IL BLOG DI SERGIO VIVI



giovedì 17 novembre 2005

Riforma della Costituzione

Dopo quasi 57 anni, mercoledì 16 novembre 2005, il Parlamento italiano approva in via definitiva la riforma della Costituzione della Repubblica, deliberata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

La famiglia Bossi marcia su Roma. La sera della vigilia, per festeggiare, Giulio Tremonti cucina spaghetti con salsa di pomodoro e panna: un pasticcio immangiabile dice Calderoli. I Verdi vestono a lutto. Fisichella vota no e abbandona Alleanza Nazionale. L’opposizione parla di Paese spezzato. Scalfaro scende in campo. Il referendum boccerà questa riforma. (la Repubblica - 17 novembre 2005)

Premesso che anche la riforma dell’articolo QUINTO votata dal centroSinistra ha presentato i suoi inconvenienti (troppi conflitti Stato-Regioni), la riforma del centroDestra, anche se incompleta (manca ad esempio il federalismo fiscale) presenta qualche punto positivo.
Finalmente il numero dei deputati scende da 630 a 518, quello dei senatori da 315 a 262.
Scompare il bicameralismo perfetto: Camera e Senato avranno compiti diversi. La deliberazione delle leggi ne risulterà accelerata.
Il capo dell’esecutivo avrà finalmente più poteri. Potrà anche sciogliere le camere ma, subito dopo, anche lui dovrà sottoporsi al giudizio degli elettori.

La riforma potrà avere tutti i difetti del mondo, ma ha il grandissimo merito di avere messo in moto il federalismo. Se il referendum la boccerà per almeno 20 anni non si parlerà più di riforme costituzionali. Soltanto se verrà confermata, sarà possibile correggerla e perfezionarla. L’opposizione, che si aspetta di diventare maggioranza, tenga presente che è anche suo interesse mantenerla in vita, ma soprattutto è interesse del Paese.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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