giovedì 1 dicembre 2005
Candidati a pagamento
“ Per me ha ragione Berlusconi, chi vuole essere candidato paghi”.
Lo ha detto ieri a La Repubblica (30 novembre 2005 – pag.26) Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds.
«Con le liste bloccate della nuova legge elettorale, in pratica i candidati non devono fare campagna elettorale, se vogliono non spendono nulla. Dovrebbero essere loro a dare un contributo».
In effetti, è vero. Che cosa deve interessare agli elettori cosa pensano o che disegni di legge hanno in mente di presentare i futuri “peones”? Pensano a tutto e decidono tutto il Partito o la Coalizione o più precisamente i Vertici, quasi sempre dopo furiose litigate e deludenti compromessi.
Al giorno d’oggi l’elettore può scegliere solo il Partito con buona pace del principio di rappresentanza.
Oggi, sempre su la Repubblica, il senatore Cesare Salvi si dichiara in disaccordo col suo tesoriere. Sarebbe come tornare alla Francia del ‘700, dice, quando gli incarichi statali andavano all’asta. E chi è meno abbiente che fa?
«Chi vuole essere candidato paghi» l’ho detto anch’io.
La prima volta il 15 maggio 2000 facendo elucubrazioni su possibili riforme costituzionali. Più recentemente il 24 settembre 2005 in un mio post.
Il mio scopo, però, è quello di avviare l’attuale democrazia rappresentativa verso una forma più diretta di democrazia. Tutti i cittadini dovrebbero essere liberi di candidarsi o chiedendo di essere inseriti nella lista di un partito già esistente o fondandone uno proprio.
Nel post scrivevo: «I partiti per essere ammessi alle elezioni non devono raccogliere firme, ma ciascun candidato deve versare a fondo perduto una tassa pari ad un dodicesimo del reddito lordo dell’anno precedente alla data delle elezioni con un massimo da prefissare. Chi non ha avuto reddito deve versare un minimo da prefissare».
La tassa va ovviamente allo Stato per i costi organizzativi delle elezioni.
Non propongo quindi un contributo fisso di 60.000 euro come Berlusconi e Sposetti.
Invece chi più guadagna più paga.
Va da sé che le liste dei partiti non dovrebbero essere a numero chiuso, ma dovrebbero accogliere tutti quelli che desiderano essere inseriti. E che le liste non dovrebbero essere bloccate, ma dovrebbe essere ripristinato il voto di preferenza. Le donne avrebbero la pari opportunità, essendo automaticamente risolto il problema delle quote rosa.
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