sabato 20 giugno 2009
Per il loro bene
Dunque, vediamo: Berlusconi non ci piace. E ci mancherebbe, dato quello che da sempre vomita contro i Magistrati. Ma neppure Franceschini ci piace. Era (è) un cattocomunista come Prodi, in fondo. Ma le folle per le piazze delle città italiane sono quelle di sostenitori dell’uno o dell’altro. Quindi, che vogliamo fare? Semplice: salviamo le manifestazioni come vibrante esempio di aspirazione alla democrazia (almeno pensiamo), ma ci dichiariamo schifati da ognuno dei due. E quindi, chi sono i veri manifestanti che dovremmo sostenere, se per ora nelle piazze ci sono solo quelli di Berlusconi e di Franceschini? Un terzo gruppo, un gruppo che sia autenticamente “liberale”. Bene, ma chi, esattamente?
Una terza via: gli esuli (magari quelli di noiseFromAmerika). D’accordo, ma se sul terreno non sono rappresentati che facciamo, li sosteniamo contro gli altri due, magari con una dichiarazione solenne di Obama, che per ciò stesso verrebbe preso per pazzo? Ricordate l’iracheno Ahmed Chalabi? Era perfetto per essere adorato dai wilsoniani di tutto il mondo. Esule, ribattezzato “il George Washington dell’Iraq” da quel gruppo di esagitati guidato da Perle, Frum e Wolfowitz. Lui era il vero “liberale”, su cui far convergere tutte le nostre speranze di rinascita democratica per l’Iraq del dopo-tirannide. Sfortunatamente, al momento di deporre nell’urna le prime schede libere, gli iracheni non se lo filarono manco de pezza, e il nostro George Washington di Mesopotamia cadde rapidamente in disgrazia anche agli occhi del Dipartimento di Stato. Capita, quando ci si ostina a non comprendere che non tutto il mondo la pensa come noi. E quindi, che dobbiamo fare con ’sti benedetti italiani? Beh, per prima cosa accusiamo Obama, che non c’entra una mazza con quanto è accaduto e sta accadendo (malgrado gli Stati Uniti siano notoriamente onnipotenti sulla terra e riescano ad ottenere sempre ciò che vogliono) perché, nell’ordine:
1 - Non si è preventivamente pronunciato contro l’antidemocratico Berlusconi;
2 - Non si è preventivamente pronunciato a favore dell’antidemocratico Franceschini;
3 - Non si è successivamente pronunciato contro l’antidemocratico Franceschini;
4 - Ha pronunciato parole di odiosa “equi-lontananza” dai due competitor;
5 - Non capisce il popolo italiano, probabilmente perché “usa strumenti di analisi realista”, qualunque cosa ciò significhi;
6 - Non ha ancora trovato un Ahmed Chalabi da designare “George Washington di Roma” per tentare di fargli prendere lo zero virgola qualcosa per cento di voti, ma che almeno sia “liberale”, come da esami del sangue fatti a Foggy Bottom, Langley e dintorni;
7 - Sta osservando il progressivo logoramento del regime senza essere ancora intervenuto per ricompattarlo provvidenzialmente;
8 - Non ha ancora bombardato gli italiani. Per il loro bene, s’intende.
E poi? Poi vedremo, un banner non si nega a nessuno.
Chiedo scusa a Phastidio per l’arbitraria parafrasi ed ai redattori di nFA per il gratuito accostamento.
Mi rendo conto che le due situazioni sono diverse e che il paragone è alquanto forzato (almeno fino alla vittoria del SI nel referendum e fino a quando qualche ministro di questo governo non si metta in testa che anche l’Italia dovrebbe dotarsi dell’atomica).
Era solo per far capire che tutto il mondo è paese.
Qui il post originale: Per il loro bene by Phastidio
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Una terza via: gli esuli (magari quelli di noiseFromAmerika). D’accordo, ma se sul terreno non sono rappresentati che facciamo, li sosteniamo contro gli altri due, magari con una dichiarazione solenne di Obama, che per ciò stesso verrebbe preso per pazzo? Ricordate l’iracheno Ahmed Chalabi? Era perfetto per essere adorato dai wilsoniani di tutto il mondo. Esule, ribattezzato “il George Washington dell’Iraq” da quel gruppo di esagitati guidato da Perle, Frum e Wolfowitz. Lui era il vero “liberale”, su cui far convergere tutte le nostre speranze di rinascita democratica per l’Iraq del dopo-tirannide. Sfortunatamente, al momento di deporre nell’urna le prime schede libere, gli iracheni non se lo filarono manco de pezza, e il nostro George Washington di Mesopotamia cadde rapidamente in disgrazia anche agli occhi del Dipartimento di Stato. Capita, quando ci si ostina a non comprendere che non tutto il mondo la pensa come noi. E quindi, che dobbiamo fare con ’sti benedetti italiani? Beh, per prima cosa accusiamo Obama, che non c’entra una mazza con quanto è accaduto e sta accadendo (malgrado gli Stati Uniti siano notoriamente onnipotenti sulla terra e riescano ad ottenere sempre ciò che vogliono) perché, nell’ordine:
1 - Non si è preventivamente pronunciato contro l’antidemocratico Berlusconi;
2 - Non si è preventivamente pronunciato a favore dell’antidemocratico Franceschini;
3 - Non si è successivamente pronunciato contro l’antidemocratico Franceschini;
4 - Ha pronunciato parole di odiosa “equi-lontananza” dai due competitor;
5 - Non capisce il popolo italiano, probabilmente perché “usa strumenti di analisi realista”, qualunque cosa ciò significhi;
6 - Non ha ancora trovato un Ahmed Chalabi da designare “George Washington di Roma” per tentare di fargli prendere lo zero virgola qualcosa per cento di voti, ma che almeno sia “liberale”, come da esami del sangue fatti a Foggy Bottom, Langley e dintorni;
7 - Sta osservando il progressivo logoramento del regime senza essere ancora intervenuto per ricompattarlo provvidenzialmente;
8 - Non ha ancora bombardato gli italiani. Per il loro bene, s’intende.
E poi? Poi vedremo, un banner non si nega a nessuno.
Chiedo scusa a Phastidio per l’arbitraria parafrasi ed ai redattori di nFA per il gratuito accostamento.
Mi rendo conto che le due situazioni sono diverse e che il paragone è alquanto forzato (almeno fino alla vittoria del SI nel referendum e fino a quando qualche ministro di questo governo non si metta in testa che anche l’Italia dovrebbe dotarsi dell’atomica).
Era solo per far capire che tutto il mondo è paese.
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