IL BLOG DI SERGIO VIVI



mercoledì 7 marzo 2007

Partitini e cespugliotti

In un articolo sul Corriere del 6 marzo 2006, Giovanni Sartori prende di mira i «nanetti» (partitini, partitucci e cespugliotti), considerati responsabili dell’ingovernabilità del Paese (opinione condivisa da molti) e, a proposito della nuova legge elettorale, afferma: ”Lo sa anche il mio gatto che i nanetti combatteranno a morte qualsiasi riforma sensata, visto che qualsiasi riforma sensata ne deve richiedere la decapitazione. Pertanto se l’accordo risulterà gradito ai nanetti vorrà dire che il nuovo sistema elettorale sarà pessimo”.

Sulla Repubblica, lo stesso giorno, Tito Boeri e Massimo Bordignon si chiedono: “Se ci sono tanti partiti, non sarà semplicemente perché è la frammentazione della società italiana a richiederlo? … Ma non sarà che questa frammentazione parlamentare risponda semplicemente ad una maggiore dispersione nelle preferenze dell’elettorato italiano rispetto ad altri Paesi europei? … Ma in fondo che male c’è? Perché mai dovrebbe essere un problema avere 23 partiti in parlamento e 11 nella maggioranza di governo, se questo ci rende felici?
Sono ovviamente domande retoriche. Per Boeri e Bordignon tanti partiti sono un male non soltanto perché rendono difficile la governabilità, ma anche perché alcuni studi dimostrerebbero che la spesa pubblica e il deficit di bilancio sono più elevati nei paesi con sistemi elettorali proporzionali. Ben venga, quindi, il sistema tedesco con soglia di sbarramento al 5%

Il pluralismo è una risorsa solo a parole?
Nell’immediato dopoguerra il Partito d’Azione era un piccolo partito. Dopo la scissione i Palazzo Barberini il Partito Socialdemocratico era un piccolo partito (destino cinico e baro!). Nel 1953 Unità Popolare di Parri e Calamandrei e Alleanza Democratica Nazionale erano piccoli partiti (ma causarono il fallimento della legge truffa: la coalizione di centro perse per 54.000 voti). Il Partito Repubblicano Italiano e i Radicali sono sempre stati piccoli. Oggi la Lega Nord è al limite del 5% in campo nazionale, l’Italia dei Valori circa al 2%.
Tutti nanetti o cespugliotti passabili di decapitazione?

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (Art. 49). Tutti gli elettori sono eleggibili a deputati o a senatori (Art. 56 e 58). I partiti che raccolgono voti sufficienti a produrre quozienti interi hanno diritto all’assegnazione di seggi.

Quello italiano è un sistema parlamentare (ce lo ricorda ad ogni occasione l’On. Tabacci).

Se si vuole assicurare la governabilità, si può assegnare ai parlamentari che sostengono il governo un voto più pesante di uno, atto a garantire la maggioranza, ma solo nel voto di fiducia al governo, non legato però all’approvazione di una specifica legge.
Ci si troverebbe nelle stesse condizioni del sistema presidenziale americano, dove il Presidente, anche se con le elezioni di medio termine perde la maggioranza alle Camere, mantiene tutti i suoi poteri.
Da noi il Presidente del consiglio e il governo rimarrebbero in carica, ma dovrebbero proporre leggi condivisibili con la maggioranza parlamentare.

Non è una questione di felicità. Molta gente, a volte, vota scheda bianca perché vorrebbe il partito che non c’è.


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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