IL BLOG DI SERGIO VIVI



martedì 28 agosto 2007

Democrazia Diretta

Ha scritto, ieri, il candidato alla segreteria del Partito Democratico Mario Adinolfi sul suo blog:

«Nel mio Pd governato secondo i criteri della democrazia diretta, trentamila iscritti che vogliono assumersi la responsabilità di presentare al giudizio del partito una proposta di legge sul matrimonio gay, possono farlo ed essere certi che l'intero corpo del partito sarà chiamato a decidere su quella proposta, attraverso un referendum interno in cui si voterà anche per via elettronica e la decisione che sarà assunta dalla maggioranza dei votanti, sarà la posizione del partito. E questo avverrà su tutte le decisioni di alto profilo politico, con esclusione delle procedure direttiste solo riguardo a temi ad alta densità emotiva, come ad esempio la proposta di istituzione della pena di morte a seguito di delitti particolarmente efferati (e, più in generale, i temi ultimi della vita e della morte resteranno fuori dalla proponibilità referendaria). Su ognuno degli altri temi, il mio Pd cercherà la legittimazione massima delle decisioni dalla consultazione più ampia possibile della base, assicurando spazi e tempi di confronto per far maturare le decisioni collettive. Che a quel punto saranno fortissime, perché collettive davvero».

E su quei temi (pena di morte, embrione, eutanasia) chi dovrebbe decidere?
La gerarchia del partito, un comitato di saggi, a bassa densità emotiva, scelto dalla gerarchia, magari ispirati dallo Spirito Santo? E no, caro Mario, è proprio sui temi di coscienza che devono decidere tutti i cittadini. Ma di quale “democrazia diretta” parli?.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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