Nel post precedente, abbiamo visto come l’Ente Regolatore del servizio idrico della provincia di Bologna consideri uno “spreco” gli 11 milioni di m3 d’acqua consumati in più dalle famiglie rispetto alle dotazioni standard loro concesse. Spreco comunque inferiore ai 15 milioni di m3 dispersi nel terreno attraverso la rete idrica che si prevedeva di raggiungere nel 2009, in base ad un realistico “piano d’ambito” redatto nel 2006, salvo accorgersi però, nel 2009, che le perdite ammontavano a ben 24 milioni di m3, più del doppio dello “spreco” delle famiglie.
Cerchiamo, in questo post, di valutare l’impatto economico della DEL3 sul portafoglio delle famiglie.
Quella che si vede sopra è la bolletta del primo trimestre del 2009, calcolata con la “tariffa pro capite”. Le letture si riferiscono ad un unico contatore dell’acqua fredda e a due contatori dell’acqua calda (uno in cucina ed uno nel bagno) che hanno consumato rispettivamente 22, 8, 10 mc per un totale di 40 mc. Per un costo totale, al netto dell’IVA, di 51,29 euro.
In calce, uno stralcio della bolletta dell’ultimo trimestre 2008, con le tariffe allora in vigore.
Il primo confronto lo facciamo con i prezzi dello scorso anno. Allora avrei speso:
Consumo 1^ fascia mc 20 x 0,402530 = 8,05 euro
Consumo 2^ fascia mc 20 x 0,802563 = 16,05 euro
Consumo 3^ fascia mc 0 x 1,526486 = 0 euro
Fognatura+Depur mc 40 x 0,441968 = 17,68 euro
Quota fissa acqua gg 91 x 0,025300 = 2,30 euro
Per un totale di 44,08 euro contro i 51,29 di quest’anno: il 16,35% in più.
Secondo confronto.
Nel 2008 la fognatura più la depurazione costava 0,441968 euro il mc.
Nel 2009 costa (0,139157 + 0,374950) = 0,514107: il 16,32% in più, a prescindere dal consumo.
Terzo confronto. I primi 13 mc li ho pagati (0,167365x9) + (4x0,360374) = 2,95 euro, mentre i 13 mc dell’eccedenza li ho pagati 18,20 euro: il 516,95% in più. Come aumento sensibile del costo dei consumi, che vanno oltre la dotazione di base, era difficile fare meglio!
Quarto confronto. Se non ci fossero state le tariffe agevolate e avessi pagato i primi 18 mc con la tariffa di base, avrei speso 18x0,607487 = 10,93 euro, mentre i 13 mc dell’eccedenza li avrei pagati sempre 18,20 euro: soltanto il 66,51% in più. Questa è la misura corretta della “penalizzazione”.
Obiezione: la colpa è tua, che non riesci a risparmiare, sai quante altre famiglie, invece, se n’avvantaggiano? Ci saranno certamente dei casi, magari fra le famiglie con 4 componenti, nei quali le cose possono andare meglio. Se teniamo conto, però, che le famiglie con 1, 2, 3 componenti sono 369.632, mentre quelle con 4 o più componenti sono soltanto 65.331 (vedere il post precedente), che la composizione media delle famiglie è di 2,16 componenti, che, in ogni modo, abbiamo un consumo extra di 11.243.305 m3, mediamente 25,85 m3 per ciascuna delle 434.963 famiglie della provincia, è lecito sostenere che le famiglie “penalizzate” sono la stragrande maggioranza, rispetto a quelle “meno tartassate”.
A giustificazione della loro decisione i consiglieri di ATO 5 BO avanzano la necessità di favorire il risparmio idrico e di sensibilizzare i cittadini ad un maggior rispetto delle risorse ambientali. Si tratterebbe insomma di una tassa ecologica come quella messa sul bollo dell’auto. Chi più inquina, più paga. Con la differenza che, nel secondo caso, si tratta di una tassa messa dalla Regione e incassata dalla Regione. Nel caso dell’acqua, invece, la tassa l’impone il Regolatore pubblico, ma l’incassa il Gestore privato (quotato in Borsa).
Da ecotassa a pedaggio medievale.
Nel frattempo, Beatrice Draghetti (Presidente uscente), Sergio Cofferati (Consigliere uscente), Flavio Delbono (candidato alla successione) e tutti gli altri Sindaci Democratici (Consiglieri uscenti di ATO 5 BO) sono in campagna elettorale a proclamare, in coro con Dario Franceschini: «le famiglie non sanno più come fare a pagare le bollette».
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Paga sempre Pantalone. Ho cercato di calcolare il costo dell’acqua in questo post (utilizzando due modi: ritengo il primo più convincente del secondo, per il quale nutro dei dubbi sulla composizione dei “costi operativi”).
Il costo si aggira tra 0,200 e 0,240 euro al metro cubo. Costo che dovrebbe diminuire perché, in futuro, si sfrutterà di più l’acqua superficiale della Val di Setta, e di meno i prelievi dalle falde sotterranee, più costosi. Come si legge sul modello d’ottimizzazione del sistema idrico sviluppato dalla EHS S.r.l. (Società di Ingegneria Idraulica ed Ambientale) per conto del Gestore.
Considerando le tariffe 2009 possiamo calcolare i rapporti prezzo/costo:
tariffa base 0,607 diviso 0,240 = 2,53
tariffa “eccedenza 2” 2,059 diviso 0,240 = 8,58
Considerando che l’acqua dispersa del lago dell’Ambito costa al gestore
24 milioni (m3) per 0,240 (euro/mc) = 5 milioni 760mila euro
che divisi per i 59 milioni 840mila m3, fatturati per uso domestico nel 2006, fanno 0,096 euro/mc
e che tale cifra nel prezzo di base 0,607 ci sta almeno sei volte,
possiamo affermare che l’acqua dispersa nel terreno dalla rete idrica siamo comunque noi utenti a pagarla, mentre l’acqua del lago Che Non C’è arriviamo a pagarla anche otto volte il suo costo. Neanche fosse, gentile Presidente Draghetti, l’acqua miracolosa che scende «sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare» (Ez 47,1-9.12).
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Patti chiari. Il contratto utente/gestore. Il consumo d’acqua è stagionale. Consideriamo una famiglia, composta di due persone. Supponiamo che consumi 26 mc in gen-feb-mar, 28 in apr-mag-giu, 30 in lug-ago-set e 27 in ott-nov-dic. Siccome 110 annuo diviso 4 fa 27,5 trimestrale, la società di lettura fattura un eccesso di 0,5 mc nel secondo trimestre e di 2,5 mc nel terzo con la tariffa d’«eccedenza 1». Ma, nell’anno, la famiglia ha consumato 109 mc, rimanendo dentro la dotazione standard. Alla fine dell’anno viene fatto il conguaglio? Sul sito di ATO 5 BO non se ne parla.
Sarà difficile controllare, specialmente nei condominî gestiti non direttamente dal Gestore ma dalle Società di lettura o dagli Amministratori.
A chi andranno gli eventuali euro versati in più?
C’è un altro aspetto: l’affidabilità dell’intermediario. Proprio in questi giorni si è letto (su la Repubblica – 29 maggio 2009 – Cronaca di Bologna – pagina IX) che in città «ci sono oltre duecento condominî insolventi per gas, acqua e altri servizi. In molti casi si tratta di banali morosità, ma in tanti altri casi, la questione riguarda mancati pagamenti degli amministratori all’insaputa degli inquilini». Se non si paga per almeno due trimestri, il Gestore taglia l’acqua (alla faccia di chi dice: «L’acqua deve rimanere pubblica»).
Per questo e in una situazione in cui diventa necessaria una precisa contabilizzazione dei volumi erogati nelle rispettive fasce tariffarie, gli utenti hanno il diritto di avere, ai fini della trasparenza, un rapporto contrattuale diretto col Gestore dell’acqua, così come avviene col gas, colla luce e col telefono. La cosa è possibile. Qualche anno fa Hera SpA ha svolto un progetto/esperienza per la telelettura dei contatori dell’acqua (giugno 2004-maggio 2006 nel territorio di Forlì – Cesena). « Dopo un anno di applicazione sperimentale, il progetto avviato da HERA per la telelettura dei contatori d’acqua di utenze residenziali, ha dato risultati decisamente interessanti sul piano gestionale. Vi è tuttavia un limite costituito dall’attuale metodo tariffario che, mantenendo fissa la redditività del servizio, non incentiva il gestore ad affiancare ai già cospicui investimenti necessari per il risanamento delle reti e degli scarichi fognari, ulteriori investimenti tecnologici per l’ammodernamento del servizio idrico» (fonte: Forum nazionale sul risparmio e conservazione della risorsa idrica).
Il Gestore ha bisogno di essere incentivato? Questo fatto ricorda quello delle autostrade, dove certi gestori, una volta ottenuta la concessione, cercano di spendere il meno possibile per la manutenzione.
«Dalla crisi si esce solo con l’innovazione» si dice. Ma chi deve farla l’innovazione se non le aziende che ne hanno l’opportunità?
Come ha fatto l’Enel, qualche anno fa, quando ha installato i contatori per la telelettura.
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La politica dell’acqua in Italia
Ha scritto Alessandro Penati sulla Repubblica del 25 aprile 2009, raccontando le vicende di A2A (dove anche ieri 29 maggio si è verificato un ulteriore episodio della lotta fra politici per l’occupazione delle poltrone): «IL capitalismo dei Comuni funziona malissimo: la trasformazione delle municipalizzate in società quotate che si espandono in settori e territori nuovi, rimanendo controllate dagli enti locali, è stata una pessima idea».
Qualche giorno fa è stato reso pubblico “L’indice delle liberizzazioni 2009” dell’Istituto Bruno Leoni. Per ciascuno dei 15 settori censiti, è stato individuato un Paese benchmark, cioè quello più liberalizzato all’interno dell’Unione Europea: a questo benchmark è stato assegnato un valore cento rispetto al quale, poi, è stato calcolato in termini percentuali il livello di liberalizzazione dell’Italia.
Per il Settore Servizi Idrici, il benchmark è il Regno Unito. L’Italia ha un indice di 32 (in aumento rispetto al 27 del 2007 e 2008). I paesi sotto l’indice 40 sono considerati non liberalizzati. Nel Regno Unito vi è un’unica Autorità di regolazione indipendente, mentre la proprietà e la gestione sono private (affidate soltanto a ventidue produttori e/o gestori).
Ci permettiamo di sottoporre i dati, qui esposti, all’attenzione dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe (Mister Prezzi) e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Auspichiamo che la nuova Assemblea dell’Autorità d’Ambito di Bologna, che uscirà dalle prossime elezioni, voglia rivedere la determinazione della struttura tariffaria in linea con quelli che sono gli effettivi consumi dei cittadini e spronare il Gestore all’innovazione tecnologica.
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