IL BLOG DI SERGIO VIVI



martedì 6 giugno 2006

Referendum 25 giugno 2006

L’immaginazione al potere!

Si dice che la Costituzione Italiana è una delle più belle del mondo.
Tuttavia essa non sembra più essere adatta ai tempi che corrono tanto che è stata oggetto, nell’arco degli ultimi cinque anni, di ben due riforme.

La prima del 2001, riguardante il Titolo V, per opera della maggioranza di centrosinistra e già approvata con apposito referendum confermativo.

La seconda del 2005 per opera della maggioranza di centrodestra, per la quale sono stati convocati per i giorni di domenica 25 giugno e lunedì 26 giugno 2006, i comizi per lo svolgimento del referendum costituzionale confermativo sul seguente quesito:
"Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche alla Parte II della Costituzione" approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?"
A differenza di quello abrogativo, il referendum confermativo non prevede il quorum, perciò la consultazione è valida qualunque sia l’affluenza alle urne e le risposte che contano sono solo il SI e il NO.

Per farsi un’idea della posta in gioco, segnalo due articoli, usciti sul Corriere della Sera (1 giugno 2006), che sostengono, il primo, le ragioni del SI di
Angelo Panebianco e, il secondo, le ragioni del NO di Michele Salvati.

Numerosi eminenti costituzionalisti hanno criticato entrambe le riforme ma, al tempo stesso, ritengono che la Costituzione del ’48 debba essere migliorata e corretta.

Augusto Barbera e Stefano Ceccanti, con l’adesione di altre più o meno autorevoli firme, hanno lanciato un appello per il «NO riformatore», con l’intento di abolire la riforma del centrodestra e, subito dopo, realizzare una «vera riforma».
Sull’altro versante l’ex ministro Tremonti, seguito a ruota da Umberto Bossi, hanno rilanciato invitando a votare SI, per procedere, poi, di comune accordo con l’Unione, alle opportune modifiche. Che fantasia!
Come si farà a distinguere e a contare i voti “senza se e senza ma” da quelli “riformatori”, Dio solo lo sa.

Queste premesse per fare una riflessione sull’altro tema all’ordine del giorno: la nascita del partito democratico. E’ stato detto che se il nuovo partito non vuole (e non deve) essere la semplice fusione tra le due componenti maggioritarie dell’Ulivo, DS e Margherita, ma vuole essere “inclusivo”, aperto cioè anche a parte di coloro che non hanno votato per l’Unione, occorre dare un segno di forte discontinuità rispetto al passato.

Non sarebbe stato meglio, allora, se, con un po’ più d’immaginazione e di coraggio, Barbera e Ceccanti avessero inventato e proposto un bel “SI democratico”?
Bossi e Tremonti avrebbero potuto rilanciare con un “NO riformatore”.
Gli elettori (in particolare quelli iscritti ai partiti) avrebbero avuto motivo di riflettere, oltre che sulle ragioni di Panebianco e di Salvati, anche sui concetti di “identità” e di “appartenenza”.

Ecco qui il testo delle modifiche alla parte II della Costituzione, soggette a referendum.
Qui, invece, le modifiche al Titolo V, apportate dal centrosinistra nel 2001.
Update ore 22,30







Per quanto mi riguarda voterò un SI. Tranquilli, però. Il mio non sarà un SI "senza se e senza ma", ma un SI pragmatico, alla stregua di coloro che voteranno il NO riformatore.
Gli italiani meritano un Parlamento con un numero ridotto di parlamentari.
Dopo il voto vorrei anche che fosse riformato l’articolo 114 (così come formulato in entrambe le riforme): «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato».
Ben cinque livelli di governo. Troppi!
E’ ora di abolire le Province.

UPDATE del 15 giugno 2006

Il professor Andrea Manzella ha elencato in un interessante articolo 10 ragioni che convincono al NO.
(Dieci no alla Grande Riforma del Polo, la Repubblica, 12 giugno2006 – non sono in grado di linkare l’articolo, perché ai servizi del giornale ci si deve abbonare. )
Senza la pretesa di controbattere alle tesi esposte dall’illustre costituzionalista (non posseggo tanta dottrina), cercherò, tuttavia, di fare un paio di commenti da uomo della strada o, se preferite, da avventore di bar.

«Questa riforma, come tutti i tentativi che negli anni l’hanno preceduta, è figlia di un’idea sbagliata: il mito della Grande Riforma Costituzionale… l’unica vera riforma l’hanno fatta gli elettori con il referendum del 1993… hanno cambiato la legge elettorale (in senso maggioritario)… Naturalmente restava e resta tutta un’opera costituzionale consequenziale da fare: meccanismi da adeguare, logiche istituzionali da sviluppare, garanzie da costruire o rafforzare».

Avendo capito che si deve alla penna del professor Manzella la stesura di pagina 9 delle 281 del programma, la domanda è sempre la stessa: ma perché il centrosinistra non ha fatto quest’opera quando era al governo? Tutti bravi dopo, ma durante? Ci troviamo invece -figlia di una idea altrettanto sbagliata- con la realtà della Piccola Riforma del Capitolo V.
Che garanzie può dare il Professor Manzella che dopo l’eventuale vittoria del No l’attuale parlamento si metterà all’opera per migliorare le due “porcate”?
(Che garanzie hanno gli elettori che, «dopo la pletorica abbuffata di viceministri e sottosegretari compiuta dal Prodi bis» il centrosinistra sarà in grado di diminuire il numero dei parlamentari?)

Personalmente, la riforma della Costituzione la voglio. Non tanto per dare una “spallata” a un governo folkloristico (i castelli di carte cadono solo a guardarli), ma per ottenere:
il rafforzamento dei poteri del premier, la fine del bicameralismo perfetto, un federalismo che mi permetta di pagare il grosso delle tasse al mio comune, una riduzione dei costi della politica con la riduzione del numero dei parlamentari e con la soppressione delle province. (Cinque livelli di governo sono troppi. Ricordo Peter F. Drucker che ne «Il potere dei dirigenti» scriveva:«non meno importante è l’esigenza che una struttura organizzativa sia articolata nel minor numero possibile di livelli direttivi» e faceva l’esempio della Chiesa cattolica:«Esiste un solo livello organizzativo tra il Papa e il più umile dei parroci: il vescovo».)

«”No” perché si deve fermare il tentativo di cambiare oltre un terzo della Costituzione con una prepotenza di metodo… Così fu, nonostante i clamori e le autocritiche, anche per il famoso Titolo V… Si cambiò allora solo… 5 articoli su 139».

Beh! Sono andato a contarli: furono cambiati 9 articoli e altri 6 furono quelli abrogati: in totale 15 articoli. Non mi pare che cambiare un nono della Costituzione si possa considerare una «modifica puntuale e parziale».

D’altra parte, entrambe le riforme furono approvate da parlamenti legittimi, con procedure corrette ed emanate con la firma del Presidente della Repubblica . Penso che gli elettori debbano privilegiare più il merito che il metodo.

Ribadisco il mio SI pragmatico. Chi vuole la riforma deve fare in modo che anche il parlamento la voglia. Solo se prevarranno i SI, il centrosinistra, che detiene la maggioranza, sarà costretto a prendere l’iniziativa.

UPDATE del 16 giugno 2006

Secondo i politically correct anche ieri Bossi ha dato di matto. Il Senatur lo ha sempre fatto fin da quando è nata la Lega e, tutte le volte, i conservatori di ogni risma a dire: «ma è una cosa ignobile, vuole spaccare l’Italia» (poi, però, gli è stato riconosciuto il merito di avere introdotto il discorso sul federalismo e, dopo le ultime elezioni, si è ammesso che esiste una questione del Nord che sarebbe bene non trascurare).

E oggi, come il solito, è stato uno spasso leggere il pezzo di Curzio Maltese (Il referendum in salsa padana, la Repubblica, 16 giugno 2006), che, dopo avere rimesso nell’armadio la costola della sinistra, descrive la Lega tout court come fascismo residuale. Cosa c’è di meglio che criminalizzare la Lega per cercare di esorcizzare la questione del Nord e per cercare di fare dimenticare la sostanza del referendum. Del resto l’azzeramento quotidiano della nostra memoria è un fenomeno che Maltese ha riconosciuto più volte:

«D’accordo che il principale compito di politici e media consiste nell’azzerare ogni mattina la memoria dei cittadini»
(Curzio Maltese, Contromano, Il venerdì di Repubblica, 8 maggio 1998)

«Il guaio di quest’epoca troppo veloce è l’aver elaborato un pensiero lento e superficiale. L’elettroshock quotidiano dell’informazione azzera ogni mattina la memoria e permette di riciclare a intervalli regolari vecchi pregiudizi con la veste di idee nuove e brillanti».
(Curzio Maltese, Contromano, Il venerdì di Repubblica n°943,14 aprile 2006)

Per cui, tanto di cappello al magistrale pezzo di satira, ma votiamo SI.

* * * * * * * * *
Avevo messo qui il link a una lettera, al Corriere del 16 giugno, nella quale Mario Segni spiegava il suo NO alla riforma e alla risposta di Sergio Romano che ribatteva con il SI. Sorry, non era un link permanente.
Contrordine,: l'ho ritrovato

UPDATE 23 giugno 2006

Per convincere a votare NO, si sono toccati tutti i tasti possibili.
Giovedì 22 giugno, sulla Repubblica, il Professor Pietro Scoppola è ricorso alle Radici profonde della Costituzione di cui sottolinea tre aspetti. Il rapporto resistenza-costituzione. L’inserimento dell’Italia nella tradizione più solida del costituzionalismo europeo, che la nostra Carta arricchisce con la forte impronta sociale fondata sul principio di eguaglianza fissato nell’articolo 3. La saldatura in Italia fra Chiesa cattolica e democrazia (articolo 7).

Un dotto articolo per concludere che «la costituzione è un bene non disponibile per qualsiasi operazione di scambio politico. Lo scempio che è stato fatto della Costituzione sarebbe stato impossibile se nel profondo della coscienza popolare fosse radicato quel “patriottismo della Costituzione” nel quale si esprime oggi nei Paesi democratici più maturi il senso stesso della cittadinanza».
Si può concordare facendo, però, notare che le Radici Profonde non sono messe in pericolo dall’eventuale vittoria del SI, perché si trovano nei Principi Fondamentali e nella Parte Prima della Costituzione che la riforma non ha toccato e che rimarranno qualunque sia l’esito del referendum.


Un altro che crede di avere la bacchetta magica è Beppe Grillo: «voterò no al referendum, ma subito dopo avvierò un dibattito su questo blog sulla costituzione». Anche lui chiede una drastica ed immediata riduzione del numero dei parlamentari e la soppressione delle province. E ancora:« Siamo un Paese mummificato dalla macchina dello Stato e senza la certezza del diritto. La costituzione è in parte causa di questo osceno risultato. Va cambiata, ma in meglio

Conclusioni

Il centrodestra invita a votare SI, il centrosinistra a votare NO, anche la maggioranza dei costituzionalisti sono per il NO.
Posso capire i costituzionalisti, a patto che abbiano votato NO anche in occasione del referendum confermativo del Titolo V. Non mi convincono e NON MI FIDO degli esponenti del centrosinistra, quando dicono che dopo la vittoria del NO, migliorerebbero la Costituzione d’accordo col centrodestra.

Prima di tutto perché sono stati loro a cominciare a rompere il “giocattolo” cambiando NOVE articoli (e non soltanto cinque come ha scritto il Professor Manzella sulla Repubblica) e abrogandone 6, in totale 15, UN NONO della Costituzione: non proprio una modifica puntuale e parziale.
In secondo luogo -a prescindere dal fatto che nell’Unione non vanno d’accordo su nulla, dalla politica estera ai temi etici- quelli dell’Ulivo, dopo anni che ne parlano (mi dispiace per il Professor Salvati) non sono ancora riusciti a fondare il Partito Democratico: figuriamoci se riescono a mettersi d’accordo su un’impresa molto più grande come la Riforma della Costituzione.

Con il mio SI, non intendo dare un giudizio sulla riforma che è scontato (entrambe le riforme, del Titolo V e della Parte Seconda, sono delle “porcate”) ma, molto pragmaticamente usando anch’io una prepotenza di metodo (ammesso che il voto lo sia), finire di rompere il “giocattolo”, se non altro per una questione di par condicio. Al Parlamento il compito di procurarmene uno nuovo, sia che si usi il metodo dell’articolo 138, sia che si preferisca ricorrere allo strumento di un’apposita assemblea costituente. Non capisco perché il Professor Sartori (che giustamente, a rigore di dottrina, in questi anni non ha mai approvato nessuna legge elettorale e nessuna riforma) non si renda conto che il punto per i cittadini è quello di ottenere una riforma della costituzione adeguata ai tempi. Soprattutto in senso federalista.

Io voterò SI. Molti voteranno SI. Magari fossimo la maggioranza.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

9 commenti recuperati:

Prove tecniche di trasmissione ha detto...
Io invece voterò NO!

I parlamentari diminuiranno chissà perchè solo nel 2016.. cosa che nessuno dice, come nessuno dice tante altre cose su questo referendum!

A parte questo ci sono tante altre ragioni, una su tutte: La CdL per stupidi giochi di potere è stata costretta a votare una riforma voluta solo dalla LegaNord, questo è dimostrato dalla campagna a toni bassi, bassissimi degli esponenti di AN e UDC che non fanno molto per pubblicizzare iL SI al prossimo referendum!

Io non voglio che anche per la costituzione ci siano giochi di potere!
La costituzione è la costituzione!
C'è un limite a tutto!

Caro Sergio, le tue riflessioni possono anche essere condivise, ma io ho letto la riforma sul sito del governo ( c'è un pdf con i vecchi e nuovi articoli a confronto ), mi sono reso conto di alcune cose assurde!

Sulla mia riflessione ti invito a visitare l'articolo di oggi scritto sul mio blog!
07 giugno, 2006 12:42


InOpera ha detto...
non vedo perché riformare la costituzione.

chi dice che é ora di riformarla perché troppo vecchia, obsoleta ecc. mi dovrebbe spiegare quale sia il suo modello d'indirizzo.

verso cosa modificarla?

per quanto riguarda province-comuni-regioni ecc. e per il numero di parlamentari diciamo che sono troppi.

troppi rispetto a cosa? immagino che sono troppi perché troppo ci costano. allora mettiamo un tetto ai loro stipendi, alle loro agevolazioni e privilegi.

basterebbero due righe di legge, senza bisogno di stravolgere costituzione e spendere soldi per i referendum.

ma la domanda é: lo vogliono fare?
07 giugno, 2006 14:48


sergio vivi ha detto...
Ieri BLOGGER è andato in tilt e non è stato possibile accedere ai commenti per tutta la serata.

per prove tecniche di trasmissione

E evidente che vogliono farsi ancora almeno due legislature. Comunque meglio nel 2016 che mai!
Io sono chiamato a valutare la riforma non a fare della dietrologia, non sono iscritto a nessun partito del Polo.

«Io non voglio che anche per la costituzione ci siano giochi di potere!»
La Costituzione prevede che per riformarla occorre seguire la procedura dell’Art. 138, se non c’è la maggioranza dei due terzi si può chiedere il referendum confermativo.
Così ha fatto il centrosinistra nel 2001 e così il centrodestra nel 2005. Non capisco dove sono i giochi di potere.
Io le riforme costituzionali le vorrei.
Vorrei poter pagare le tasse soltanto al mio Comune, che i comuni le paghino alle regioni e queste allo stato. Le province non servono e neppure molte delle 14 città metropolitane previste. E’ il mio concetto di federalismo.

Nell’ultima modifica ci sono cose che mi vanno bene e intanto prendo quelle. Al Parlamento spetterà cambiare quello che è sbagliato (e metto nel conto che potranno cambiare anche quello che mi va bene). Ripeto, entrambe le parti dicono: poi cambieremo in meglio.
Sarà pure un disastro, ma a volte i mali accadono in vista di un bene maggiore. Guarda quella “porcata” della legge elettorale: è servita a far vincere le elezioni all’Unione.

Se prevale il NO, ci mettiamo una pietra sopra per un bel po’.
Al contrario, se prevarrà il SI, il centrosinistra, avendo la maggioranza, potrà prendere più facilmente l’iniziativa «per aprire un tavolo».
Visiterò il tuo blog.

Per inopera
«non vedo perché riformare la costituzione»
Eppure tutti i sostenitori del NO, se intervistati, dicono: prima votiamo no, poi miglioriamo la Costituzione. Gli stessi nel 2001 hanno modificato il Capitolo V, che purtroppo è in vigore e produce i suoi guai. E il popolo ha confermato.
Anche i sostenitori del SI dicono: prima votiamo e poi cambiamo.

«… allora mettiamo un tetto ai loro stipendi, alle loro agevolazioni e privilegi»
Non sono un deputato, non posso fare una legge, però posso approvare l’articolo che riduce il numero dei parlamentari.

«ma la domanda é: lo vogliono fare?»
Sono certo di no.

Grazie della visita, complimenti per le vignette.
08 giugno, 2006 14:38


Prove tecniche di trasmissione ha detto...
Sergio guarda non insinuavo che tu fossi iscritto a qualche partito, assolutamente!
Il gioco di potere c'è.. è tutto nelle mani della lega nord, se la riforma è stata creata in questo modo, se l'udc ed an amaramente hanno accettato di fare propaganda e di votare la riforma ci sarà un perchè... il perchè è presto detto, senza la lega nord ed il suo prezioso 3% la CdL non avrebbe motivo d'esistere!
Detto ciò mi rendo conto che lo stesso discorso si può fare per il centrosinistra riguardo tante altre cose, ma questo lo fanno notare tutti.. anche troppo spesso mentre si tende a dimenticare il grande potere della lega nord che è capace di mettere in scacco l'intero sistema!

Comunque rispetto e in parte condivido alcune delle tue tesi !
Complimenti per il blog:)
15 giugno, 2006 20:00


flussodicoscienza ha detto...
C'è un aspetto importantissimo della riforma continuamente ignorato da tutti: la politica energetica diventerebbe esclusivamente nazionale. Il che, in termini di economie di scala, è una vantaggio enorme
16 giugno, 2006 11:43


Anonimo ha detto...
io voterò NO NO e NO assolutamente NO.
sarà una riform che spacherà l'italia e porterà un rafforzamento dell'esecutivo. non lo dico perhè sono metà terrona o perchè sono di sinistra fino all'osso... non per esagerare, ma un tale BENITO iniziò così
18 giugno, 2006 13:23


sergio vivi ha detto...
per Prove tecniche...
va bene, diciamo che il gioco c'è stato... ma ora guardiamo alla sostanza, cioè al voto.

per Flusso...
Sono d'accordo.
Come va, suppongo che sei sotto esami,auguri.

per anonimo
fai benissimo, ci mancherebbe!
19 giugno, 2006 00:39


Anonimo ha detto...
Non ha senso votare un Sì cumulativo.

Se è un ottimo motivo votare Sì per ridurre il numero dei parlamentari, ricordate che col Sì passa anche l'istituzionalizzione di un premier-duce.

Nonché una divisione interna tra regioni e tra Nord/Sud che fatta così indebolisce e non tutela più il cittadino. Siamo tutti italiani e tutti meritiamo di essere trattati in modo uguale.
Il gioco non vale la candela.

E un Sì "ma con dei distinguo" mi sa di ipocrita... un Sì è per sempre, e poco importa votare dicendo a se stessi "però non sono del tutto convinto".
Ci si potrà mettere a posto la coscienza, ma intanto la legge passa e ce la troviamo sul groppone noi e i nostri figli.

Io voterò un NO convinto, che prescinde dal mio orientamento politico. Perché sono certissimo che un pacco di riforme mischiate così tutte assieme sia solo un minestrone male assortito e alla fin fine una truffa.

Le riforme sono una cosa seria, vanno fatte con la testa e non gettando nel calderone quello che capita, nella speranza che una buona idea ne offuschi 5 di pessime.
Giorgio
20 giugno, 2006 10:03


flussodicoscienza ha detto...
Gli esami vanno benissimo (l'altro ieri 30 con panebianco, una soddisfazione),talmente bene che quelli della laurea triennale sono finiti. Ora mini-tesi e laurea specialistica. A presto
22 giugno, 2006 14:49

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

 

Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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