IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 11 febbraio 2009

I partiti e l'identità

Siamo abituati a fare le nostre scelte politiche sulla base d’alcune dicotomie.
La più immediata è Destra/Sinistra, che si può rappresentare con un’asse ad un’estremità del quale si trova il Liberalismo ed all’altro il Socialismo.
Altre coordinate che caratterizzano le nostre scelte sono:
Laicità vs Fondamentalismo;
Difesa della democrazia vs Pacifismo;
Sviluppo vs Ecologia

In conformità a queste dicotomie si può dare un’identità ai partiti. Lo schema sopra riportato è rudimentale (si dovrebbero considerare tutte le combinazioni tra le quattro dicotomie citate ed altre eventuali), ma ciascuno lo può modificare come desidera.
Liberalismo/socialismo è la suddivisione più immediata perché interessa, quotidianamente, la totalità della gente. Come disse una volta Enzo Biagi: «la gente vota col portafoglio».
Le altre suddivisioni rimangono, in genere, in secondo piano. Quando, però, una di esse prende il sopravvento e la gente prende coscienza del problema può provocare gravi lacerazioni.

Abbiamo assistito in questi giorni allo spettacolo descritto in modo come il solito magistrale, lunedì 9 febbraio sul Corriere, da Angelo Panebianco:
« Il conflitto fra i difensori del «diritto alla libertà di scelta» e i difensori della «sacralità della vita» è degenerato nel modo in cui sappiamo. La violenza dello scontro ha coinvolto le istituzioni al massimo livello e ha spaccato il Paese. Due partiti nemici (si badi: ho detto nemici, non avversari) si fronteggiano e nessuno sa come andrà a finire. Come sempre in questi casi, è scattato, nei due campi, l'ordine di mobilitazione generale, la militarizzazione delle coscienze è in corso, e la consegna, per le opposte schiere, è di non fare prigionieri».

* * * * * *

Tra le reazioni ai fatti avvenuti quella che mi ha colpito di più, ma non sorpreso, è stata quella di molti elettori del centrodestra (quanti siano stati non ha importanza) che si sono sentiti traditi dal comportamento del governo.
Secondo la mia modesta opinione, la causa del disagio è il tentativo di voler ridurre il numero dei partiti a due soltanto: Pd e Pdl. Nel primo teodem e cattolici democratici sono costretti a coabitare con i socialdemocratici, nel secondo i liberali con i cattolici conservatori.
Una legge elettorale illiberale fa il resto: per sopravvivere perfino i radicali sono stati indotti ad “entrare” nel Pd.


Per uscirne dobbiamo chiedere che ogni partito si presenti da solo alle elezioni e che sia cambiata la legge elettorale, con un ritorno alla proporzionale e al voto di preferenza.

Mi ricordo che, anche ai tempi della prima repubblica, si ricorreva all’argomento del voto inutile per convincere gli elettori a non votare per i partiti minori. Questo non m’impedì nel 1958 (votavo alle politiche per la prima volta) di contribuire col mio voto a conquistare, nella circoscrizione Bologna-Ferrara-Ravenna-Forlì, per Ugo La Malfa l’unico quoziente nazionale, salvando così la presenza del PRI in parlamento (il quoziente ottenuto permise il recupero, coi resti, di qualche altro seggio).

Immagino l’obiezione. I tempi sono cambiati, si deve privilegiare la governabilità come avviene nelle maggiori democrazie. Negli Stati Uniti i due partiti non hanno un’identità ben definita. All’interno di ciascuno di essi convivono diverse anime che si scontrano, discutono e trovano le soluzioni.
Occorre considerare, però, che la prima filosofia elaborata in America è stata il pragmatismo di Charles Sanders Peirce e William James (e di cui è stato ispiratore Ralph W. Emerson– Wikipedia). In Europa, invece, abbiamo avuto Hegel.
Inoltre, anche se il sentimento religioso è molto diffuso, negli Stati Uniti ci sono religioni diverse che si fanno concorrenza tra loro: la Chiesa cattolica, quella protestante e Scientology hanno la stessa rilevanza. In Europa, diversamente, c’è stato e continua il processo del secolarismo.

In ogni modo il bipolarismo all’italiana, «che è una costruzione del tutto artificiale, artificiosa e in necessaria» (G. Sartori, Corriere 20 luglio 2007), mostra già le sue crepe.
Giovanni Sartori riesce sempre a sorprendere. Continua a sostenere che “nanetti e cespugliotti” non hanno ragione di esistere, che Berlusconi è la peste, che gli italiani non sono liberi di scegliere (questa mattina ad Omnibus). Ha ragione: date le sue premesse, rimane soltanto il PD.


Nessun commento:

 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti "linkati".

Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via E-mail. Saranno immediatamente rimosse.

Some text or image, in this blog, were obtained via internet and, for that reason, considered of public domain. I have no intention of infringing copyright. In the case, send me an E-mail and I will provide immediately.