IL BLOG DI SERGIO VIVI



venerdì 28 luglio 2006

Indulto 2006

Ieri la Camera ha approvato l’indulto.
Attualmente i detenuti sono circa 62 mila: 20 mila sono extracomunitari, 16 mila tossicodipendenti. Soltanto un terzo di queste persone, circa 12 mila, beneficeranno del provvedimento di clemenza, mentre saranno 50 mila i detenuti che rimarranno in carceri adatte ad ospitarne 42 mila. Per qualche anno la situazione migliorerà ma non di molto.

Non ritengo l’affollamento delle carceri un buon motivo per esercitare clemenza. Il ragazzo che ha scippato una persona anziana, magari facendola cadere a terra, merita di farsi tutti e due gli anni di pena. Ma tant’è, in Italia non c’è più la certezza della pena.
Se le carceri sono troppo affollate, in attesa che si abbiano le risorse e il tempo per costruirne delle nuove, si faccia intervenire la Protezione Civile. Se nei prefabbricati e/o nei container possono viverci per anni i terremotati, possono viverci anche i carcerati. E’ ovvio che intorno ci saranno dei recinti antievasione. Poi meglio qualche evaso che dodicimila liberi di tornare a delinquere.

Sul Corriere del 28 luglio Massimo Gaggi si chiede « come affrontare la questione, sempre più urgente, della legalità. Non è solo un problema etico: lo scarso rispetto delle regole è una palla al piede della nostra economia, l’incapacità di far rispettare le leggi è uno dei fattori che tengono gli investitori stranieri lontani dall’Italia. La corruzione è tornata ai livelli pre-Tangentopoli. Forse ancora peggio se è vero, come sembra emergere dalle inchieste in alcune Regioni, che a volte la tangente non è una percentuale del valore dell’affare ma, addirittura, un suo multiplo. Sono nodi che non si affrontano di certo appiccicando sull’indulto un’etichetta rassicurante».

Sulla Stampa del 28 luglio Michele Ainis si chiede «perché all'indulto non si è coniugata l'amnistia? Quando è cominciata la partita il ministro Mastella l'aveva promessa a chiare lettere. Eppure soltanto l'amnistia (che estingue il reato, prima ancora che la pena) avrebbe potuto liberare i giudici dai troppi fascicoli che ne ingombrano il lavoro, sfoltendo almeno in parte i 9 milioni di processi aperti che rendono la nostra giustizia un monumento all'ingiustizia, e insomma permettendogli di dedicarsi a tempo pieno ai crimini più odiosi, che tuttavia sovente rimangono impuniti. Un provvedimento d'amnistia sarebbe stato il preludio di una più generale riforma del nostro sistema penale e processuale. E del resto il programma dell'Unione lega a doppio filo la clemenza alla riforma del codice penale, della quale però fin qui non si vede neanche l'ombra. Perché?»

Sul Corriere del 28 luglio Victor Uckmar scrive a Sergio Romano.
«Caro Romano, il Regno Unito, seguendo quanto già legiferato negli Stati Uniti (Financial Times , 25 luglio 2006) inasprisce pesantemente le pene (da 10 a 14 anni di prigione) per i reati in materia finanziaria. E noi ci accingiamo ad alleviarli con l’indulto. Almeno un po’ di coerenza nell’ambito comunitario!
Victor Uckmar, Genova
Credo che lei abbia ragione. L’Unione sta diventando uno spazio giuridico comune e non dovrebbe tollerare che alcuni illeciti e reati vengano trattati in modo significativamente diverso da un Paese all’altro. Sergio Romano».

Come si vede i dubbi fra i giornalisti, i commentatori politici e gli esperti non mancano. Alcuni giornalisti, commentatori ed esperti sono stati eletti in parlamento. Cosa ci stanno a fare?


martedì 11 luglio 2006

Il cioccolato e l'IVA

Un po’ in “camuffa”, Vincenzo Visco, da quel grande semplificatore che ha sempre dimostrato di essere, ha unificato al 20 % l’IVA di alcuni prodotti e, in particolare, quella dei prodotti di «cioccolato ed altre preparazioni alimentari contenenti cacao in confezioni non di pregio, quali carta, cartone, plastica, banda stagnata, alluminio o vetro comune».

Personalmente la cosa non mi tocca, perché da tempo ho preso l’abitudine di finire la cena degustando mezzo quadretto di cioccolato amaro Lindt Excellence col 70% di cacao, NOIR EXTRA FIN, che presumo avesse già quell’aliquota.




E’ un piacere sentire il suono netto e preciso alla rottura del quadretto, valutarne la croccantezza quando si sminuzza con i denti e sentire il cioccolato fondersi tra la lingua e il palato. Senzazioni simili dovevano provare gli dei dell’Olimpo quando suggevano il nettare dalla cornucopia di Amaltea.

Il cioccolato amaro non contiene colesterolo perché non contiene materie prime di origine animale (latte in polvere). E’ un prezioso alleato della memoria, perché contiene più fosforo rispetto al merluzzo e l’acido fenico (che evita l’ispessimento delle arterie). Contiene Metilxantine, sostanza stimolante, che favorisce la concentrazione, non fa sentire la fatica e stimola l’attività respiratoria e cardiaca. Migliora l’umore, perché contiene la Fenitelamina, una sostanza che fa sentire allegri e pieni di energia. Parola del Dottor Sprüngli. Se il cioccolato amaro fosse inserito tra i farmaci di fascia A, immaginate quanto si potrebbe risparmiare sul totale delle spese sanitarie.

Invece il «governo orientato ai consumatori» preferisce aumentare l’IVA.

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Alcuni proventi annuali dell’IVA

Anno 1997: 112.274 miliardi di lire pari a 57.985 milioni di euro
Anno 1998: 126.644 miliardi di lire pari a 65.406 milioni di euro
Anno 1999: 136.434 miliardi di lire pari a 70.462 milioni di euro

(da internet)
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Il budino di Onda
A titolo di consolazione, ecco qui la ricetta
Ingredienti:

100 grammi di cacao amaro
100 grammi di zucchero
100 grammi di farina
1 litro di latte
100 grammi di burro

Mescolare cacao, zucchero e farina.
Aggiungere il latte e mettere sul fuoco mescolando bene.
Quando bolle aggiungere il burro, amalgamare e mescolare finchè addensa.
Lasciare bollire qualche minuto.
Versare in uno stampo precedentemente bagnato, lasciare raffreddare e mettere in frigo per qualche ora.

Si consiglia di utilizzare un cacao di marca che, grazie a Visco, ormai non costa di più di quello del mercato equo e solidale.

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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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