?
Quel principio che prevede, tra l’altro, che lo Stato (e la mano pubblica) deve fare in modo che i singoli e i gruppi possano impegnare la propria creatività, iniziativa e responsabilità, impostando ogni ambito della propria vita come meglio credono, risolvendo da soli i propri problemi.

Occorre considerare che, nei primi tempi, se non si dà pubblicità alla cosa, questo tipo di obliteratrice potrebbe trasformarsi da macchina a “bomba” intelligente. La gente, in genere, dopo aver introdotto il biglietto, lo ripone via convinta di avere timbrato, rischiando così, dopo pochi minuti, di trovarsi in contravvenzione. E coi controllori di Bologna non si scherza.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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