IL BLOG DI SERGIO VIVI



martedì 7 giugno 2011

Non andare a votare, soluzione legittima

Secondo alcuni radicali (ad esempio Igor Boni), nel referendum sull’acqua , «la scheda bianca è l’unica soluzione ragionevole. …..Le due normative che uscirebbero dalla vittoria dei “sì” o dei “no” sono entrambe inaccettabili. Si toglierebbe cioè la possibilità di decidere, caso per caso, a seconda delle condizioni reali del mercato e delle necessità specifiche. Se vinceranno i “no”, in presenza di gestioni pubbliche virtuose si dovrebbe privatizzare una parte delle società; se vinceranno i “sì”, in presenza di gestioni pubbliche disastrose si impedirebbe l’ingresso di capitali privati. Se l’obiettivo è quello di migliorare la gestione si deve lasciare libertà di scelta alle Amministrazioni. Da considerare inoltre che il Decreto Rochi andava incontro a obblighi comunitari e sentenze della Corte di Giustizia europee che affermano che la gestione totalmente pubblica è in contrasto con la libera concorrenza. In più, chiunque abbia una qualche conoscenza delle attuali società “in house” degli enti pubblici sa che spesso le loro gestioni sono in mano a lobby partitocratiche e di sottopotere politico».
Vedi, ad esempio, la gestione di ATO 5 BOLOGNA che, in nome del nobile ma inconsistente pretesto di risparmiare la preziosa risorsa, ha razionato l’acqua per specularci sopra (imponendo sul reale prezzo balzelli del 130 e del 240% che fanno impallidire la remunerazione del capitale del 7%).

Naturalmente, si dovrebbe votare scheda bianca. Recarsi, in altre parole, a votare “per salvare l’istituto del referendum”, messo in crisi dalle trascorse molteplici mancanze del quorum. Perché? Ogni referendum è un caso a sé. La disaffezione degli elettori dipende dalla serietà dei quesiti. Se un referendum non raggiunge il quorum, può essere benissimo perché i proponenti non sono stati convincenti ed il quesito non ha un interesse trasversale alle parti politiche.

Votare scheda bianca, non ha senso. Se voglio che una legge non sia abrogata il metodo più efficace è NON ANDARE A VOTARE. Il quorum c’è per questo. Per permettere all’elettore di urlare: «Signori, siate più seri!». Democrazia è soprattutto tutelare i propri interessi in modo pacifico.

Il «dovere di andare a votare», espresso spesso in maniera apodittica, è un messaggio che potremmo dire appartenere alla “nuova retorica” come intesa da Chaïm Perelman. «Molte pagine dei suoi vari scritti sono dedicate al tema fondamentale dell'esistenza:  comunicare. Nella visione di Perelman, se si comunica bene, si persuade l'interlocutore, come aveva già intuito Epitteto quando diceva che “le opinioni, non i fatti, muovono gli uomini”» (da Wikipedia).
La “nuova retorica” punta ad un uso della ragione alternativo rispetto alla tradizione cartesiana che privilegiava le argomentazioni “dimostrative della logica”. Insegna, invece, le tecniche della persuasione (opinioni) distinte da quelle della convinzione (verità).

La nuova retorica, oggi, è imperante nel discorso politico. I presupposti su cui si basano i due quesiti del referendum sull’acqua, ad esempio, sono palesemente falsi. Ciò non toglie che stiano facendo molta presa su quella parte dell’elettorato galvanizzato dall’esito delle amministrative.
Potremmo dire che c’è molta retorica anche nel discorso religioso. Ciò non toglie che, quando si è trattato di contrastare certi esiti referendari, anche il Cardinale Ruini ha abbandonato la logica del cuore di Pascal, ed ha invitato a non andare a votare.

Il referendum sull'acqua
Dove si dimostra che l'acqua pubblica non costa meno di quella privata.
Anzi, di più!


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Il punto di vista, magari irrilevante e sbagliato, di un cittadino qualunque, confidente nella libertà, detentore saltuario della sovranità, indotto a cederla, nell’occasione, a rappresentanti per niente fidati.

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