IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 1 luglio 2009

L'innocenza dei sensi


Forse vi consiglio di uccidere i vostri sensi?
Io vi consiglio l’innocenza dei sensi.
Nietzsche, Così parlò Zaratustra.

Nel romanzo “Emmanuelle” di Emmanuelle Arsan
Tascabili Bonpiani ottobre 1990
Edizione speciale per i lettori dell’Espresso,

ci sono, in fondo a pagina 208, quattordici righe di raffinato erotismo, con le quali si potrebbe descrivere in modo verosimile anche quanto accadde, quella volta, nello Studio ovale, sul soffice tappeto blu con disegnata al centro l’aquila di mare testabianca, simbolo degli Stati Uniti.

«Protagonista del romanzo è un tipo di donna che rifugge dal ruolo di amante passiva, affidatole tradizionalmente da una società e da una cultura di stampo maschilista, e assume decisamente l’iniziativa. I romanzi dell’Arsan ebbero l’indiscutibile merito di mettere in discussione vecchi tabù sessuali sull’onda della generale rivoluzione dei costumi che segnò gli anni ’70».

A questa rivoluzione dette grandi e piccoli contributi anche l’Espresso che, oltre ad Emmanuelle diede in omaggio ai suoi lettori, nell’ottobre del 1990, altri classici dell’erotismo:

Storia di O di Pauline Réage
Il delta di Venere di Anaïs Nin
Ritorno a Roissy di Pauline Réage
Erosfera di Emanuelle Arsan.

Tutti romanzi scritti tra gli anni ‘40 e 70’. Proprio in quegli anni Marcel Achard osservava: «Les femmes se conduisent désormais comme les hommes. Ce qui m'étonne, c'est qu'elles en soient fières».
Sempre di Achard non ho mai dimenticato la battuta, sentita al Duse di Bologna nel 1962, da Ornella Vanoni che interpretava L’idiota : «meglio puttana da giovane che santa da vecchia».

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Tutto questo per dire che, come non si può imputare soltanto all’Espresso ed alla Repubblica il merito o la colpa della rivoluzione dei costumi, così non si può addebitare ad un solo uomo “un improvviso” imbarbarimento degli stessi. Si è favoleggiato, in passato, di prestigiosi direttori d’orchestra che non salivano sul podio se prima non avevano consumato. E di famosi scrittori adusi a visitare qualsiasi Maison Tellier capitasse loro a tiro. Anche se trapela qualcosa, è sufficiente che la stampa non l’amplifichi, di modo che lo scandalo non accada, a meno che non si perseguano fini politici come è successo in questi giorni.
Circola tuttora in Internet, un’intervista fatta nel settembre ‘98 da Ezio Mauro a Gianni Agnelli ai tempi del caso Clinton.

Cosa doveva fare il presidente davanti ad un'accusa come quella che gli muoveva Starr?
«Non lo so. So però quel che fece Jefferson, quando mise tutti a tacere domandando: volete forse un eunuco alla Casa Bianca?… »
(Jefferson era quel tale che stilò la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 scrivendo nell’incipit che fra i diritti inalienabili degli uomini c’è la ricerca della Felicità).
Avvocato, tutto ciò in Europa non succede. Siamo più saggi o più ipocriti?

«Senza dubbio siamo diversi, anche se in Inghilterra ci sono stati scandali politico-sessuali. Ma è vero, la Francia non si è affatto scandalizzata per la figlia naturale di Mitterrand. Ed è certo meglio così. Vede, tutti dicono che Clinton aveva il dovere di comportarsi diversamente, ed è vero, o almeno di essere più prudente, ed è vero anche questo. Lui ne sta pagando il prezzo, che è salato. Ma questa storia, attraverso Clinton, ha mandato in pezzi per sempre il concetto di privacy e questo riguarda tutti noi. Perché, alla fine, dovremo farci una brutta domanda: che vita sarà mai, questa nostra vita sorvegliata, controllata e prudente?».

(Evidentemente, l’Avvocato sapeva già di essere continuamente intercettato).

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Anche “Ritorno a Roissy” (pagina 45) può richiamare le attuali vicende.
«….. ma appena la Citroen rallentò dopo aver costeggiato l’interminabile muro di un grande parco per fermarsi davanti ad una casa tutta ricoperta di vita vergine, lei finalmente capì: non poteva essere che l’entrata secondaria [del castello] di Roissy».

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Già, il castello, o il palazzo, o la villa.
Considerati i luoghi ideali dove tessere i rapporti diplomatici, i potenti hanno sempre cercato di possederne anche più di uno.
Nella storia un caso esemplare è quello di Francesco I d’Este.
Sovrano di un piccolo stato, fu considerato il più notevole principe italiano del tempo. Mentre regnava era in corso la guerra dei trent’anni. Parteggiò per la Spagna ma, ad un certo punto, arrivò a trescare con la Francia del Cardinale Mazarino, sempre allo scopo di consolidare ed eventualmente ampliare il suo piccolo stato.
Gli erano riconosciute ottime qualità che trovavano un limite, però, nella presunzione talora eccessiva del principe che ha troppa fiducia nelle sue capacità politiche e militari.

Gran mecenate, splendido sempre in tutto, si distingueva per la signorilità con cui donava.
«Volendo una residenza ufficiale veramente degna di un sovrano, chiamò l’architetto Bartolomeo Avanzini perchè mutasse il tetro castello medievale [di Modena] in un Palazzo sontuoso e ridente, ed allo stesso architetto affidò il compito della trasformazione dell’antica rocca di Sassuolo in una «Villa di delizie», che elesse come seconda residenza: quivi si riposava, nelle parentesi concessegli dalla sua intensa attività politica, e quivi accoglieva gli ospiti, che allietava con mille svaghi, tra cui, particolarmente allettanti, le partite di caccia».

Più o meno quello che fa SB a Palazzo Grazioli o nella sua “Villa di delizie” in Sardegna, dove gli svaghi sono quelli dei tempi che corrono (colpa anche degli ambientalisti, contrari alla caccia).

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Ancora la Réage in “Histoire d’O” (pagina 7)
«….. Ascolta, Egli dice. Ora sei pronta. Io ti lascio. Tu scendi e vai a suonare alla porta. Segui chi ti aprirà, fa’ qualsiasi cosa ti verrà ordinata. Se non entrerai immediatamente, ti costringeranno ad ubbidire. La tua borsetta? No, non hai più bisogno della tua borsetta. Sei soltanto la ragazza che io procuro. Sì, sì, io ci sarò. Va’».

Niente borsetta, niente telefonino galeotto e niente registratore. S’impara sempre qualcosa a leggere la buona letteratura.

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Al mondo ci sono SEI miliardi di persone, delle quali almeno DUE sessualmente attive, mediamente una volta la settimana, in tutte le ore del giorno. Vale a dire che, nel minuto che occorre per leggere questo post, almeno VENTICINQUEMILA persone [2miliardi / 52 settimane / 24 ore / 60 minuti] stanno facendo sesso. Ogni minuto che passa, senza soluzione di continuità.

La massima intensità –nella giornata- può essere immaginata come una giocosa, quanto invisibile «ola di grida appassionate e dolci sussurri» che percorre incessantemente l’orbe terracqueo, di meridiano in meridiano, da oriente ad occidente, regolata, secondo le diverse culture, da antiche consuetudini e tradizioni (senza bisogno di leggere il foglio illustrativo) e, ogni tanto in qualche luogo, da vani quanto stupidi tentativi d’arginare con leggi discutibili alcuni suoi aspetti. Responsabile, secondo i malthusiani, di un’insostenibile crescita della popolazione e, secondo gli ambientalisti, di una costante, consistente e dannosa emissione di CO2. Sciagurati! Almeno provate a farlo in apnea, qualche volta.

Ma è anche l’unico modo per garantire la conservazione della specie.

Ad eccezione dei casi dove è esercitata la violenza, fare sesso è il più spontaneo dei piaceri, il più vitale e il più innocente. Ovviamente, chiunque è libero di pensare che altro sia “il vero senso della vita”.

Certamente, pensare che vecchi e giovani lettori dell’Espresso possano scandalizzarsi dei potenti di turno che passano il loro tempo libero a disegnare farfalle, a fare docce gelate in compagnia di belle e innocenti ragazze (di 42 anni) o a sedurre giovani ma scafate stagiste lascia un po’ perplessi.
L’Espresso e la Repubblica hanno fatto grandi battaglie per difendere i diritti degli omosessuali ad esercitare liberamente le loro inclinazioni. Adesso si mettono a criticare le inclinazioni degli eterosessuali? Ma per favore… Nessuno dei primi -mi pare significativo- ha ancora speso una parola per chiedere le dimissioni del Premier per i suoi eccessi.

La Repubblica ha rinnovato, in questi giorni, le sue dieci domande al Premier.
Ma perché dovrebbe rispondere? Qualsiasi imputato può avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al magistrato che lo interroga. Figurarsi davanti ai giornalisti. Ma questi lo chiedono in nome dell’opinione pubblica. Anche i magistrati interrogano in nome del popolo italiano. Sono in corso indagini: aspettiamo che salti fuori qualche reato e che i magistrati giudichino, prima di condannare.

Come andrà a finire? Secondo me, con un’applicazione su Facebook del tipo: «Tu, quali “nuove dieci domande a Berlusconi” sei?». Risposte scontate: sei Giuseppe D’Avanzo, sei un utilizzatore finale, sei Farinella prete, sei l’avvocato Ghedini, sei Barbara Montereale.

Ciò non toglie che agli uomini pubblici si addica, non maggior sobrietà, ma maggior riservatezza.



1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti!!!!!!!

 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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