IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 2 dicembre 2005

Evasione fiscale

Da Panorama N.46/47, pag.23, del 24 novembre 2005, apprendiamo che nel 2004 l’Erario di fronte a circa 20 miliardi di evasione fiscale accertata e messa a ruolo ha incassato 923 milioni di euro.
Nei primi otto mesi di quest’anno rispetto a quasi 21 miliardi ha incassato 707 milioni.
Per cercare di migliorare le cose lo Stato parte dalla modifica radicale del sistema di riscossione. Dal 1° ottobre 2006 le attuali 43 esattorie private addette all’incasso saranno sostituite da un’unica società pubblica, la Riscossione spa, che avrà come amministratore delegato «uno dei maggiori esperti di politiche fiscali» e che potrà avvalersi «della capacità di intelligence della Guardia di finanza» e della «possibilità di accedere con relativa facilità ai dati personali del debitore iscritto a ruolo».
Si prevede che, con questa riforma, saranno recuperati circa 1.200 milioni nel 2006 (900 circa del 2005 +300), 1.350 milioni nel 2007 (900+450), 1.680 milioni nel 2008 e 2009 (900+780).

Come abbiamo visto in un precedente post le entrate tributarie nei primi otto mesi del 2005 sono ammontate a più di 220.000 milioni di euro.

Dai dati dei primi otto mesi del 2005 si desume che il valore dell’evasione accertata in un anno è dell’ordine di circa il 9,55 % delle entrate tributarie.
(21.000 : X = 220.000 : 100 per cui X = 21.000 x 100 / 220.000 = 9,5454)

Assumiamo come ordine di grandezza delle entrate un valore di 250.000 milioni di euro sia per il 2005 sia per i prossimi anni (l’Italia è in declino, parola di Economist!).

Facciamo qualche conto per valutare l’efficacia del nuovo sistema:

220.000 : 100 = 707 : X
X = 100 x 707 / 220.000 = 0,32 %
è la percentuale di evasione –rispetto al totale delle entrate tributarie- recuperata nei primi otto mesi di quest’anno.

250000 : 100 = 1680 : X
X = 100 x 1680 / 250000 = 0,67 %
sarebbe la percentuale di evasione recuperata col nuovo sistema nel 2008 e 2009.

Se per caso nel 2008 l’economia migliorasse e le entrate superassero i 250.000 milioni di euro, e/o se la stima dei 1.680 milioni risultasse ottimistica, come spesso accade, il risultato potrebbe essere anche peggiore.

In valore assoluto la somma recuperata raddoppia ma, in percentuale delle entrate tributarie, il risultato rimane pervicacemente al di sotto dell’1% rispetto all’obiettivo che si dovrebbe raggiungere dell’9,55 %. C’è pertanto qualcosa che non quadra e che fa dubitare che l’ammontare accertato dell’evasione sia in qualche modo gonfiato. Senza conoscere i dati ufficiali sulle ragioni di questo divario, si ha l’impressione che il Fisco si comporti nei confronti dei contribuenti come lo sceriffo di Nottingham, salvo poi fare marcia indietro davanti a difficoltà legalmente insormontabili.

Queste considerazioni servono a sfatare il luogo comune retoricamente proclamato in occasione di ogni tornata elettorale, e cioè che «l’evasione fiscale» sia uno dei mali maggiori che affliggono la società italiana. In realtà l’evasione fiscale effettivamente recuperata vale in soldoni almeno quanto il costo della politica (rimborsi elettorali ai partiti ecc.), i privilegi e i lussi dei politici, i costi di certe Istituzioni ridondanti (le Province), il welfare opaco che riguarda «quella corte di miracoli fatta di “dipendenti e consulenti” che vive attorno alla politica.
Gli elettori, pertanto, dovrebbero diffidare dei partiti o delle coalizioni che enfatizzino nel loro programma elettorale la “lotta all’evasione fiscale”, se contestualmente –con la stessa enfasi- non s’impegnano contro i suddetti fenomeni.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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