IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 22 dicembre 2005

Buone feste


mercoledì 7 dicembre 2005

Il programma dell'Unione



Titola questa mattina l'Unità a pag.6:

Unione, sul programma accordo quasi su tutto

Chissà se, sventato il pericolo di una quasi vittoria,

si riuscirà a fare un quasi governo

che regga per quasi una legislatura.

Oppure se ci si dovrà accontentare

di un quasi amministratore di condominio,

o di un quasi amministratore delegato

... che regga molte bianche ali sospese.


domenica 4 dicembre 2005

L'assessore alla pace

Fino a qualche tempo fa, quando avveniva qualche evento capace di mettere in pericolo la pace, nei Consigli comunali si presentavano alcuni ordini del giorno: quelli della maggioranza erano approvati, quelli dell’opposizione respinti. I tempi cambiano.

Sulla cronaca locale del Resto del Carlino-QN di venerdì 2, nel corso della presentazione della nuova Casa della Pace, aperta tramite una simbolica catena umana, e che sarà gestita dall’associazione “Percorsi di pace”, si apprende dell’esistenza nel comune di Casalecchio di Reno dell’assessore alla pace.

Che cosa può fare o pensare un assessore alla pace oltre a svolgere il suo lavoro privato?

Non smette mai di credere che la pace arriverà, perché, se si smette di credere, la pace si allontanerà definitivamente?

Va a Messa tutte le domeniche e scambia il rituale segno di pace con i vicini?

Va in giro per la città a contare le bandiere della pace esposte ai balconi?

Voglio credere che faccia anche cose più concrete ed utili per la comunità.

In fin dei conti non deve costare molto. Pensiamo, però, se tutti i comuni italiani avessero un assessore alla pace: più d’ottantamila gettoni di presenza per ogni seduta dei Consigli.

Oggi è domenica, pace e bene a tutti!


venerdì 2 dicembre 2005

Evasione fiscale

Da Panorama N.46/47, pag.23, del 24 novembre 2005, apprendiamo che nel 2004 l’Erario di fronte a circa 20 miliardi di evasione fiscale accertata e messa a ruolo ha incassato 923 milioni di euro.
Nei primi otto mesi di quest’anno rispetto a quasi 21 miliardi ha incassato 707 milioni.
Per cercare di migliorare le cose lo Stato parte dalla modifica radicale del sistema di riscossione. Dal 1° ottobre 2006 le attuali 43 esattorie private addette all’incasso saranno sostituite da un’unica società pubblica, la Riscossione spa, che avrà come amministratore delegato «uno dei maggiori esperti di politiche fiscali» e che potrà avvalersi «della capacità di intelligence della Guardia di finanza» e della «possibilità di accedere con relativa facilità ai dati personali del debitore iscritto a ruolo».
Si prevede che, con questa riforma, saranno recuperati circa 1.200 milioni nel 2006 (900 circa del 2005 +300), 1.350 milioni nel 2007 (900+450), 1.680 milioni nel 2008 e 2009 (900+780).

Come abbiamo visto in un precedente post le entrate tributarie nei primi otto mesi del 2005 sono ammontate a più di 220.000 milioni di euro.

Dai dati dei primi otto mesi del 2005 si desume che il valore dell’evasione accertata in un anno è dell’ordine di circa il 9,55 % delle entrate tributarie.
(21.000 : X = 220.000 : 100 per cui X = 21.000 x 100 / 220.000 = 9,5454)

Assumiamo come ordine di grandezza delle entrate un valore di 250.000 milioni di euro sia per il 2005 sia per i prossimi anni (l’Italia è in declino, parola di Economist!).

Facciamo qualche conto per valutare l’efficacia del nuovo sistema:

220.000 : 100 = 707 : X
X = 100 x 707 / 220.000 = 0,32 %
è la percentuale di evasione –rispetto al totale delle entrate tributarie- recuperata nei primi otto mesi di quest’anno.

250000 : 100 = 1680 : X
X = 100 x 1680 / 250000 = 0,67 %
sarebbe la percentuale di evasione recuperata col nuovo sistema nel 2008 e 2009.

Se per caso nel 2008 l’economia migliorasse e le entrate superassero i 250.000 milioni di euro, e/o se la stima dei 1.680 milioni risultasse ottimistica, come spesso accade, il risultato potrebbe essere anche peggiore.

In valore assoluto la somma recuperata raddoppia ma, in percentuale delle entrate tributarie, il risultato rimane pervicacemente al di sotto dell’1% rispetto all’obiettivo che si dovrebbe raggiungere dell’9,55 %. C’è pertanto qualcosa che non quadra e che fa dubitare che l’ammontare accertato dell’evasione sia in qualche modo gonfiato. Senza conoscere i dati ufficiali sulle ragioni di questo divario, si ha l’impressione che il Fisco si comporti nei confronti dei contribuenti come lo sceriffo di Nottingham, salvo poi fare marcia indietro davanti a difficoltà legalmente insormontabili.

Queste considerazioni servono a sfatare il luogo comune retoricamente proclamato in occasione di ogni tornata elettorale, e cioè che «l’evasione fiscale» sia uno dei mali maggiori che affliggono la società italiana. In realtà l’evasione fiscale effettivamente recuperata vale in soldoni almeno quanto il costo della politica (rimborsi elettorali ai partiti ecc.), i privilegi e i lussi dei politici, i costi di certe Istituzioni ridondanti (le Province), il welfare opaco che riguarda «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica.
Gli elettori, pertanto, dovrebbero diffidare dei partiti o delle coalizioni che enfatizzino nel loro programma elettorale la “lotta all’evasione fiscale”, se contestualmente –con la stessa enfasi- non s’impegnano contro i suddetti fenomeni.


giovedì 1 dicembre 2005

Candidati a pagamento


“ Per me ha ragione Berlusconi, chi vuole essere candidato paghi”.

Lo ha detto ieri a La Repubblica (30 novembre 2005 – pag.26) Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds.
«Con le liste bloccate della nuova legge elettorale, in pratica i candidati non devono fare campagna elettorale, se vogliono non spendono nulla. Dovrebbero essere loro a dare un contributo».
In effetti, è vero. Che cosa deve interessare agli elettori cosa pensano o che disegni di legge hanno in mente di presentare i futuri “peones”? Pensano a tutto e decidono tutto il Partito o la Coalizione o più precisamente i Vertici, quasi sempre dopo furiose litigate e deludenti compromessi.

Al giorno d’oggi l’elettore può scegliere solo il Partito con buona pace del principio di rappresentanza.

Oggi, sempre su la Repubblica, il senatore Cesare Salvi si dichiara in disaccordo col suo tesoriere. Sarebbe come tornare alla Francia del ‘700, dice, quando gli incarichi statali andavano all’asta. E chi è meno abbiente che fa?

«Chi vuole essere candidato paghi» l’ho detto anch’io.

La prima volta il 15 maggio 2000 facendo elucubrazioni su possibili riforme costituzionali. Più recentemente il 24 settembre 2005 in un mio post.

Il mio scopo, però, è quello di avviare l’attuale democrazia rappresentativa verso una forma più diretta di democrazia. Tutti i cittadini dovrebbero essere liberi di candidarsi o chiedendo di essere inseriti nella lista di un partito già esistente o fondandone uno proprio.

Nel post scrivevo: «I partiti per essere ammessi alle elezioni non devono raccogliere firme, ma ciascun candidato deve versare a fondo perduto una tassa pari ad un dodicesimo del reddito lordo dell’anno precedente alla data delle elezioni con un massimo da prefissare. Chi non ha avuto reddito deve versare un minimo da prefissare».
La tassa va ovviamente allo Stato per i costi organizzativi delle elezioni.

Non propongo quindi un contributo fisso di 60.000 euro come Berlusconi e Sposetti.
Invece chi più guadagna più paga.

Va da sé che le liste dei partiti non dovrebbero essere a numero chiuso, ma dovrebbero accogliere tutti quelli che desiderano essere inseriti. E che le liste non dovrebbero essere bloccate, ma dovrebbe essere ripristinato il voto di preferenza. Le donne avrebbero la pari opportunità, essendo automaticamente risolto il problema delle quote rosa.


 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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