IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 13 maggio 2010

Il caso Guazzaloca

Bologna continua ad essere un laboratorio della politica italiana (che non finisce mai di stupire; è di oggi la notizia di una possibile candidatura d’Adriano Celentano a sindaco di Milano).
Nel PD che, dopo il caso Delbono, si ritrova senza nessun esponente valido da candidare a sindaco, se ne pensano di tutti i colori. Ieri, Duccio Campagnoli, ex sindacalista CGIL ed ex assessore regionale alle Attività produttive apre all’alleanza con Giorgio Guazzaloca, già primo sindaco non comunista della città, e candidato alle comunali in competizione con Delbono e Cazzola lo scorso anno (sostenuto dalla lista civica “La tua Bologna” e dall’UDC). E invita l’ex primo cittadino a partecipare alle primarie di coalizione.

Acque agitate nel Pd. Maurizio Cevenini, l’uomo più popolare nel PD bolognese, anch’esso aspirante alla candidatura, così commenta: «C’è troppa confusione sotto il sole. Così sembriamo disperati…. Guazzaloca? Io lo stimo. Ma il PD non può arrivare a pensare di mandare alle primarie uno che l’anno scorso si è candidato contro di noi. Lui voleva farci perdere, ci rendiamo conto?… Consentire a Guazzaloca di candidarsi alle primarie sarebbe l’abdicazione del PD».
Silenzio di Guazzaloca che, per ora, si gusta la soddisfazione di essere ricercato come, fino a poco tempo, fa capitava a Romano Prodi.

La proposta s’inserisce nella ricerca di un’alleanza con l’UDC. Occorre però tenere conto che, non ostante lo stretto rapporto che intercorre tra Guazzaloca e Casini, il primo non è semplicemente l’UDC bolognese (accreditata di non più del 3,5%) ma un candidato civico capace di raccogliere almeno un 12% di voti. Soprattutto non è uno yes man ma ha sempre dimostrato grand’autonomia.
Tutto è possibile, meno che Guazzaloca possa acconsentire a partecipare a delle primarie di coalizione, rito al quale sarebbero estranei anche i suoi elettori. La cosa potrebbe andare in porto solo alle condizioni dell’ex primo cittadino.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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