IL BLOG DI SERGIO VIVI



domenica 31 maggio 2009

Non c'è due senza tre

Le disgrazie non capitano mai sole e, a volte, anche le fortune.
Non solo ai singoli, ma anche alle comunità od alle nazioni.


A Torino, non si è ancora spenta l’eco della questione Fiat-Opel-Magna che, oggi, alla gloriosa squadra granata è toccato in sorte di scendere in serie B.
A trarne, fortunosamente, vantaggio è stato il Bologna.

Lasciamo gli economisti discutere sul fatto se la Fiat ci costerà di più senza, oppure se ci sarebbe costata di più se fosse riuscita ad acquistare l’Opel.

Quello che ci preoccupa è che non c’è due senza tre.
Il 7 giugno i torinesi, grandi intenditori di barbera e barolo, si troveranno rappresentati in Europa da una persona che, come amministratore, ha avuto soltanto sporadiche esperienze con l’”acqua”.

A trarne beneficio è ancora Bologna, dove Sergio Cofferati ha fatto solo due cose: appena eletto ha demolito le “gocce di Guazzaloca” poi, un anno prima di lasciare, ha tassato l’acqua potabile come se fosse benzina.

In ogni modo, soltanto chi cade può rialzarsi. Avete visto, oggi, Denis Menchov?


sabato 30 maggio 2009

L'acqua - Ecotassa o pedaggio medievale

Nel post precedente, abbiamo visto come l’Ente Regolatore del servizio idrico della provincia di Bologna consideri uno “spreco” gli 11 milioni di m3 d’acqua consumati in più dalle famiglie rispetto alle dotazioni standard loro concesse. Spreco comunque inferiore ai 15 milioni di m3 dispersi nel terreno attraverso la rete idrica che si prevedeva di raggiungere nel 2009, in base ad un realistico “piano d’ambito” redatto nel 2006, salvo accorgersi però, nel 2009, che le perdite ammontavano a ben 24 milioni di m3, più del doppio dello “spreco” delle famiglie.
Cerchiamo, in questo post, di valutare l’impatto economico della DEL3 sul portafoglio delle famiglie.

Quella che si vede sopra è la bolletta del primo trimestre del 2009, calcolata con la “tariffa pro capite”. Le letture si riferiscono ad un unico contatore dell’acqua fredda e a due contatori dell’acqua calda (uno in cucina ed uno nel bagno) che hanno consumato rispettivamente 22, 8, 10 mc per un totale di 40 mc. Per un costo totale, al netto dell’IVA, di 51,29 euro.
In calce, uno stralcio della bolletta dell’ultimo trimestre 2008, con le tariffe allora in vigore.

Il primo confronto lo facciamo con i prezzi dello scorso anno. Allora avrei speso:
Consumo 1^ fascia mc 20 x 0,402530 = 8,05 euro
Consumo 2^ fascia mc 20 x 0,802563 = 16,05 euro
Consumo 3^ fascia mc 0 x 1,526486 = 0 euro
Fognatura+Depur mc 40 x 0,441968 = 17,68 euro
Quota fissa acqua gg 91 x 0,025300 = 2,30 euro
Per un totale di 44,08 euro contro i 51,29 di quest’anno: il 16,35% in più.

Secondo confronto.
Nel 2008 la fognatura più la depurazione costava 0,441968 euro il mc.
Nel 2009 costa (0,139157 + 0,374950) = 0,514107: il 16,32% in più, a prescindere dal consumo.

Terzo confronto. I primi 13 mc li ho pagati (0,167365x9) + (4x0,360374) = 2,95 euro, mentre i 13 mc dell’eccedenza li ho pagati 18,20 euro: il 516,95% in più. Come aumento sensibile del costo dei consumi, che vanno oltre la dotazione di base, era difficile fare meglio!

Quarto confronto. Se non ci fossero state le tariffe agevolate e avessi pagato i primi 18 mc con la tariffa di base, avrei speso 18x0,607487 = 10,93 euro, mentre i 13 mc dell’eccedenza li avrei pagati sempre 18,20 euro: soltanto il 66,51% in più. Questa è la misura corretta della “penalizzazione”.

Obiezione: la colpa è tua, che non riesci a risparmiare, sai quante altre famiglie, invece, se n’avvantaggiano? Ci saranno certamente dei casi, magari fra le famiglie con 4 componenti, nei quali le cose possono andare meglio. Se teniamo conto, però, che le famiglie con 1, 2, 3 componenti sono 369.632, mentre quelle con 4 o più componenti sono soltanto 65.331 (vedere il post precedente), che la composizione media delle famiglie è di 2,16 componenti, che, in ogni modo, abbiamo un consumo extra di 11.243.305 m3, mediamente 25,85 m3 per ciascuna delle 434.963 famiglie della provincia, è lecito sostenere che le famiglie “penalizzate” sono la stragrande maggioranza, rispetto a quelle “meno tartassate”.

A giustificazione della loro decisione i consiglieri di ATO 5 BO avanzano la necessità di favorire il risparmio idrico e di sensibilizzare i cittadini ad un maggior rispetto delle risorse ambientali. Si tratterebbe insomma di una tassa ecologica come quella messa sul bollo dell’auto. Chi più inquina, più paga. Con la differenza che, nel secondo caso, si tratta di una tassa messa dalla Regione e incassata dalla Regione. Nel caso dell’acqua, invece, la tassa l’impone il Regolatore pubblico, ma l’incassa il Gestore privato (quotato in Borsa).
Da ecotassa a pedaggio medievale.

Nel frattempo, Beatrice Draghetti (Presidente uscente), Sergio Cofferati (Consigliere uscente), Flavio Delbono (candidato alla successione) e tutti gli altri Sindaci Democratici (Consiglieri uscenti di ATO 5 BO) sono in campagna elettorale a proclamare, in coro con Dario Franceschini: «le famiglie non sanno più come fare a pagare le bollette».

* * * * * *

Paga sempre Pantalone. Ho cercato di calcolare il costo dell’acqua in questo post (utilizzando due modi: ritengo il primo più convincente del secondo, per il quale nutro dei dubbi sulla composizione dei “costi operativi”).
Il costo si aggira tra 0,200 e 0,240 euro al metro cubo. Costo che dovrebbe diminuire perché, in futuro, si sfrutterà di più l’acqua superficiale della Val di Setta, e di meno i prelievi dalle falde sotterranee, più costosi. Come si legge sul modello d’ottimizzazione del sistema idrico sviluppato dalla
EHS S.r.l. (Società di Ingegneria Idraulica ed Ambientale) per conto del Gestore.

Considerando le tariffe 2009 possiamo calcolare i rapporti prezzo/costo:
tariffa base 0,607 diviso 0,240 = 2,53
tariffa “eccedenza 2” 2,059 diviso 0,240 = 8,58

Considerando che l’acqua dispersa del lago dell’Ambito costa al gestore
24 milioni (m3) per 0,240 (euro/mc) = 5 milioni 760mila euro
che divisi per i 59 milioni 840mila m3, fatturati per uso domestico nel 2006, fanno 0,096 euro/mc
e che tale cifra nel prezzo di base 0,607 ci sta almeno sei volte,

possiamo affermare che l’acqua dispersa nel terreno dalla rete idrica siamo comunque noi utenti a pagarla, mentre l’acqua del lago Che Non C’è arriviamo a pagarla anche otto volte il suo costo. Neanche fosse, gentile Presidente Draghetti, l’acqua miracolosa che scende «sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare» (Ez 47,1-9.12).

* * * * * *

Patti chiari. Il contratto utente/gestore. Il consumo d’acqua è stagionale. Consideriamo una famiglia, composta di due persone. Supponiamo che consumi 26 mc in gen-feb-mar, 28 in apr-mag-giu, 30 in lug-ago-set e 27 in ott-nov-dic. Siccome 110 annuo diviso 4 fa 27,5 trimestrale, la società di lettura fattura un eccesso di 0,5 mc nel secondo trimestre e di 2,5 mc nel terzo con la tariffa d’«eccedenza 1». Ma, nell’anno, la famiglia ha consumato 109 mc, rimanendo dentro la dotazione standard. Alla fine dell’anno viene fatto il conguaglio? Sul sito di ATO 5 BO non se ne parla.
Sarà difficile controllare, specialmente nei condominî gestiti non direttamente dal Gestore ma dalle Società di lettura o dagli Amministratori.
A chi andranno gli eventuali euro versati in più?
C’è un altro aspetto: l’affidabilità dell’intermediario. Proprio in questi giorni si è letto (su la Repubblica – 29 maggio 2009 – Cronaca di Bologna – pagina IX) che in città «ci sono oltre duecento condominî insolventi per gas, acqua e altri servizi. In molti casi si tratta di banali morosità, ma in tanti altri casi, la questione riguarda mancati pagamenti degli amministratori all’insaputa degli inquilini». Se non si paga per almeno due trimestri, il Gestore taglia l’acqua (alla faccia di chi dice: «L’acqua deve rimanere pubblica»).

Per questo e in una situazione in cui diventa necessaria una precisa contabilizzazione dei volumi erogati nelle rispettive fasce tariffarie, gli utenti hanno il diritto di avere, ai fini della trasparenza, un rapporto contrattuale diretto col Gestore dell’acqua, così come avviene col gas, colla luce e col telefono. La cosa è possibile. Qualche anno fa Hera SpA ha svolto un progetto/esperienza per la telelettura dei contatori dell’acqua (giugno 2004-maggio 2006 nel territorio di Forlì – Cesena). « Dopo un anno di applicazione sperimentale, il progetto avviato da HERA per la telelettura dei contatori d’acqua di utenze residenziali, ha dato risultati decisamente interessanti sul piano gestionale. Vi è tuttavia un limite costituito dall’attuale metodo tariffario che, mantenendo fissa la redditività del servizio, non incentiva il gestore ad affiancare ai già cospicui investimenti necessari per il risanamento delle reti e degli scarichi fognari, ulteriori investimenti tecnologici per l’ammodernamento del servizio idrico» (fonte: Forum nazionale sul risparmio e conservazione della risorsa idrica).

Il Gestore ha bisogno di essere incentivato? Questo fatto ricorda quello delle autostrade, dove certi gestori, una volta ottenuta la concessione, cercano di spendere il meno possibile per la manutenzione.
«Dalla crisi si esce solo con l’innovazione» si dice. Ma chi deve farla l’innovazione se non le aziende che ne hanno l’opportunità?
Come ha fatto l’Enel, qualche anno fa, quando ha installato i contatori per la telelettura.

* * * * * *

La politica dell’acqua in Italia
Ha scritto Alessandro Penati sulla Repubblica del 25 aprile 2009, raccontando le vicende di A2A (dove anche ieri 29 maggio si è verificato un ulteriore episodio della lotta fra politici per l’occupazione delle poltrone): «IL capitalismo dei Comuni funziona malissimo: la trasformazione delle municipalizzate in società quotate che si espandono in settori e territori nuovi, rimanendo controllate dagli enti locali, è stata una pessima idea».

Qualche giorno fa è stato reso pubblico “L’indice delle liberizzazioni 2009” dell’Istituto Bruno Leoni. Per ciascuno dei 15 settori censiti, è stato individuato un Paese benchmark, cioè quello più liberalizzato all’interno dell’Unione Europea: a questo benchmark è stato assegnato un valore cento rispetto al quale, poi, è stato calcolato in termini percentuali il livello di liberalizzazione dell’Italia.
Per il Settore Servizi Idrici, il benchmark è il Regno Unito. L’Italia ha un indice di 32 (in aumento rispetto al 27 del 2007 e 2008). I paesi sotto l’indice 40 sono considerati non liberalizzati. Nel Regno Unito vi è un’unica Autorità di regolazione indipendente, mentre la proprietà e la gestione sono private (affidate soltanto a ventidue produttori e/o gestori).

Ci permettiamo di sottoporre i dati, qui esposti, all’attenzione dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe (Mister Prezzi) e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Auspichiamo che la nuova Assemblea dell’Autorità d’Ambito di Bologna, che uscirà dalle prossime elezioni, voglia rivedere la determinazione della struttura tariffaria in linea con quelli che sono gli effettivi consumi dei cittadini e spronare il Gestore all’innovazione tecnologica.

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giovedì 21 maggio 2009

L'acqua di Cofferati - I due laghi di Bologna

Il 28 maggio 2008 l’Assemblea di ATO 5 Bologna (Regolatore del servizio idrico della provincia) ha approvato all’unanimità la deliberazione n.3 con la quale è stata istituita la tariffa pro capite allo scopo di:
1 - riconoscere a ogni persona il necessario quantitativo giornaliero di acqua potabile, fissando delle dotazioni standard
2 - fare pagare i tre scaglioni di consumo compresi nella dotazione standard con due tariffe agevolate e con la tariffa base
3 - aumentare sensibilmente il costo dei consumi che vanno oltre la dotazione di base.

Leggendo il verbale della riunione, si rimane colpiti dall’assenza della maggioranza dei consiglieri. Probabilmente hanno ritenuto che non fosse il caso di perdere tempo con l’acqua, o che fosse sufficiente “fare votare soltanto i capigruppo”. Qualche astensione, o un voto contrario, avrebbe fatto apparire meno “bulgaro” l’esito della votazione.

Per la cronaca –e per opportuna conoscenza degli elettori di Bologna e Provincia e di quelli della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta- i consiglieri presenti o rappresentati erano:

Beatrice Draghetti, Presidente dell’Assemblea
(Presidente della Provincia di Bologna,
quote di partecipazione [qdp] 0,16 %;
il 7 giugno candidata alla stessa carica)

Sergio Cofferati
(Sindaco di Bologna, qdp 36,67 %;
il 7 giugno candidato alle Europee nella circoscrizione Nord-Ovest)

Loris Ropa (Sindaco di Anzola dell’Emilia), Vladimiro Longhi (Sindaco di Bentivoglio), Matteo Prencipe (Sindaco di Calderara di Reno), Simone Gamberini (Sindaco di Casalecchio di Reno), Marco Monesi (Sindaco di Castel Maggiore), Loretta Lambertini (Sindaco di Granarolo dell’Emilia), Massimiliano Vogli (Sindaco di Malalbergo), Marino Lorenzini (Sindaco di Monghidoro), Valerio Toselli (Sindaco di Sala Bolognese), Valerio Gualandi (Sindaco di San Giorgio di Piano), Paola Marani (Sindaco di San Giovanni in Persiceto),
(qdp complessive 14,76 %)

I consiglieri assenti erano quarantotto (i Sindaci dei rimanenti comuni della provincia di BO, qdp complessive 48,41 %).

Cerchiamo, in ogni modo, prima di giudicare, di ricavare qualche dato, utilizzando le statistiche messe in rete dalla Provincia di Bologna (SPB), dalla Regione Emilia Romagna (SRER), nonchè i dati riportati nel Bilancio sociale 2006 di Ato 5 Bologna (BSA5) e i dati della Deliberazione n.3 e relativo allegato (DEL3).

Primo dato. Secondo le SPB si può stimare che il numero dei residenti nella provincia di Bologna all’inizio del 2006 era di 940.718, mentre il numero delle famiglie era di 434.963 (media 2,16 componenti per famiglia).

Secondo le SRER le percentuali di famiglie per numero di componenti della provincia di Bologna (ultimo censimento 2001) sono:

Percentuale di famiglie con 1 componente 31,05
Percentuale di famiglie con 2 componenti 31,89
Percentuale di famiglie con 3 componenti 22,04
Percentuale di famiglie con 4 componenti 11,60
Percentuale di famiglie con 5 componenti 2,59
Percentuale di famiglie con 6 o più componenti 0,83

Ipotizzando di suddividere 0,83 in (0,70+0,10+0,03):
Percentuale di famiglie con 6 componenti 0,70
Percentuale di famiglie con 7 componenti 0,10
Percentuale di famiglie con 8 componenti 0,03

Applicando queste percentuali a 434.963 (numero famiglie residenti),
sempre per la Provincia di Bologna si ha:

Numero di famiglie con 1 componente 135.056
Numero di famiglie con 2 componenti 138.710
Numero di famiglie con 3 componenti 95.866
Numero di famiglie con 4 componenti 50.456
Numero di famiglie con 5 componenti 11.265
Numero di famiglie con 6 componenti 3.045
Numero di famiglie con 7 componenti 435
Numero di famiglie con 8 componenti 130

La DEL3 assegna a ciascuna famiglia le seguenti dotazioni standard:

Alle famiglie con 1 componente 71,50 mc/anno
Alle famiglie con 2 componenti 110,00 mc/anno
Alle famiglie con 3 componenti 136,95 mc/anno
Alle famiglie con 4 componenti 154,00 mc/anno
Alle famiglie con 5 componenti 178,75,00 mc/anno
Alle famiglie con 6 componenti 207,90 mc/anno
Alle famiglie con 7 componenti 234,85 mc/anno
Alle famiglie con 8 componenti 268,40 mc/anno

Moltiplicando il numero di famiglie (per numero di componenti) per la dotazione standard rispettivamente assegnata, si ottengono “i consumi virtuosi” che si sarebbero dovuti verificare nel 2006, se fossero state in vigore le nuove regole:

Consumo delle famiglie con 1 componente 135.056x71,50 = 9.656.504 mc
Consumo delle famiglie con 2 componenti 138.710x110,00 = 15.258.100 mc
Consumo delle famiglie con 3 componenti 95.866x136,95 = 13.128.848 mc
Consumo delle famiglie con 4 componenti 50.456x154,00 = 7.770.224 mc
Consumo delle famiglie con 5 componenti 11.265x178,75 = 2.013.619 mc
Consumo delle famiglie con 6 componenti 3.045x207,90 = 633.055 mc
Consumo delle famiglie con 7 componenti 435x234,85 = 102.160 mc
Consumo delle famiglie con 8 componenti 130x268,4 = 34.892 mc
Per una dotazione standard totale di 48.597.402 mc.

Siccome il gestore Hera ha fatturato nel 2006 (vedi Tabella 1 del BSA5), per usi domestici 59.840.707 mc, risulta che le famiglie hanno consumato 11.243.305 mc in più della dotazione standard.

UNDICI MILIONI di metri cubi rappresentano la quantità d’acqua consumata in eccesso dalle famiglie della provincia di Bologna nel 2006, se fossero state in vigore le dotazioni 2008.

Secondo dato. Sul BSA5 si legge che «tra gli interventi prioritari sul territorio di ATO 5 ci sono quelli mirati alla riduzione delle perdite di rete … l’obiettivo previsto nel Piano di ambito è di arrivare al 15% di perdite fisiche nel 2009».
Dalla Tabella 1 si rileva che l’acqua distribuita e fatturata nell’anno 2006 è stata di 59.840.707 metri cubi per usi domestici,
di 25.154.694 mc per usi non domestici,
per un totale di 85.258.545 mc.
(La somma non torna, uno dei tre numeri non è esatto, ma quello che interessa è l’ordine di grandezza)
Gli 85.000.000 mc fatturati rappresentano l’85 % dell’acqua prodotta e immessa nelle condotte.
85.000.000 diviso 85 moltiplicato 15 è uguale a 15.000.000 di mc.

QUINDICI MILIONI di metri cubi rappresentano la quantità d’acqua potabile dispersa nel terreno dalla rete idrica della provincia di Bologna nel 2006

Alcune considerazioni. Quindici milioni di mc, un bacino di 1,2 km per 1,2 km alto 10 metri e mezzo. Pressappoco il volume di un piccolo lago. 15 miliardi di litri di buon’acqua potabile dispersi nel terreno senza che nessuno n’abbia tratto alcun beneficio. Lo possiamo chiamare il lago dell’Ambito. Forse un’irreparabilità, ma una realtà.

Contro undici milioni di mc, 11 kmc. Un lago più piccolo di circa un terzo del primo. Che però fluisce dai nostri rubinetti e dalle nostre docce e soddisfa qualche esigenza.
L’assemblea di ATO 5 BO ritiene che questo sia uno spreco da sanzionare con mano pesante.
Non c’è bisogno, però, di conoscere il “principio di falsificazione” di Karl Popper, per capire che se le dotazioni fossero state calibrate su un bisogno presunto di 40 milioni di mc, lo spreco sarebbe stato ancora maggiore; mentre se fossero state calibrate su un bisogno presunto di 70 milioni di mc le famiglie –rifacendo i calcoli- avrebbero risparmiato 11 milioni di mc e lo spreco, come d’incanto, si sarebbe trasformato in risparmio. Una congettura, quindi, creata a tavolino dai Consiglieri di ATO 5. Potremmo chiamarlo il lago Che Non C’è. Un luogo immaginario.

Due pesi, due misure. Per ridurre le perdite della rete nel terreno Ato 5 non ha fretta. Come abbiamo visto, nel 2006, ha programmato di arrivare al 15% di perdite entro il 2009. Per ridurre quello che ritiene un eccesso di consumo pretende, invece, che gli utenti si adeguino da un giorno all’altro. Il cittadino deve scattare: schnell, schnell! L’Amministrazione seguirà.

Le esigenze della gente sono le più disparate. Dipendono dai tempi e dalle consuetudini. Ricordo che alla fine degli anni 40 in casa usavamo un bidet portatile di plastica. Non avevamo la vasca da bagno. Nella settimana di Natale, mia madre portava me e mio fratello a fare il bagno, invece che nel mastello del bucato,
all’Albergo Diurno Cobianchi situato sotto il voltone del Podestà (in due nella stessa vasca, per pagare di meno). In estate, con gli amici andavamo a bagnarci nel canale di Reno, al Ghisello, scorazzando su e giù per i gradoni dove le lavandaie faticavano e ci sgridavano.
Oggi ci sono le lavatrici, le lavastoviglie, le vasche idromassaggio, le docce multifunzione. Si organizzano la “Wellness Spa & Beauty Exhibition” e “RiminiWellness” sotto l’immancabile patrocinio di comune, provincia, regione e ministero della Gioventù. Nelle case il secondo bagno è sempre più indi­spensabile. Tutte comodità a cui nessuno vuole rinunciare. Specialmente i giovani. E’ la nuova Way of Life, bellezza!

In casa abbiamo installato una cassetta di scarico dotata di doppio tasto e messo i moderni frangigetto sui rubinetti. L’estate non lasciamo più scorrere l’acqua del rubinetto per qualche minuto, per berla fresca, ma la misceliamo con acqua fredda tenuta in frigo (a proposito non è mai venuto in mente a nessun sindaco d’inserire una norma che preveda d’isolare, negli edifici di nuova costruzione, anche i tubi dell’acqua fredda, così come negli impianti di riscaldamento si fa con quelli dell’acqua calda?).
Nonostante che usiamo tutti gli accorgimenti letti sul sito di Ato 5, in due, nell’ultimo anno, abbiamo consumato 176 invece dei 110 mc concessi. Cosa dobbiamo fare? Auto punirci infliggendoci un colpo di “punta” alla coscia, come farebbe Lafcadio, tutte le volte che riceviamo la bolletta? Come si fa ad affermare che è un consumo eccessivo, scriteriato o inutile?

Non abbiamo ancora installato i condizionatori, però a me, l’estate, piace indugiare sotto la doccia anche più volte in un giorno. Ho più sensibilità ambientale se mi rinfresco con la doccia o se accendo il condizionatore a tutta manetta? E’ uno spreco oppure è un bisogno?

Con quale criterio ATO 5 BO ha giudicato quale debba essere il “necessario quantitativo giornaliero” d’acqua per persona e per famiglia? Le famiglie dei Consiglieri, negli anni scorsi, sono rimaste dentro la dotazione loro assegnata?
Come può ATO 5 legiferare sullo stile di vita dei cittadini, che sono maturi abbastanza da prendere le loro decisioni e i loro rischi?
Non c’è il pericolo di cadere in
un’etica dell’igiene?

Il wellness non solo è un bisogno, è anche un diritto.
Si legge che i cosiddetti diritti naturali sono «una costruzione storica in espansione: dai diritti dell'individuo si passa ai diritti collettivi, dai diritti di sopravvivenza a quelli socio-economici ai nuovi diritti. E’ sempre esistito un nesso tra mutamento sociale e mutamento nella teoria e nella prassi dei diritti fondamentali. I diritti nascono quando devono e possono nascere, cioè quando il progresso tecnologico fomenta nuove richieste». Ad esempio, la doccia multifunzione.

Si legge anche (Luca Ricolfi su Panorama n. 17/2009) che «secondo Marx, il valore della forza lavoro non è dato dal valore dei beni strettamente necessari per riprodurla, bensì dall’insieme dei beni “socialmente” necessari, ossia necessari in una certa epoca e in una determinata società», com’è ad esempio il telefonino e, perché no, la vasca idromassaggio.

Approvare la deliberazione n.3 non è stato, pertanto, per nulla saggio.
Ammesso che si volesse proprio instaurare un “sistema premiante”, si sarebbe dovuto tenere presente il principale insegnamento fornito dal famoso “dilemma del prigioniero”, cioè che la soluzione migliore è sempre quella “cooperativa”. Calibrare, pertanto, le dotazioni standard sull’unico dato certo: l’acqua fatturata negli anni precedenti.

Ci auguriamo che, quando il 7 giugno entrerà in “Europa”, l’Onorevole Sergio Cofferati, il vero promotore della delibera, vorrà impegnarsi per garantire a suo figlio e a tutti i giovani europei, se non proprio il diritto alla felicità che Obama tenterà di garantire agli americani, almeno il diritto al benessere del corpo.


Cofferati resterà famoso a Bologna per avere fatto soltanto due cose: aver demolito le “gocce” di Guazzaloca ed avere razionato l’acqua nei rubinetti dei cittadini. Come compensazione, il candidato sindaco del PD, in corsa per succedergli, ha proposto di riportare alla luce, nel centro della città, le acque non proprio profumate del canale di Reno.

Post Scriptum. «Bim, bum, bam, spatacrash ..... Tumb, tumb, tuumb ….. velocità, modernità, cambiamento». Ci sono novità. L’obiettivo, previsto nel Piano d’ambito del 2006 di arrivare al 15% di perdite fisiche nel 2009, difficilmente si raggiungerà: l’assessore provinciale Emanuele Burgin ha comunicato, qualche settimana fa, che le perdite ammontano attualmente al 22%.
85.000.000 diviso 78 moltiplicato 22 è uguale a 24.000.000 mc.
Il lago dell’Ambito è sempre più profondo.





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mercoledì 20 maggio 2009

Sondaggi Elezioni Comunali a Bologna - 5

Oggi il Resto del Carlino ha pubblicato un sondaggio commissionato alla Ispo di Renato Mannheimer. Le forchette sono le seguenti:

Flavio Delbono – PD – 49-52% ------------------------------ Media 50,5%

Alfredo Cazzola – Lista civica, Pdl, Lega Nord – 20,5-23,5%% ----- 22,0%
Giorgio Guazzaloca – Lista civica, UDC – 17,5-20,5% ------------- 19,0%

Indecisi ----------------------------------------------------------- 16,7%
Gianfranco Pasquino – Lista civica – 3-4% --------------------------3,5%
Valerio Monteventi –Bologna Città Libera – 1,5-2,5% -------------- 2,0%
Cittadini intervistati n.d.

* * * * * *
Tombola! E’ sufficiente che appena il 2% degli indecisi converga su Delbono e la partita è chiusa.
Vuol dire che vedremo chi è più bravo a fare i sondaggi: se Lorien Consulting, Dinamiche o Ispo.


martedì 19 maggio 2009

Sondaggi Elezioni Comunali a Bologna - 4

Dalla Repubblica d’oggi riportiamo i risultati della nuova rilevazione Lorien Consulting commissionato da E’-Tv nei giorni scorsi.
Intervistati 2400 cittadini.

Flavio Delbono – PD – 44,5%

Giorgio Guazzaloca – Lista civica, UDC – 26,1%
Alfredo Cazzola – Lista civica, Pdl, Lega Nord – 21,3%
Indecisi 12,1%
Gianfranco Pasquino – Lista civica – 3,6%
Giovanni Favia – Lista Beppe Grillo – 1,4%
Gli altri candidati sono all’1% o su percentuali inferiori

Delbono, intanto, ha superato Guazzaloca nella fiducia dei bolognesi (55,5% contro 53,9%), più staccato Cazzola con il 35,3%.

* * * * *
Si tratta dell’ultimo sondaggio realizzato dalla televisione bolognese secondo quanto prevede la legge elettorale.
Riassumiamo i dati dei sondaggi rispettivamente del 11 febbraio, 11 marzo, 8 aprile, 23 aprile (Dinamiche), 28 aprile e 15 maggio, per i tre candidati principali:

Delbono--- – 41,9 – 41,3 – 42,8 – 44,0 – 43,9 - 44,5
Guazzaloca – 32,7 – 30,1 – 27,3 – 26,4 – 27,9 - 26,1
Cazzola---- - 14,7 – 18,3 – 19,5 – 21,4 – 19,2 - 21,3
Indecisi---- - n.d. –- n.d. –- n.d. –- n.d – 11,9 - 12,1

In tre mesi Delbono ha guadagnato circa 3 punti, Cazzola circa 6 punti e Guazzaloca ne ha persi circa 6,5, restando tuttavia davanti al suo diretto concorrente.

Come andrà a finire? Molto dipenderà –come sempre- dagli indecisi che sono il 12%. Questi hanno visto e letto di tutto in questi mesi. Dalla rissa in via degli Orefici tra Cazzola e Galletti, ai dispetti del Professor Pasquino nei confronti del PD. Dal corvogate alle prime avvisaglie di disaccordo tra le numerose liste che hanno aderito alla “nuova” Unione che sostiene Delbono.
Facciamo un calcolo rozzo. Supponiamo che metà degli indecisi voti Delbono che salirebbe, pertanto, al 50,5%. Un quarto a Guazzaloca che salirebbe al 29,1% ed un quarto a Cazzola che salirebbe al 24,3%.

Come si vede, c’è la possibilità che la partita si chiuda al primo turno.
Se, però, Delbono dovesse fermarsi al di sotto del 50%, si andrebbe al ballottaggio. Con chi? Col candidato del centro destra che vincerà le primarie del primo turno.

I sostenitori di Cazzola, memori della vittoria di Ugo Cappellacci in Sardegna e di Giovanni Chiodi in Abruzzo, hanno chiesto una visita a Bologna di Berlusconi.
Occorre chiedersi: il Cavaliere ha più interesse che vinca Cazzola (che all’inizio della campagna lo ha snobbato), o che Bologna sia per la seconda volta sottratta al centro sinistra?


Per me, Berlusconi, abituato com’è a leggere i sondaggi, non rischierà. Nell’attesa dell’esito del primo turno, il massimo che ha concesso è stato di scrivere sul simbolo del Pdl: “Berlusconi per Cazzola” (come ha fatto in altre città, del resto).
Potrebbe venire prima del ballottaggio per sostenere Cazzola o per convincere i suoi elettori a riversare i loro voti su Guazzaloca, se fosse questi a prevalere.


domenica 10 maggio 2009

Simboli elettorali a Bologna

Attenzione! Uno di questi simboli è vero, l’altro è falso.
Soltanto uno dei due comparirà sulla scheda per l’elezione del Sindaco di Bologna.
Quale è il candidato che ha avuto l’aiutino? Indovinate!

Salutiamo, in ogni modo, con piacere il ritorno del voto di preferenza … anche se riservato ai soli leader.


venerdì 8 maggio 2009

Corvi e veleni a Bologna. Molto rumore per nulla


La vicenda non si svolge a Messina, come nella commedia di William Shakespeare, ma a Bologna alla vigilia delle elezioni amministrative. Vigilia ricca come mai d’elementi farseschi, giocosi ma, a volte, poco edificanti.
Ci sono tutti gli ingredienti di una spy story. Un ex agente segreto squattrinato che vuole fare un favore ad un amico, un commerciante di diamanti che si tramuta in corvo e sparge veleni, un sospettato mandante che”non poteva non sapere” e il movente: farla pagare cara ad un avversario, reo di avere commesso qualche torto alla propria parte politica.

I protagonisti e i fatti in poche parole (secondo le cronache della Repubblica del 7 maggio 2009).

Alfredo Cazzola (candidato sindaco sostenuto da Pdl e Lega). All’inizio della campagna elettorale, essendosi dichiarato d’accordo a sottoporre ad un chek-up medico tutti i candidati sindaco, in nome della trasparenza verso gli elettori, si attira il disappunto di Guazzaloca, guarito da poco da una grave malattia. Il 25 aprile ha una “discussione” con Gianluca Galletti (candidato per l’Udc alla presidenza della Provincia) nella centralissima via degli Orefici. Seguita da querela reciproca.

Un ex agente dei servizi segreti che, occasionalmente, si presta, come diciamo da noi, a fare qualche “ciappino”. Si accontenta di 100 euro (per questo mi ricorda Philip Marlowe, l’eroe di Raymond Chandler, che lavorava per soli 25 dollari il giorno). Compra il biglietto del treno e si reca, senza risultati, a Torino. Allora si fa inviare dai colleghi di Catania (senza specificare di essere ormai in pensione) una visura fatta al terminale giudiziario della loro Procura, che riporta il patteggiamento concordato dai legali di Cazzola con il procuratore aggiunto di Torino, per utilizzo di false fatturazioni, avvenuto il 7 aprile 1999.

Alberto Vannini (braccio destro di Guazzaloca), titolare d’oreficerie e rappresentante della categoria, soprannominato per l’occasione il Corvo, comincia a spargere veleno infilando il documento sotto la porta del consigliere comunale Valerio Monteventi (lista Bologna Città Libera – sinistra radicale) che, come se fosse il direttore del Corriere della Sera, non gli sembra vero di poterlo rendere pubblico.
Il fatto è per certi versi illegale e la Procura di Bologna apre un’inchiesta ancora in corso.
E’ anche stupido -spiega la Repubblica- perché la notizia del patteggiamento era già apparsa sulla stampa nel dicembre del 1999 e tanto valeva infilare sotto la porta la rassegna stampa di quei giorni.

Su questa vicenda (che si ridurrà a violazione della privacy e pubblicazione arbitraria di atti giudiziari) ma che ha ricordato un fatto vero, ieri la Repubblica ha montato un caso: ben cinque pagine di cronaca. Naturalmente, gli interessati cercano di portare acqua al loro mulino. «Questa è gente predisposta ad azioni di natura delinquenziale» ha dichiarato Alfredo Cazzola «io ho la fedina penale pulita» (sorvolando sul patteggiamento che gli inflisse una pena di mesi 11 e giorni 20, per altro mai scontati). L’alfiere del centrodestra si aspetta, pertanto, le dimissioni dei colpevoli e chiede il ritiro di Guazzaloca dalla competizione. Flavio Delbono (Pd) per ora tace: siede sulla riva del fiume sperando di vedere passare i cadaveri dei suoi avversari.

Paradossalmente, anche se Vannini fosse costretto a fare un passo indietro, a rimetterci, sul piano dell’immagine, sarà proprio Cazzola: a Bologna, quella vicenda, non la ricordavano neanche gli impiegati del Motor Show, tutti gli altri semplicemente l’ignoravano. Avrà ben poca influenza sull’esito delle elezioni.
Guazzaloca, nonostante tutto, rimane davanti nei sondaggi e, a chi gli chiede se l’Udc l’appoggerà, fa presente che il partito dell’amico Casini in città non ha più del 3,5%, perciò Lui, avendo il 27,9% del favore popolare, è il vero candidato civico e l’unico che può battere, per la seconda volta, il centrosinistra, dopo essere passato con lode alla storia la prima volta.


martedì 5 maggio 2009

L'Italia de "la Repubblica" e il referendum del 21 giugno 2009

«Leggersi quel “piano di rinascita democratica” scritto trent’anni fa da Licio Gelli e condiviso da una lunga lista di militari, politici, imprenditori e giornalisti fa spavento. Trent’anni dopo l’Italia è diventata come volevano loro. Ma come hanno fatto? Un gruppo di scrittori quest’anno ci ha provato a immaginarsi il futuro, ma è difficile che ci azzeccherà per davvero. Invece loro, tristi politicanti massoni, tripponi incappucciati, banchieri di regime, gente che non ha tanta fantasia … loro non hanno sbagliato un colpo».

Già, come hanno fatto? Questa è la domanda che si pone Ascanio Celestini, sulla rubrica che tiene periodicamente su “I viaggi di Repubblica” (N. 547 del 30 aprile 2009), e che riporta la risposta fornitagli da un signore … che il futuro del nostro paese di allora se l’è vissuto tutto all’estero. «Gli scrittori scrivono con le parole, mentre loro hanno scritto coi giornali e la televisione, con le stragi e il cemento. Voi immaginate il futuro, loro lo costruiscono».

E’ vero, quelli di destra hanno poca fantasia (Berlusconi in particolare). Quelli della sinistra vi ricorrono troppo spesso, tanto da dimenticare la realtà.
Sono stati e sono sempre più, oggi, dei gran bovaristi

(dal Dizionario della Lingua Italiana di GABRIELLI ALDO - Editore: HOEPLI

bovarismo [bo-va-rì-ʃmo] s.m.LETTER Atteggiamento di chi si ritiene diverso da quello che è, costruendosi un mondo immaginario nel quale proietta desideri e frustrazioni che nascono dall'insoddisfazione per la propria condizione reale).

Fossero stati ai fatti, ricorderebbero almeno tre storie.
Il 17 febbraio 1992 il magistrato Antonio Di Pietro, con l’arresto di un “mariuolo”, dette il via all’inchiesta Mani Pulite che, tra l’indignazione mista ad entusiasmo della pubblica opinione, in poco tempo fece piazza pulita dei vecchi partiti. “Di Pietro facci sognare”, “Milano ladrona, Di Pietro non perdona!” erano gli slogan.

Ricorderebbero anche che, in piena tangentopoli, Eugenio Scalfari scrisse, sulla Repubblica, che «questi politici (e questi partiti) dovevano essere mandati a casa tutti». Salvo, poco dopo, pubblicare un articolo di Lord Ralph Dahrendorf dove si sosteneva che soltanto l’affermazione di “un vecchio partito” avrebbe reso possibile il superamento della crisi.

Come, pensai io? Mi hai messo in guardia, per anni, sui limiti e sui crimini del comunismo. Nel giugno del 1956 hai pubblicato sull’Espresso “il più terribile documento umano che sia mai stato scritto da un uomo politico”, il rapporto Kruscev. «Siete ciechi come dei gattini; che cosa accadrà senza di me?» era solito dire Stalin ai suoi per giustificare le grandi purghe di Yagoda (fucilato nel 38, perché poco zelante), Yezov (fucilato probabilmente nel 40) e Beria (ucciso freddamente, pare, nel corso di una drammatica seduta del Comitato Centrale del PCUS nel 53). “La terribile yezovina”, se ricordo bene, fu il titolo di un’altra grande inchiesta dell’Espresso.

Perché tentasse di salvare il Pci-Pds mi è chiaro soltanto ora, dopo l’outing del 19 aprile 2009, in cui Scalfari (gran borghese, liberale di sinistra, uno dei fondatori del partito radicale, poi deputato per il Psi dal 1968 al 1972), ha dichiarato che, dopo la morte di Ugo La Malfa (26 marzo 1979) e cioè dalle elezioni politiche del 3 giugno 1979, ha sempre votato Pci perché era il più conforme alle sue idee liberal-democratiche». Questo nonostante Berlinguer escludesse di compiere qualsiasi abiura nei confronti della storia e dichiarasse di volere rinnovare il partito nella continuità leninista. Da notare che la Repubblica è stata fondata il 14 gennaio 1976 e che, per 17 anni (fino al 6 maggio 1996), è stata diretta da un elettore del Pci. Non c’è niente di male, ma io credevo di leggere un giornale indipendente.

Ieri sera, ad Otto e mezzo, Scalfari ha detto che il Pci ha svolto un’importante azione pedagogica, educando le masse, i borghesi ed anche i superborghesi (sic). Ha detto anche che la cosa che il centrosinistra non ha capito è che dovrebbe riprendere quest’opera pedagogica per tentare di rimuovere, un po’ alla volta, quella mutazione antropologica indotta da Silvio Berlusconi in metà del popolo italiano. Nessuna obiezione. Deve essere vero se, questa mattina, ad Omnibus l’On. Francesco Boccia del Pd ha affermato che il suo partito non intende essere pedagogico, che “noi non abbiamo niente da insegnare”.

Terza storia. Dopo l’inaspettato abbattimento del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, s’inasprisce all’interno del Pci il dibattito (iniziato nel 1985) sul cambio del nome. Il 12 novembre il segretario Achille Ochetto rompe gli indugi e dichiara, in una visita al quartiere della Bolognina (a Bologna) la necessità di una svolta. Il 24 novembre il Comitato Centrale dà il via libera. Al termine del 19° congresso (Bologna, marzo 1990) il Pci diventa il Partito Democratico della Sinistra. Inizia la diaspora di chi non ci sta.

Alle elezioni del 1992 inizia il declino del Pentapartito. La legislatura dura appena due anni.
Alle elezioni del 1994 la strada, per il Pds e i partiti alleati, sembrava spianata: gli italiani non avrebbero potuto rifiutare l’offerta di un nuovo soggetto. L’Italia sarebbe finalmente cambiata come volevano loro. Credevano di avere in mano la partita ma, bovaristi com’erano, commisero l’errore più grande. Avevano trascurato l’esistenza dei milioni di persone che non li avevano mai votati, e che non avevano la minima intenzione d’arruolarsi nella “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto.

Sempre ieri sera, ad Otto e mezzo, Scalfari ha spiegato le regole dello scopone scientifico. Chi è di mano deve parigliare, chi è sotto scopa deve sparigliare. Ebbene, il Pds era di mano, Silvio Berlusconi era sotto scopa ed ha sparigliato. Eccome se ha sparigliato. Altro che mutazione genetica. Gli italiani hanno fatto una scelta di campo, come già fecero nel 1948.

Di Pietro, Scalfari ed Occhetto sono stati le levatrici del berlusconismo e di quello che n’è seguito: bipolarismo all’italiana, legge elettorale “porcata”, liste bloccate, cancellazione delle preferenze.
Il Pd e Franceschini, sostenendo il SI al prossimo referendum, saranno i becchini della democrazia rappresentativa.

Che cosa faranno Eugenio Scalfari, Ezio Mauro e Carlo De Benedetti il 21 giugno prossimo: voteranno SI, voteranno NO oppure si asterranno?


Guida ai 3 referendum elettorali del 21 giugno 2009

Qui potete trovare una guida esauriente al referendum del 21 giugno prossimo.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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